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Industria delle costruzioni

Nel documento Rapporto 2012 (.pdf 2.4mb) (pagine 139-155)

2.6.1 L’evoluzione del reddito nel 2012 e previsione per il 2013-2014

Lo scenario economico redatto nello scorso novembre da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia ha previsto per il 2012 una flessione reale del valore aggiunto delle costruzioni dell’Emilia-Romagna pari al 6,0 per cento, che ha consolidato la fase negativa in atto dal 2008. La difficoltà del momento traspare ancora di più se si considera che in rapporto al 2007, cioè alla vigilia della crisi nata dall’insolvenza dei mutui statunitensi ad alto rischio, c’è stata una flessione del 24,8 per cento.

La crisi avviata nel 2008, dopo cinque anni di crescita, ha segnato profondamente il settore. Per l’Ance si prospetta in regione per il 2012 una diminuzione reale degli investimenti in costruzioni pari al 3,8 per cento. Si prevedono segni negativi per le nuove costruzioni (-6,2 per cento) e per le costruzioni non residenziali sia pubbliche (-8,5 per cento) che private (-4,1 per cento). Secondo l’Ance, la nuova flessione degli investimenti in nuove costruzioni trae origine dalla difficile situazione economica generale e dall’ulteriore stretta creditizia effettuata dagli istituti di credito nei confronti di imprese e famiglie. Occorre inoltre considerare che la crescita dei senza lavoro e delle persone assistite dagli ammortizzatori sociali sono fattori che, generando incertezza, non inducono certamente ad accendere mutui. L’unico segno moderatamente positivo dovrebbe riguardare il segmento delle manutenzioni straordinarie e recupero (+0,5 per cento) e con tutta probabilità questa stima potrebbe essere corretta al rialzo, viste le agevolazioni fiscali in termini di ristrutturazioni edilizie varate alla fine dello scorso giugno. Quanto alla stasi dell’edilizia pubblica gioca un ruolo importante il vincolo di bilancio, che limita gli investimenti destinati all’acquisizione di beni immobili (acquisto, costruzione, manutenzione straordinaria o rifacimento di opere e di beni immobili), ma sotto questo aspetto giova sottolineare che la ricostruzione post-terremoto, a suo tempo non prevista dall’Ance, può migliorare un po’ la situazione.

Quanto alle previsioni, secondo lo scenario di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia dello scorso novembre, nel 2013 il valore aggiunto del’industria delle costruzioni dell’Emilia-Romagna dovrebbe assestarsi (+0,2 per cento) per poi risalire timidamente nell’anno successivo (+1,7 per cento). Si prospetta nella sostanza una crescita ancora debole, segno questo di una crisi che ha inciso profondamente.

Per il 2012 si attende una diminuzione delle unità di lavoro dell’1,6 per cento nei confronti dell’anno precedente, che sconta il maggiore ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Nel 2013 si profila un’altra diminuzione, seppure lieve (-0,3 per cento), mentre nel 2014 è attesa una leggera crescita (+0,4 per cento). Nei prossimi due anni si avrà in sostanza un andamento sostanzialmente piatto, che ricalca la debolezza della crescita del valore aggiunto.

2.6.2 L’evoluzione congiunturale

L’indagine trimestrale avviata dal 2003 dal sistema camerale dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con Unioncamere nazionale, ha messo in evidenza, nelle imprese fino a 500 dipendenti, una situazione dai connotati nuovamente negativi, anche se in termini meno accentuati rispetto all’anno precedente.

Nei primi nove mesi del 2012, il volume di affari è mediamente diminuito del 2,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2011 (-11,6 per cento in Italia), proseguendo la tendenza negativa in atto dall’estate del 2008. Questo ulteriore magro risultato è tuttavia essenzialmente dipeso dall’andamento negativo del primo trimestre, che si è chiuso con un calo tendenziale del 6,7 per cento. Nei sei mesi successivi la caduta si è arrestata, con volumi di affari che si sono mantenuti sostanzialmente stabili rispetto a quanto rilevato un anno prima. Le opportunità offerte dalla ricostruzione post-terremoto si sono fatte sentire meno di quanto auspicato, ma non poteva essere altrimenti visti i tempi, tutt’altro che brevi, dell’erogazione dei relativi finanziamenti, mentre un aiuto può essere venuto dal decreto sulle ristrutturazioni edili varato a fine giugno.

