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1329minime come quella appena narrata, e questioni più serie come la pace con il ducato d

Nel documento Cronaca 1326-1340 (pagine 181-183)

Gorizia, il controllo del commercio delle biade in tempo di carestia, la sicurezza delle strade.

Quello che, secondo il mio modesto parere, è però più interessante per noi, così distanti nel tempo, è osservare l’azione di Pagano nei piccoli dettagli: il fatto che quando investe qualcuno di qualcosa debba usare uno strumento: un bastoncello, un cappuccio, un libro;10la narrazione di episodi in fondo squallidi, che però illuminano una realtà quotidiana, come quello di Volrico, parroco di Valstrap, che conduce una vita da ribaldo, gioca in taverna, aggredisce con il coltello il messo di Elberaldo, preposto di Juna, che si è recato a rimproverarlo. Multato di 40 soldi, non si cura di pagarli. Non versa le decime. Alla fine, verso il 26 giugno, ha una rissa con Elberaldo, che lo incarcera ed esilia. Ma non finisce qui: Volrico, qualche giorno più tardi (il 4 luglio), fa un esposto all’abate di Rosazzo contro Eberardo, accusando di «averlo questi indebitamente e di suo arbitrio con atrocità bastonato, posto in carcere e quivi mantenuto per nove giorni con pasto da cane, poscia, con forza e per timore, obbligato a rinunziare alla sua chiesa dei SS. Jacopo e Filippo, indi spogliato dei suoi libri, di 150 formaggi, 32 pecore ed altre cose». Volrico chiede giustizia, restituzione e reintegrazione «non in via di libello, ma per semplice petizione, senza apparato giudiziale». Egli chiede i danni: circa 2 marche d’argento di moneta d’Aquileia. «Tutto ciò propone affermativamente; né sia costretto a provare quanto disse, bastando a lui l’intenzione a renderlo vittorioso».11

§ 4. Pisa e Firenze

Il 3 gennaio, arriva a Pisa l'antipapa Nicolò V. Questi prende dimora nel Palazzo Arcivescovile. Lo accompagnano i cardinali che egli ha ordinato a Roma; «quelli che lo videro parea cosa sforzata». L'8 gennaio predica nel duomo contro Giovanni XXII. Ranieri Sardo lo chiama «Pietro paparello». Aggiunge: «di quanta moneta fu posta [e] graveze furono facte alli cherici et a llaici no llo potrei chontare, inperò tu che llegi te lo pensa».12

Bertrando (o Beltramo o Beltramone) del Balzo conte di Squillace e maresciallo del regno è di guarnigione a Bologna con un buon corpo di fanti e 400 uomini a cavallo «de capitania sua». Egli percepisce uno stipendio di 390 once d’oro, pari a circa 2.000 fiorini.13

Il 10 gennaio, Beltramone del Balzo, dal castello di San Miniato, che ha eletto a sua stanza, con 1.000 cavalieri e molti fanti, attua una spedizione sul Pisano, fino a Ponsacco, a 20 miglia da Pisa. Ma il Bavaro non fa uscire i suoi Tedeschi a protezione del territorio, chiedendo denari per le loro prestazioni ed ottenendo solo biasimo e disprezzo. Il 21 gennaio Beltramone ripete la spedizione ed arriva, sempre incontrastato, ancor più sotto Pisa. Perde 150 fanti che, con troppa sicurezza si sono sparpagliati per il paese.14

A metà gennaio, a Firenze, viene scoperta una congiura ghibellina per dare la città al Bavaro. Il piano è semplice: 200 uomini di Ugolino di Tano Ubaldini prenderebbero alloggio nelle locande di Firenze, entrandovi alla spicciolata. La notte del 16 gennaio i congiurati dovrebbero appiccare il fuoco nel quartiere di San Piero Scheraggio e, approfittando della confusione, armarsi e aprire la Porta a Prato e la Porta dei Mulini, da cui irromperebbero 1.000 cavalieri ghibellini, ognuno dei quali porterebbe in groppa un fante. Sopraggiungerebbe allora il maresciallo Albert Humel di Lichtenberg col resto dell'esercito.

10Si veda, e solo per il 1329, con il cappuccio: p. 258, 269, 274, 283; con un bastoncello: p. 260; con un

libro: p. 263.

11DIMANZANO, Annali del Friuli, IV, p. 268-270.

12RANIERISARDO, Cronaca di Pisa, p. 83-84. RONCIONI; Cronica di Pisa, p. 96. 13CAMERA, Annali, II, p. 355.

14Rerum Bononiensis, Cronaca B, p. 411; Cronache senesi, p.482-483; VILLANIGIOVANNI, Cronica², Lib. XI,

cap. 113 e 114; DAVIDSOHN, Firenze, vol. III, p. 1173; STEFANI, Cronache, rubrica 448. CERRETANI, St.

