• Non ci sono risultati.

piacevolmente.

[1] Rime 30.52: non sono innamorati / mai di donna amorosa; / ne' parlamenti lor tengono scede; / non moveriano il piede / per donneare a guisa di leggiadro, / ma, come al furto il ladro, / cosí vanno a pigliar villan diletto.

1.1 Comunicare in amorosa corresponsione

(anche in contesto fig.).

[1] Par. 24.118: La Grazia, che donnea / con la tua mente, la bocca t'aperse / infino a qui come aprir si dovea.

[2] Par. 27.88: La mente innamorata, che donnea / con la mia donna sempre, di ridure / ad essa li occhi più che mai ardea.

DUREZZA s.f.

DEFINIZIONI: 1 Inflessibilità d’animo,

insensibilità. 2. Resistenza al cambiamento. 3. [Ret.] Oscurità di significato.

FREQUENZA:

Commedia 1 (1 Purg.).

Altre opere 3 (1 Conv., 2 Rime).

LISTA FORME E INDEX LOCORUM:

Commedia durezza Purg. 27.40.

Altre opere durezza Conv.1.3.2, Rime 46.4,

23.3.

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … . Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: TLIO;Crusca in rete; ED.

NOTA: Nell’uso tradizionale della lirica amorosa, il signif. 1 è spec. per indicare l’atteggiamento ostile della donna nei confronti dell’amante. In particolare, la prima att. di Giacomo da Lentini 30.10 paragona la durezza del diamante all’ostilità della donna che il poeta spera di smorzare: «Donqua, madonna, se lacrime e pianto / de l[o] diamante frange le

durezze, / [le] vostre altezze poria isbasare

/ lo meo penar amoroso ch'è tanto, / umilïare le vostre durezze, foco d’amor in vui, donna, alumare». A Rime 46.4, la

durezza è duplice in quanto comporta sia il

chiudersi in sé stessa dell’amata (vd.

diaspro) sia la conseguente asprezza (vd. aspro) del parlare poetico (cfr. Pelosi, Diaspro, pp. 17-18 e vd. impetrare).

38 AUTORE:Giulia Pedonese.

1 Inflessibilità d’animo, insensibilità.

[1] Rime 46.4: Così nel mio parlar voglio esser aspro / com'è ne li atti questa bella petra, / la quale ognora impetra / maggior durezza e più natura cruda, / e veste sua persona d'un dïaspro.

2 Resistenza al cambiamento.

[1] Purg. 27.40: Come al nome di Tisbe aperse il ciglio / Piramo in su la morte, e riguardolla, / allor che 'l gelso diventò vermiglio; / così, la mia durezza fatta solla, / mi volsi al savio duca, udendo il nome / che ne la mente sempre mi rampolla.

3. [Ret.] Oscurità di significato.

[1] Conv. 1.3.1: E però che lo mio pane è purgato da una parte, convienlomi purgare dall' altra, per fuggire questa riprensione; ché lo mio scritto, che quasi comento dir si può, è ordinato a levare lo difetto delle canzoni sopra dette, ed esso per sé fia forse in parte alcuna un poco duro. La qual durezza, per fuggire maggiore difetto, non per ignoranza, è qui pensata.

ELIGENTE agg.

DEFINIZIONI: 1 [Filos.] Abito eligente:

disposizione propria dell’uomo a scegliere il giusto mezzo tra due opposti, virtù morale.

LOCUZ. E FRAS.:Abito eligente 1.

FREQUENZA:

Altre opere 2 (2 Conv.).

LISTA FORME E INDEX LOCORUM:

Altre opere eligente Conv. 4, canz. 3.86 (:),

Conv. 4.17.1.

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … .

Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: TLIO; Crusca in rete; ED.

NOTA:Prima att. Latinismo. Le att. successive dipendono dal Conv. e recepiscono il valore filos. dell’espress. abito eligente. L’agg. deriva dal lat. eligens, ‘che elegge’ (vd. Forcellini s.v. eligo), con valore morale già in Cicerone, De fin. 2.11.34: «Stoicis consentire naturae, quod esse volunt e virtute, idest honeste, vivere, quod ita interpretantur: vivere cum intellegentia rerum earum, quae natura evenirent, eligentem ea, quae essent secundum naturam, reicientem que contraria». Il signif. di ‘elettivo’ in rel. alla libera volontà dell’uomo secondo la def. aristotelica (cfr. infra) è chiarito dal commento di S. Tommaso, Sententia libri

Ethicorum II lect., 7.322: «electivus, idest

secundum electionem operans».

LOCUZ. E FRAS.: La locuz. trad. lett. la def.

della virtù di Aristotele, Eth. II.6.1106b, 36-1107a: «Est igitur habitus electivus in medietate existens» (vd. De Robertis, Rime

2005, p. 69 e la voce sottano) e indica la

facoltà di scegliere il giusto mezzo tra gli eccessi, come specificato in Conv. 4.17.7: «e ciascuna di queste virtudi ha due inimici collaterali, cioè vizii, uno in troppo e un altro in poco; e queste tutte sono li mezzi intra quelli, e nascono tutte da un principio, cioè da l’abito della nostra buona elezione; onde generalmente si può decidere di tutte che siano abito elettivo consistente nel mezzo». Il sost. abito (lat. habitus) indica lo stato potenziale della virtù in quanto acquisizione che precede (logicamente e temporalmente) la sua realizzazione pratica nelle singole virtù, per cui vd. senetta e cfr.

