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1329§ 12 Re Federico d’Aragona rifiuta un prestito a Ludovico il Bavaro

Nel documento Cronaca 1326-1340 (pagine 185-187)

Abbiamo notizia da un corrispondente del re Alfonso d’Aragona, che ambasciatori del Bavaro sono andati in Sicilia, da re Federico a battere cassa: 80.000 fiorini. Federico ha chiesto l’ingente prestito ai banchieri fiorentini che fanno affari nel suo regno, ricevendone un rifiuto, che il re prontamente gira ai nunzi, aggiungendo che egli non può neanche armare navi per il Bavaro.

Il rifiuto del re di Sicilia, tanto netto, è sicuramente un modo per accattivarsi le simpatie della Chiesa. La lettera è datata 25 aprile.34

Re Alfonso d’Aragona il 16 febbraio ha inviato un suo ambasciatore, G. Costa, a re Federico affinché «quod statim recederet et separaret se ab illo Bauaro maledicto». È molto probabile che il messo aragonese sia arrivato a Palermo prima degli ambasciatori di Ludovico di Wittelsbach.35

§ 13. Pisa

Il 19 febbraio36 in Pisa, l'antipapa tiene una radunanza contro papa Giovanni e re Roberto. All'aprirsi dell'assemblea si scatena un'improvvisa tempesta, con pioggia e grandine. Ciò sembra testimoniare la contrarietà dell'Onnipotente. Il maniscalco del Bavaro è incaricato di sollecitare il popolo a partecipare all'assemblea, malgrado l'inclemenza del tempo e, probabilmente, lo scarso interesse. Il maniscalco s'è bagnato fino alle ossa ed ha preso freddo, la sera allora fa un bel bagno caldo con l'alcool, ma l'alcool prende fuoco ed il povero maniscalco muore arso vivo. Altro brutto segno dell'insoddisfazione divina (specialmente per il maniscalco). 37

Il 24 di febbraio «il Bavaro fece intendere a’ Pisani qualmente voleva partire di Toscana e ire in Lombardia, il che fu in gran contento della città».38

§ 14. Fallito tentativo di aprire un’Università degli studi a Cividale

Il 25 febbraio, il Magister reginalis curiae, Bonifazio di Farra, scrive una lettera al gastaldione, consiglio e comune della città di Cividale, ammettendo che sono risultati vani i tentativi di instituire uno Studio generale in Cividale.39

§ 15. Frizioni tra Patriarcato e conte di Carinzia

Enrico di Carinzia, re di Boemia, il 15 marzo da Griez, denuncia al patriarca che un suo cittadino Giovanni di Brema, mentre transitava sulla strada del porto di Latisana, è stato “spogliato” di 130 marche d’argento da uomini della Chiesa di Aquileia. Enrico lo avverte a procurare la dovuta restituzione della somma, «altrimenti egli ordinerà a Corrado di Overstaino, suo capitano in Venzone, che debba ritirare la data sicurtà».

Una settimana più tardi il patriarca risponde affermando di aver mosso l’esercito contro Spilimbergo, dove hanno trovato rifugio i rapinatori, «ma le genti del contado e le vostre [cioé del duca di Carinzia], venute da Trivigi [Treviso], unitesi ai ribelli, servirono a loro difesa contro di noi, per cui ci convenne pacificarsi con essi e fare accordo, nulla

34FINKE, Acta Aragonensia, vol. I, p. 444-446, doc. 297. 35FINKE, Acta Aragonensia, vol. III, p. 542-543 doc. 254.

36Rerum Bononiensis, Cronaca B, p. 412 dice «adì ultimo de febraro»; MARANGONE, Croniche di Pisa, col.

673 dice 28 febbraio.

37Rerum Bononiensis, Cronaca B, p. 412; Cronache senesi, p. 486; VILLANIGIOVANNI, Cronica², Lib. XI, cap.

120; DAVIDSOHN, Firenze, vol. III, p. 1179-1180.

38MARANGONE, Croniche di Pisa, col. 673.