Fiorentina, p. 112 ci informa che Beltramone del Balzo viene richiamato a Firenze per la scoperta di una

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Si ritiene che l'autore dell’impresa sia Ugolino di Tano degli Ubaldini, ma questi, contumace, nega. Il capo dei congiurati è un soldato esperto ed audace ma di bassa estrazione: Giovanni del Sega da Carlone. La sua confessione lascia tutti molto perplessi, perché si ritiene che il trattato sia una fola, tanta è la sorveglianza messa in campo dai Fiorentini. Lo sventurato Giovanni viene portato in giro per la città su un carro e gli vengono strappati brani di carne con le tenaglie roventi, poi viene sotterrato ancor vivo. I suoi compagni hanno la fortuna di venir solo impiccati.15

§ 5. Monaco si schiera con gli Angioini

Giovanni d’Acquabianca, senescalco di Provenza, ha posto l’assedio, per terra e per mare, a Monaco, tenuta dai ghibellini Doria.

Con il senescalco vi sono una gran massa di signori locali e addirittura l’ammiraglio di Francia, Pietro Medici di Tolone.16Monaco ed il suo castello sono fortemente bersagliati da una bastia eretta dai guelfi sul poggio Moneghetto. Inoltre, i viveri scarseggiano, quindi i valorosi difensori, pur essendosi battuti molto bene, decidono di capitolare ed il relativo atto è redatto il 6 gennaio nella chiesa di S. Devota sul litorale. Il contenuto dell’accordo è un bel regalo per Roberto d’Angiò: i Monegaschi si impegnano a non accettare nelle acque del potentato le navi dell’imperatore e dei suoi alleati, anzi, sull’alto della torre del castello, sventoleranno 3 vessilli angioini a significare a tutti che questo porto è amico dei guelfi. Non verrà dato ricetto a corsaro o ladrone, né sarà consentito di nascondervi bottino (sicuramente si pensa, senza nominarlo, a Aitone Doria); verrà usata la massima cortesia e disponibilità nei confronti della guarnigione angioina. Il castello non verrà mai dato ai Doria, né sarà consentito loro di risiedere nella città, eccezion fatta per Galeotto Spinola di Luculo (Luccoli). A garanzia della sincerità del patto, Monaco consegna 20 ostaggi, che il siniscalco custodirà in Provenza; 10 di questi verranno rilasciati il giorno di S. Michele e gli altri entro un anno, contro congrua fideiussione.17

Poco dopo questa impresa, gli Angioini di Provenza prendono i castelli di Dolceacqua, Appio, Doyo, Abeglio e S. Remo.18

§ 6. Parma

Il 13 gennaio, di sera, Marsilio e Pietro Rossi, con alleati di Reggio, cavalcano contro

Herbiera (Rubiera) e ne assaltano il borgo, tenuto da 300 soldati della Chiesa, comandati da

Gerardo Boiardo. I guelfi vengono battuti e Gerardo catturato.19 § 7. Milano restituita ad Azzo Visconti

Il Bavaro è in gravissime difficoltà economiche. Benchè Pisa abbia speso 700.000 fiorini e sia allo stremo, le truppe imperiali sono arretrate di molte paghe. In questa situazione molti militi decidono di tornarsene a casa. Ludovico si rende dolorosamente conto che questa «siccitate de pecunia» sta compromettendo irrimediabilmente ogni residua e tenue speranza di poter concludere qualcosa in Italia.

15Cronache senesi, p. 483; VILLANIGIOVANNI, Cronica², Lib. XI, cap. 115; DAVIDSOHN, Firenze, vol. III, p.

1191-1192; STEFANI, Cronache, rubrica 449. Ben raccontato in AMMIRATO, Storie fiorentine, lib. VII, anno

1329, vol. 1°, p. 172-173.

16L’elenco lungo e completo è in PIETROGIOFFREDO, Storia delle Alpi marittime, col. 743, tra loro vi sono

Pietro d’Alamannon, ammiraglio di Provenza, Guglielmo Ferraudi, signore di Toramena e vicario di Nizza, Ruggero di Foix, Ferrario di Puy-Ricard bailo del contado di Ventimiglia e molti altri.

17CAGGESE, Roberto d’Angiò, II, p. 138; PIETROGIOFFREDO, Storia delle Alpi marittime, col. 743-744. 18PIETROGIOFFREDO, Storia delle Alpi marittime, col. 744.

19ANGELI, Parma,p. 161; GAZATA, Regiense, col. 40; PANCIROLI, Reggio, p. 309 che fornisce il numero dei

difensori; CORIO, Milano, I, p. 713-714. Corio chiama Gerardo Boiardo Gerardo Ligiadro. TIRABOSCHI,

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