Conv. 3.13.8: «onde dicemo d’alcuno

39 ma l’abito della virtù avendo» (cit. in Barbi-Pernicone, Rime, p. 426). Con il medesimo valore, la locuz. è in Nicolò de' Rossi, Rime 420.6: «Ver è che 'l primo a le fïate presta / ne l'habito eligente passion nova / che per arte par ch'el subietto mova» e Francesco da Buti, Inf. c. 5, 88-108: «Questa sentenzia è vera; cioè che l'animo gentile; cioè virtuoso che abbi abito

eligente, non può fare che non ami la cosa

bella».

AUTORE: Giulia Pedonese.

1 [Filos.] Abito eligente: disposizione propria

dell’uomo a scegliere il giusto mezzo tra due opposti, virtù morale.

[1] Conv. 4, canz. 3.86: Questo è, secondo che l'Etica dice, / un abito eligente / lo qual dimora in mezzo solamente; / e tai parole pone.

[2] Conv. 4.17.2: E soggiungo: Questo è, secondo che l'Etica dice, / un abito eligente, ponendo tutta la diffinizione della morale vertù, secondo che nel secondo de l’Etica è per lo Filosofo diffinito.

ESPIARE (2) v.

DEFINIZIONI: 1 Raccogliere informazioni,

spiare.

FREQUENZA:

Altre opere 1 (1 Rime). [+Var.: 1 (1 Purg.)].

LISTA FORME E INDEX LOCORUM:

Altre opere espia Rime 38.89. [+Var.:

Purg. 26.36 espiar Ash Eg Fi Ham La Lo Mad Parm Po Pr Rb Ricc].

VARIANTI: Rime 38.89: ispia Pal2 T1 V6; spïa AD2 C8 C6 Ha Mg11 Mg13 Mr Naz1 U2 w.

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … .

Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: TLIO; Crusca in rete; ED.

NOTA: Dal fr. espier secondo il DELI s.v.

espiare2 (prov. espiar), è segnalato come francesismo da Segre (Bono Giamboni, p. 89), ma potrebbe trattarsi di una forma indigena con prostesi (vd. GDLI s.v. spiare

9). Il signif. di ‘indagare, ‘spiare’, è att. a

partire da Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, cap. 53: «la qual cosa espiaro le Virtù ch'erano nell'oste, e raunate pigliaro consiglio che avessero a fare sopra queste vicende». Prima di Dante, il v. non ha una trad. lirica ed è usato in poesia solo da Cino 31.5: «E ciò ch' eo celo converrà che s' espî / per lo sospiro che del core ho messo, / dolente lasso, ché sì come vespi / mi pungon li sospir' cotanto spesso». Il v. è legato al sost. «setta» che, secondo la lettura morale di Baránski (Io sento sì

d’amor, pp. 180-182), potrebbe indicare

«gruppi eterodossi». L’invito a informarsi di più sul conto di un eventuale «cavalier» nasconderebbe quindi un avvertimento rivolto alla canzone affinché porti il suo modello di vita a un pubblico nobiliare scelto, la cui definizione ambigua potrebbe indicare un certo grado di cautela nei confronti dei nemici politici nei primi anni d’esilio, cfr. vv. 95-96: «Co’ rei non star né a cerchio né ad arte, / ché non fu mai valor tener lor parte». Tuttavia, dato che il congedo, per ammissione dello stesso Baránski (Io sento sì d’amor, pp. 183-184), sembra fare riferimento a Guido Cavalcanti, risulta più probabile datare la canzone a un periodo anteriore all’esilio: in questo modo, l’invito a espiare la «setta» di un eventuale cavaliere sarebbe

40 indicativo della polemica contro la concezione averroistica dell’amore dichiarata in Donna me prega, essendo «setta» il termine che stigmatizza il destino ultraterreno di Guido a Inf. 9.127-128: «Qui son li eresïarche / con lor seguaci, d’ogne setta» (vd. Pinto, La verifica, pp. 30-31).

AUTORE: Giulia Pedonese.

1 Raccogliere informazioni, spiare.

[1] Rime 38.89: Se cavalier t'invita o ti ritene, / imprima che nel suo piacer ti metta, / espia, se far lo puoi, de la sua setta, / se vuoi saver qual è la sua persona.

FALDA s.f.

DEFINIZIONI: 1 Strato ampio e sottile di

materia (spec. neve).

FREQUENZA:

Commedia 1 (1 Inf.). Altre opere 1 (1 Rime).

LISTA FORME E INDEX LOCORUM: Commedia falde Inf. 14.29 (:).

Altre opere falda Rime 43.20 (:).

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … . Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: TLIO; Crusca in rete; ED.

NOTA: L’uso propr. di Rime 43.20 e l’uso

metaf. di Inf. 14.29, che anticipa il paragone da cui sembra suggerito (vd. ED, s.v. falda), dimostrano che l’accezione del termine, in Dante, è ‘falda di neve’ a differenza delle att. prec., tutte in prosa (cfr. Baldelli Ritmo, p. 344). In entrambi i

contesti danteschi si nota un uso simile della parola in rima, che, a Rime 43.20, fa coppia con «salda» (v. saldare), mentre, a

Inf. 14.29, il plurale «falde» rima con

l’agg. «salde».

Autore: Giulia Pedonese.