Il ridimensionamento del fatturato ha riguardato le classi dimensionali più strutturate, soprattutto la fascia da 50 a 500 dipendenti, più orientata all’acquisizione di commesse pubbliche. Ogni trimestre è apparso in calo tendenziale, con variazioni negative prossime a quella media del periodo gennaio-settembre pari al

6,9 per cento. Nei primi nove mesi solo il 9 per cento delle grandi imprese ha dichiarato di avere aumentato il volume di affari a fronte del 49 per cento che ha invece accusato diminuzioni. Questa situazione si è coniugata alla frenata delle opere pubbliche, come vedremo diffusamente in seguito, sia come gare bandite che affidate, con quest’ultime che hanno evidenziato una ricaduta sulle imprese edili con sede in regione, più ridotta rispetto a un anno prima.

Anche la fascia d’imprese da 10 a 49 dipendenti ha evidenziato una diminuzione del volume d’affari (-3,6 per cento). La stabilità del secondo trimestre, che seguiva la flessione del 7,4 per cento dei primi tre mesi, non ha avuto seguito nell’estate, segnata da un calo del 3,6 per cento.

L’unico segnale positivo è venuto dalle piccole imprese da 1 a 9 dipendenti, nelle quali è assai diffuso l’artigianato. Nei primi nove mesi del 2012 il volume di affari è cresciuto dello 0,4 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, grazie alla ripresa in atto dal secondo trimestre, che ha bilanciato la flessione tendenziale del 5,9 per cento dei primi tre mesi. Si è pertanto interrotta la lunga fase negativa in atto dall’estate del 2008. Quanto ai motivi di questo andamento, come accennato precedentemente, può avere avuto un ruolo importante il decreto1 sulle ristrutturazioni edili varato verso la fine di giugno.

Fig. 2.6.1. Volume d’affari dell’industria edile dell’Emilia-Romagna. Variazioni percentuali sullo stesso trimestre dell’anno precedente. Periodo primo trimestre 2003 – terzo trimestre 2012.

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati dell’indagine congiunturale del sistema camerale dell’Emilia-Romagna.

In ambito produttivo, secondo l’indagine qualitativa del sistema camerale, è emersa una situazione coerente con quella relativa al volume d’affari. La percentuale di imprese che ha accusato cali ha prevalso nettamente su chi, al contrario, ha dichiarato aumenti. Il saldo tra chi ha dichiarato aumenti e chi, al contrario, diminuzioni della produzione è risultato negativo per 51 punti percentuali, in peggioramento rispetto alla situazione emersa nei primi nove mesi del 2011. Tra le classi dimensionali, spicca l’andamento assai negativo delle imprese più strutturate, da 50 a 500 dipendenti (-59 punti), ancora più accentuato rispetto a quanto rilevato un anno prima (-46 punti).

Anche il sondaggio eseguito dalla Banca d’Italia tra settembre e ottobre 2012, su un campione di oltre 50 imprese edili con sede in regione e con almeno venti addetti, ha registrato una situazione di segno negativo. Per oltre la metà degli intervistati, il valore totale della produzione si sarebbe collocato al di sotto del livello raggiunto nel 2011, a fronte di un quinto che lo ha invece accresciuto. Oltre il 40 per cento del campione ha dichiarato che chiuderà l’esercizio 2012 in perdita, in forte aumento rispetto alla quota del 28 per cento rilevata nel 2011. Le attese per il 2013 appaiono tuttavia meno pessimistiche. La quota d’imprese che prevede una ulteriore diminuzione del valore della produzione è scesa al 15 per cento a

