• Non ci sono risultati.

La Piccola Intesa e la questione della riunificazione del movimento socialista

Il PSLI e i governi De Gasperi (1947-1951)

1.2 La Piccola Intesa e la questione della riunificazione del movimento socialista

Una delle prime iniziative politiche a carattere nazionale del neonato PSLI fu quella di crearsi un sistema di alleanze e ciò avvenne con il Partito repubblicano italiano, il Partito d’Azione e il partito della Democrazia del Lavoro, con i quali si giunse alla creazione della Piccola Intesa.

Il campo di maggiore impegno della Piccola Intesa furono le discussioni in Assemblea costituente. I continui compromessi fra Democrazia cristiana e Partito comunista italiano erano costantemente criticati e osteggiati dalle formazioni laiche minori. Il PSLI, infatti, si schierò in più occasioni all’opposizione, per esempio a proposito dell’articolo 7, con cui i patti Lateranensi di fatto entrarono all’interno del dettato costituzionale.339

Molto importante fu anche l’impegno dei socialisti democratici sui problemi della difesa e, più in generale, delle relazioni internazionali. In questo dava una forte spinta la posizione europeista che le due correnti all’interno del PSLI affermavano. Forte fu la posizione antimilitaristica a favore della “neutralità perpetua” dell’Italia.340

riunione del 20 dicembre 1947, pp. 1-3, 8, 14, con il collegamento radio con Saragat, che illustra le ragioni dell’ingresso del PSLI nel governo, e con le condoglianze per la morte di G. E. Modigliani e la solidarietà con M. Matteotti per l’aggressione subita a Roma, durante un comizio; il discorso di Angelica Balabanoff, tornata dagli USA. Documento 6, riunione del 7 luglio 1948, pp. 1-3, con il discorso di Umberto Calosso, in visita negli USA. Documento 7, riunione del 21 settembre 1948, p. 5, con l’elenco dei contributi erogati al PSLI. Documento 9, riunione del 9 dicembre 1948, p. 2, sulla visita di Faravelli e i contributi erogatigli. Documento 10, riunione del 20 maggio 1949, pp. 2-3, sulla visita di Ezio Vigorelli negli USA. Documento 13, riunione del 6 gennaio 1950, con il saluto inviato a Lodovico D’Aragona, per il congresso nazionale del PSLI. 339 Cfr. su “L’Umanità”: La Costituzione deve essere laica, 9 marzo 1947; B. Bianchi, Una

coscienza e 99 pecorelle, 22 marzo 1947; U. Calosso, Legge musulmana, 23 marzo 1947; L’articolo musulmano approvato per connubio tra democristiani e comunisti, e U. Calosso, Trionfo dei gesuiti, 26 marzo 1947; U. Calosso, Segreto dei gesuiti e dei comunisti – 1, 28 marzo

1947, e Segreto dei gesuiti e dei comunisti – 2, 2 aprile 1947. Cfr. anche il discorso di Calosso in Atti dell’Assemblea costituente, vol. III, 25 marzo 1947, pp. 2474-2476.

340 Sulla neutralità perpetua cfr. su “L’Umanità”: Rinunzia alla guerra nei rapporti fra i popoli, 18 marzo 1947; L. Targetti, Coscrizione obbligatoria?, 11 aprile 1947. Sull’articolo 11, cfr. l’intervento di Zagari e il suo emendamento, presentato insieme a Binni, Bennani, Zanardi, Carboni, Piemonte, Lami Starnuti, Persico, Fietta e Gullo, in Atti dell’Assemblea costituente, vol. III, 24 marzo 1947, p. 2430. Il testo dell’emendamento recitava: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di politica nazionale e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e consente, a condizione di parità con latri stati, le relative limitazioni di sovranità”.

Fu fatta anche una battaglia sui bilanci militari perché essi non superassero le quote riservate alla Pubblica istruzione e si chiese anche di abolire la coscrizione obbligatoria, con il riconoscimento alla libertà di obiezione di coscienza.341 Si sviluppò anche una forte critica alla “costituzione imperfetta”, nella quale si giudicava l’istanza antifascista insufficiente a garantire uno sviluppo delle forze politiche e sociali italiane secondo la necessità che i tempi imponevano. E ciò rappresentò un altro momento di forte opposizione al governo tripartito.342

Nel giugno 1947, il Pd’A promosse la formazione di “Comitati d’azione per il rinnovamento e l’unificazione del Socialismo”, organizzando dei convegni provinciali per discutere proprio sul problema dell’unificazione socialista, ai quali furono invitati anche i rappresentanti delle Federazioni del PSLI. L’iniziativa fu accolta positivamente dalla direzione socialista democratica che considerava quello dell’unificazione “il compito più urgente e importante del Partito nell’attuale momento”343.

Realizzare l’unità socialista significava innanzitutto “privare il Partito comunista dello strumento essenziale per dar vita ai cosiddetti ‘Blocchi del Popolo’”, che impedivano alla politica socialista “di affermarsi e di rendersi evidente agli occhi del popolo”.

