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Credito

Nel documento Rapporto 2012 (.pdf 2.4mb) (pagine 184-196)

2.11.1. Il finanziamento dell’economia

Il commento sull’evoluzione del credito in Emilia-Romagna si fonda principalmente sui dati a frequenza mensile divulgati dalla Banca d’Italia tramite la Base informativa pubblica on line. Dal mese di giugno 2012 è possibile effettuare confronti omogenei con l’anno precedente, cosa questa che in passato non era possibile a causa dell’entrata nel sistema bancario della Cassa Depositi e Prestiti e degli effetti delle cartolarizzazioni1.

I prestiti bancari hanno segnato il passo. Due le cause principali: la maggiore cautela adottata dagli istituti di credito nel concedere prestiti e la sfavorevole congiuntura, che ne ha ridotto la domanda da parte di imprese e famiglie.

Secondo le statistiche divulgate dalla Banca d’Italia, a fine settembre 2012 gli impieghi “vivi”, ovvero al netto delle sofferenze, concessi alla clientela ordinaria residente, escluso le Istituzioni finanziarie e monetarie, sono diminuiti in Emilia-Romagna del 4,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2011, in misura superiore rispetto a quanto rilevato in Italia (-2,1 per cento).

Se restringiamo l’analisi alle sole imprese e famiglie produttrici, il calo sale al 6,2 per cento, in sostanziale linea con quanto rilevato in Italia (-6,1 per cento). Nessun ramo di attività è stato risparmiato dal riflusso degli impieghi. Le attività dei servizi – hanno rappresentato il 29,0 per cento degli impieghi

“vivi” – hanno registrato la diminuzione più contenuta pari al 2,8 per cento. Di spessore decisamente più ampio i cali dell’industria in senso stretto (-9,3 per cento) e, soprattutto, delle costruzioni che hanno accusato una flessione dell’11,5 per cento, più elevata di quella riscontrata nel Paese (-7,8 per cento).

Sotto l’aspetto dimensionale, le imprese meno strutturate, vale a dire le “quasi società non finanziarie”

con meno di 20 addetti e le famiglie produttrici, hanno accusato la diminuzione più elevata (-6,8 per cento), rispetto alle società non finanziarie con almeno 20 addetti (-6,1 per cento), il cui peso sul totale degli impieghi “vivi” è risultato assai più ampio rispetto alle prime: 50,0 contro 11,4 per cento. Le famiglie, assieme alle Istituzioni sociali private (i partiti politici e i sindacati ne fanno parte) e soggetti non classificabili, hanno mostrato una relativa maggiore tenuta, registrando rispetto a settembre 2011 una moderata diminuzione (-1,3 per cento).

Nell’ambito delle famiglie consumatrici è da sottolineare la battuta d’arresto dei mutui destinati all’acquisto dell’abitazione. A fine giugno la consistenza dei relativi finanziamenti si è ridotta tendenzialmente del 5,0 per cento, accelerando rispetto al calo emerso a marzo (-3,6 per cento), mentre le somme erogate nel primo semestre sono scese a quasi 1 miliardo e 116 milioni di euro contro i circa 2 miliardi e 283 milioni di un anno prima. Questo andamento che è maturato in un contesto di riduzione dei tassi sui mutui, soprattutto per quanto concerne quelli con durata originaria fino a un anno, si è coniugato al drastico calo delle compravendite immobiliari. Secondo i dati dell’Agenzia del territorio, nel primo semestre sono diminuite in Emilia-Romagna del 26,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011 (-22,6 per cento in Italia). Più che a una politica restrittiva da parte delle banche, il riflusso dei mutui e conseguentemente delle transazioni immobiliari è da imputare al calo della domanda da parte delle famiglie, e anche questo è un ulteriore segnale del momento di crisi vissuto dall’economia della regione.

Anche gli acquisti di beni durevoli hanno segnato il passo. Le relative somme erogate alle famiglie, nei primi sei mesi del 2012 si sono ridotte del 13,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2011.

