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Criminalità organizzata nell’Est Europa: origini, sviluppi e attualità

5. Criminalità in Ucraina

L’Ucraina può essere considerata uno dei principali teatri d’azione per le mafie dell’Est Europa. Durante gli anni in cui l’Ucraina era parte dell’Urss, il problema della criminalità era in secondo piano, sia per la politica che per la stampa. Quando, nei primi anni Novanta, l’URSS crollò, la situazione all’interno delle ex repubbliche sovietiche era disastrosa. Tuttavia, secondo quanto scrive Matteo Tacconi nel suo articolo, pubblicato sul giornale online Narcomafie, una categoria di persone trasse giovamento da questa situazione, ossia la schiera di oppositori espulsi dall’URSS negli anni del regime sovietico. Tra questi, alcuni erano intellettuali, ma in buona parte si trattava di criminali espatriati per non essere perseguitati e che, durante il loro esilio, erano venuti in contatto con le mafie occidentali. Il crollo dell’impalcatura sovietica

239C., Fijnaut, L. Paoli, Organized Crime in Europe, concepts, patterns and control policies in the

European Union and beyond, op. cit., p. 477.

240 D. G. Gessa, UK, carne di cavallo negli hamburger. Observer: “Colpa della mafia”, in “Il fatto

quotidiano”, 10 febbraio 2013.

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88 sembrò per questi individui l’occasione tanto attesa per tornare in patria, riscattarsi e mettere in pratica ciò che avevano imparato da altri durante l’esilio, avvantaggiati da una situazione pressoché anarchica.

Contrabbando e racket della prostituzione sono state tra le attività criminali più praticate in Ucraina, ma oggi è il traffico d’eroina che detiene in assoluto il primato. Radio Free Europe242, un’emittente americana in prima linea sulle attività di narcotraffico nell’area post sovietica, ha ben spiegato le dinamiche e i fattori che hanno portato l’Ucraina a diventare il polo centrale per il traffico d’eroina nell’Est Europa. La principale causa è costituita dagli scarsi controlli ai confini tra Russia e Ucraina, facilmente permeabili in diversi punti dalle cisterne d’eroina provenienti dall’Asia Centrale. Inoltre, l’Ucraina, con le sue sterminate campagne lontane dai centri abitati, offre luoghi sicuri e poco controllati per la raffinazione della droga. La merce raffinata imbocca poi la via balcanica, che rifornisce il mercato europeo.

Come si legge nell’articolo di Matteo Tacconi, la rotta terrestre è stata affiancata negli ultimi anni da una seconda via marittima che, attraverso il Mar Nero, collega direttamente Istanbul e Odessa243. Questo ha segnato, innanzi tutto, una diversificazione delle rotte tradizionalmente usate dalla mafia ucraina e, in secondo luogo, l’inizio di una fruttuosa partnership con la mafia turca. «A certificarlo – si legge sempre nell’articolo di Tacconi - sono le cronache, che ricordano come i narcotrafficanti turchi siano stati colti con le mani nel sacco nei grandi sequestri di eroina del 2006: è il caso dell’operazione di Kherson (febbraio 2006), località non distante dal porto di Odessa, dove le forze dell’ordine hanno fermato un furgoncino che trasportava 124 chili di eroina, a bordo del quale è stato identificato un malavitoso turco. Oppure, sempre nel 2006, dell’arresto di un altro uomo con passaporto turco, intento a caricare in un’auto 114 chilogrammi di polvere bianca, nella zona centrale della capitale Kiev244». Entrambi questi elementi hanno contribuito a che la mafia ucraina assumesse un ruolo dominante in Europa, forte anche della debolezza istituzionale e della dilagante corruzione tra gli ufficiali di polizia.

Un mercato particolarmente fruttuoso per la mafia in Ucraina è rappresentato dal settore energetico. E’cosa risaputa che la controversia sul gas tra Ucraina, Russia e Europa si ripresenta ogni anno come un appuntamento rituale, provocando più che

242Notizia disponibile sul sito www.rferl.org

243 M. Tacconi, Ucraina, una rampante holding mafiosa, op. cit. 244

89 semplici disagi. Un’analisi sintetica, ma dettagliata, della situazione geopolitica relativa al rifornimento di metano è fornita da un altro articolo di Marco Tacconi, pubblicato nel 2009: «La Federazione Russa, principale esportatore mondiale di questo idrocarburo, copre il 40% del fabbisogno dei paesi comunitari, alcuni dei quali si approvvigionano totalmente, o in larghissima parte, con metano di origine siberiana o centro-asiatica, estratto nel primo caso o trasportato, nel secondo, da Gazprom, gigante russo dell’energia 245 ». L’ottanta per cento del fabbisogno energetico dell’intera Europa passa per i tubi ucraini, quindi qualsiasi crisi tra Russia e Ucraina coinvolge direttamente anche gli altri paesi.

