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Rime 30.56, dove «leggiadro portamento»

1 Lacerare in parti, squartare (dilaniando con

unghie e denti).

[1] Inf. 6.18: Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, / e 'l ventre largo, e unghiate le mani; / graffia li spirti ed iscoia ed isquatra.

1.2 Tormentare profondamente (fig.).

[1] Rime 46.54: Cosí vedess'io lui fender per mezzo / lo core a la crudele che 'l mio squatra; / poi non mi sarebb'atra / la morte, ov'io per sua bellezza corro.

STIVA s.f.

DEFINIZIONI:1 Manico dell’aratro.

FREQUENZA:

Altre opere 1 (1 Rime).

LISTA FORME E INDEX LOCORUM:

Altre opere stiva Rime 17.1 (:).

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … . Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: Crusca in rete.

NOTA: Att. solo in Dante come latinismo. Il

sost. si trova nell’incipit segnalato da Dante in De Vulg. 2.11.5 come es. di strofa a fronte indivisa con estensione minore delle volte, considerato parte della raccolta di rime dantesche per la prima volta da De Robertis (Rime 2002, p. 241). Il lat. stiva indica il manico dell’aratro in Varrone, De

Lingua Latina 5.135 ed entra nella lingua

letteraria grazie a Virgilio, Georg., 1.174: «Huic a stirpe pedes temo protentus in octo, / binae aures, duplici aptantur dentalia dorso / caeditur et tilia ante iugo levis altaque fagus, / stivaque, quae currus a tergo torqueat imos, / et suspensa focis explorat robora fumus» (vd. De Robertis,

Rime 2005, p. 220 e cfr. Forcellini s.v. stiva). Nell’opera di Dante, il sost. lat. è

att. unicamente in Mon. 2.5.9 e, come sottolinea Spaggiari (Traggemi de la

mente, pp. 194-195), si inserisce all’interno

del «filone simbolico» della latinità classica per cui stiva passa, per successive metonimie, a indicare l’agricoltura: «Nonne Cincinnatus ille sanctum nobis

87 reliquit exemplum libere deponendi dignitatem in termino cum, assumptus ab aratro, dictator factus est, ut Livius refert, et post victoriam, post triumphum, sceptro imperatorio restituto consulibus, sudaturus post boves ad stivam libere reversus est?». Per quanto riguarda il volgare, dal Corpus OVI risulta att. soltanto il deverbale stiva con il signif. di ‘stiva di nave’ (vd. DELI s.v. stivare) in uso per la maggior parte in testi pratici e in Cecco Angiolieri 90.7: «allor me strengo com' in nave stiva, / ed en la cèra tutto mi nascondo». L’uso dantesco sembra tuttavia indicare il termine tecnico marinaro con stipa, mentre la forma stiva è mantenuta per il latinismo. A questo proposito si vd. l’att. di stipa a

Inf. 11.3: «venimmo sopra più crudele

stipa» che Francesco da Buti, Inf., c. 11, 1- 9 dapprima interpreta: «cioè siepe, che chiude e circonda», ma che poi riconduce al signif. derivato dal v. stivare: «Potrebbe intendere lo testo stipa; cioè stiva: però che stivo in Grammatica sta per istivare; cioè per empiere bene quanto cape, come si dice: La nave è stivata; e cosi stiva; cioè grande empimento di crudeltà» e vd. Inf. 24.82: «e vidivi entro terribile stipa / di serpenti» chiosato da Francesco da Buti,

Inf., c. 24, 79-96 come «congregazione e

stivamento».

AUTORE: Giulia Pedonese.

1 Manico dell’aratro.

[1] Rime 17.1: Traggemi de la mente Amor la stiva.

STURBARE v.

DEFINIZIONI:1 Disperdere (estens.).

FREQUENZA:

Altre opere 1 (1 Rime).

LISTA FORME E INDEX LOCORUM: Altre opere sturba Rime 43.18.

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … . Commenti danteschi: ... .

Vocabolari Crusca in rete; ED.

NOTA: Il signif. del v. si mantiene vicino al lat. exturbo (‘scacciare’, vd. Forcellini s.v.) e vale ‘disperdere’ (Barbi-Pernicone, Rime, p. 547). Fenzi (Le Rime, p. 242) ritiene che il contesto di Rime 43.14-21 costituisca la prima prova poetica della conoscenza di Lucano, Phars. IX (alla base anche di Inf. 25. 94-96 e Mon. 2.4.6) di cui, in questo caso, sono rilevanti i vv. 447-457: «Nam litore sicco / quam pelago, Syrtis violentius excipit austrum, / et terrae magis ille nocens. Non montibus ortum / adversis frangit Libye scopulisque repulsum / dissipat et liquidas e turbine solvit in auras / nec ruit in silvas annosaque robora torquens / lassatur: patet omne solum liberque meatu / Aeoliam rabiem totis exercet habenis. / Et non imbriferam contorto pulvere nubem / in flexum violentus agit: pars plurima terrae / tollitur, et numquam resoluto vertice pendet». Il testo lat., nella versione cit., presenta al v. 454 «habenis» e non «harenis», considerata lectio facilior (vd. Wick,