Nell’ambito del credito al consumo complessivo, a fine giugno 2012 le erogazioni delle banche sono diminuite tendenzialmente dell’1,8 per cento, consolidando la tendenza negativa emersa nei tre mesi precedenti (-0,7 per cento). Lo stesso è avvenuto per le finanziarie, i cui prestiti sono calati del 2,8 per cento, in linea con il trend dei dodici mesi precedenti. Nel suo insieme il credito al consumo destinato alle famiglie consumatrici è diminuito del 2,3 per cento, appena al di sotto del trend negativo dei dodici mesi

1 Le serie disponibili dei prestiti, contenute negli aggiornamenti territoriali mensili elaborati dalla Banca d’Italia, tengono conto dei prestiti cartolarizzati, o altrimenti ceduti, che non soddisfano i criteri di cancellazione previsti dai principi contabili internazionali (IAS) in analogia alla redazione dei bilanci. L’applicazione ha comportato la re-iscrizione in bilancio di attività precedentemente cancellate e passività a esse associate, con un conseguente incremento delle serie storiche di impieghi e depositi..

precedenti (-2,6 per cento). In Italia è stata registrata la stessa riduzione, che ha tratto origine essenzialmente dal riflusso dei prestiti delle finanziarie (-4,3 per cento).

Se rapportiamo il credito al consumo in essere a giugno 2012 alla popolazione residente (vedi figura 2.11.1), possiamo notare che l’Emilia-Romagna è nuovamente risultata tra le regioni relativamente meno esposte, con un indebitamento per abitante pari a 1.485,85 euro, a fronte della media nazionale di 1.815,26 euro. Solo tre regioni, vale a dire Marche, Veneto e Trentino-Alto Adige, hanno evidenziato valori più contenuti, confermando la situazione del biennio precedente. L’indebitamento al consumo più elevato è stato registrato ancora una volta in Sardegna, con 2.485,54 euro per abitante, seguita da Sicilia (2.334,38) e Lazio (2.185,80).

Fig. 2.11.1. Credito al consumo per abitante in euro. Situazione al 30 giugno 2012. Regioni italiane

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Banca d’Italia.

Lo scarso tono dei prestiti alle famiglie ha avuto eco nei risultati della Regional Bank Lending Survey (RBLS). Secondo quanto riportato nella nota congiunturale della Banca d’Italia dello scorso novembre, nel primo semestre del 2012 la domanda di prestiti delle famiglie ha continuato a flettere rispetto al semestre precedente, risultando più accentuata in termini di acquisto dell’abitazione. La tendenza all’inasprimento delle condizioni di offerta dei prestiti si è leggermente affievolita nel primo semestre di quest’anno, dopo essere aumentata nella seconda parte del 2011. Le tensioni ancora presenti dal lato dell’offerta si sono manifestate soprattutto attraverso incrementi degli spread praticati sulla media dei mutui e su quelli giudicati più rischiosi e sulle quantità erogate. Secondo gli intermediari, nel secondo semestre del 2012, non si dovrebbero registrare significative variazioni nelle condizioni di accesso al credito in presenza di un recupero della domanda.

Il basso profilo degli investimenti si è fatto sentire sui finanziamenti oltre il breve termine. Oltre ai descritti cali dei mutui destinati all’acquisto dell’abitazione e dei beni di consumo, troviamo numeri negativi sotto l’aspetto della consistenza degli investimenti in costruzioni (-3,2 per cento) e, in particolare, dell’acquisto di macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari (-10,3 per cento). Anche questo è un ulteriore sintomo della fase recessiva vissuta dall’economia regionale. Nello loro totalità, i finanziamenti oltre il breve termine hanno accusato nello scorso giugno una diminuzione tendenziale prossima al 2 per cento, leggermente superiore a quella riscontrata nel Paese (-1,6 per cento). Dal lato delle somme erogate c’è stata una flessione del 21,3 per cento, anche in questo caso più ampia di quella nazionale (-5,8 per cento).

