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Scenario economico nazionale

Nel documento Rapporto 2012 (.pdf 2.4mb) (pagine 24-45)

L'Italia ha risentito in misura particolarmente accentuata dell'evoluzione negativa dell'economia globale e delle turbolenze sui mercati. Nonostante la sostanziale solidità del sistema bancario, il ridotto livello di indebitamento delle famiglie e l'assenza di notevoli squilibri sul mercato immobiliare, il nostro paese è stato investito dalla crisi con particolare intensità a causa dell'elevato livello del debito pubblico, della forte dipendenza dell'attività economica dall'andamento del commercio internazionale e delle deboli prospettive di crescita nel medio termine. È stata messa in atto un ampia gamma di misure di politica economica comprendenti riforme strutturali per favorire la crescita e provvedimenti che vanno nella direzione del consolidamento della finanza pubblica. Ciò nonostante ci si attende che la fase di contrazione dell’economia debba proseguire nel breve termine per effetto delle restrizioni del bilancio pubblico, del debole stato della fiducia delle imprese e dei consumatori e per la restrizione subita dall’offerta del credito. Una crescita debole, quando pur si manifesterà, continuerà a mantenere una pressione sull’evoluzione dell’occupazione, dei salari, ma storicamente ha manifestato scarsa capacità di limitare l’andamento dei prezzi.

Ci si attende che l’economia torni a crescere nel corso del 2013, ma solo se potranno essere acquisiti graduali miglioramenti nella competitività, nella fiducia degli imprenditori e delle condizioni finanziarie, di quelle del sistema bancario, ma in particolare della finanza pubblica. Le riforme adottate per stimolare la competitività che introducono una maggiore concorrenza nei mercati dei beni e servizi e del lavoro dovranno essere pienamente applicate affinché possano risultare efficaci.

Non mancano rischi al ribasso rispetto a questa attesa, se la crescita non risulterà quella indicata dal governo, come alcuni istituti internazionali ritengono, l’andamento del deficit pubblico imporrà una nuova fase di politica fiscale restrittiva nel corso del 2014.

1.2.1. I conti economici nazionali Prodotto interno lordo

La seconda fase della “double deep recession” in cui si trova l’economia italiana ha avuto inizio con il terzo trimestre dello scorso anno, prosegue tutt’ora e non ci si attende a breve un’inversione di tendenza.

Per l’anno in corso, nel primo trimestre si è registrata una flessione congiunturale del Pil dello 0,8 per cento. Nel secondo trimestre l’andamento è risultato pressoché analogo (-0,7 per cento), mentre nel terzo trimestre si è avuto un rallentamento della tendenza negativa e la flessione è stata pari a solo lo 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente.

Nel complesso dei primi nove mesi dell’anno, il prodotto interno lordo italiano si è ridotto del 2,0 per

Fig. 1.2.1. Prodotto interno lordo, valori concatenati, dati destagionalizzati e corretti.

Numero indice (2005=100) e tasso di variazione sul trimestre precedente.

Fonte Istat, Conti economici trimestrali

80 90 100 110

-4,0 -3,0 -2,0 -1,0 0,0 1,0 2,0

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Variazione congiunturale (%, asse sx)

Numero indice del Pil (2005=100, asse dx)

cento sullo stesso periodo dell’anno precedente. La specifica gravità della crisi del nostro paese è evidente se si considera che in termini reali il prodotto interno lordo italiano si trova ora di pochissimo (2 decimi di punto percentuale) al di sopra dei livelli minimi toccati nella recessione precedente (secondo trimestre 2009) e a 3 decimi di punto dai livelli minimi della lunga fase di stagnazione sperimentata tra il 2001 e il 2003, riferiti al terzo trimestre del 2001 (fig. 1.2.1).

