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La crisi del maggio e la strategia “terzaforzista” del PSL

Il PSLI e i governi De Gasperi (1947-1951)

1.3 La crisi del maggio e la strategia “terzaforzista” del PSL

I risultati poco soddisfacenti delle elezioni siciliane portarono il PSLI ad un forte irrigidimento nei confronti del governo tripartito. I socialisti democratici, infatti, reagirono molto duramente alla fine del terzo ministero De Gasperi.354 La crisi di maggio, durante la quale apparve chiaro che De Gasperi intendeva porre fine al tripartito e liberarsi della collaborazione di PC e PSI, non venne compresa a fondo dai socialisti democratici anche se la sua conclusione, che vide la permanenza fuori dalla compagine governativa del PSLI, rappresentò un significativo passo in avanti verso la successiva collaborazione governativa avviata nel dicembre 1947. Essa maturò per un insieme di circostanze interne e di carattere internazionale.

Il problema dell’inflazione e della caduta del potere d’acquisto della lira era diventato drammatico; la speculazione borsistica e finanziaria, inoltre, impediva uno sviluppo delle attività imprenditoriali e un ristagno dei livelli di occupazione.355 Agli inizi di maggio, a rendere drammatica la situazione, vi era stato l’eccidio di lavoratori a Portella delle Ginestre.356

Nel marzo il presidente americano Truman aveva annunciato la nuova politica estera americana, basata sulla teoria del containment. Erano seguite crisi governative in diversi paesi europei con l’esclusione dei partiti comunisti dalle coalizioni governative.

Agli inizi di maggio si aprì la crisi di governo in Italia che in una prima fase restò non dichiarata. Risulta molto utile seguire le fasi della crisi di maggio attraverso la stampa quotidiana, che fornisce resoconti dettagliati degli incontri e delle posizioni, attraverso i quali bene si comprendono gli atteggiamenti del PSLI e della sua dirigenza.

354

Dichiarazione della direzione del PSLI, in “L’Umanità”, 14 maggio 1947. Cfr. gli articoli apparti su “L’Umanità” dall’8 al 14 maggio, in cui alle dure critiche all’esperienza tripartita si assommano le prime proposte di collaborazione governativa.

355

Cfr. A. Gambino, Storia del dopoguerra dalla Liberazione al potere DC, Laterza, Roma-Bari 1978, p. 367. Sulla situazione economica del 1947 cfr. V. Castronovo, La storia economica, in AA.VV., Storia d’Italia, vol. IV, Dall’unità a oggi, t. I, Einaudi Torino 1975, pp. 376-83.

356 Cfr. Bandiere abbrunate in tutta Italia per la sanguinosa provocazione reazionaria in Sicilia, in “L’Umanità”, 3 maggio 1947.

La prima questione in discussione riguardò il dibattito sulla situazione economica. Alcuni partiti ritenevano che dovesse svolgersi in Assemblea costituente, mentre PCI e PSI sostenevano che si dovesse discutere prima nell’ambito del tripartito al governo e quindi successivamente, trovata una posizione comune, aprirsi alla discussione dell’Assemblea.

Il quotidiano del PSLI illustrò la situazione, fornendo alcuni particolari molto interessanti:

Mentre il partito di De Gasperi intenderebbe giungere al dibattito nell’attuale stato di latente crisi ministeriale, forse col segreto proposito di farla maturare al calore della discussione pubblica, comunisti e fusionisti, contrari ad una crisi generale ma disposti ad accettare in extrema

ratio un rimpasto e cioè l’inclusione di tecnici nel Ministero, intendono che il governo di

coalizione -se il dibattito ha da esserci- si presenti all’Assemblea forte di un nuovo patto di solidarietà, solennemente sottoscritto. Ad ogni modo l’ordine del giorno votato a conclusione della prima fase dei lavori del Consiglio Nazionale democristiano dà sostanzialmente all’on. De Gasperi il più ampio mandato di regolarsi come meglio crede nell’intricata situazione… Che l’on. De Gasperi covi la crisi lo dimostra anche il fatto che egli ha sollecitato i titolari di alcuni Dicasteri ad accelerare il disbrigo delle pratiche e conterebbe di immettere in determinati posti chiave uomini di fiducia del proprio partito: il Consiglio dei Ministri di oggi dovrebbe, perciò, decidere un vasto movimento di prefetti che contemplerebbe, tra l’altro, il trasferimento del prefetto Vitelleschi da Catania a Roma e la nomina del prefetto Severini a capo della polizia in sostituzione del dott. Ferrari.357

E’ molto interessante la notizia “di corridoio” circa il trasferimento di prefetti fidati, per il legame con la successiva vicenda milanese del trasferimento del prefetto Troilo, che sarà al centro della crisi del quarto governo De Gasperi e del rimpasto conseguente, con l’ingresso di rappresentanti del PSLI.