0,00 500,00 1.000,00 1.500,00 2.000,00 2.500,00 3.000,00

Trentino-Alto Adige

2.11.2. L’accesso al credito

Secondo la nota congiunturale di novembre della Banca d’Italia, in base alle In base alle informazioni tratte dalla Regional Bank Lending Survey (RBLS), condotta in settembre presso le principali banche che operano in regione, nel primo semestre del 2012 la domanda di credito delle imprese è diminuita rispetto al periodo precedente, con un calo che è apparso più pronunciato per le aziende del settore edile.

Tab. 2.11.1. Nuove sofferenze (1). Emilia-Romagna. Periodo dicembre 2010- giugno 2012. Valori percentuali

(1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. L’anagrafe dei soggetti censiti nella Centrale dei rischi è stata recentemente oggetto di esteso aggiornamento cui sono dovute le differenze rispetto alle informazioni diffuse precedentemente. (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di venti addetti. (3) Include anche le Amministrazioni pubbliche, le Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. (4) Esposizioni passate a sofferenza rettificata in rapporto ai prestiti in bonis in essere all’inizio del periodo. I valori sono calcolati come medie dei quattro trimestri terminanti in quello di riferimento. (5) Il denominatore del rapporto esclude le sofferenze.

Fonte: Centrale dei rischi (Rapporto congiunturale Banca d’Italia).

Nei giudizi espressi dalle banche la tendenza negativa si dovrebbe tuttavia arrestare nell’ultima parte dell’anno. Come per le più recenti edizioni dell’indagine, il ridimensionamento della domanda è da ascrivere principalmente al raffreddamento della domanda di prestiti finalizzati agli investimenti, mentre le richieste di credito per la ristrutturazione dei debiti pregressi sono risultate ancora in lieve espansione.

Dal lato dell’offerta, il grado di restrizione dei criteri di affidamento è rimasto pressoché invariato rispetto al semestre precedente. Le condizioni di finanziamento sono risultate piuttosto restrittive soprattutto nei confronti delle imprese delle costruzioni. La selettività nel concedere prestiti si è manifestata principalmente attraverso manovre sugli spread (specie sui prestiti più rischiosi) e, in misura più contenuta, sulle garanzie richieste o sul rating minimo, mentre sembra essersi arrestata la restrizione sulle quantità. Per la seconda metà del 2012 le banche non segnalano significative variazioni nelle condizioni di accesso al credito nel confronto con il periodo precedente. La complessiva stazionarietà delle condizioni di prestito degli istituti di credito è confermata anche dal sondaggio condotto dalla Banca d’Italia presso un campione di imprese dell’industria e dei servizi operanti in regione. Oltre la metà degli intervistati ha indicato che i termini di accesso al credito non sono mutati nel primo semestre dell’anno rispetto al precedente. Dall’analoga indagine presso le imprese delle costruzioni emerge invece che, nello stesso periodo, le condizioni sui prestiti sono peggiorate per due terzi degli intervistati mentre per il restante terzo vi sarebbe stata una stabilità. Il deterioramento delle condizioni si è manifestato attraverso un aumento dei tassi di interesse, dei tempi di ottenimento di nuovi finanziamenti e dei costi accessori del credito.

Imprese

Società Di cui: di cui: Famiglie

finanziarie e attività piccole

consuma-Periodi assicurative Totale manifattur. costruzioni servizi imprese (2) trici Totale (3)

Nuove sofferenze (4)

Dic. 2010 2,5 2,6 2,8 3,5 2,3 2,2 1,5 2,3

Dic. 2011 0,0 2,3 1,9 4,4 2,3 2,3 1,6 1,9

Mar. 2012 0,0 2,7 2,0 5,0 2,6 2,3 1,5 2,0

Giu. 2012 0,0 3,1 2,2 5,7 2,8 2,3 1,4 2,2

Esposizioni incagliate o ristrutturate in rapporto ai prestiti (5)

Dic. 2010 2,3 4,4 5,2 5,1 3,9 3,6 2,4 3,6

Dic. 2011 2,2 5,2 5,4 7,1 4,9 3,9 2,1 4,1

Mar. 2012 2,1 5,7 5,5 7,9 5,6 4,2 2,2 4,4

Giu. 2012 2,3 6,1 5,9 8,9 5,8 4,4 2,3 4,7

2.11.3. La qualità del credito

Nel secondo trimestre del 2012 il flusso di nuove sofferenze rettificate è apparso in crescita.