La differenza fra fusionisti e comunisti sarebbe dunque questa -scriveva Calosso-, che i comunisti fanno dichiarazioni di legalità e lasciano ai caudatari fusionisti la prerogativa di proclamare la necessità dell’illegalismo. Il PSI avrebbe trovato la sua caratteristica: gridare sui tetti quello che i comunisti non dicono, porre la propria candidatura al martirio di prima linea a breve scadenza.344

341 L’emendamento sulla coscrizione non obbligatoria fu presentato unito a quello sulla neutralità perpetua, il 22 maggio, ed era firmato da Cairo, Chiaramello, Di Gloria, Vigorelli e Taddia. Ecco il testo: “La difesa della patria è dovere di tutti i cittadini. Il servizio militare non è obbligatorio. La Repubblica, nell’ambito delle convenzioni internazionali, attuerà la neutralità perpetua”, in Atti dell’Assemblea costituente, vol. V, 22 maggio 1947, p. 4173. Cfr. inoltre La parificazione tra

spese militari e spese scolastiche propugnata dal gruppo parlamentare socialista alla Costituente, in “L’Umanità”, 21 maggio 1947, sull’emendamento presentato all’articolo 49: “Nel

bilancio dello Stato le spese per le Forze Armate non potranno superare le spese per la Pubblica Istruzione salva la legge del Parlamento di durata non superiore ad un anno”.

342 Cfr. M. Zagari, Costituzione da rifare, in “L’Umanità”, 12 marzo 1947. Sempre su “L’Umanità” cfr. anche Il discorso di Saragat sul progetto di costituzione, 7 marzo 1947; U. Calosso, Elogio della costituzione imperfetta, 13 marzo 1947.

343 CIRIEC, FRT, Carte personali, 4.1.1.3, Direzione del PSLI, circolare n. 31, “Unificazione forze socialiste”, 2 giugno 1947.

Era necessario, poi, “liquidare l’equivoco rappresentato dal PSI” e dagli altri raggruppamenti “a tinta socialista” che impedivano al PSLI di presentarsi come unica espressione del socialismo democratico ed autonomo italiano.

Nel luglio 1947, ad esempio, con grande preoccupazione furono viste le iniziative del PCI per la costituzione dei “Comitati di intesa per la difesa della libertà” e per la promozione di “alleanze repubblicane e democratiche”, di cui spesso si facevano promotori il PSI ma anche il Pd’A, il Partito della Democrazia del Lavoro, il Partito repubblicano.

L’invito alla costituzione di “Giunte di difesa della Repubblica” proveniva anche da associazioni extra partitiche, su sollecitazione dei comunisti: l’ANPI, la Camera del Lavoro, la Federterra, l’Unione donne italiane, l’Associazione ragazze italiane, il Fronte della gioventù, l’Associazione perseguitati politici, l’Unione antifascista, l’Associazione artigiani.

L’iniziativa -si legge in una circolare del PSLI- rimane sempre quella del Partito comunista, il quale attraverso il suo intermediario partito fusionista e con la compiacenza dei partiti minori, troppo spesso privi di reale autonomia politica, cerca di subordinare nuovamente alla propria direttiva tutto il corso della politica delle sinistre italiane, dei partiti operai in particolare, non contento di aver già influenzata e determinata la politica di detti partiti sino a questo momento con quei brillanti risultati che ognuno può oggi constatare. Non è ammissibile che i socialisti autonomisti, i quali con atto di estremo coraggio sono stai i primi a denunciare gli errori e i pericoli insiti nella politica comunista e di quella fusionista ad essa subordinata, si lascino oggi riattrarre passivamente e senza condizioni a far parte di formazioni le quali non possono avere per risultato se non una ulteriore sconfitta del fronte dei lavoratori.345

In generale, per la costituzione dei suddetti Comitati o Giunte, da parte dei comunisti venivano “colte le occasioni più diverse”, alle quali difficilmente poteva mancare l’adesione dei partiti e dei movimenti di sinistra: uccisione di lavoratori, conflitti locali, abusi della polizia, rialzo dei prezzi. Di fronte a ciò, la Direzione del PSLI, in un manifesto pubblicato il 27 giugno 1947, chiarì la sua posizione nei confronti di detti Comitati, “preludio ai blocchi popolari e ad una deprecata polarizzazione delle forze del Paese subordinate ad una pari

345 CIRIEC, FRT, Carte personali, 4.1.1.3, Direzione del PSLI, circolare n. 36, “Direttive politiche per i compagni nell’attuale momento politico”, 1 luglio 1947.

polarizzazione internazionale”, ma, soprattutto, stabilì le strategie da perseguire per realizzare “nei fatti una politica del Socialismo indipendente”.346

Per contrastare l’azione comunista furono sollecitati i Comitati direttivi delle Federazioni e delle Sezioni del PSLI a prendere subito l’iniziativa di un’alleanza repubblicano-socialista che avrebbe dovuto ricomprendere i seguenti partiti: Democrazia Cristiana, Partito Cristiano Sociale, Partito della Democrazia del Lavoro, Partito d’Azione, Partito repubblicano italiano e, a determinate condizioni, anche il Partito Comunista Italiano. L’eventuale esclusione di taluni dei suddetti partiti sarebbe derivata dal rifiuto del partito stesso di aderire all’invito del PSLI o di accettare la sua linea politica.