1 Si tratta del Decreto Legge n. 83/2012 (“Misure urgenti per la crescita del Paese”), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 26 giugno.

fronte del 44 per cento che invece prospetta un aumento e con tutta probabilità le commesse legate alla ricostruzione post-terremoto e il decreto sulle agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni sono alla base di queste aspettative. Quanto al clima delle imprese, i dati nazionali destagionalizzati disponibili fino a ottobre hanno evidenziato una situazione meno grigia rispetto al 2011, ma comunque attestata su livelli di ottimismo generalmente bassi se rapportati al passato.

Nell’ambito della piccola impresa, un ulteriore contributo all’analisi congiunturale è offerto dall’indagine, limitata al primo semestre, effettuata dall’Osservatorio congiunturale sulla micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti) promosso da Cna e Federazione Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia Romagna. Nelle 1.063 imprese intervistate è emersa una situazione negativa, anche se in termini meno accentuati rispetto a quanto registrato un anno prima. E’ dal terzo trimestre del 2008 che le micro e piccole imprese edili dell’Emilia-Romagna registrano cali tendenziali reali del fatturato, se si eccettua l’episodico e limitato incremento registrato nel secondo trimestre 2010 (+0,4 per cento). Questo andamento deve essere interpretato con la dovuta cautela, in quanto le analisi si basano su dati raccolti per fini contabili, che non sempre possono riflettere l’andamento reale, ma resta tuttavia un segnale negativo. Nel primo semestre 2012 il fatturato totale valutato in termini reali2 è diminuito del 2,7 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Segnali poco incoraggianti sono inoltre venuti dagli investimenti, che sono apparsi in flessione del 20,0 per cento, consolidando la tendenza negativa in atto dalla primavera del 2011. Per le sole immobilizzazioni materiali la diminuzione è stata del 18,8 per cento.

Il calo del fatturato registrato nelle micro-imprese edili è stato appesantito dal nuovo aumento dell’1,9 per cento della spesa destinata ai consumi (materiali, energia, ecc.), che ha consolidato la fase espansiva in atto dal primo trimestre 2010. Qualche spiraglio positivo è tuttavia venuto dalle spese destinate alle retribuzioni e assicurazioni, che nel primo semestre 2012 sono apparse in calo rispettivamente del 7,4 per cento e 4,6 per cento. Nell’ambito del costo di costruzione di un fabbricato residenziale, l’indice nazionale calcolato da Istat ha registrato nei primi nove mesi del 2012 una crescita del 2,4 per cento nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente, in rallentamento rispetto alla crescita del 3,9 per cento riscontrata un anno prima.

Nel Paese, l’indagine Istat sulla produzione edile ha registrato una situazione di segno negativo. Nei primi nove mesi del 2012 la produzione edile ha registrato una diminuzione in termini grezzi pari al 14,1 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Una situazione dello stesso segno ha caratterizzato l’andamento corretto per gli effetti del calendario (-14,0 per cento), che ha riflesso i cali tendenziali registrati in ogni mese.

Per quanto concerne le prospettive a breve termine relative all’evoluzione del quarto trimestre 2012 rispetto al terzo - siamo tornati all’indagine del sistema camerale - è emerso un diffuso pessimismo. La quota di imprese che nel terzo trimestre ha prospettato incrementi del volume d’affari è stata di appena il 9 per cento, a fronte del 38 per cento che ha invece ipotizzato diminuzioni. La prevalenza dei giudizi negativi ha riguardato tutte le classi dimensionali, con una particolare rilevanza per la piccola dimensione, da 1 a 9 dipendenti. Nelle grandi imprese da 50 a 500 dipendenti ottimisti e pessimisti si sono invece sostanzialmente equivalsi, e su questo atteggiamento possono avere influito le attese sui piani di ricostruzione post-terremoto.

2.6.3 L’occupazione. Primo consuntivo

L’occupazione è apparsa in recupero, interrompendo la tendenza negativa avviata nel 2008.

Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, nei primi nove mesi del 2012 la consistenza degli occupati, pari a circa 126.000 unità, è cresciuta mediamente in Emilia-Romagna del 3,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2011, in contro tendenza rispetto a quanto avvenuto sia in Italia (-5,1 per cento), che nella ripartizione Nord-orientale (-3,5 per cento). La ripresa è da attribuire al buon andamento del secondo (+16,7 per cento) e terzo trimestre (+6,4 per cento), i cui aumenti hanno arginato la pesante flessione registrata nei primi tre mesi (-12,8 per cento). Non è da escludere che tale andamento possa essere stato influenzato dai primi lavori di sistemazione dei fabbricati danneggiati dal terremoto del 20 e 29 maggio. Al di là del recupero, occorre tuttavia sottolineare che il livello dell’occupazione dei primi nove mesi del 2012 è risultato nettamente inferiore (-15,6 per cento) a quello dell’analogo periodo del 2008, prima cioè che la crisi cominciasse a manifestarsi in tutta la sua gravità.

La crescita che in termini assoluti è equivalsa a circa 4.000 addetti, è stata determinata dagli occupati alle dipendenze (+9,1 per cento), a fronte della flessione del 4,2 per cento degli occupati autonomi e

2 I dati vengono deflazionati utilizzando l’indice del costo di costruzione di un fabbricato residenziale.

questo andamento spiccatamente negativo si è coniugato al ridimensionamento della compagine imprenditoriale che a fine settembre 2012 ha registrato una diminuzione tendenziale dell’1,8 per cento, equivalente in termini assoluti a 1.394 imprese attive.

I primi nove mesi del 2012 hanno confermato la netta prevalenza degli occupati maschi, che hanno inciso per il 92,0 per cento del totale dell’occupazione. Nei primi nove mesi i maschi hanno beneficiato di una crescita di circa 4.000 addetti rispetto all’analogo periodo del 2011, a fronte della sostanziale stabilità delle femmine.

2.6.4 Le previsioni occupazionali. La quindicesima indagine Excelsior

Tale indagine, che viene svolta tradizionalmente nei primi mesi dell’anno, valuta le intenzioni di assunzione delle imprese edili con almeno un dipendente. Si tratta di previsioni che sono ovviamente influenzate dal clima congiunturale del momento nel quale cade l’intervista. Possono pertanto essere suscettibili, in un secondo tempo, di cambiamenti in positivo o in negativo. Nel settore edile, la vincita di un appalto oppure l’acquisizione di una grossa commessa, magari imprevista, può mutare in positivo il quadro di previsioni prima improntate al pessimismo. Nel caso dell’Emilia-Romagna, i lavori legati alla ricostruzione post-terremoto potrebbero avere mutato in positivo le prospettive.

2.6.4.1. Il movimento occupazionale

Per il 2012 l’indagine Excelsior ha registrato una tendenza decisamente negativa, frutto di un clima influenzato dal perdurare della crisi. Come accennato precedentemente, i lavori legati alla ricostruzione potrebbero tuttavia avere mutato radicalmente il quadro delle previsioni formulate nei primi mesi del 2012, rendendo la situazione meno pesante.

Secondo le intenzioni delle imprese, il settore delle costruzioni dovrebbe chiudere il 2012 con una flessione degli occupati alle dipendenze pari al 4,7 per cento, in termini più accentuati rispetto a quanto previsto per l’industria in senso stretto (-0,7 per cento) e i servizi (-0,8 per cento). A inizio 2011 il clima era apparso ugualmente negativo, anche se in misura più contenuta (-1,9 per cento). L’atteggiamento pessimista delle imprese edili è abbastanza comprensibile, se si considera che il volume d’affari è apparso in costante calo dall’estate del 2008 fino al primo trimestre 2012. Il settore edile si è pertanto distinto per uno spiccato pessimismo. Nessun comparto dell’industria ha evidenziato una previsione più negativa e lo stesso è avvenuto nei servizi.