Secondo i dati della Banca d’Italia proposti nella nota congiunturale di novembre, nei dodici mesi terminanti a giugno le nuove sofferenze rettificate hanno inciso per il 2,2 per cento dei prestiti “vivi”, in aumento rispetto all'1,9 per cento di dicembre 2011. La crescita è stata causata dalle imprese, soprattutto quelle di medio-grandi dimensioni. Tra i settori il peggioramento più pronunciato ha riguardato l’industria edile, il cui tasso di decadimento ha raggiunto il 5,7 per cento. Per le famiglie c’è invece stata una lieve diminuzione dall’1,6 all’1,4 per cento.

L’incidenza delle partite incagliate2 e ristrutturate sul totale dei prestiti in bonis, che possono preludere a nuove sofferenze, è cresciuta dal 4,1 per cento di dicembre 2011 al 4,7 per cento di giugno. Come annotato dalla Banca d’Italia nella nota congiunturale di novembre, sulla base di questo indicatore il peggioramento della qualità del credito rispetto a dicembre si è esteso anche alle imprese di piccola dimensione e alle famiglie consumatrici.

Più precisamente, a fine giugno 2012 le partite incagliate dell’Emilia-Romagna sono ammontate a circa 6 miliardi e mezzo di euro, superando del 14,7 l’importo di un anno prima. Per società e quasi società non finanziarie l’aumento sale al 28,6 per cento. Le esposizioni ristrutturate hanno superato i 2 miliardi di euro, vale a dire il 37,5 per cento in più rispetto a giugno 2011. Questo andamento può essere interpretato come un “aiuto” che le banche forniscono a taluni clienti in difficoltà ed è indice di una situazione di difficoltà che si coniuga alla crescita dei crediti in sofferenza. Nell’ambito delle esposizioni scadute e/o sconfinanti3 sono stati sfiorati i 2 miliardi di euro e anche in questo caso c’è stato un forte incremento rispetto a un anno prima, soprattutto nel mondo delle imprese.

2.11.4. La raccolta e il risparmio finanziario

Le somme depositate sono cresciute nello scorso settembre del 10,1 per cento rispetto a un anno prima (+8,8 per cento in Italia). Si tratta di un andamento più che positivo, che è andato ben oltre l’inflazione e il livello del tasso medio passivo sui conti corrrenti che a giugno si è attestato allo 0,64 per cento.

In un contesto economicamente sfavorevole, segnato dal calo reale dei consumi, è da sottolineare il forte incremento tendenziale delle famiglie consumatrici (+13,4 per cento) – hanno rappresentato il 68,5 per cento delle somme depositate - largamente superiore all’evoluzione rilevata nel Paese (+6,8 per cento). Anche le imprese private, nonostante la recessione in atto, hanno aumentato i propri depositi in modo tangibile (+12,8 per cento) e anche in questo caso in misura più ampia rispetto al corrispondente andamento nazionale (+8,2 per cento).

Nell’ambito della raccolta è da sottolineare la ricomposizione verso forme di deposito più remunerative come nel caso dei depositi con durata stabilita, che a giugno sono cresciuti del 163,8 per cento rispetto a un anno prima. Un analogo andamento ha riguardato la raccolta tramite i buoni fruttiferi e certificati di deposito emessi che a giugno è salita tendenzialmente del 42,4 per cento.

L’incremento di liquidità delle famiglie consumatrici si è associato alla tendenza negativa della relativa raccolta indiretta, che nello scorso giugno è scesa tendenzialmente dell’11,0 per cento, consolidando la fase negativa in atto dagli ultimi tre mesi del 2010. Per la fetta più consistente della raccolta indiretta, che per le famiglie consumatrici è costituita dai titoli a custodia semplice e amministrata, la riduzione è salita al 12,7 per cento. Nel suo insieme la raccolta indiretta dell’Emilia-Romagna è ammontata a circa 123 miliardi e 631 milioni di euro, con una flessione del 12,9 per cento rispetto a giugno 2011.

