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privare delle ciglia.

[1] Rime 21.44: Morte, che fai piacere a questa donna, / per pietà, innanzi che tu mi discigli, / va' da lei, fatti dire / perché m'avvien che la luce di quigli / che mi fan tristo, mi sia così tolta.

DISCINTO agg.

DEFINIZIONI:1 Dai vestiti scomposti, laceri o

succinti.

FREQUENZA:

Altre opere 1 (1 Rime).

LISTA FORME E INDEX LOCORUM: Altre opere discinta Rime 47.26.

VARIANTI: Rime 47.26: scinta C1g Ro5 R29b.

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … .

Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: TLIO; Crusca in rete; ED.

NOTA: Martelli (Proposte, p. 250) avanza

l’ipotesi che «lagrimosa» di Rime 47.25 non si riferisca a «treccia», ma formi, insieme a «discinta e scalza» del v. 26, un

32 par donna». Tuttavia, questa lettura non tiene conto del fatto che, in Dante, il settenario (in questo caso il v. 26) non conosce fratture (De Robertis Rime 2005, p. 170). Inoltre, il legame con «scalza» è stabilito a partire da Orazio, Serm. 1.2.132: «discincta tunica fugiendum est ac pede nudo» (cit. in Giunta, Rime, p. 529) e la dittologia sembra costituire un’espressione fissa già prima di Petrarca (vd. ED s.v. discinto) ad es. in Cavalca, Dialogo S.

Greg., L. 4, cap. 22, p. 261.21: «jeri in

sulla nona lo vidi legato e scalzo e discinto infra Giovanni papa e Simmaco patrizio», Boccaccio, Teseida, L. 7, ott. 57.5: «danzando giovinetti vide e donne, / qual da sé bella e qual d' abito adorno, /

discinte, scalze, in capelli e in gonne» e Stat. volt., cap. 10, p. 18.4: «e d'indi

escendo in gonnella discinto e schalzo». Considerando il v. 27: «per la rotta gonna», discinta può conservare il signif. etimologico di ‘senza cintura’ (Giunta,

Rime, p. 529). La caratterizzazione di

Drittura può richiamare la figura di Astrea, ultima fra gli dei a lasciare il mondo corrotto (Giunta, Rime, p. 520) anche se la rappresentazione del personaggio dantesco aggiunge, rispetto alla dea descritta, ad es., in Ovidio, Met. 1.149, il tratto fondamentale dell’esilio, cfr. v. 10: «come persona discacciata e stanca», condiviso con le sue discendenti e anche con Amore (vd. germana). L’esilio di queste virtù «dell’etterna rocca» (v. 69, per cui cfr.

Doglia mi reca, vv. 30-31: «d’eccellente

sua famiglia / nella beata corte») è messo a confronto con l’esilio politico di Dante portando avanti due discorsi paralleli: uno sulla decadenza generale dei costumi e uno sul fallimento morale e politico di Firenze (Carpi, L’Inferno, pp. 49-50).

AUTORE:Giulia Pedonese.

1 Dai vestiti scomposti, laceri o succinti.

[1] Rime 47.26: il nudo braccio, di dolor colonna, / sente l'oraggio che cade dal volto; / l'altra man tiene ascosa / la faccia lagrimosa: / discinta e scalza, e sol di sé par donna.

DISCORRIMENTO s.m.

DEFINIZIONI:1 [Filos.] Procedere per influsso

da una fonte superiore. 2 Mutamento. 2.1 Perdita.

FREQUENZA:

Altre opere 4 (4 Conv.).

LISTA FORME E INDEX LOCORUM:

Altre opere discorrimento Conv. 2.10.3,

3.7.2. (2), Conv. 4, canz. 3.60.

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … . Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: TLIO; Crusca in rete; ED.