Sulle difficoltà del governo tripartito, l’analisi e la posizione del PSLI erano nettamente espresse dalla Direzione nazionale:

L’alternativa dinanzi alla quale il Paese si trova -si legge su “L’Umanità”- è tra un Governo cosiddetto di unità nazionale, che non potrebbe che ripetere su più vasta scala le contraddizioni e le conseguenti paralisi dei governi dell’Esarchia e tripartitici che si sono fino ad oggi succeduti, e dall’altra parte un Governo delle forze democratiche e popolari attorno alla spinta e all’iniziativa del socialismo autonomo. Il PSLI non può che guardare con sfiducia a un programma economico affidato ad uno schieramento politico troppo esteso, mentre afferma che la lotta per il miglioramento dei salari reali dei lavoratori italiani e per la ricostruzione del Paese può essere solo condotta sulla base di un piano organico di emergenza, appoggiato dalle organizzazioni

sindacali, che inquadri e concentri l’azione di tutti i dicasteri economici da affidarsi ad un gruppo omogeneo di uomini ispirati da forze socialiste autonome358.

Si evidenziano, in queste dichiarazioni, i due punti centrali nel discorso dei socialisti di Saragat: l’esperienza del tripartito ebbe forti contraddizioni interne, almeno quanto i precedenti governi di “unità nazionale” e quindi si dimostrò incapace di affrontare le crescenti difficoltà economiche. A questo si aggiunse la richiesta di una direzione economica affidata a uomini con grande omogeneità politica, i soli capaci di dare un indirizzo univoco alla politica economica. Ma, dietro a queste prese di posizione ufficiali, gli articoli de “L’Umanità” fanno comprendere come da parte di Saragat non vi fosse una posizione pregiudizialmente contraria al sostegno governativo. Questo atteggiamento derivava dalla consapevolezza della gravità della situazione economica e sociale che richiedeva assunzioni di responsabilità.359

Durante la crisi del maggio i socialisti democratici criticarono duramente i risultati del precedente governo tripartito e chiesero la guida economica del governo.360

La proposta di un piano di ripresa economica occupò lo spazio dei quotidiani fino alla crisi finale del tripartito (14 maggio), con le dimissioni del presidente De Gasperi.

Le posizioni affermate dal PSLI, rispetto alle quali vi era una convergenza sia del Partito d’Azione che del partito della Democrazia del Lavoro, avevano un fondamento importante nella richiesta di una unicità della direzione economica del paese.

Dopo il conferimento all’on. Nitti dell’incarico di costituire il Governo -si legge in un comunicato della direzione del PSLI-, il PSLI ribadisce la sua ferma richiesta di creare e di rivendicare a sé una direzione economica del Governo che si proponga di attuare le misure eccezionali indispensabili alla difesa dell’economia nazionale e alla salvaguardia del salario reale.

358

Dichiarazione della Direzione del PSLI, in “L’Umanità”, 14 maggio 1947.

359 Cfr. I. Giuliani, Dal tripartito al caos, in “L’Umanità”, 9 maggio 1947; Dichiarazioni di

Saragat sulla soluzione della crisi, in “L’Umanità”, 13 maggio 1947.

360 Cfr. Le decisioni del nostro partito, in “L’Umanità”, 17 maggio 1947; G. Saragat, Intermezzo, ibidem, 17 maggio 1947; L’ineluttabile crisi, ibidem, 15 maggio 1947.

A tale proposta il Partito condiziona una sua eventuale accettazione di responsabilità di governo, deciso a restare all’opposizione qualora non venga compresa la imperiosa esigenza economica.361

Nitti, tuttavia, non tenne in considerazione la proposta, e questa fu anche una delle ragioni del fallimento del suo incarico.362 Lo stesso Tremelloni, nelle sue note, ricorda l’incontro avuto in quesi giorni con il presidente incaricato.

Fui inviato a trovarlo, in rappresentanza del PSLI -scrisse Tremelloni dopo un incontro con Nitti-, per sentire quali propositi aveva il vecchio uomo di tato. Rimasi piuttosto insoddisfatto quando mi accennò ai problemi urgenti del paese, tra l’altro esemplificando “tutte queste automobili nei ministeri, in un periodo che necessita di austerità, devono essere soppresse”. Era un po’ pieno di sé stesso. Mi mostrò, su un tavolo del suo studio, un fascio di telegrammi: “Sono - disse- una riprova del consenso che ho dal paese reale”363.