Negli ultimi mesi, gli enti internazionali e gli istituti di ricerca hanno rivisto in senso negativo le stime economiche di pari passo con l’emergere della gravità della recessione che ha colpito i paesi periferici dell’area dell’euro progressivamente travolti dalla crisi del debito sovrano e dei sistemi bancari nazionali.

Prendiamo quindi in esame le previsioni riguardanti l’Italia. Ci limiteremo alle più recenti, elaborate tra ottobre e novembre, per tenere conto della rapida evoluzione congiunturale. Esse sono state fortemente riviste al ribasso in considerazione degli effetti negativi sulla crescita derivanti sia dalle manovre di riequilibrio fiscale sia dall’incertezza, entrambe connesse alla crisi del debito sovrano nell’Unione europea.

Le attese relative alla variazione del Pil reale italiano per il 2012 sono orientate verso una diminuzione compresa tra il 2,4 e il 2,2 per cento. Per l’anno prossimo non si potrà comunque evitare che la recessione prosegua, anche se ci si attende che la flessione del Pil possa risultare più limitata e compresa tra l’1,0 e lo 0,3 per cento (tabb. 1.2.1-2). Come avvenuto in passato per gli altri paesi periferici coinvolti nella crisi del debito, questa previsione potrebbe risultare però ampiamente ottimistica. La recessione potrebbe risultare ben più acuta a fronte degli effetti a catena indotti dal rallentamento e poi dalla lenta ripresa della crescita internazionale, dalla politica fiscale restrittiva, dal razionamento e dall’irrigidimento delle condizioni del mercato del credito, nonostante la politica monetaria espansiva della

Fig. 1.2.2. La previsione del Governo, quadro macroeconomico e finanza pubblica (tassi di variazione), disoccupazione e debito della P.A in percentuale del Pil(rapporti percentuali).

Fonte: MEF, Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2012, 20 settembre 2012

Fig. 1.2.3. La previsione dell’Ocse per l’Italia, tasso di variazione sull’anno precedente e rapporto tra indebitamento della P.A. Pil.

Fonte: Oecd, Economic Outlook, 28th November 2012

+0,4 +0,4

Import Export Consumi privati Investimenti fissi lordi

Indeb.A.P. /Pil 2011 2012 2013

Bce, dai comportamenti difensivi messi in atto dagli operatori economici per tutelarsi dall’incertezza.

Nella nota aggiuntiva al Documento di economia e finanza di settembre (fig. 1.2.2), le indicazioni fornite dal Governo avevano prospettato una diminuzione del Pil del 2,4 per cento per l’anno in corso e un’ulteriore riduzione dello 0,2 per cento nel 2013, un’evoluzione che allo stato attuale appare ottimistica, soprattutto in considerazione dei vincoli di politica fiscale.

Commercio estero

Il commercio internazionale rallenta la sua crescita, ma con la recessione la riduzione delle importazioni determina un miglioramento del saldo tra export e import di beni e sevizi.

Secondo i dati dei conti economici trimestrali (a valori concatenati, destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi), nei primi sei mesi dell’anno le importazioni hanno accusato una pesante flessione (-8,7 per cento), mentre è proseguita la crescita delle esportazioni, seppure con un notevole rallentamento (+1,5 per cento). Effettuando l’analisi a valori correnti, destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, risulta che la flessione delle importazioni si riduce al 5,3 per cento, mentre la crescita delle esportazioni appare del (+3,8 per cento). La diversa dinamica dei prezzi giustifica questo risultato, essendo caratterizzata da una più forte ripresa per il complesso delle importazioni, determinata dall’aumento delle quotazioni delle materie prime, a fronte di un minore incremento del deflatore delle esportazioni, per effetto della pressione esercitata dalla crisi di domanda mondiale. Il saldo estero è quindi divenuto positivo, passando da un deficit di 17.645 milioni di euro nei primi sei mesi dello scorso anno, ad un attivo di 3.688 milioni di euro nello stesso periodo di quest’anno.