La mafia si aggiunge a questo quadro già di per sé complicato. Secondo l’analisi di Tacconi particolarmente ambiguo risulta il ruolo di RosUkrEnergo (Rue), joint venture russo-ucraina registrata per motivi fiscali in Svizzera, che ha il compito di intermediare la compravendita di combustibile tra Russia e Ucraina. «Gazprom trasporta sulle proprie pipeline il metano centro-asiatico, - continua Tacconi- specialmente quello turkmeno, diretto in Ucraina (il fabbisogno di Kiev è coperto in larga misura proprio dal gas estratto in Turkmenistan, più economico rispetto a quello siberiano), Rue paga il colosso russo e poi rivende il gas a Kiev, a prezzi maggiori. Questa attività di brokeraggio frutta una montagna di quattrini246». Ciò che non risulta chiaro è proprio la necessità di un intermediario, quando sarebbe di gran lunga più comodo per entrambe le parti accordarsi direttamente attraverso i colossi Gazprom e Naftogaz, la controparte ucraina. In più Rue è spesso al centro di polemiche che la vedono coinvolta in corruzione, clientelismo e crimine organizzato. Da alcune inchieste condotte é risultato che la metà delle azioni della compagnia247 sono detenute da due imprenditori ucraini, tra cui compare il nome di Dmytro Firtash, famoso per le sue strette relazioni con Semyon Mogilevich, famigerato boss mafioso, arrestato a Mosca nel 2008.

L’Ucraina è stata spesso protagonista delle cronache internazionali e recentemente sta vivendo una crisi interna profonda, i cui esiti potranno condizionare non solo il suo futuro, ma quello dell’Europa intera. Un ruolo importante in questa vicenda è stato svolto da Viktor Janukovyč eletto presidente nel 2010. La sua politica di governo è stata molto spesso al centro di polemiche, per la sua condotta anti

245M. Tacconi, La mafia del Gas, in Narcomafie, 10 febbraio 2009. 246 Ibidem.

90 democratica, clientelare, addirittura mafiosa secondo alcuni. Dal maggio 2014 l’Ucraina ha un nuovo presidente, l’imprenditore miliardiario Petro Poroshenko248.

6.

La Transnistria

La Transnistria è formalmente parte della Repubblica di Moldova. Mentre l’URSS rapidamente si sfaldava la Repubblica di Transnistria si dichiarava indipendente in maniera unilaterale. Era il 25 agosto 1991. Due giorni dopo dichiarava la sua indipendenza anche la Repubblica di Moldavia, entità statale autonoma, comprendente anche la striscia di terra della Transnistria e con capitale Chisinau. Il neonato governo moldavo intimò all’armata dell’esercito sovietico di abbandonare il territorio della Moldavia, ma l’esercito russo rimase, combattendo al fianco delle truppe separatiste di Transinistria. Il governo moldavo non aveva le risorse per riappropriarsi del territorio, arrivando ad un cessate il fuoco nel 1992. Di fatto da oltre vent’anni i rapporti tra Moldavia e Transnistria si trovano in una situazione di stallo paradossale: la Repubblica di Transnistria non è riconosciuta dalla comunità internazionale, ma di fatto governa con un’amministrazione autonoma con sede a Tiraspol, elegge il proprio presidente e il proprio parlamento.

Secondo quanto scrive Paolo Sartori su Limes, la lotta al crimine nello spazio ex-sovietico, in vista di una maggiore integrazione europea, si scontra con la volontà di Mosca di recuperare l’influenza persa sui territori che facevano parte dell’Unione Sovietica249. «Opponendosi in tutti i modi possibili alla loro integrazione nell’Unione Europea, Mosca aspira a ricongiungere i territori dell’ex Unione Sovietica, – spiega Viorel Cibotaru, direttore del Moldovan Institute of Euro-integration an Political Studies - mettendoli sotto il protettorato della Russia. Per promuovere questa integrazione, nell’immediato sono stati stanziati 60 milioni di dollari. Nel mirino ci sono la repubblica di Moldova, Transnistria, paesi del Caucaso, Ucraina e Stati

248 Poroshenko è stato membro del governo filo-europeista di Yushenko, ma anche ministro per lo

Sviluppo economico e il Commercio durante il governo di Janukovyč. Sembra aver scelto una linea politica in chiave anti-russa, ma molti si chiedono se non l’abbia fatto per interessi personali, dato che, nel luglio 2013, alla sua azienda dolciaria sono state chiuse le porte del mercato russo, senza una chiara motivazione.

249 P. Sartori, L’insostenibile evanescenza della frontiera orientale, in “Limes”, Il circuito delle Mafie, n.

91 Baltici»250. Secondo questa analisi, Mosca sfrutterebbe i conflitti latenti in questi territori per ottenerne dei vantaggi, o comunque per impedire un’avvicinamento all’Unione Europea. La Transnistria è uno di questi territori a rischio.

