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Terzo settore

Nel documento Rapporto 2013 (.pdf 3.4mb) (pagine 196-200)

2.14.1. I numeri del terzo settore

Quando parliamo di economia sociale intendiamo una serie di attori che al centro della loro visione non hanno il solo profitto ma sono mossi da altri valori, come quelli della democrazia, della reciprocità.

I dati del censimento indicano oltre 25mila unità attive in regione, tra associazioni, cooperative, organizzazioni di volontariato, fondazioni. Gli ambiti di intervento sono molteplici, dall’assistenza sociale alla cultura, dallo sport all’ambiente.

Qualche altro numero può essere utile per capire cosa significa l’economia sociale in Emilia-Romagna.

Quasi 65 mila addetti, che diventano novantamila se aggiungiamo i lavoratori esterni e quelli temporanei.

Nel sociale operano più addetti rispetto a quello presenti nelle filiere manifatturiere che hanno reso – giustamente - l’Emilia-Romagna nota nel mondo, come quella agroalimentare o quella ceramica.

Tab. 2.14.1. Unità attive, addetti e volontari per ambito di attività.

numero unità attive

numero addetti

numero lavoratori esterni

numero lavoratori temporanei

numero volontari

cultura, sport e ricreazione 17.030 4.456 12.557 153 262.815

istruzione e ricerca 1.230 10.035 4.138 72 12.050

sanità 918 10.975 655 68 30.258

assistenza sociale e protezione civile 1.756 26.504 2.542 137 57.348

ambiente 517 1.133 155 13 12.581

sviluppo economico e coesione sociale 512 5.790 441 56 4.909

tutela dei diritti e attività politica 626 252 228 .. 14.884

filantropia e promozione del volontariato 392 266 396 2 10.180

cooperazione e solidarietà internazionale 318 152 299 11 8.383

religione 431 45 17 .. 9.438

relazioni sindacali e rappresentanza di interessi 1.325 4.626 1.660 18 5.474

altre attività 61 161 25 2 230

tutte le voci 25.116 64.395 23.113 532 428.550

Fonte: Istat, censimento Istituzioni Non Profit 2011

Tab. 2.14.2. Unità attive, addetti e volontari per forma giuridica.

numero unità attive

numero addetti

numero lavoratori esterni

numero lavoratori temporanei

numero volontari

società cooperativa sociale 706 43.693 2.592 217 5.389

associazione riconosciuta 5.690 4.093 4.492 67 125.581

fondazione 551 4.578 1.930 90 4.205

associazione non riconosciuta 16.949 7.192 13.015 140 270.999

altra istituzione non profit 1.220 4.839 1.084 18 22.376

totale 25.116 64.395 23.113 532 428.550

Fonte: Istat, censimento Istituzioni Non Profit 2011

L’economia sociale in Emilia-Romagna significa anche 429mila volontari, vale a dire che un abitante ogni otto della regione opera a vario titolo all’interno del no profit, un numero che la colloca tra le primissime regioni italiane per incidenza dell’economia sociale.

Sono numeri che mostrano come l’economia sociale non sia un settore marginale e residuale rispetto agli altri, ma una realtà che crea valore, non solo sociale ma anche economico

Non solo l’economia sociale crea posti di lavoro, ma crea posti di lavoro di qualità. Il livello d’istruzione di chi opera nel sociale è mediamente più elevato rispetto agli altri comparti dell’economia, Il 78 per cento dei lavoratori è a tempo indeterminato, i tre quarti sono donne, il part-time sfiora il 50 per cento. Di primaria importanza il ruolo svolto dall’economia sociale, in particolare dalla cooperazione, per l’inserimento dei lavoratori svantaggiati.

Tab. 2.14.3. Unità attive, addetti e volontari per provincia.

numero unità attive

numero addetti

numero lavoratori esterni

numero lavoratori temporanei

numero volontari

Italia 301.191 680.811 270.769 5.544 4.758.622

Emilia-Romagna 25.116 64.395 23.113 532 428.550

Piacenza 1.846 3.087 1.021 74 32.515

Parma 2.571 8.135 1.811 84 47.956

Reggio Emilia 2.632 9.289 3.178 49 57.466

Modena 3.361 8.054 2.980 55 65.333

Bologna 5.694 14.930 7.662 114 86.748

Ferrara 2.028 3.977 1.342 57 31.812

Ravenna 2.514 5.396 1.700 18 42.576

Forlì-Cesena 2.582 7.648 1.846 39 38.844

Rimini 1.888 3.879 1.573 42 25.300

Fonte: Istat, censimento Istituzioni Non Profit 2011

Se in questi anni il nostro modello ha mostrato evidenti crepe ma non è crollato definitivamente molto del merito va ascritto all’economia sociale. Nell’ultimo decennio le forme giuridiche che sono cresciute di più in Emilia-Romagna riguardano le cooperative sociali e le altre imprese no profit. La cooperazione sociale dal 2001 al 2011 ha aumentato del 75 per cento il numero delle cooperative, del 130 per cento il numero degli addetti.

