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Strutture e attività del crimine organizzato albanese dagli anni Novanta a ogg

Criminalità Organizzata Transnazionale nell’area Balcanica.

5.1 Strutture e attività del crimine organizzato albanese dagli anni Novanta a ogg

Non esistono stime reali circa l’entità del fenomeno criminale albanese, in

primis a causa della poca attenzione dedicata a questo tema, e poi perchè la corruzione

dilagante tra pubblici ufficiali ha reso del tutto inefficaci le pratiche investigative della polizia albanese. Inoltre, dato il massiccio esodo di albanesi negli anni ‘90, molte cosche si sono annidate all’estero, rendendo al governo albanese ancora più difficoltoso reperire informazioni su di esse.

I gruppi criminali albanesi presentano una struttura flessibile con una gerarchia non troppo rigida, molto simile alla Sacra Corona Unita e alla mafia pugliese. Proprio con i gruppi pugliesi è stata intrapresa una stretta collaborazione, specialmente durante gli anni delle massicce migrazioni illegali verso l’Italia327.

Alcune ricerche, portate avanti sia in Albania che in Italia, hanno evidenziato un frequente ricorso alla violenza da parte delle organizzazioni albanesi328. Le attività da cui la mafia albanese ha tratto maggiori introiti, almeno nei primi anni della transizione, sono state il coordinamento dell’immigrazione illegale e lo sfruttamento della prostituzione. Secondo alcune stime, negli anni ‘90 circa il 25 per cento della popolazione albanese emigrò, con un picco vertiginoso durante la crisi che scoppiò nel 1997. Inoltre, grazie alla sua collocazione geografica, l’Albania è stata un importante punto di transito per gli immigrati provenienti da gran parte dell’Europa dell’Est. Questa attività prevedeva anche la collaborazione di gruppi criminali pugliesi, che si occupavano dei migranti all’arrivo in Italia. Le migrazioni dall’Albania verso l’Italia costituirono più che un problema di sicurezza. Durante le traversate centinaia di persone persero la vita, anche a causa dei respingimenti dei barconi carichi di persone che

326 Ivi, p. 539. 327 Ivi, p. 545.

328 C. Fijnauti, L. Paoli, Organised Crime in Europe, concepts, patterns and control policies in the

120 l’Italia effettuò, utilizzando spesso mezzi militari. Il traffico di migranti, tuttavia, entrò in una fase di crisi agli inizi del ventunesimo secolo, a causa dei rigidi controlli sia della polizia di frontiera albanese, che di quella italiana.

Anche il traffico illegale di armi è stato fonte di ingenti guadagni per il crimine organizzato in Albania, durante gli anni ‘90. L’anarchia che dilagò nel Paese nel 1996- 1997 rese le armi disponibili per tutti. In particolare, durante le rivolte del marzo 1997 la gente comune si organizzò per aprire i depositi e appropriarsi delle armi dello Stato. Il governo non aveva il potere di controllare la situazione, che degenerò, portando il presidente Berisha a dichiarare lo Stato d’emergenza. Le bande armate, oltre a vendere le armi e le munizioni, si contendevano il controllo del territorio, specie al sud, causando scontri armati per le strade con decine di vittime innocenti. Anche dopo l’intervento ONU le armi restarono nelle mani della popolazione e delle bande criminali, che le contrabbandarono in altri paesi, in particolare in Kosovo.

Nell’aprile del 1997 lo Stato promosse delle iniziative per ripristinare la stabilità, concedendo un’amnistia a chi avesse volontariamente riconsegnato le armi. Queste iniziative continuarono per mesi ma, nonostante questi sforzi, una vastissima quantità di armi rimase in circolazione e lo smercio illegale continuò, almeno fino ai primi anni del 2000, quando subì un drastico calo.

Gli anni ‘90 avevano favorito anche un’altra forma di attività illegale in Albania, il crimine economico. Le piramidi finanziarie erano state organizzate da società private, ma dichiarate legali dal governo. Queste società, alcune delle quali sotto il controllo diretto di grandi organizzazioni criminali, operavano frodi su larga scala e spesso prevedevano anche partecipazioni estere329. Tuttavia, dopo il crollo delle piramidi, le riforme statali volte ad evitare simili episodi in futuro e la sfiducia che ormai era maturata nei confronti di queste società, costrinsero molte organizzazioni ad abbandonare questo genere di attività, orientandosi verso nuovi orizzonti330. Fu proprio in quegli anni che i gruppi criminali albanesi cominciarono a occuparsi in maniera prioritaria del traffico di droga e della contraffazione di prodotti. Oggi i gruppi organizzati albanesi detengono un ruolo di primo piano dello smercio dell’eroina proveniente dall’Asia, ma spesso si occupano anche della produzione “in loco” di

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La società elvetico-albanese Sejdia ha raccolto nel 1992 migliaia di dollari dai cittadini albanesi, promettendo altissimi interessi. Improvvisamente la società scomparve, senza lasciare alcuna traccia di sé e del denaro.