I dati doganali grezzi mensili in valore riferiti solo alle merci, mostrano come il rallentamento della crescita mondiale e la recessione europea ed italiana in particolare hanno condotto ad un forte rallentamento della dinamica delle esportazioni, che a settembre hanno subito anche un calo tendenziale (-4,2 per cento), e ad una forte diminuzione tendenziale delle importazioni, avviata dal dicembre dello scorso anno, tutt’ora in corso e probabilmente in ulteriore accelerazione. Ne è risultato comunque un netto miglioramento del saldo commerciale divenuto positivo.

Nel periodo gennaio-settembre 2012, rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, le esportazioni sono aumentate del 3,5 per cento (289,9 miliardi di euro), con un andamento quasi divergente sui mercati dei paesi extra Ue (+9,1 per cento) rispetto a quelli comunitari (-0,7 per cento). Le importazioni sono invece diminuite del 6,0 per cento (285,8 miliardi di euro), mostrando una tendenza più marcata (-8,1 per cento) per quelle originanti da paesi dell’Unione europea e meno accentuata (-3,7 per cento) per quelle provenienti dall’area extra Ue (fig. 1.2.4). L’aumento del valore delle esportazioni, confrontato con lo stesso periodo dello scorso anno, è stato determinato da una crescita dei valori medi unitari (+4,5 per cento) a fronte di una lieve riduzione dei volumi (-0,9 per cento). Questa discrepanza è risultata ancor più ampia dal lato delle importazioni, per le quali i valori medi unitari hanno registrato un incremento analogo a quello riferito alle esportazioni (+4,5 per cento) mentre i volumi sono scesi

Tab. 1.2.1. Previsioni per l'economia italiana effettuate negli ultimi mesi, variazioni percentuali annue a prezzi costanti salvo diversa indicazione. Anno 2012

Governo Csc Fmi Prometeia Istat Ue Com. Ocse

set-12 set-12 ott-12 ott-12 nov-12 nov-12 nov-12

Prodotto interno lordo -2,4 -2,3 -2,4 -2,4 -2,3 0,4 -2,2

Importazioni -6,9 -7,3 -7,7 -6,5 -7,9 0,8 -7,3

Esportazioni 1,2 0,6 0,7 0,9 1,3 5,0 0,9

Domanda interna -4,6 n.d. -4,5 -5,0 -0,7 -4,5

Consumi delle famiglie -3,3 -3,3 -3,2 -3,4 -3,2 0,4 -3,2

Consumi collettivi -0,6 -1,6 n.d. -0,9 -1,2 -0,2 -0,4

Investimenti fissi lordi -8,3 -7,8 -8,8 n.d. -7,2 -0,7 -8,2

- macc. attrez. mezzi trasp. -10,6 n.d. n.d. -10,0 n.d. 0,6 n.d.

- costruzioni -6,1 n.d. n.d. -5,8 n.d. -2,1 n.d.

Occupazione [a] -1,2 -1,3 -1,2 -1,3 -1,2 -0,2 -0,4

Disoccupazione [b] 10,8 10,6 10,7 10,6 10,6 8,3 10,6

Prezzi al consumo 2,6 [2] 3,0 3,1 3,1 2,7 [2] 2,8 3,2

Saldo c. cor. Bil Pag [c] -1,4 -1,5 1,0 [5] -1,5 0,9 -3,5 -0,9

Avanzo primario [c] 2,9 2,6 3,1 2,9 n.d. 1,4 n.d.

Indebitamento A. P. [c] 2,6 2,7 2,1 2,7 n.d. 3,9 3,0

Debito A. Pubblica [c] 126,4 126,3 125,6 126,0 n.d. 120,6 127,0

[a] Unità di lavoro standard. [b] Tasso percentuale. [c] Percentuale sul Pil. [1] Tasso di inflazione armonizzato Ue. [2] Deflattore dei consumi privati. [3] Programmata. [4] Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil). [5] Saldo commerciale (in % del Pil). [6]

Investment in equipment.

bruscamente (-10,1 per cento). La recessione nel nostro paese ha ridotto le importazioni, sia quelle provenienti dai paesi Ue, sia quelle provenienti dai paesi extra Ue. Queste ultime sono state però sostenute dalla componente dei prodotti energetici. Analogamente le difficoltà congiunturali in Europa hanno contribuito a limitare le nostre esportazioni destinate ai paesi dell’Unione.

