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1329 distruggere il castello Mentre i soldati eseguono, messer Benedetto di Macone Gaetani di Pisa

Nel documento Cronaca 1326-1340 (pagine 193-195)

occupa il poggio del monte sovrastante, un paio di centinaia di metri più in alto, e lo fortifica.

A Gaddo di messer Neri Cavalcanti viene affidato il compito di sloggiare di lì i Pisani. Ai Volterrani si sono aggiunti soldati dei borghi vicini che si sentono minacciati dalla presenza pisana: Montecatini in Val di Cécina, Gabreto, Buriano, Agnano e Sorbaiano. Giungono anche nuovi rinforzi da Volterra, al comando di messer Giovanni d’Acetto da Bettona, capitano del popolo. I soldati volterrani hanno la superiorità numerica e riescono a costringere Benedetto Gaetani e i suoi a ripiegare, liberando la vetta del monte. Le fortificazioni pisane vengono demolite.69

Dopo questa vampata d’energia, Volterra e San Gimignano concludono una «tacita tregua» con il Bavaro e Pisa. L’impegno viene confermato da Arrigo di ser Lotterigo e da ser Biagio di Riccio Ricci.70

§ 28. Ribellioni contro la Chiesa

In marzo, Ettore da Panico, podestà di Modena per conto del legato papale, viene scacciato dalla città insieme a tutta la parte guelfa. Nello stesso mese, Forlì, Ravenna e Cervia si danno alla Chiesa. Un supposto trattato con cittadini di Reggio simpatizzanti della Chiesa, convince il legato ad inviare armati a Reggio, ma questi «per loro pocho savere fuoron gabati e schonficti».71Quest’ultimo argomento è stato trattato nel precedente paragrafo 26.

§ 29. Ferrara festeggia la fine dell’interdetto

Il 21 marzo viene sospeso l'interdetto su Ferrara, «de che fuo in Ferara e per tuto el contado grandissima festa e alegreza».72

I marchesi Obizzo e Rinaldo d’Este festeggiano grandiosamente la fine dell’interdetto sulla città. Fanno erigere sopra la piazza del comune tende e padiglioni e alla loro protezione si svolgono giochi e feste con la partecipazione di tutta la popolazione. Ed anche con quella dei forestieri. Viene nominato un imperatore sopra il sollazzo, e il prescelto è messer Zagaia, milite della curia dei marchesi e un’imperatrice, una damigella povera. Tutti riveriscono i signori della festa, grandi e piccoli, uomini e donne; tutti pranzano e cenano con grande gioia. Dopo il pranzo si tornea sulla piazza. Finita la festa, la damigella povera che ha impersonato l’imperatrice viene data in sposa a un buon notaio cittadino, dotandola di mobilio.

Il 22 marzo, il papa restituisce alla Chiesa ferrarese la proprietà dei suoi beni.73

La gioia degli Estensi verrà velata di tristezza a maggio, quando madonna Elisa d’Este, sorella dei marchesi, termina i suoi giorni e viene sepolta ai frati Minori.74

A Ferrara si tiene il Capitolo generale dei frati Minori.75 § 30. Verona e Cangrande

Il 24 marzo, Cangrande, con naviglio, assale Salò, sul lago di Garda, e lo conquista. Ma i Bresciani reagiscono e scacciano gli invasori, uccidendone 500.76

69MAFFEI, Volterra, p. 415-416. 70MAFFEI, Volterra, p. 416.

71Rerum Bononiensis, Cronaca B, p. 412; Rerum Bononiensis, Cronaca A, p. 411 che specifica nel 14 marzo la

data nella quale Ostasio da Polenta sottomette Ravenna alla Chiesa.

72Rerum Bononiensis, Cronaca B, p. 412. 73Chronicon Estense, col. 390.

74Chronicon Estense, col. 390. 75Chronicon Estense, col. 390.

