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Artigianato

Nel documento Rapporto 2012 (.pdf 2.4mb) (pagine 196-0)

2.12.1. L’aspetto strutturale

Secondo le stime dell’Unione italiana delle camere di commercio riferite al 2009, l’artigianato dell’Emilia-Romagna aveva prodotto valore aggiunto per circa 18 miliardi e 309 milioni di euro, pari al 15,0 per cento del totale dell’economia, appena al di sotto del corrispondente rapporto del Nord-est (15,2 per cento), ma in termini più elevati rispetto alla media nazionale (12,8 per cento). Nelle restanti ripartizioni, l’incidenza dell’artigianato sul reddito si attestava su valori più contenuti rispetto a quelli della regione, spaziando dall’11,0 per cento di Sud e Isole al 13,4 per cento dell’Italia Nord-occidentale.

Secondo i dati Smail (Sistema di monitoraggio annuale delle imprese e del lavoro) a inizio 2012 l’occupazione dell’artigianato si articolava in regione su quasi 315.000 addetti, pari a un quinto del totale.

Siamo di fronte a numeri testimoni del peso dell’artigianato nell’economia della regione. Questa situazione è stata determinata da una compagine imprenditoriale tra le più diffuse del Paese (vedi figura 2.12.1), forte di 140.688 imprese attive, equivalenti al 33,0 per cento del totale delle imprese iscritte al Registro, percentuale questa superiore di circa sei punti percentuali a quella nazionale.

L’importanza dell’artigianato traspare anche dai dati Inps. A dicembre 2010 erano presenti in regione 184.688 titolari d’impresa rispetto ai 180.866 di fine 2000, ai quali aggiungere più di 19.000 collaboratori.

2.12.2. L’evoluzione congiunturale dell’artigianato manifatturiero

Il settore dell’artigianato manifatturiero ha chiuso i primi nove mesi del 2012 con il bilancio più negativo degli ultimi dieci anni, dopo quello del 2009. Il basso profilo del mercato interno, che assorbe gran parte delle vendite, è alla base di questa situazione dai chiari connotati recessivi, che sarebbe apparsa ancora più pesante, se fossero state comprese le imprese localizzate nei comuni colpiti dal terremoto dello scorso maggio, non intervistate per motivi di opportunità.

In un contesto di crescita del commercio mondiale, sia pure a un ritmo più lento rispetto al 2011, la scarsa propensione all’internazionalizzazione, tipica della piccola impresa artigiana, diventa un fattore estremamente penalizzante che impedisce, quanto meno, di limitare i danni dovuti alla recessione interna, contrariamente a quanto avvenuto nelle imprese industriali più strutturate, più aperte alla internazionalizzazione.

Secondo l’indagine del sistema camerale, il periodo gennaio-settembre 2012 si è chiuso con una flessione produttiva del 6,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2011 (-9,2 per cento in Italia). Per restare agli ultimi dieci anni, solo nel 2009 c’è stata una diminuzione più accentuata pari al 15,4 per cento. Il forte calo di output registrato in quell’anno si è pertanto acuito, dopo il tenue parziale recupero che aveva caratterizzato i mesi compresi tra l’estate del 2010 e la primavera del 2011. Gli effetti del pesante calo produttivo sull’occupazione sono stati colti dall’indagine Smail (Sistema di monitoraggio annuale delle imprese e del lavoro), che tra inizio 2008 e inizio 2012 ha registrato in Emilia-Romagna una flessione degli addetti artigiani del 7,5 per cento, con una punta del 12,2 per cento relativa ai dipendenti.

Come si può evincere dalla tavola 2.12.1, la flessione produttiva (in Italia c’è stata una riduzione del 9,2 per cento) è stata la sintesi delle diminuzioni rilevate in ogni trimestre, con una intensità che è andata in crescendo nel corso dei mesi.

Al calo della produzione si è associato un analogo andamento per le vendite, che sono apparse in diminuzione, a valori correnti, del 6,8 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2011 (+0,2 per cento in Italia), e anche in questo caso è da sottolineare che si è aggravata la pesante caduta del 2009 (-13,7 per cento).