Uno dei fattori che desta maggiori preoccupazioni riguardo a questo piccolo lembo di terra è la quantità di armi di cui essa dispone, in quanto proprio in quest’area si trovava uno dei più grandi arsenali dell’Unione Sovietica251. «Da qui sarebbero sparite nel 2009 alcune batterie di razzi Alazan252 – scriveva Massimiliano Ferraro sul sito Narcomafie nel febbraio 2012 - con testate ad isotopi radioattivi schierate per anni a difesa dell’aeroporto della città di Tiraspol. Missili progettati per spargere prodotti chimici nell’aria, riconvertiti dopo la fine della Guerra Fredda in imprecisi e pericolosissimi proiettili radioattivi. La loro esistenza in Transnistria era stata resa nota dal Times nel 2005 ed aveva spinto il Pentagono a monitorarne la posizione via satellite. In questo modo si scoprì che quattro anni dopo ce n’erano dieci in meno253». A questo episodio ne seguì un altro simile nel 2011, confermando i sospetti circa l’esistenza in Transnistria di un importante snodo criminale dedito al traffico di armi e materiale radioattivo.

Secondo il resoconto di Ferraro la polizia moldava si è attivata a seguito di questi preoccupanti episodi, monitorando i traffici nell’area, fino a smascherare una delle bande di contrabbandieri sul punto di ultimare una compravendita con un paese africano nell’agosto del 2011. Il materiale sequestrato aveva un valore di nove milioni di euro sul mercato clandestino di armi, e, tra gli accusati comparivano anche alcuni ex ufficiali di polizia254.

Questa disponibilità di armamenti rende la regione un polo d’interesse per le mafie di tutta Europa, prima fra tutte quella russa, che gode di notevole potere, tanto da essere riuscita ad influenzare anche i risultati delle ultime elezioni presidenziali. Tra le associazioni criminali estere in Transnistria la brigata Solncevo, o brigata del Sole, una delle più potenti organizzazioni mafiose moscovite, è quella che gestisce i maggiori traffici illegali, coltivando strette relazioni con le autorità transnistriane, dalle quali

250 Ivi, p. 173.

251 M. Ferraro, Il regno dei mercanti dell’apocalisse, op. cit. 252

I missili Alazan , capaci di disperdere nell’arco di dieci chilometri sostanze come il cesio-137 e l’uranio-238, sono già stati utilizzati in passato, durante la Guerra del Golfo e nel 1999 dalla Nato contro il regime serbo di Milošević.

253M. Ferraro, Il regno dei mercanti dell’apocalisse, op. cit. 254

92 ricevono protezione in cambio di supporto politico e finanziario255. Inoltre, secondo i servizi di sicurezza occidentali sono proprio le aziende in Transnistria a coprire le azioni losche della criminalità.

Dopo un ventennio di presidenza di Igor Smirnov, nel 2012 è stato eletto Evgenij Ševčuk, considerato da molti un riformatore favorevole a un maggiore dialogo con l’estero. In realtà la situazione non è cambiata affatto, anzi, nel giugno del 2013 il presidente Ševčuk ha firmato una legge sui confini territoriali dello Stato della Transnistria, incrementando i controlli alla dogana su merci e persone256. Secondo quanto scrive Sartori su Limes, sulla base delle dichiarazioni del diplomatico moldovo Chirtoaca, questa legge «configura una strategia concordata con gli sponsor politici di Tiraspol, cioè la leadership della Federazione Russa»257. Secondo le ipotesi di Sartori, questa sarebbe l’ennesima dimostrazione della volontà delle autorità di Transnistria di ostacolare con ogni sorta di provocazione la possibilità di una stabilizzazione della politica moldava, e quindi un suo avvicinamento all’Unione Europea. Dopo tutto, un’eventuale entrata della Moldavia nell’Europa Unita susciterebbe ostilità da parte della Federazione russa. Il ministro degli esteri Sergej Lavrov, nel luglio 2013, ha dichiarato che la scelta che il governo moldavo si trova davanti – Europa o Federazione Russa – potrebbe condizionare il futuro dello Stato. E in effetti l’imposizione di visti da parte della Russia contrarrebbe l’economia moldava del 15 per cento258. Ciò che si teme è che questa zona possa essere l’ultimo teatro, l’ennesimo, di azioni militari perpetrate dal governo russo per non perdere la presa che esercita su questi territori d’importanza strategica, perché al confine con l’Unione Europea.

Tuttavia, nonostante per la Russia sia importante mantenere un caposaldo nella repubblica di Transnistria, Mosca non è politicamente e materialmente pronta a farsi direttamente carico di questo paese, anche dopo che, nel 2006, un referendum ha sancito la volontà della repubblica separatista di essere integrata nel territorio della Federazione russa. Questo perché, dal punto di vista politico, un’eventuale annessione della Trasnistria procurerebbe non poche tensioni tra la Russia e l’Europa, mentre, dal punto

255P. Sartori, L’insostenibile evanescenza della frontiera orientale, op. cit., p. 179. 256 Ivi, p. 173

257 Ivi, p. 174. 258

93 di vista materiale, la Russia non è economicamente pronta a fare suo l’ingente costo del debito che grava sulla Transnistria259.

259 L. Troiano, Benvenuti in Transnistria, il buco nero d’Europa, in Geopoliticamente.wordpress.com, 1

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Capitolo 4