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§ 31. Le colline metallifere e Siena

Il castello di Travale, in alto, sulle colline metallifere a sud ovest di Siena, appartenente ai Pannocchieschi, si ribella a Siena, che vi manda truppe e lo riacquista.77

Riguardo alle stesse colline argentifere i Senesi sono in contesa con il vescovo di Volterra, Ranuccio Allegretti, che contesta i diritti di Siena. Il comune di Siena invia allora il suo procuratore Cecco Ranieri alla corte di Roma (cioè ad Avignone) per vantare le proprie ragioni, vedendole riconosciute. Volterra si rivolge allora a Firenze, dove Siena riporta analogo successo.78

Il comune di Siena dibatte cosa debba fare per far cessare le continue incursioni che i banditi da Siena compiono nel contado «e spesso venivano guidatori di cavalcate con gente, e faceano gran danno e tenevano la città in affanno e tribulatione e ‘l contado». Si delibera che i banditi possano venir ribanditi, cioé riammessi in città, coloro la cui riammissione sia approvata dai loro nemici. Le somme liberatorie da pagare variano da 200 a 1.000 lire e il termine di tempo per rientrare è un mese. Molti non riescono ad ottenere il perdono degli avversari e quindi rimangono al confine.79

Siena revisiona l’iscrizione ai libri della Lira cioé ai registri della tassazione, «perché la città era in grande e buono stato con grandissimo popolo e grandi richeze, e molte buone e grandi fameglie de’ grandi gentili omini e molte grandi fameglie di popolari».80

La ricchezza di materiale umano induce Siena a costituire un corpo di balestrieri, 100 balestrieri per terzo di città, 300 in tutto. Ogni terzo è comandato da un caporale. Sono stipendiati dal comune anche 12 maestri di legname, che hanno l’incarico di essere disponibili notte e giorno per spegnere eventuali incendi.81

§ 32. Lucca e i cavalieri del Cerruglio

Beatrice d'Este, mamma di Azzo Visconti, convince il figlio a staccarsi dal Bavaro. Azzo manda ambasciatori al papa per trattare e, meglio ancora, non invia più un quattrino al Bavaro.

Ludovico comprende che Azzo non è più con lui e decide di recarsi a Milano. L'11 aprile, Ludovico, lasciato in Pisa come suo vicario Tarlantino da Pietramala con 600 cavalieri, parte e va in Lombardia. Ludovico fa credere ai suoi alleati che tornerà presto. Altri 400 cavalieri tedeschi l'imperatore li ha lasciati a Lucca al comando di Francesco Castracane degli Intelminelli, «uomo di età e di gran prattica».82

Subito dopo la partenza del Bavaro, il 15 aprile, i 600 Tedeschi del Cerruglio «buona e aspra gente d’arme» fanno loro capitano Marco Visconti, da loro molto stimato. Negoziano con i Fiorentini per riprendere Lucca e, eventualmente cedergliela. Quindi, accordatisi col presidio tedesco che tiene la fortezza di Agosta a Lucca, partendo di notte dalla Valdinievole, entrano a sorpresa in città e nel castello. I Lucchesi e il vicario imperiale Francesco Castracani, atterriti, si arrendono. Marco e la masnada di Tedeschi terrorizzano tutto il territorio con continue violenze, ruberie ed uccisioni; «corsono [corsero] il paese d’intorno e chi non facea le comandamenta sì rubavano e uccidevano come gente salvaggia e bisognosa che viveano di ratto»: il 6 maggio

77Cronache senesi, p. 485. 78Cronache senesi, p. 485. 79Cronache senesi, p. 486.

80Cronache senesi, p. 486-488 elenca le grandi famiglie di almeno tre uomini a famiglia. Il terzo di città ha

4227 famiglie, il terzo di S. Martino, 3120, il terzo di Camollia 4364. «Le compagnie de la città de tutti e’ terzi 59». Il totale dei capi famiglia è 11.710 e quello degli uomini 35.127, ma la proporzione di 3 uomini a famiglia è sicuramente basso ed inoltre mancano coloro che non sono allirati, cioé non sono soggetti di imposte.

81Cronache senesi, p. 488-489.

82Rerum Bononiensis, Cronaca B, p. 413; Cronache senesi, p. 489; VILLANIGIOVANNI, Cronica², Lib. XI, cap.

127; DAVIDSOHN, Firenze, vol. III, p. 1196; MARANGONE, Croniche di Pisa, col. 674. La citazione è in

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