La domanda ha ricalcato quanto avvenuto per produzione e vendite. Ogni trimestre è apparso in calo, determinando una situazione per i primi nove mesi decisamente negativa (-7,8 per cento) (-9,2 per cento in Italia). Come per produzione e vendite, anche gli ordini non si sono sollevati dalla pronunciata flessione del 2009 (-15,2 per cento). La domanda estera è invece apparsa meglio disposta. Nei primi nove mesi del 2012 è stato registrato un incremento dell’1,5 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente

(crescita zero per l’Italia), cha ha tratto origine soprattutto dalla buona intonazione del terzo trimestre, a fronte del calo riscontrato nei primi tre mesi e della sostanziale stabilità di quelli primaverili.

Tab. 2.12.1. La congiuntura delle imprese artigiane dell’Emilia-Romagna. Primo trimestre 2003 – terzo trimestre 2012.

(….) Dati non disponibili.

Fonte: Sistema camerale dell’Emilia-Romagna e Unioncamere nazionale.

L’export è apparso in diminuzione dello 0,8 per cento (+0,3 per cento in Italia). La ripresa del trimestre estivo ha solo parzialmente bilanciato i cali dei sei mesi precedenti. Occorre sottolineare che l’impatto su produzione e vendite dell’export resta assai limitato, a causa della scarsa propensione al commercio estero delle imprese artigiane. Secondo i dati dell’indagine del sistema camerale riferiti al 2010, solo il 12 per cento delle imprese artigiane manifatturiere esporta, rispetto alla media del 23 per cento delle

Mesi di produzione assicurata

Variazioni percentuali rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente dal portafoglio Fatturato Fatturato Ordini Ordini ordini a

Trimestri Produzione totale estero totali esteri fine trimestre.

I.2003 -3,1 -2,9 -0,8 -3,4 …. 2,4

II.2003 -4,8 -4,6 -9,3 -4,2 …. 2,8

III.2003 -5,1 -5,7 -3,6 -5,9 …. 1,9

IV.2003 -4,7 -4,8 -2,9 -5,2 …. 2,6

I.2004 -3,0 -3,1 1,1 -3,0 …. 2,9

II.2004 -3,8 -4,0 -1,1 -5,3 …. 3,0

III.2004 -3,3 -2,9 7,5 -2,7 …. 2,3

IV.2004 -2,3 -2,9 -2,5 -2,4 …. 2,7

I.2005 -3,4 -3,8 -3,5 -3,6 …. 2,7

II.2005 -4,0 -3,6 -2,9 -4,3 …. 2,5

III.2005 -3,1 -2,6 4,4 -3,2 …. 2,1

IV.2005 -2,0 -1,8 1,3 -1,4 …. 2,5

I.2006 0,2 0,8 4,1 0,8 …. 3,1

II.2006 2,3 1,9 5,7 1,9 …. 2,3

III.2006 1,4 1,6 1,3 0,4 …. 2,4

IV.2006 3,0 2,6 6,4 2,8 …. 2,8

I.2007 1,9 0,9 0,9 2,3 …. 2,3

II.2007 -1,2 -1,6 -1,2 -1,1 …. 2,6

III.2007 0,2 -1,7 4,6 -1,2 …. 2,2

IV.2007 -0,1 0,5 0,6 -0,1 …. 2,5

I.2008 -2,6 -2,1 1,8 -1,9 …. 2,1

II.2008 -1,3 -0,6 1,9 -1,5 …. 2,0

III.2008 -4,0 -3,0 0,0 -3,3 …. 2,0

IV.2008 -6,0 -4,6 -0,6 -7,1 …. 2,4

I.2009 -12,4 -10,9 -2,1 -13,9 …. 1,6

II.2009 -18,4 -18,8 -8,3 -18,9 …. 1,7

III.2009 -15,3 -14,1 -3,5 -15,6 …. 1,5

IV.2009 -11,8 -11,2 -5,0 -12,5 …. 1,5

I.2010 -7,8 -7,1 -6,6 -6,4 …. 1,5

II.2010 -0,6 -0,7 0,3 -2,6 …. 1,5

III.2010 1,8 2,2 1,9 2,0 …. 2,5

IV.2010 1,4 1,4 -1,3 1,8 …. 1,8

I.2011 -0,1 0,8 3,2 0,4 2,6 1,2

II.2011 0,8 0,2 0,9 -0,1 -1,3 1,6

III.2011 -0,3 -0,2 1,5 -0,3 3,2 1,1

IV.2011 -1,3 -0,7 -1,8 -1,3 0,3 1,2

I.2012 -5,4 -5,2 -3,1 -6,2 -1,9 1,3

II.2012 -6,7 -6,9 -2,7 -7,7 0,7 1,2

III.2012 -7,9 -8,2 3,5 -9,5 2,6 1,3

imprese industriali. Come sottolineato più volte, la minore propensione al commercio estero è una caratteristica delle piccole imprese. L’apertura all’internazionalizzazione comporta spesso oneri e problematiche che la grande maggioranza delle piccole imprese non è in grado di affrontare.