Come sottolineato dalla Banca d’Italia, nel portafoglio titoli detenuto dalle famiglie si sono fortemente ridotte le quote di OICR4, le obbligazioni emesse dalle imprese e, in particolare, le azioni, anche a seguito

2 Riguardano esposizioni verso affidati in temporanea situazione di obiettiva difficoltà che, peraltro, possa essere prevedibilmente superata in un congruo periodo di tempo.

3 Corrispondono all’ammontare dei rapporti per cassa, diversi da quelli classificati in sofferenza, incaglio o fra le esposizioni ristrutturate che, alla data di riferimento della segnalazione, sono scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni.

4 OICR è l'acronimo indicante gli "Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio", ai sensi della lettera m) dell'art. 1 del TUF, Testo Unico della Finanza. Sono organismi con forma giuridica variabile che investono in strumenti finanziari o altre attività somme di denaro raccolte tra il pubblico di risparmiatori, operando secondo il principio della ripartizione dei rischi. Gli Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio sono:i fondi comuni di investimento (istituiti e gestiti dalle SGR); le Sicav, cioè le Società di Investimento a Capitale Variabile.

della riduzione dei corsi. Non altrettanto è avvenuto per i titoli di Stato che hanno beneficiato del sensibile rialzo dei rendimenti avvenuto nel secondo trimestre.

2.11.5. I tassi d’interesse Il contesto generale

Lo scorso 5 luglio la Banca centrale europea ha deciso di ridurre il tasso di riferimento allo 0,75 per cento, portandolo su livelli mai toccati negli ultimi cinque anni. Con questa ulteriore limatura, dopo quelle effettuate nell’ultimo bimestre del 2011, il Governatore della Bce, Mario Draghi, ha cercato di dare un concreto aiuto all’economia, soprattutto alla luce della recessione in atto.

Il tasso Euribor, ovvero il tasso medio che regola le transazioni finanziarie in euro tra le banche europee, ha ricalcato la tendenza al ribasso del tasso di riferimento, risultando in costante riduzione nel corso del 2012. Nella media dei primi undici mesi l’Euribor a tre mesi, che serve generalmente da base per i tassi sui mutui indicizzati, si è attestato allo 0,61 per cento rispetto all’1,39 per cento dello stesso periodo del 2011. Stessa sorte per quello a 6 mesi5, sceso dall’1,63 per cento allo 0,87 per cento, e per quello a dodici mesi passato dal 2,01 all’1,16 per cento.

Nell’ambito dei titoli di Stato quotati al Mercato telematico della Borsa di Milano, c’è stato un andamento che non ha ricalcato quanto osservato per i tassi Euribor. L’innalzamento dei tassi rispetto a quelli rilevati nel 2011 è stato influenzato dalle ormai periodiche turbolenze finanziarie, che si sono tradotte in un aumento del differenziale tra i Btp e i Bund tedeschi. Da agosto la situazione si è tuttavia un po’ stemperata, senza tuttavia comportare in alcuni casi, come vedremo in seguito, un alleggerimento rispetto all’anno precedente.

Secondo quanto contenuto nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza dello scorso 20 settembre, nel 2012 la spesa per interessi passivi è destinata a salire a 86 miliardi e 119 milioni di euro, contro i circa 78 miliardi dell’anno precedente, con la prospettiva di superare gli 89 miliardi nel 2013 e varcare il muro dei 100 miliardi nel 2015.