A 1.570 assunzioni, compresi gli stagionali, dovrebbero corrispondere 5.190 uscite, per un saldo negativo di 3.620 unità, largamente superiore a quello di 1.540 prospettato per il 2011.

Dal lato della dimensione, è da sottolineare che le aspettative negative hanno riguardato ogni classe dimensionale, con una accentuazione particolare per la piccola impresa da 1 a 9 dipendenti, nella quale è preponderante l’artigianato (-7,1 per cento) e la grande dimensione, con almeno 250 dipendenti, più orientata all’acquisizione di grandi commesse pubbliche (-4,9 per cento).

2.6.4.2 Le assunzioni per tipo di contratto

Il 27,8 per cento degli assunti dovrebbe venire inquadrato con contratto a tempo indeterminato, in misura più contenuta rispetto al 30,5 per cento dell’industria in senso stretto, ma più ampia in rapporto al 21,1 per cento del totale di industria e servizi. Se guardiamo al passato, le assunzioni stabili previste per il 2012 hanno accresciuto il loro peso (nel 2011 la quota era attestata al 23,5 per cento) in contro tendenza rispetto all’andamento generale. L’occupazione precaria ha rappresentato il 50,9 per cento delle assunzioni (era il 46,2 per cento nel 2011), in misura largamente superiore sia al totale dell’industria in senso stretto (36,7 per cento) che a quello generale di industria e servizi (30,7 per cento). La percentuale più elevata di assunzioni a tempo determinato, pari al 32,7 per cento delle assunzioni, è stata destinata alla copertura di picchi di attività, in misura largamente superiore alla corrispondente quota del 17,4 per cento relativa all’industria in senso stretto e quella generale del 16,0 per cento. In un momento di forte crisi, l’edilizia manifesta un bisogno di flessibilità superiore a quello di altri settori. Il concomitante aumento del peso dei contratti stabili e a termine è andato a scapito dell’apprendistato, che è apparso molto meno diffuso rispetto al 2011 (3,3 per cento contro 9,2 per cento), oltre che inferiore alla quota del 6,2 per cento dell’industria in senso stretto e generale del 4,7 per cento. La caduta di questi contratti

potrebbe dipendere dalla maggiore esigenza di assumere personale precario per fare fronte a picchi di attività, sottintendendo figure professionali già in grado di essere operative e non da addestrare.

Rispetto ad altre attività, l’edilizia si caratterizza per la minore incidenza di lavoro stagionale rappresentato da una percentuale del 17,6 per cento, a fronte della media industriale del 22,5 per cento e generale del 40,0 per cento. Rispetto alle previsioni per il 2011 (18,7 per cento), c’è stato un moderato riflusso.

2.6.4.3 Le assunzioni non stagionali per qualifica ed esperienza

Le assunzioni non stagionali sono per lo più costituite da maestranze specializzate (45,1 per cento), in misura largamente superiore alla media dell’industria in senso stretto (33,3 per cento) e generale (11,1 per cento). Ne discende coerentemente che il settore edile ha necessità di reperire personale qualificato in misura maggiore rispetto al resto dell’industria. Il 65,9 per cento delle 1.290 assunzioni non stagionali previste nel 2012 è stato rappresentato da figure professionali con specifica esperienza, rispetto alla media del 62,0 per cento del totale dell'industria in senso stretto e del 52,7 per cento relativo all’insieme di industria e servizi.

Se si analizza il livello di istruzione richiesto, emerge come una sorta di “rottura” con le previsioni dell’anno precedente, nel senso che è aumentato considerevolmente il peso degli assunti con diploma (57,2 per cento contro 28,2 per cento del 2011), mentre è praticamente raddoppiata la quota dei laureati dal 2,9 al 7,7 per cento. All’opposto è praticamente crollata la quota degli assunti senza alcuna formazione specifica, scesa dal 51,6 al 32,5 per cento. Questo sensibile rimescolamento non è di facile interpretazione, soprattutto se si considera che nel settore edile l’esperienza ha sempre prevalso sul possesso di un titolo di studio. Nel 2012 in uno scenario di forte calo delle assunzioni non stagionali previste rispetto al 2011 (da 5.410 a 1.290) c’è stata invece una rivalutazione dei livelli di istruzione, che potrebbe sottintendere una riorganizzazione aziendale come risposta alla crisi, privilegiando di conseguenza il personale amministrativo.