Per quanto concerne il periodo assicurato dal portafoglio ordini, nella media dei primi nove mesi del 2012 è stato registrato un valore piuttosto contenuto, di poco superiore al mese, lo stesso di un anno prima e anche questa situazione rientra nel quadro recessivo emerso dalle indagini congiunturali del sistema camerale.

2.12.3. Il credito

L’attività del Consorzio di garanzia Unifidi1, costituito nell’anno 1977 su iniziativa delle Associazioni regionali CNA e Confartigianato, è apparsa in calo. Secondo l’analisi del Consorzio, i motivi sono per lo più rappresentati dalla riduzione generalizzata del ricorso al credito e dalle restrizioni imposte dalle banche, sempre più caute nel concedere prestiti.

Tra gennaio e settembre 2012 sono state deliberate 7.483 pratiche rispetto alle 9.953 dell’analogo periodo del 2011, per un totale di circa 672 milioni e 645 mila euro, contro i circa 968 milioni e 461 mila di un anno prima.

La battuta d’arresto evidenziata da Unifidi ha trovato eco nei dati divulgati dalla Banca d’Italia relativi agli impieghi bancari delle “quasi società non finanziarie” artigiane. A fine settembre 2012 sono diminuiti dell’11,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2011 (-9,2 per cento in Italia), in misura decisamente più accentuata rispetto al calo complessivo (-3,4 per cento).

Per quanto le “quasi società non finanziarie” costituiscano solo una parte del mondo artigiano, che è caratterizzato dalla forte presenza di imprese individuali (75,0 per cento del totale a fine settembre 2012), resta tuttavia un chiaro segnale di pesantezza della domanda, amplificato dalle restrizioni di accesso al credito.

Per quanto concerne i depositi bancari delle “quasi società non finanziarie” artigiane è stata registrata una situazione in forte espansione. A fine settembre 2012 sono ammontati in Emilia-Romagna a circa 732 milioni e 646 mila di euro, superando del 13,9 per cento l’importo di un anno prima (+5,0 per cento in Italia). Di buono spessore è apparsa anche l’evoluzione complessiva dei depositi (+10,1 per cento). Nel corso dei primi nove mesi del 2012 le somme depositate hanno raggiunto il culmine a giugno, con 753 milioni e 390 mila euro, per poi rifluire considerevolmente nel bimestre successivo e quindi risalire decisamente.

2.12.4. L’occupazione

Secondo i dati di Smail (sistema di monitoraggio annuale delle imprese e del lavoro), a inizio 2012 l’occupazione nelle imprese artigiane dell’Emilia-Romagna è ammontata nel suo complesso a 314.799 addetti, vale a dire lo 0,9 per cento in meno rispetto alla situazione di un anno prima. L’impoverimento della consistenza degli addetti si è consolidato. Se si effettua il confronto con la situazione di inizio 2008 si ha una flessione del 7,5 per cento, equivalente a 25.656 addetti.

Per quanto riguarda le posizioni professionali, tra inizio 2011 e inizio 2012, è stata l’occupazione alle dipendenze – è equivalsa al 45,2 per cento degli addetti – ad accusare il calo più accentuato, pari all’1,3 per cento, a fronte del calo dello 0,5 per cento degli imprenditori.

Sotto l’aspetto settoriale, sono stati i rami dell’agricoltura e dell’industria a pesare sulla diminuzione complessiva dell’occupazione, con cali rispettivamente pari all’8,8 e 1,5 per cento, mentre le attività del terziario sono apparse in leggera crescita (+0,5 per cento), per effetto dell’aumento dei dipendenti (+1,8 per cento), che ha compensato la diminuzione dello 0,4 per cento degli imprenditori.