NOTA:Nelle att. precedenti, il termine è rif. al

movimento fluido dei liquidi, cfr. Cronica

deli imperadori, p. 197.16: «Alberigo in

mezo del flume con molte richeze sepelì, el flume retornando al so proprio

discurrimento e andamento» oppure, per

estens., a un movimento fluido e continuo, cfr. Bono Giamboni, Vegezio, L. 4, cap. 17: «A questa molte ruote di sotto per arte di maestro si pongono, per lo volvevole

discorrimento delle quali così grande ed

ampia grandezza si muove». Il sost. sembra assumere spessore filosofico a

Conv. 2.10.3, trad. alla lettera di Boezio, Cons. 2 pr. 1.3: «omnis subita mutatio

rerum non sine quodam quasi fluctu contingit animorum» che forse Dante nel codice a sua disposizione leggeva con la var. fluxu (Fioravanti, Convivio, pp. 289- 290). Rel. a Le dolci rime, v. 60, si discute se il sost. abbia il valore di ‘perdita’ oppure di ‘mutamento’ (Barbi-Pernicone, Rime,

33 pp. 423-424) come a Conv. 3.7.2-3, dove è trad. di influxio a partire da Liber de causis 19 [20] 157-158: «Prima enim bonitas influit bonitates [suas] super res omnes influxione una: verumtamen unaquaeque rerum recipit ex illa influxione secundum modum suae virtutis et sui esse» (cit. in Fioravanti, Convivio, p. 421). Tuttavia, benché la perdita, in sé, implichi di necessità anche un cambiamento, si è preferito il signif. spec. attribuito al termine in Conv. 4.13.16, che offre una puntuale parafrasi del brano poetico: «e però seguita che l’animo che è diritto, cioè d’appetito, e verace, cioè di conoscimento, per loro perdita non si disface».

AUTORE: Giulia Pedonese.

1 [Filos.] Procedere per influsso da una fonte

superiore.

[1] Conv. 3.7 2: La prima bontade manda le sue bontadi sopra le cose con uno discorrimento. Veramente ciascuna cosa riceve da quello discorrimento secondo lo modo della sua vertù.

2 Mutamento.

[1] Conv. 2.10.3: come dice Boezio nella sua Consolazione, «ogni sùbito movimento di cose non aviene sanza alcuno discorrimento d'animo»; e questo vuol dire lo riprendere di questo pensiero.

2.1 Perdita.

[1] Conv. 4, canz. 3.60: onde l'animo ch'è dritto e verace / per lor discorrimento non si sface.

DISDETTA s.f.

DEFINIZIONI: 1 Rifiuto. 2 Cambiamento di

opinione o giudizio, smentita.

FREQUENZA:

Altre opere 2 (2 Rime).

LISTA FORME E INDEX LOCORUM:

Altre opere disdetta Rime 38.93 (:), 39a.11

(:).

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … . Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: TLIO; Crusca in rete; ED.

NOTA:Pur non essendo la prima att. del sost.,

i due contesti delle Rime rappresentano l’unico caso in cui il termine viene usato nella lirica amorosa. Verrà poi recepito da Boccaccio, ma sempre in prosa, vd.

Filocolo cap. 1, p. 63.11: «Non fece il

valoroso giovane disdetta a sì fatta impresa». A Rime 38.93, Contini (Rime, p. 131) ritiene poco chiaro il legame tra

disdetta in quanto ‘smentita’ e «mala

fama» del v. 94, ma il signif. originario del sost. (vd. DELI s.v. disdire) non lascia adito a interpretazioni differenti da quella proposta da Maggini (Barbi-Maggini,

Rime, p. 512 e cfr. Foster-Boyde, Dante, p.

208) secondo il quale i vv. 92-93 sarebbero un avvertimento perché la canzone si guardi dagli ipocriti che cercano di allontanare da sé la cattiva fama in accordo con il principio espresso al v. 91 (vd.

carriera).

AUTORE: Giulia Pedonese.

1 Rifiuto.

[1] Rime 39a.11: Ma s’ella è donna che porti ancor vetta, / sí 'n ogni parte mi pare esser fiso / ch'ella verrà a farti gran disdetta.