2.6.4.4. Il part-time nelle assunzioni non stagionali

Il dato più saliente è rappresentato dalla ripresa delle assunzioni part-time sul totale di quelle non stagionali. Dal 5,5 per cento del 2011 si è saliti al 19,4 per cento del 2012 per un totale di 250 persone, in gran parte destinate alle imprese più piccole, fino a 49 dipendenti. La percentuale delle industrie edili si è nettamente distinta dalla media dell’industria in senso stretto (5,8 per cento). L’acuirsi della crisi è con tutta probabilità alla base di questa situazione.

Rispetto alla media dell’industria in senso stretto, il part time dell’edilizia ha riguardato più i giovani, ma meno i profili senza esperienza specifica.

2.6.4.5 Le difficoltà di reperimento della manodopera non stagionale

Il reperimento di manodopera può, a volte, rappresentare un problema per le imprese e l’industria edile non fa eccezione. La quindicesima indagine Excelsior ha tuttavia registrato una situazione in miglioramento.

La percentuale di imprese che hanno segnalato difficoltà di reperimento di manodopera non stagionale si è attestata all’11,7 per cento, a fronte della media dell’industria in senso stretto del 24,2 per cento.

Rispetto alla situazione del 2011 c’è stato un miglioramento nell’ordine di circa nove punti percentuali, che segue quello di circa venti punti percentuali del 2011. Il sensibile decremento delle difficoltà di reperimento di personale si coniuga idealmente alla crisi in atto, che ha causato una maggiore disponibilità di manodopera.

La causa principale del difficile reperimento è da imputare essenzialmente al ridotto numero di candidati, che per alcune imprese rappresenta comunque un ostacolo, nonostante la maggiore disponibilità di manodopera dovuta alla crisi. Il motivo è rappresentato da una sorta di “guerra” tra le imprese che cercano di accaparrarsi i profili richiesti. Per ovviare a questa situazione le imprese edili estendono la ricerca in altre province, oppure, e sono la grande maggioranza, utilizzano modalità di ricerca non usate in precedenza, con una intensità (82,8 per cento), che non ha eguali in ambito industriale.

La maggiore remunerazione, o altri incentivi economici, è risultata del tutto assente e anche questo è un segnale della crisi, che induce le imprese a essere estremamente attente sotto l’aspetto dei costi.

2.6.4.6 Le assunzioni di manodopera non stagionale immigrata

Per ovviare alla carenza di personale diventa pertanto necessario per il settore edile ricorrere anche a manodopera straniera, più propensa ad accettare lavori manuali rispetto a quella italiana. Nel 2012 il fenomeno è tuttavia apparso meno evidente, in linea con quanto avvenuto nell’industria. Le imprese edili hanno previsto di assumere da un minimo di 140 fino a un massimo di 170 immigrati, equivalenti questi ultimi al 13,0 per cento delle assunzioni non stagionali contro il 27,3 per cento del 2011 e 19,2 per cento

Per ovviare alla carenza di personale diventa pertanto necessario per il settore edile ricorrere anche a manodopera straniera, più propensa ad accettare lavori manuali rispetto a quella italiana. Nel 2012 il fenomeno è tuttavia apparso meno evidente, in linea con quanto avvenuto nell’industria. Le imprese edili hanno previsto di assumere da un minimo di 140 fino a un massimo di 170 immigrati, equivalenti questi ultimi al 13,0 per cento delle assunzioni non stagionali contro il 27,3 per cento del 2011 e 19,2 per cento

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