39 DIMANZANO, Annali del Friuli, IV, p. 258. Da altro documento riportato a p. 261 sappiamo che il

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ottenendo dello spoglio praticato. Ora giudicate e, se trovate giusto, comandate all’Overstain ciò che nella vostra lettera avete minacciato».40

Purtroppo null’altro sappiamo di tale querelle. § 16. Foggia

Foggia mal tollera di essere sottoposta alla giurisdizione del vescovo di Troia, e questa soggezione ha provocato lunghe lotte per oltre un secolo. Troppo più prospera ed importante di Troia sentono la loro città i Foggiani. Nel 1329 questi si ribellano, uccidono il diacono di Troia ed i parenti del vescovo ed avvelenano il presule. Vedremo gli sviluppi di questa situazione nel 1335.

Cerchiamo rapidamente di capire cosa spinga i Foggiani a rischiare tanto.41

Foggia è una città di origine medievale, ma il fatto che non avesse una curia vescovile (Foggia è diventata sede vescovile e quindi città solo nel 1855) ci ha fatto pervenire pochi documenti sull’insediamento urbano. Molte volte invece è citata nei documenti della vicina Troia.

Anche la topografia originale di Foggia è indecifrabile per i molti terremoti che l’hanno sconvolta nei secoli.42

Incontriamo per la prima volta il luogo in un documento, forse autentico, di epoca normanna che parla di un casale: S. Maria de Fogia o de Focis.43Un casale: un piccolo abitato eretto intorno ad una chiesa, quasi perso nel pressoché disabitato Tavoliere pugliese.

Nella chiesa si venera e conserva l’Iconavetere dell’Assunta, un’immagine rinvenuta nel 1073 in uno stagno da 3 pastori che, stupiti, vedevano l’icona produrre fiammelle sopra l’acqua. Quelle fiammelle che oggi sono nello stemma cittadino.

Il casale non fortificato ed popolato dagli abitanti della distrutta antica Arpi, è stato più volte devastato durante le lotte di epoca normanna. Finalmente, nel 1050, Roberto il Guiscardo lo munisce di fortificazioni. Nel 1090 il duca Ruggero Borsa offre alla basilica S. Nicola di Bari il casale Sancte Marie de Fogia.

Foggia è in una regione con una fitta rete viaria e sta sulla strada che conduce a Troia e qui un certo Angelo edifica un ospizio per i pellegrini. Nel tempo, constatiamo che il territorio intorno al casale fortificato è ben coltivato con orti e vigneti. La rapida crescita dell’abitato produce forti tensioni con la vicina Troia e vi sono molti scontri armati tra i due centri nell’ultimo ventennio del secolo XII e nel primo di quello successivo. Foggia è giunta a commettere violenze nei confronti del vescovo della città rivale. Nel 1221 Federico II viene per la prima volta a Foggia e due anni più tardi mette mano alla costruzione di un suo palazzo, una domus imperiale. L’importanza di Foggia è crescente, è quasi una delle capitali del regno del grande Federico, ma non è sede vescovile. Nella campagna di Foggia sono edificate massarie regie, delle fattorie che allevano bestiame e coltivano la terra. Queste

massarie hanno un grande sviluppo in epoca angioina e nella zona vengono stabiliti

allevamenti di cavalli.

Nel 1225, Federico II ordina che siano insediati a Lucera i Saraceni, i musulmani deportati dalla zona di Agrigento. Questi Saraceni forniscono soldati all’imperatore e sono artigiani specializzati: orefici, sarti, carpentieri, muratori, armieri. Lucera dista 12 miglia da Foggia e questo insediamento che, in breve, diventa compiutamente musulmano inducendo i cristiani a trasferirsi, non può non avere forti influenze su Foggia e sulla Capitanata tutta. Altro fattore di ristrutturazione del territorio è la volontà di Federico II che distrugge le mura di diversi centri, facendone luoghi aperti, inclusa Foggia.

40DIMANZANO, Annali del Friuli, IV, p. 259.

41Tutto il paragrafo è basato sull’opera di MARTIN, Foggia nel medioevo.

42Il presunto perimetro del castrum normanno è descritto in MARTIN, Foggia nel medioevo, p. 51.

43Non lasciamoci fuorviare: nulla a che vedere con foci, l’origine del nome viene dalle cisterne per il

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