In ambito industriale, il settore manifatturiero che ha rappresentato circa il 35 per cento del totale degli addetti dell’artigianato, ha ridotto l’occupazione dello 0,8 per cento rispetto alla situazione di inizio 2011, riflettendo le diminuzioni di due dei comparti numericamente più consistenti, vale a dire il metalmeccanico (-0,5 per cento) e la moda (-1,2 per cento). Altri cali di una certa rilevanza hanno riguardato il settore del legno e sughero2 (-4,9 per cento) e la fabbricazione di mobili (-3,8 per cento). Le eccezioni più

1 Unifidi Emilia-Romagna ha nel tempo ampliato la propria attività tramite varie modifiche statutarie effettuate nel 1993, 2004 e 2008, anno nel quale è avvenuta la fusione per incorporazione di quattordici cooperative di garanzia esistenti sul territorio regionale.

2 Comprende anche la fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio. E’ esclusa la produzione di mobili.

significative per la consistenza degli addetti sono state costituite dall’alimentare (+0,6 per cento), dalla fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+1,3 per cento) e dalla riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchi meccanici, i cui addetti sono aumentati del 4,1 per cento rispetto a un anno prima e del 9,3 per cento nei confronti di inizio 2008. Le costruzioni hanno ridotto l’occupazione del 2,4 per cento e la diminuzione appare ancora più ampia, se si effettua il confronto con la situazione di inizio 2008 (-10,3 per cento).

Il terziario, come accennato precedentemente, è apparso in leggera crescita, grazie soprattutto ai buoni andamenti evidenziati dai servizi di ristorazione (+7,1 per cento), dall’attività di servizi per edifici e paesaggio3 (+3,6 per cento) e dalle “altre attività di servizi per la persona” (+1,5 per cento), che comprendono la gamma di professioni quali barbiere, estetista, parrucchiere, ecc. Un altro aumento degno di nota, che si può ascrivere alla “new economy”, ha riguardato la produzione di software, consulenze informatiche e attività connesse (+6,5 per cento). Tra i settori del terziario in calo è da sottolineare quello del 2,1 per cento accusato dai trasporti terrestri e mediante condotte, che sale al 9,7 per cento se il confronto viene eseguito con la situazione di inizio 2008, oltre alla flessione del 2,6 per cento osservata tra i riparatori di computer e di beni personali e per la casa.

2.12.5. Gli ammortizzatori sociali

La fase recessiva che ha caratterizzato i primi nove mesi del 2012 non ha tuttavia provocato un aumento del ricorso alla Cassa integrazione guadagni, che è invece apparso in netto calo. Si è trattato di interventi in deroga alle leggi che disciplinano l’erogazione della Cig4.

Tra gennaio e ottobre le relative ore autorizzate in Emilia-Romagna all’artigianato sono ammontate a poco più di 6 milioni e mezzo, con una flessione del 41,5 per cento rispetto all’analogo periodo del 2011.

Ogni settore è apparso in calo, in particolare quello metalmeccanico, le cui ore autorizzate sono scese da 5.197.719 a 2.655.822 (-48,9 per cento). Il sistema moda ne ha registrate circa 1 milione 261 mila e anche in questo caso è da sottolineare la pronunciata flessione avvenuta nei confronti dell’anno precedente (-46,6 per cento).

2.12.6. La consistenza delle imprese

La compagine imprenditoriale dell’artigianato dell’Emilia-Romagna si è articolata a fine settembre 2012 su 140.688 imprese attive, vale a dire l’1,5 per cento in meno rispetto all’analogo periodo del 2011 (-1,3 per cento in Italia), equivalente a un totale, in termini assoluti, di oltre 2.100 imprese.

Se analizziamo l’andamento dei vari rami di attività possiamo notare che ognuno di essi ha contribuito al calo generale. L’agricoltura che ha rappresentato appena lo 0,8 per cento del totale delle imprese attive artigiane, è apparsa nuovamente in calo (-0,9 per cento) e lo stesso è avvenuto per le attività industriali che costituiscono il gruppo più consistente (64,9 per cento del totale), le cui imprese sono scese nell’arco di un anno da 93.269 a 91.274 (-2,1 per cento). Il terziario che l’anno scorso aveva evidenziato una sostanziale tenuta, a fine settembre 2012 ha accusato un leggero calo tendenziale pari allo 0,4 per cento, equivalente a 197 imprese. C’è inoltre da tenere conto che nel computo delle imprese rientrano anche quelle non classificate, la cui consistenza è salita da 145 a 190 imprese attive (+31,0 per cento).

Se approfondiamo l’analisi settoriale possiamo evincere che la diminuzione è da attribuire principalmente al calo riscontrato in alcuni dei settori numericamente più consistenti, quali costruzioni (-2,0 per cento), manifatturiero (-2,4 per cento) e trasporti e magazzinaggio (-2,4 per cento).