Fig. 2.14.1. Variazione addetti e unità attive 2001-2011. Confronto tra forme giuridiche

Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna su dati ISTAT Var. addetti 2001‐2011

Var. unità attive 2001‐2011 Coop.ve +75%

Addetti +130%

Unità +26%

Addetti +7%

Altri numeri sul terzo settore sono contenuti nell’osservatorio Smail sull’occupazione. A fine 2012 le cooperative sociali attive in Emilia-Romagna erano 824, articolate in 2.530 unità locali e quasi 38mila gli occupati. Le cooperative sociali generano un volume di affari di circa 1,5 miliardi di euro. È da rilevare come anche nel 2012 la cooperazione sociale abbia creato nuova occupazione e incrementato il fatturato.

Tab. 2.14.4. Cooperazione sociale. Coop.ve, unità locali, addetti e ricavi. 2012 al confronto con il 2011

Var. addetti Var. ricavi

Coop. Sedi Addetti

Ricavi

(mln.) 2012/11 2012/11

Piacenza 60 127 2.639 43,8 1,9% 5,1%

Parma 93 233 4.502 221,3 3,6% 10,6%

Reggio Emilia 101 283 4.008 245,6 -0,2% 1,6%

Modena 99 261 5.171 177,5 2,1% 5,2%

Bologna 152 483 7.919 251,5 -1,6% 5,7%

Ferrara 54 190 2.029 74,4 4,3% 8,5%

Ravenna 69 284 3.703 148,2 1,1% -3,1%

Forlì-Cesena 100 377 4.319 265,6 3,0% 3,8%

Rimini 96 292 3.356 146,2 2,9% 2,7%

Emilia-Romagna 824 2.530 37.646 1.574,1 1,4% 3,4%

Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, osservatorio SMAIL e AIDA

Fin qui abbiamo visto i numeri che raccontano quanto di buono fatto dalla cooperazione sociale e dall’economia sociale. Vi sono altri numeri che portano alla luce elementi da seguire con grande attenzione e che, se non adeguatamente affrontati, possono trasformarsi in criticità.

Innanzitutto i tassi di crescita registrati in questi anni si vanno via via affievolendo, altri indicatori economici, come il risultato operativo – cioè l’effettivo risultato ottenuto dall’impresa sottraendo i costi dai ricavi – sono in molti casi di segno negativo.

Vi è soprattutto un numero che preoccupa. L’89 per cento delle entrate delle cooperative sociali deriva da accordi con la Pubblica Amministrazione. La politica di riduzione della spesa pubblica in atto in Italia porterà – e in parte lo sta già facendo – a una progressiva contrazione di quanto il settore pubblico destina al welfare.

Da qui la necessità di trovare nuove modalità, non solo gli investimenti pubblici, per finanziare l’attività della cooperazione sociale.

Fig. 2.14.2. Cooperazione sociale. Variazione addetti e ricavi, anni 2007-2012

Addetti Ricavi

Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, osservatorio SMAIL e AIDA

Una seconda considerazione nasce dal confronto con le imprese profit che operano in attività tradizionalmente terreno del no profit, come l’assistenza sociale. Stanno crescendo molto, sia in numero che in dimensioni, molto di più della cooperazione sociale. Oggi il profit nell’assistenza sociale pesa già per oltre 10 per cento, una quota destinata ad aumentare nei prossimi anni. Va sottolineato che il dato è relativo a imprese, quindi non badantato o attività analoghe.

Si sta diffondendo una forma di welfare erogata da privati che ha come finalità quello di rispondere a nuovi rischi sociali non adeguatamente presi a carico dal primo welfare, quello pubblico. È evidente che il secondo welfare rappresenta un’opportunità e non una minaccia. Però – per non alimentare spirali

11,0% 10,7%

6,5%

8,9%

3,4%

2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12

negative che possono minare il principio dell’universalità - vanno definiti con chiarezza i confini tra primo e secondo welfare e, allo stesso tempo, vanno ibridati e utilizzati entrambi, con intensità differente in funzione delle politiche e delle aree di intervento.

Un welfare di comunità, dove pubblico e privato, primo e secondo welfare, si muovono in maniera sincronica rispondendo a una visione comune e condivisa. Si rimanda al capitolo 3.2 “Dipende da noi”, per un approfondimento sul welfare di comunità.

Tavola 2.14.1. Cooperazione sociale. Coop.ve, unità locali, addetti e ricavi. 2012 al confronto con il 2011

PROFIT COOP.VE SOCIALI

dipendenti Incidenza dipendenti Incidenza

3.095 10,4% 26.777 89,6%

Addetti Ricavi Risultato operativo

Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, osservatorio SMAIL e AIDA

Nel documento Rapporto 2013 (.pdf 3.4mb) (pagine 196-200)