Il saldo commerciale (4,1 miliardi di euro) è divenuto positivo a fronte di quello negativo del corrispondente periodo dello scorso anno (-24,2 miliardi di euro). Esso deriva da un attivo di quasi 8,7 miliardi con i paesi dell’Unione europea e da un passivo per quasi 4,6 miliardi di euro con i paesi non appartenenti alla Ue.

Il rallentamento della crescita internazionale si è riflesso nelle previsioni più recenti, secondo le quali nel 2012 si dovrebbe registrare un’ulteriore decelerazione della dinamica del commercio estero. In termini reali, sono in particolare le importazioni di beni e servizi che per effetto della caduta della domanda interna e della produzione industriale dovrebbero diminuire tra il 7,9 e il 6,5 per cento, mentre le esportazioni dovrebbero continuare a crescere leggermente, tra lo 0,6 e l’1,3 per cento. L’anno prossimo nonostante una domanda interna ancora lievemente cedente le importazioni dovrebbero riprendere a crescere, anche se il range della previsione va da -0,2 e a +1,6 per cento, mentre la ripresa dell’attività e della domanda nei paesi dell’Unione europea potrebbe permettere una crescita delle esportazioni tra l’1,0 e il 3,0 per cento (tabb. 1.2.1-2).

Le indicazioni di settembre del Governo erano di un lieve aumento in termini reali delle esportazioni (+1,2 per cento) contrapposto ad una sensibile flessione delle importazioni (-6,9 per cento), per l’anno in corso (fig. 1.2.2). Con la ripresa della crescita mondiale e l’alleviarsi della recessione italiana, nel prossimo anno si prospettava una ripresa delle importazioni (+1,7 per cento) e una leggera accelerazione della crescita delle esportazioni (+2,4 per cento).

Per le sole merci, a prezzi costanti, secondo Prometeia, le esportazioni dovrebbero aumentare dell’1,5 per cento nel 2012, di contro ad un decremento del 6,8 per cento delle importazioni. Per l’istituto bolognese, con la ripresa della crescita a livello mondiale, le vendite all’estero dovrebbe salire del 2,3 per cento, mentre gli acquisti dall’estero dovrebbero riprendersi leggermente (+1,7 per cento), nonostante la leggera recessione interna attesa per il 2013.

Fig. 1.2.4. Esportazioni ed importazioni, milioni di euro a valori correnti, settembre 2010 – settembre 2012.

Fonte Istat

Tab. 1.2.2. Previsioni per l'economia italiana effettuate negli ultimi mesi, variazioni percentuali annue a prezzi costanti salvo diversa indicazione. Anno 2013

Governo Csc Fmi Prometeia Ref Ue Com. Ocse

set-12 set-12 set-12 ott-12 ott-12 nov-12 nov-12

Prodotto interno lordo -0,2 -0,7 -0,6 -0,3 -0,5 -1,5 -1,0

Importazioni 1,7 0,2 0,9 1,6 0,9 -3,2 -0,2

Esportazioni 2,4 1,0 1,2 2,2 2,4 0,7 2,6

Domanda interna -0,9 n.d. -0,5 -1,0 -2,6 -1,9

Consumi delle famiglie -0,5 -1,2 -1,0 -1,1 -0,7 -1,4 -1,1

Consumi collettivi -1,4 -2,0 n.d. -1,1 -1,5 -1,8 -1,0

Investimenti fissi lordi 0,1 1,0 -0,5 n.d. -0,9 -6,7 -5,1

- macc. attrez. mezzi trasp. 0,9 n.d. n.d. 0,6 n.d. -8,9 n.d.

