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1329 Corrado Monaldeschi, al quale è stata affidata la custodia del caposaldo, deve uscire con i suo

Nel documento Cronaca 1326-1340 (pagine 189-191)

armati per altra missione ed allora gli abitanti si ribellano, scacciando i pochi armati lasciati di guarnigione. L’esercito orvietano si reca a Coccomella e a Scopalo, nel Viterbese, e rade al suolo entrambi i castelli. Al territorio viene dato il guasto, molti abitanti vengono deportati per essere riscattati.50

§ 21. Milano

In Milano, molti falsi religiosi predicano contro il papa legittimo. Questa è una conseguenza dell’alleanza tra Azzo e il Bavaro e quindi con l’antipapa. Quando i tempi saranno maturi, fra pochi mesi, per il perdono del papa di Avignone al signore visconteo, questa sgradita presenza nella capitale lombarda sarà uno degli ostacoli da rimuovere.51

§ 22. Iesi. La morte di Tano Baligani

Il comune di Perugia invia 165 cavalleggeri al marchese della Marca, per contrastare le azioni offensive del conte Chiaromonte. Il capitano del contingente perugino è Cecchino di messer Vinciolo dalla piazza.52

L'8 marzo, il conte Giovanni Chiaromonte,53 capitano di guerra dei ghibellini della Marca d'Ancona, al comando anche di truppe che gli ha dato il Bavaro, entra a tradimento in Jesi e assedia nella rocca Tano Baligani, il signore della terra, il quale «ancora che fosse bravo e valoroso, si arrese; ma Chiaromonte gli fece tagliare lo capo nitto».

Naturalmente gli avvenimenti sono più complessi di come narrati da Ludovico Monaldeschi. Il conte Giovanni Chiaromonte è accompagnato in questa impresa da molte truppe ghibelline, tutte sotto il comando generale di Lippaccio Gozzolini. Tra questi soldati vi sono anche i fuorusciti di Jesi, che anelano di rientrare nella loro città. La città apre le porte agli assedianti dopo pochissimo tempo, forse per tradimento. Tano si ritira nella torre centrale. Quando gli difettano i viveri, il 5 marzo, il coraggioso guelfo marchigiano tenta un’improvvisa sortita alla testa di un pugno di audaci. La sorpresa costringe i ghibellini a ripiegare, ma è Lippaccio in persona che fa testa e riordina i suoi per il contrattacco, nel quale Tano viene fatto prigioniero, e poi, l’8 marzo 1329, decapitato in quella che è oggi piazza Federico II. La roccaforte viene espugnata.54

Roberto d’Angiò teme che proprio attraverso le Marche gli imperiali tenteranno l’invasione del suo regno. Egli ordina che nessuno dei suoi comandanti possa allontanarsi dalla frontiera, se non su sua autorizzazione e ordina ai Giustizieri di raccogliere denaro.55

50VILLANIGIOVANNI, Cronica², Lib. XI, cap. 117; Ephemerides Urbevetanae, Estratto dalle Historie di Cipriano Manenti, p. 426. Con il capitano sono anche un numero imprecisato di soldati inviati da Perugia. PELLINI,

Perugia, I, p. 505. PINZI, Viterbo, III, p.164-165. Appena un cenno in DELLATUCCIA, Cronaca di Viterbo, p. 33

che riporta sostanzialmente D’ANDREA, Cronica, p. 93.

51GIULINI, Milano, lib. LXIV; GALVANOFIAMMA, Opusculum, p. 6. 52PELLINI, Perugia, I, p. 505-506; Annali di Perugia,p. 65.

53VILLANIVIRGINIO, I Chiavelli, p. 206 ci informa che il conte siciliano ha posto la sede del suo potere a

Fabriano; Villani basa la sua deduzione da due atti del 26 febbraio e 2 maggio 1329 nei quali il tesoriere del conte, Giovanni di Taranto, emette quietanze di pagamento a favore di Rocca Contrada. In primavera il conte tiene parlamenti in Fabriano ed a Jesi e, il 17-18 giugno ad Osimo.

54MONALDESCHI, Annali romani, col. 532. URIELI, Jesi, p. 142-143; LUCONI, Jesi, p. 118-120. DESANTIS, Ascoli nel Trecento, p. 414-416. De Santis alle p. 416-419 ci spiega come la morte di Tano non sia possibile l’8

marzo 1328, come detto da Giovanni Villani. Rerum Bononiensis, Cronaca A, p. 411. VILLANIGIOVANNI,

Cronica², Lib. XI, cap. 121; STEFANI, Cronache, rubrica 452; quest’ultima fonte ci riferisce che Tano,

torturato, avrebbe detto: «Io muoio non per questo fallo ma perch’io trattava tradire i Fiorentini, uomini giusti, perocch’io era eletto loro capitano di guerra, ed a posta della setta de’ ghibellini pensava cacciare gli altri».