330 C. Fijnauti, L. Paoli, Organised Crime in Europe, concepts, patterns and control policies in the

121 sostanze stupefacenti, tanto che il paese si è guadagnato il titolo di “Afghanistan d'Europa”331.

Nell’ultimo decennio il governo albanese ha intensificato gli sforzi nella lotta al crimine, anche se i provvedimenti sono spesso risultati inefficaci. Molte critiche si sono mosse in particolare contro Berisha, ex presidente e premier dell’Albania dal 2005 al 2013.

Nel 2012, Shkëlzen Berisha, figlio del premier, è stato accusato di aver stipulato un accordo segreto con due imprenditori dell’energia nei Balcani. «L'azienda croata Dalekovod – sipega Matteo Tacconi - doveva costruire una linea elettrica ad alta tensione tra l'Albania e il Kosovo, permettendo in questo modo di ridurre la dipendenza energetica di quest'ultimo dalla Serbia. Ora, da più di un anno, il progetto è bloccato: secondo i media locali il tutto dipenderebbe da un accordo segreto tra, il figlio del premier albanese e due “baroni” dell'energia nei Balcani: Vuk Hamović e Damir Fazlić. Quest'ultimo sarebbe un “partner” di lunga data della famiglia Berisha332».

Dal 2009 l'Albania è entrata a far parte della NATO e ha proposto la sua candidatura per l’adesione all'Unione Europea, ma per molto tempo Bruxelles ha manifestato il suo diniego, a causa delle polemiche sorte sulla mancanza di democraticità delle politiche di Berisha. La protesta contro il governo è sfociata in una serie di scontri nel gennaio 2011, durante i quali 4 manifestanti hanno perso la vita.

Dal 2013 L’Albania ha un nuovo premier, il socialista Edi Rama, ex sindaco di Tirana per tre mandati consecutivi. Edi Rama ha manifestato la volontà di voler migliorare l’immagine dell’Albania in Europa e in tal senso sembra che si stia muovendo. Nell’ottobre del 2013, ad esempio, è crollato un avamposto dei trafficanti di marijuana in Albania, da anni noto alla polizia italiana e albanese. A Lazarat, una cittadina a 240 a sud di Tirana, «si producono circa 900 tonnellate di cannabis all'anno, - si legge su Repubblica - per un valore di 4,5 miliardi di euro, pari a quasi la metà dell'intero prodotto interno lordo del Paese. Una produzione che coinvolge l'intera comunità, 2200 abitanti, e attira nei campi di marijuana migliaia di lavoratori stagionali dal resto dell'Albania333». Dal 2007 lo Stato tentava di bloccare la coltivazione, ma le bande armate impedivano agli agenti di avvicinarsi. Una situazione paradossale, che si è

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In realtà la quantità di cannabis in circolazione in Europa è solo in minima parte di provenienza albanese. Per lo più viene importata dall’Afghanistan e dal Marocco.

332 M. Tacconi, La mafia albanese sotto inchiesta, in Osservatorio Balcani e Caucaso, 16 ottobre 2013. 333 La Repubblica.it, Albania, assedio a Lazarat, "capitale" della cannabis. Sequestrate oltre 10

122 conclusa quando un corpo superequipaggiato di 800 agenti di polizia è riuscito a riportare l’ordine.

Nel settembre 2014 si è conclusa un’altra operazione di polizia. L’indagine Cassiopea, portata avanti dalla squadra mobile della Questura di Ragusa, ha portato allo scoperto un’organizzazione criminale che gestiva il traffico di droga tra l’Albania e la Sicilia. Gli arrestati, in tutto 28, provenivano dall’Italia, dall’Albania e dalla Romania334.

Le riforme da mettere in atto sono tante, ma i primi frutti di un’impegno nella lotta al crimine sono già visibili ed è sulla base di queste considerazioni che, nel luglio del 2014, L’UE ha finalmente riconosciuto all’Albania lo status di Paese candidato all’adesione.

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Capitolo 5.