Il 20 maggio Saragat pubblicò un articolo, con cui chiariva i termini della non partecipazione del PSLI e di tutta la Piccola Intesa al governo Nitti. 364

I ministeri economici non potranno essere affidati al gioco delle combinazioni di partito ma organizzati secondo un criterio unico derivante da una visione unica: difendere la lira senza offendere i lavoratori. Non si salva la lira e non si difendono gli interessi della classi lavoratrici che nel quadro di una politica economica di sinistra, omogenea, coordinata e pianificata… La gazzarra della stampa gialla di destra scatenata contro di noi ci inorgoglisce. Le stoltezze di una parte di quella di sinistra ci umiliano e ci farebbero disperare dell’avvenire della democrazia se il consenso unanime che salda tutti i militanti del nostro Partito verso una politica di onestà e di coraggio civile non ci confortasse.365

361 Direzione del PSLI, Le decisioni del nostro Partito, in “L’Umanità”, 17 maggio 1947.

362 Sull’accordo tra Partito d’Azione, Partito della Democrazia del Lavoro e PSLI cfr. “L’Umanità” del 15 maggio 1947.

363 CIRIEC, FTR, Carte personali, 1.1.8.32, note di Tremelloni su Nitti, senza data. 364 Cfr. G. Saragat, La situazione, in “L’Umanità”, 20 maggio 1947.

365 G. Saragat, Chiarezza, in “L’Umanità”, 22 maggio 1947. “Ed ecco qui in Italia quello che si chiama il partito della classe operaia [il PCI] piangere insieme ai giornali di destra sul fallimento del liberale Nitti -scriveva Virgilio Dagnino-. Naturalmente ognuno piange per motivi opposti. Le destre piangono perché sono spaventate dall’idea di dover sottostare ad una disciplina economica antispeculativa. I comunisti piangono perché pensano – a torto o a ragione – che l’incertezza economica sia il miglior terreno di coltura per il loro sviluppo. Le destre pensano d’altro lato che sia giunto il momento d’agire. Esse vogliono spingere i comunisti a mettere in movimento la situazione di piazza per aver pretesto, come nell’altro dopoguerra, a interventi reazionari interni o esterni”. V. Dagnino, Contro il giuoco al massacro, in “L’Umanità”, 25 maggio 1947.

Fallito il tentativo nittiano, l’incarico di formare il governo passò, dopo un breve tentativo di Vittorio Emanuele Orlando, a De Gasperi.366

“Il linguaggio che abbiamo tenuto a Nitti -precisò Saragat- è quello stesso che abbiamo tenuto a Orlando, è quello che teniamo a De Gasperi, è quello che terremo con quel qualsiasi candidato che potesse spuntare domani”.367

La prima risposta data dai socialisti democratici a De Gasperi fu negativa, e riguardava la possibilità di partecipazione a titolo personale di esponenti del PSLI, con particolare riguardo a Roberto Tremelloni.368 La risposta negativa si accompagnava tuttavia a un’atteggiamento possibilista da parte del Consiglio direttivo del partito, il quale intendeva verificare appieno la disponibilità di De Gasperi ad accettare le posizioni e le richieste dei socialisti democratici. La prima di queste condizioni era che il leader democristiano non facesse entrare nel governo rappresentanti della destra; la seconda riguardava ancora una volta la necessità di affidare i quattro principali ministeri economici a uomini dell’opposizione di sinistra, che potessero armonizzare le politiche economiche.369

De Gasperi -scrisse Saragat- avrebbe potuto fare un governo di larga concentrazione comprendente i comunisti, i fusionisti, i partiti dell’opposizione di sinistra ed i democristiani. In questo governo, forte di una sicura maggioranza, i partiti dell’opposizione di sinistra chiedevano di avere il controllo dei principali dicasteri economici. Qualora un partito qualsiasi di questa concentrazione avesse tentato di respingere le richieste costruttive dell’opposizione di sinistra, sarebbe stato facile metterlo di fronte alle sue responsabilità e passare oltre. In tal caso l’esclusione dalla compagine ministeriale del partito ribelle alle esigenze di una politica veramente democristiana e costruttiva sarebbe stata capita dal paese e dalle classi lavoratrici.370

Appariva chiaro, tuttavia, che De Gasperi non aveva nessun interesse a creare un nuovo governo di concentrazione, ma volesse mirare al monocolore

366 Cfr. La direzione socialista dell’economia al centro della crisi ministeriale e Davanti al Paese, in “L’Umanità”, 22 e 23 maggio 1947.