- costruzioni -0,6 n.d. n.d. 0,1 n.d. -4,5 n.d.

Occupazione [a] -0,3 0,0 -0,6 -0,5 -0,5 -0,8 -0,7

Disoccupazione [b] 11,4 11,1 12,1 11,3 11,4 8,7 11,4

Prezzi al consumo 2,0 [2] 1,8 2,3 1,6 2,0 [2] 2,3 1,9

Saldo c. cor. Bil Pag [c] -1,3 -1,4 1,4 [5] -1,1 1,5 -2,8 0,3

Avanzo primario [c] 4,0 3,6 4,0 3,7 n.d. 3,7 n.d.

Indebitamento A. P. [c] 1,6 1,8 1,4 2,0 n.d. 2,2 2,9

Debito A. Pubblica [c] 127,1 127,8 126,0 126,5 n.d. 121,4 129,6

[a] Unità di lavoro standard. [b] Tasso percentuale. [c] Percentuale sul Pil. [1] Tasso di inflazione armonizzato Ue. [2] Deflattore dei consumi privati. [3] Programmata. [4] Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil). [5] Saldo commerciale (in % del Pil). [6]

Investment in equipment.

Investimenti

Secondo i dati dei conti economici trimestrali gli investimenti hanno fatto registrare una diminuzione del 6,0 per cento in termini reali tra gennaio e giugno di quest’anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A seguito della caduta dell’attività produttiva, gli investimenti in macchinari e attrezzature hanno subito un crollo del 15,1 per cento. La flessione della domanda di beni durevoli ha condotto ad una sensibile diminuzione degli investimenti destinati all’acquisto di mezzi di trasporto (+7,1 per cento). Infine, si è ridotta anche la spesa per investimenti in costruzioni (-3,6 per cento), chiaro effetto della perdurante fase di profonda crisi del settore.

La recessione in corso, lieve a livello europeo, ma marcata a livello nazionale, e il protrarsi dell’attuale fase di restrizione del credito e di chiusura delle fonti di finanziamento diretto per le imprese hanno e avranno effetti negativi sugli investimenti. Per l’anno in corso gli investimenti fissi lordi in termini reali dovrebbero subire una pesante caduta, compresa tra l’8,2 e il 7,2 per cento.

L’andamento dovrebbe risultare ovviamente più pesante per gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, con un decremento compreso tra il 10,9 e il 10,0 per cento, e nuovamente negativo per gli investimenti in costruzioni, in diminuzione tra il 6,5 e il 5,8 per cento.

Il probabile protrarsi della recessione al prossimo anno, durante il quale dovrebbero però apparire i primi segnali di ripresa, dovrebbe riflettersi ancora sul ciclo degli investimenti. L’elevata incertezza conduce a stime diverse, tanto che la variazione attesa dovrebbe risultare compresa in un ampio arco di previsione che va da -5,1 a +1,0 per cento.

Gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto potrebbero al più rimanere stabili, con una variazione compresa tra -0,6 e +0,6 per cento, mentre quelli in costruzioni dovrebbe ancora ridursi, con un variazione stimata tra -3,7 e +0,1 per cento (tabb. 1.2.1-2).

Secondo l’aggiornamento del Documento di economia e finanza di settembre, la caduta degli investimenti fissi lordi reali per l’anno in corso dovrebbe risultare del 10,6 per cento. Nelle attese del Governo si prospetta una loro lieve ripresa (+0,9 per cento) nel corso del 2013 (fig. 1.2.2).