Il settore delle costruzioni ha ripreso la tendenza negativa emersa in tutta la sua evidenza due anni fa, quando si registrò una perdita di 1.495 imprese attive tra settembre 2009 e settembre 2010. Negli anni precedenti c’era stato un vero e proprio boom di imprese, che era tuttavia da ascrivere, in taluni casi, a un mero passaggio dalla posizione professionale di dipendente a quella di autonomo, fenomeno questo incoraggiato da talune imprese in quanto foriero di vantaggi fiscali e previdenziali. Una delle conseguenze di questa situazione è rappresentata dalla presenza di numerose imprese individuali costituite da un solo

3 Comprende le attività di pulizia e disinfestazione.

4 Nei primi dieci mesi del 20121 non è stato registrato alcun intervento non in deroga dell’artigianato rispetto alle 1.376 ore autorizzate di Cig straordinaria dell’analogo periodo del 2011.

addetto, con una forte incidenza straniera, per lo più concentrate nel settore degli “altri lavori di completamento e finitura degli edifici” nel quale è compresa la figura di muratore.

Per quanto concerne il ramo manifatturiero, che è considerato da taluni economisti come il fulcro del sistema produttivo, spicca la flessione del 3,4 per cento accusata dal comparto metalmeccanico, che è equivalsa a 432 imprese. Il comparto numericamente più consistente, rappresentato dalla fabbricazione di prodotti in metallo, escluso macchine e apparecchi, che comprende tutta la gamma di lavorazioni meccaniche generali in subfornitura, è apparso in calo del 3,1 per cento, mentre ancora più ampia è risultata la riduzione del secondo comparto per importanza, cioè la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (-5,3 per cento). Altri cali di una certa rilevanza hanno riguardato la moda (-3,0 per cento), la fabbricazione di mobili (-4,3 per cento) oltre alla filiera del legno (-4,8 per cento), che con tutta probabilità può avere risentito della crisi dell’edilizia, vista la prevalenza di imprese orientate alla produzione di infissi, serramenti, ecc.. Le eccezioni più significative al generale andamento negativo sono venute dalla produzione di alimentari (+0,7 per cento) e, soprattutto, dalla riparazione, manutenzione ed installazione di macchine e apparecchiature, le cui imprese attive sono arrivate a fine settembre 2012 a 2.256 rispetto alle 2.186 di un anno prima (+3,2 per cento) e 1.828 di fine 2009. Questo andamento potrebbe derivare da forme di auto impiego di persone licenziate a causa della crisi.

Fig.2.12.1. Imprese artigiane ogni 10.000 abitanti. Situazione al 30 settembre 2012 .

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Infocamere e Istat.

Nell’ambito dei servizi è da rimarcare la nuova diminuzione delle imprese attive dei trasporti e magazzinaggio (-2,4 per cento), che hanno riflesso l’ulteriore flessione del 2,5 per cento del comparto più consistente, vale a dire il “trasporto terrestre e mediante condotte”. Questo andamento non fa che tradurre le difficoltà vissute dai cosiddetti “padroncini”, messi sempre più alle strette dalla concorrenza dei grandi vettori e dal rincaro del carburante. Altre riduzioni di una certa significatività hanno interessato le

“altre attività dei servizi” (-0,7 per cento), che comprendono tutta la gamma di servizi personali (parrucchieri, barbieri, estetiste, ecc.) e le attività commerciali nelle quali sono compresi i riparatori di auto e moto (-1,7 per cento). Non è tuttavia mancato qualche apprezzabile progresso, come nel caso dei servizi di ristorazione (+2,9 per cento) e delle attività di servizi per edifici e paesaggio 5, che comprendono la pulizia di interni ed esterni di edifici (+5,5 per cento).

L’incidenza dell’artigianato sul totale delle imprese iscritte al Registro imprese si è mantenuta relativamente alta, in virtù di una percentuale pari al 33,0 per cento, superiore di circa sei punti percentuali alla media nazionale. Il settore con la maggiore densità di imprese artigiane è nuovamente

5 Sono comprese le eventuali realizzazioni e manutenzione delle opere connesse (vialetti, ponticelli, recinzioni, laghetti artificiali e strutture simili.

Nel documento Rapporto 2012 (.pdf 2.4mb) (pagine 196-0)