367 G. Saragat, Al centro della crisi, in “L’Umanità”, 28 maggio 1947.

368 Cfr. Gli orientamenti economici socialisti in un’intervista del compagno Tremelloni, in “L’Umanità”, 24 maggio 1947.

369 Il resoconto degli incontri è su “L’Umanità” del 29 maggio 1947. Cfr. anche i verbali delle riunioni del Gruppo parlamentare del Psli (d’ora in poi Gruppo PRL PSDI), Camera dei Deputati, Roma, riunione del 28 maggio 1947.

democristiano con la presenza di tecnici indicati dai partiti della possibile maggioranza parlamentare. Questo mancato accordo segnò il ritiro del PSLI dalle trattative, anche se -come si è detto- molti spiragli erano stati lasciati per una possibile collaborazione governativa, che avrebbero poi diedero diverse e positive conclusioni in occasione della crisi del dicembre successivo. Saragat, infatti, prima di partire per gli Stati Uniti, in un importante colloquio con De Gasperi gli aveva fatto presente come nella fase attuale il PSLI, entrando nel governo coi suoi esponenti tecnici, non si sarebbe potuto assumere la responsabilità della esclusione dei comunisti dalla tradizionale compagine di unità nazionale, ma nello stesso tempo, parlando di “epilogo provvisorio” della crisi, rimaneva molto disponibile a che si preparassero fin dal maggio le basi per un governo nuovo.371

Se le nostre proposte non sono state accolte -scriveva Saragat- lo si deve a due ostacoli provenienti l’uno dai comunfusionisti e l’altro dalle destre… Per i comunfusionisti tutto è meglio di una formula costruttiva. L’ideale per essi è il tripartito anarchico, ma in subordinata sono disposti ad accettare anche un governo di destra, pur di non essere costretti a collaborare ad una politica veramente costruttiva, vale a dire una politica di democrazia socialista. La destra a sua volta, avversava la nostra impostazione per evidenti ragioni di classe, e dopo avere manovrato invano per trionfare l’esperienza anarchica di Nitti, ha ripiegato sulla formula a cui Einaudi dà oggi il sugello, vale a dire tutti i dicasteri economici alle forze della conservazione sociale… dobbiamo attenerci rigorosamente alla nostra piattaforma di lotta, che oggi come ieri è: rivendicazione della direzione economica alla democrazia socialista e repubblicana.372

De Gasperi sembrò comprendere la strategia del PSLI, anche in ragione del fatto che la Costituente avrebbe prorogato i termini dei suoi lavori portandoli al 31

371 “Nonostante la campagna sfrenata di ingiurie e di sciocchezze da cui siamo stati gratificati, vuoi da destra, vuoi dai fusionisti, e di cui il fondo dell’Avanti! di ieri (29 maggio) offre un edificante saggio -commentò Saragat-, la coerenza e l’onestà della nostra posizione non possono essere contestate. De Gasperi non intende mutare la fisionomia del gabinetto di centro-destra da lui vagheggiato”. G. Saragat, Epilogo provvisorio, in “L’Umanità”, 30 maggio 1947. Cfr. De

Gasperi in cammino verso la destra?, ordine del giorno della Direzione del PSLI, in

“L’Umanità”, 30 maggio 1947. “Quando D’Aragona gli ha spiegato l’ordine del giorno Vigorelli, il leader democristiano ha risposto che non può riesaminare le nostre condizioni, se no dovrebbe esaminare anche quelle di tutti gli altri, e passare ad un ministero di concentrazione”. Gruppo PRL PSDI, riunione del 29 maggio 1947. Per la definitiva presa di posizione del PSLI cfr. la dichiarazione della segreteria pubblicata su “L’Umanità” del 4 maggio 1947.

372 G. Saragat, Obbiettivo immediato: riportare a sinistra l’asse della politica governativa, in “L’Umanità”, 1 giugno 1947.Ed anche Gruppo PRL PSDI, riunione del 12 giugno 1947.

dicembre del 1947 e ciò dava la possibilità nei mesi restanti di poter costruire una nuova compagine anche con la partecipazione dei socialisti democratici italiani. Alla metà di giugno il voto di fiducia cui il governo si sottopose vide maturare una spaccatura all’interno del PSLI. Il Gruppo parlamentare, infatti, si divise a metà: ventidue componenti favorevoli all’astensione e altrettanti favorevoli al voto contrario. Anche la delibera dell’esecutivo dei parlamentari socialisti democratici vide una divisione interna con una maggioranza favorevole al voto contrario.373

Non tutti i rappresentanti socialisti democratici in Assemblea costituente, tuttavia, mantennero la disciplina di partito: sette di loro si sarebbero allontanati al momento della votazione.374