Banca d’Italia ha condotto tra il 21 settembre e il 12 ottobre, l’usuale sondaggio congiunturale sulle imprese con almeno 20 addetti dell’industria in senso stretto e dei servizi privati non finanziari. Dal sondaggio risulta che la propensione a investire rimane modesta: quasi il 60 per cento delle aziende conferma per il 2012 una spesa pari a quella programmata alla fine del 2011, che già implicava un forte calo dell’accumulazione. Circa un terzo ha poi rivisto al ribasso i piani iniziali di investimento. Questo comportamento è stato determinato dal peggioramento, superiore alle attese, sia delle prospettive della domanda, sia delle condizioni di finanziamento. Per il prossimo anno il 29,0 per cento delle imprese prevede un’ulteriore contrazione della spesa per investimenti, mentre il 14,6 per cento ne stima un incremento. Quindi le prospettive per il 2013 non appaiono favorevoli, il saldo percentuale tra coloro che prevedono, rispettivamente, un incremento e una diminuzione dell’accumulazione rispetto all’anno in corso è negativo per quasi 14 punti percentuali, ben più dei 10 punti percentuali risultanti dall’indagine dell’autunno dello scorso anno.

Gli effetti della prolungata debolezza degli investimenti si riflettono sulla capacità produttiva tecnica delle imprese industriali, ossia sulla produzione massima ottenibile utilizzando a pieno regime gli impianti.

un terzo delle aziende valuta che questa si sia ridotta rispetto al picco ciclico più recente della propria attività La perdita del potenziale produttivo è più diffusa fra le imprese la cui produzione aveva raggiunto un massimo prima della crisi del 2008-09, in particolare nel tessile e negli altri comparti della manifattura tradizionale, ma si estende anche a quelle che avevano segnato un recupero nell’ultimo biennio. Solo il 15,8 per cento delle imprese riporta un’espansione della capacità produttiva tecnica.

Consumi delle famiglie e fiducia dei consumatori

Sulla base dei dati dei conti economici trimestrali, i consumi delle famiglie hanno mostrato una sensibile flessione (-3,2 per cento) nella prima metà dell’anno. In questi sei mesi la velocità della loro diminuzione è stata superiore rispetto a quella del prodotto interno lordo.

Le previsioni confermano la debolezza dei consumi, gravati dalla recessione, dallo stato del mercato del lavoro, dall’aumento della pressione fiscale e dall’incertezza delle aspettative. Per l’anno in corso dovrebbe ridursi tra il 3,4 e il 3,2 per cento. Per l’anno prossimo non si prospetta un miglioramento della tendenza e l’andamento dei consumi delle famiglie dovrebbe risultare ancora una volta peggiore di quello del Pil, determinando una riduzione compresa tra l’1,2 e lo 0,7 per cento (tabb. 1.2.1-2).

Le decisioni di spesa delle famiglie sono e continueranno ad essere condizionate dagli effetti negativi sul reddito disponibile della severa manovra di bilancio e della recessione, mentre le riforme strutturali attuate e attese e la difficile condizione del mercato del lavoro aumentano l’incertezza delle aspettative relative al reddito permanente.

Le indicazioni di settembre del Governo sulla dinamica dei consumi sono di una diminuzione del 3,3 per cento per l’anno in corso (fig. 1.2.2), ben superiore a quella del Pil, chiara testimonianza delle difficoltà affrontate dalle famiglie, che per il 2013 dovrebbe risultare però molto più contenuta (-0,5 per cento).

Trascinato dal clima negativo determinato dall’acuirsi della crisi del debito pubblico e dagli effetti della recessione sui redditi disponibili attuali e attesi e sulle aspettative di occupazione, l’indice del clima di fiducia dei consumatori è precipitato da marzo a giugno. Da allora si è leggermente ripreso per poi tornare a cedere leggermente. L’indice mensile a novembre è sceso al nuovo livello minimo assoluto per gli anni a partire dal 1995, anno dal quale è disponibile la serie dei dati (fig. 1.2.5). La media dell’indice, nei primi undici mesi del 2012, è risultata pari a 88,4 un livello sensibilmente inferiore rispetto al valore di 99,0 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Sono risultati in particolare peggioramento i giudizi sull’attuale clima economico del paese e il complesso delle attese a breve sulla condizione personale e del paese.