Bellum Civile, p. 174). Sebbene tale constitutio textus sottragga al «rena» di Rime 43.14 l’esatto corrispondente lat., si

può ancora ritenere che Dante abbia condensato in una sola immagine il luogo lucaneo che descrive l’inizio di una tempesta di sabbia (vd. Paratore. Dante, p. 8). Contini (Rime, p. 153) richiama anche Seneca, che parla della siccità dell’Etiopia

88 a NQ 3.6.2 e, a NQ 5.18.2, afferma: «in Italiam auster impellit, aquiloin Africam reicit, etesiae non patiuntur apud nos nubes consistere».

AUTORE: Giulia Pedonese.

1 Disperdere (estens.) || Propr. ostacolare.

[1] Rime 43.18: Levasi de la rena d’Etïopia / lo vento peregrin che l'aere turba, / per la spera del sol ch'ora la scalda; / e passa il mare, onde conduce copia / di nebbia tal che, s'altro non la sturba, / questo emisperio chiude tutto e salda.

SUCCISO agg.

Definizioni: 1 Tagliato di netto (rif. a un fiore).

Frequenza:

Altre opere 1 (1 Rime).

Lista forme e index locorum: Altre opere succisa Rime 47.21.

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … .

Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: Crusca in rete; ED.

NOTA: Part. pass. di succidere, già att.

all’infinito in Trattati di Albertano volg., Liber cons., cap. 12, p. 5008.153: «(et) co(n) fuoco (et) co(n) ferro da succidire». L’agg., insieme all’immagine del fiore, deriva dal passo in cui Virgilio descrive l’accasciarsi di Eurialo ferito: «purpureus veluti cum flos succisus aratro» (Aen. 9.435). Contini (Rime, p. 175) fa notare che lo stesso part. pass. è già in Bonagiunta 5.35: «per la beltà m’ha cinto, / che 'l core da lo petto / pare che mi sia diviso, /

com'albore succiso con catene». In questo caso, tuttavia, non è certo che si tratti di una memoria virgiliana dal momento che il v. succidere è spesso riferito al taglio di un albero nella Bibbia, come ad es. in Ger 22: «E santificherò sopra te l' omicidiario e le sue armi; e succideranno lo tuo cedro eletto, e gitterannolo nel fuoco» (cfr. De Robertis Rime 2005, p. 170). La soluzione dantesca del «purpureus flos» nella «succisa rosa» di Rime 47.21 ha fortuna in Boccaccio, Teseida, L. 11, ott. 44.6: «le bianche rose per lo sol succise» con la chiosa esplicativa di «succise» come «di sotto tagliate» e Fiammetta, cap. 2, par. 14, che riprende dalle Rime anche la struttura della similitudine: «E quale succisa rosa negli aperti campi infra le verdi fronde sentendo i solari raggi cade perdendo il suo colore, cotale semiviva caddi nelle braccia della mia serva».

Autore: Giulia Pedonese.

1 Tagliato di netto (rif. a un fiore).

[1] Rime 47.21, pag. 175: Dolesi l'una con parole molto, / e 'n su la man si posa / come succisa rosa: / il nudo braccio, di dolor colonna, / sente l'oraggio che cade dal volto.

TRAMONTANA s.f.

DEFINIZIONI: 1 Punto cardinale indicato dalla

stella polare, lo stesso che nord. 1.1 Sotto

tramontana: nelle regioni settentrionali.

LOCUZ. E FRAS.:Sotto tramontana 1.1.

FREQUENZA:

Altre opere 2 (1 Conv., 1 Rime). 1 (1 Fiore).

LISTA FORME E INDEX LOCORUM:

Altre opere tramontana Conv. 3.5.9, Rime

89

tramontana Fiore 56.3.

CORRISPONDENZE:

Testi italiani antichi: … . Commenti danteschi: ... .

Vocabolari: TLIO; Crusca in rete; ED.

NOTA: In astronomia il sost. può riferirsi alla stella polare di entrambi gli emisferi, ma è usato spec. per indicare quella dell’emisfero boreale (vd. TLIO s.v. tramontana 1) e dunque il punto cardinale corrispondente al nord.

LOCUZ. E FRAS.: pur non essendo segnalata dal TLIO, la locuz. sotto tramontana è «designazione di lontananza» (De Robertis, Rime 2005, p. 115) che indica le regioni artiche dell’estremo nord già in

Tesoro volg. L. 2, cap. 44: «così sono

altrettanti o più diserti in settentrione, cioè sotto la tramontana, ove nulla gente abita per la grande freddura che v'è» e in Guinizzelli 2.49: «In quella parte sotto

tramontana / sono li monti de la calamita,

/ che dàn vertud' all'aire / di trar lo ferro» (cit. in Giunta, Rime, pp. 491-492).

AUTORE: Giulia Pedonese.