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Il Bavaro, tuttavia, sa che non riuscirà a penetrare nel regno perché troppo difeso, come testimonia la cronaca di Pietro Corcadi di Bolsena che afferma: «Bavarus ... cogitavit regnum

Apuliae intrare, ... postea nuntios recepit se non posse dictum regnum intrare, quia rex Robertus paratus erat cum gente innumerabili vi resistere».56

In marzo muore Bernardo Varani, signore di Camerino. Ha regnato per 13 anni. Egli è conosciuto come marchese della Marca. Gli succede suo figlio Gentile, sperimentato condottiero. Questi riuscirà a far passare dalla sua parte Lippaccio Gozzolini da Osimo e Mercenario da Monteverde, signore di Fermo. Il comandante delle truppe ecclesiastiche sotto Matelica è appunto Gentile.57

§ 23. Lucca: il Bavaro nomina suo vicario Francesco Castracani

Il 16 marzo, il Bavaro è costretto ad intervenire a Lucca, per sedare i conflitti che sono scoppiati tra i Pogginghi e gli Intelminelli. I cavalieri imperiali, comandati dal conte Friedrich di Oettingen, si frappongono tra le parti in lotta e scacciano i Pogginghi. Purtroppo, nella lotta, i Tedeschi hanno appiccato il fuoco ed una parte rilevante e nobile di Lucca, oltre 300 edifici, finisce bruciata. Il 19 marzo, Ludovico toglie la signoria di Lucca ai figlioli di Castruccio e la vende a Francesco Castracane degli Intelminelli per 22.000 fiorini. Francesco è cugino del defunto Castruccio «e non amico de’ figli di Castruccio». Il 3 aprile l'imperatore torna a Pisa.58

La fortezza dell’Agusta, o Augusta, è tenuta da Puccino di Mugia Intelminelli.59 § 24. Arezzo conquista Borgo Sansepolcro

In marzo, Borgo Sansepolcro si arrende, dopo 8 mesi e 5 giorni di assedio, ai Tarlati da Pietramala, signori d'Arezzo e Città di Castello.

I Borghigiani hanno valorosamente resistito all’assedio col quale li ha stretti Roberto di Maso da Pietramala, forte di 600 cavalleggeri e 3.000 fanti. I Borghigiani hanno invano invocato soccorso da Firenze, che ha giudicato l'impresa troppo lontana per poter essere convenientemente attuata prima e mantenuta poi. Finalmente, dopo la metà del mese, «alcuni di Casa Bocognani, traditori della patria» aprono Porta de’ Ladroni e per il varco entrano le truppe aretine. Roberto si impadronisce rapidamente della città, fa giustiziare alcuni dei principali animatori della resistenza, distrugge le case dei guelfi e il ponte di Celle. Alcuni degli esponenti delle principali famiglie guelfe emigrano, andando a vivere a Perugia, Siena, Firenze ed in Casentino.

Roberto ottiene il giuramento di fedeltà da ogni cittadino, fa compilare gli statuti delle gabelle, termina la vie per Anghiari, Castello, pel fiume Grillana e quella che va al ponte sul Tevere. Restaura le strade del Macello, di S. Giusto, de’ Barbagliati, della Castellina e della parte Ghibellina; guasta invece la via della parte guelfa.60

56Citato in nota in Ephemerides Urbevetanae, Cronica Urbevetana, p. 190.

57LILI, Camerino, p. 81r.e v, 82 r e v. Sull’esito della battaglia di Matelica Lili fa giustamente osservare che

Matelica torna all’obbedienza alla Chiesa.

58Cronache senesi, p. 486 che specifica che l’incendio consuma «la magior parte de le case de’ Pogginghi e

‘ntorno a San Michele e in Filungo in fino a cantone de’ Pogginghi»; VILLANIGIOVANNI, Cronica², Lib. XI,

cap. 123; DAVIDSOHN, Firenze, vol. III, p. 1194-1195; STEFANI, Cronache, rubrica 453. MARANGONE, Croniche

di Pisa, col. 673-674. RONCIONI; Cronica di Pisa, p. 96 dice che il Bavaro parte da Pisa «però che lla biada

non cci era e non cci avea più che manggiare».

59MANUCCI, Le azioni di Castruccio Castracani, p. 149.

60Rerum Bononiensis, Cronaca A, p. 411 dice che il giorno è il 14 marzo. VILLANIGIOVANNI, Cronica², Lib.

XII, cap. 122; FARULLI, Annali di Sansepolcro, p. 23 ci dice il 10 marzo, ma è contradditorio, perché afferma

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