2.2.2. La finanza pubblica

La finanza pubblica è uno dei nodi più critici del sistema Italia, a causa dell’intreccio tra una crescita limitata e un abnorme debito pubblico, la cui consistenza a fine ottobre ammontava a 1.995.143 milioni di euro, nuova cifra record, in aumento del 5,5 per cento sullo stesso mese dello scorso anno.

I dati parziali divulgati da Banca d’Italia confermano però solo una lievissima tendenza al contenimento del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche, che è ammontato a circa 61,9 miliardi di euro, nei primi nove mesi del 2012, in diminuzione di non più dell’1,1 per cento rispetto ai 62,5 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno.

L’elevato debito pubblico e l’assenza di crescita, o peggio la nuova recessione hanno determinato negli investitori, istituzionali (esteri e nazionali) e nei privati, una crisi di fiducia nei confronti del debito pubblico italiano. La crisi però era stata ampiamente e da tempo preannunciata dall’evoluzione della situazione economica. La crisi è prima di tutto una crisi politica, determinata dall’incapacità politica di assumere i provvedimenti necessari alla sua soluzione e di farlo in tempi corrispondenti alle attese dei mercati. Gli annunci della Bce, gli impegni presi dai paesi partner dell’Ue e l’azione del governo hanno infatti posto un serio freno all’evoluzione della crisi, in particolare nel corso dell’estate.

Ma la situazione resta pesante. Considerando correttamente anche il peso degli aiuti alla Grecia e ai paesi europei in difficoltà il debito pubblico giungerà il prossimo anno a quasi il 130 per cento del Pil.

Ciò conferma che in assenza di un’adeguata ripresa della crescita economica, anche l’attuale livello dei tassi d’interesse sul debito sta determinando un aumento della spesa per interessi destabilizzante per il rapporto tra debito e Pil. In assenza di ulteriori provvedimenti nazionali o di interventi internazionali questa tendenza ci pone nel breve-medio periodo in rotta per il default.

Rendimenti

A ottobre il rendimento dei Btp quotati in borsa, secondo Banca d’Italia è sceso al 4,52 per cento, 140 punti base in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Dall’inizio dell’anno la discesa del rendimento del decennale è stata ben più ampia e pari a oltre 250 punti base. Infatti a inizio dicembre il rendimento del Btp decennale è sceso anche al 4,35 portando lo spread con il Bund tedesco a 295 punti

Fig. 1.2.5. Clima di fiducia dei consumatori, indice destagionalizzato, base 2005=100

Fonte: Istat 80 90 100 110 120

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

serie grezza serie destagionalizzata

base (fig. 1.2.6). Nel marzo scorso era arrivato fino a 275 punti base, ma poi il margine si era notevolmente ampliato toccando quota 530 punti nel luglio scorso.

Il Documento di economia e finanza Nell’aggiornamento del Documento di economia e finanza, il Governo aveva fornito indicazioni in merito alle principali voci di finanza pubblica, facendo riferimento ad una contrazione del Pil del 2,4 per cento nel 2012 e dello 0,2 per cento nel 2013.

Secondo il documento, la spesa corrente al netto degli interessi dovrebbe risultare stabile nell’anno in corso, giungendo a quasi 672,8 miliardi di euro, pari al 43,0 per cento del Pil. Tra le sue componenti dovrebbe ridursi la spesa per redditi

Secondo il documento, la spesa corrente al netto degli interessi dovrebbe risultare stabile nell’anno in corso, giungendo a quasi 672,8 miliardi di euro, pari al 43,0 per cento del Pil. Tra le sue componenti dovrebbe ridursi la spesa per redditi

Nel documento Rapporto 2012 (.pdf 2.4mb) (pagine 24-45)