Il tasso dei Bot è risultato il più “tranquillo”. Dal 2,319 per cento di gennaio è arrivato all’1,230 per cento di ottobre, risultando nella media dei primi dieci mesi inferiore di 19 punti base rispetto all’analogo periodo del 2011. Quello dei Cct a tasso variabile ha seguito la stessa tendenza dei Bot, ma in questo caso il livello medio dei tassi è apparso più ampio rispetto al 2011, attestandosi nei primi dieci mesi del 2012 al 4,833 per cento contro il 3,530 per cento dello stesso periodo dell’anno precedente. Anche i Ctz hanno visto scendere i tassi nel corso del 2012, confermando nella sostanza il livello medio dei primi dieci mesi del 2011. I Buoni poliennali del tesoro, tra i titoli più esposti alle turbolenze finanziarie, hanno esordito a gennaio con un tasso del 6,216 per cento. Nei mesi successivi si è scesi sotto la soglia del 6 per cento, fino ad arrivare, dopo fasi alterne, al 4,521 per cento di ottobre. Nei primi dieci mesi è stato registrato un tasso medio del 5,269 per cento, vale a dire 20 punti base in più rispetto al corrispondente periodo del 2011. Per quanto concerne il Rendistato, che rappresenta il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli pubblici, si è arrivati a ottobre al 4,001 per cento in discesa rispetto al 5,703 per cento di gennaio. Il livello medio dei primi dieci mesi è apparso in crescita rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente per un totale di 25 punti base.

Il contesto regionale

I tassi praticati in Emilia-Romagna dal sistema bancario alla clientela residente sono apparsi generalmente in crescita. Questo andamento, in linea con quanto avvenuto nel Paese, ha scontato le turbolenze sui mercati finanziari. Le difficoltà incontrate dalle banche dal lato della provvista e le incertezze sulla solidità del portafoglio crediti, dovute al costante aumento delle sofferenze e delle partite incagliate, hanno generato un inasprimento delle politiche creditizie, con conseguente innalzamento dei tassi creditori.

Quelli attivi sulle diffuse operazioni a revoca - è una categoria di censimento della Centrale dei rischi nella quale confluiscono le aperture in conto corrente - si sono attestati nello scorso giugno al 7,18 per cento, risultando in crescita di 62 punti base rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. I tassi sono apparsi meno onerosi al crescere della classe del fido globale accordato. Dal massimo del 10,16 per cento della classe fino a 125.000 euro si è progressivamente scesi al 4,92 per cento di quella oltre 25

5 Serve solitamente per tutte le operazioni, attive e passive, che abbiano come orizzonte temporale (scadenza o rata periodica) i dodici mesi, quali, ad esempio, i mutui che abbiano una rata annuale (clientela soprattutto business), ma anche prestiti non garantiti da mutui. Come operazioni attive per i clienti, ad esempio, i prestiti obbligazionari con cedola a dodici mesi.

milioni di euro. Nell’arco di un anno la relativa forbice è scesa da 5,46 a 5,24 punti percentuali, consolidando la tendenza in atto. Le banche riservano generalmente condizioni di favore alla grande clientela, per renderle meno appetibili man mano che diminuisce la classe del fido globale accordato.

Rispetto al trend dei dodici mesi precedenti, gli incrementi relativamente più consistenti, compresi tra i 65 e i 70 punti base, hanno riguardato le classi di fido comprese tra i 250.000 e i 25 milioni di euro, mentre sono apparsi più leggeri gli aumenti della grande clientela, con oltre 25 milioni di fido (+47 punti base), e di quella piccola fino a 125.000 euro (+41 punti base), nella quale figurano di norma famiglie e imprese famigliari. Rispetto alle condizioni applicate nel Paese, l’Emilia-Romagna a giugno 2012 ha nuovamente evidenziato tassi più onerosi, nell’ordine di 35 punti base, in leggero peggioramento rispetto allo spread

Rispetto al trend dei dodici mesi precedenti, gli incrementi relativamente più consistenti, compresi tra i 65 e i 70 punti base, hanno riguardato le classi di fido comprese tra i 250.000 e i 25 milioni di euro, mentre sono apparsi più leggeri gli aumenti della grande clientela, con oltre 25 milioni di fido (+47 punti base), e di quella piccola fino a 125.000 euro (+41 punti base), nella quale figurano di norma famiglie e imprese famigliari. Rispetto alle condizioni applicate nel Paese, l’Emilia-Romagna a giugno 2012 ha nuovamente evidenziato tassi più onerosi, nell’ordine di 35 punti base, in leggero peggioramento rispetto allo spread

Nel documento Rapporto 2012 (.pdf 2.4mb) (pagine 184-196)