La soluzione da noi proposta di un governo espresso dalla democrazia socialista e repubblicana -si legge su “L’Umanità”- ha come condicio sine qua non la presenza di un forte raggruppamento socialista che faccia da contrappeso alla DC. Tale raggruppamento è possibile nelle condizioni attuali dello schieramento politico ed esso potrebbe allineare tutte le forze sinceramente democratiche che vanno dalla inquieta ala repubblicana della Democrazia Cristiana alla pattuglia demolaburista, la quale è sempre più portata dalla caratterizzazione della lotta politica verso soluzioni socialiste, dai socialisti del Partito d’Azione ai Repubblicani Storici, dal nostro Partito ai socialisti autonomisti che costituiscono la destra ed il centro del PSI. E i comunisti? Non si tratta di pronunciare veti di nessun genere contro il PCI, rappresentante di un imponente schieramento di forze proletarie, ma di costringere i suoi capi a farsi interpreti fedeli degli interessi di codeste masse e scegliere tra una politica veramente democratica e socialista, e una politica la quale conducendo allo sgretolamento delle forze socialiste, non può che produrre conseguenze reazionarie.347

L’appello del PSLI non era rivolto alle rappresentanze di organismi diversi da quelle dei partiti invitati o a quelle di partiti senza rappresentanza politica in Parlamento, in quanto i socialisti democratici ritenevano che l’obiettivo di creare un “governo di democrazia socialista e repubblicana” dovesse essere perseguito soltanto in sede parlamentare: “nessun diritto può essere riconosciuto alle associazioni cosiddette di massa e analoghi organismi, tutti più o meno da tempo

346 Cfr. Appello del P.S.L.I. a tutte le forze democratiche per un governo di unione socialista e

repubblicana, in “L’Umanità”, 27 giugno 1947.

asserviti al Partito comunista e quindi sufficientemente rappresentati dal partito comunista stesso”348.

L’uso che i comunisti fanno della parola unità -scriveva Saragat-, al punto da valersene come testata del loro organo di stampa, è giustificato nella misura in cui si sa intendere che si tratta di unità nel partito comunista o sotto il controllo del partito comunista… Il commento pratico dell’impostazione che Togliatti dà al problema dell’unità nel partito comunista, o sotto il controllo del partito comunista, si ha nell’azione che viene svolta dall’apparato alla periferia. Le parole d’ordine variamente formulate, mirano tutte ad impedire che la nostra azione di rigenerazione politica possa estendersi ai settori che sono già sotto il controllo comunista, dove cioè l’unità come la concepisce Togliatti è già stata realizza… I nostri fusionisti, per i quali, come ha detto acutamente Silone, il marxismo è un esperimento per sfuggire alle tentazioni della cultura e, aggiungiamo noi, per sottrarsi alla fatica di analizzare i fatti, se la cavano negando il problema.349

Dell’alleanza governativa proposta dai socialisti democratici avrebbero dovuto necessariamente far parte l’ala repubblicana della Democrazia Cristiana, i partiti di centro-sinistra, il particolare il PRI, e le forze autonomiste rimaste nel PSI. L’invito a prendere parte a questa iniziativa sarebbe dovuto avvenire “per gradi”, per ottenere innanzitutto le adesioni “più probabili”. Dinanzi ad un eventuale rifiuto della DC e del PSI, si sarebbe dovuto procedere ugualmente alla formulazione di ordini del giorno unitamente agli altri partiti aderenti proseguendo in una “instancabile e comune” opera di persuasione. Solo successivamente alla costituzione di questo primo fronte di forze socialiste e repubblicane, l’invito sarebbe stato esteso al PCI.

Per quanto riguarda l’azione del PSLI in seno ai Comitati per la difesa della Repubblica già costituiti, i rappresentanti socialisti democratici assunsero l’iniziativa politica presentando propri ordini del giorno, ritirando pubblicamente la propria adesione, qualora questi ultimi non fossero stati accettati. Nel caso in cui, invece, si fosse riuscito a dare vita ad un’alleanza socialista repubblicana, non si sarebbe dovuto costituire nessun comitato permanente; si dovevano promuovere soltanto delle periodiche riunioni con un duplice scopo: scongiurare

348

CIRIEC, FRT, Carte personali, 4.1.1.3, Direzione del PSLI, circolare n. 36, “Direttive politiche per i compagni nell’attuale momento politico”, 1 luglio 1947.

349 G. Saragat, Contro l’antisocialismo, in “L’Umanità”, 3 aprile 1947. Cfr. anche Noi non faremo

dell’anticomunismo ma i comunisti non facciano dell’antisocialismo, in “L’Umanità”, 25 febbraio

la costituzione di blocchi destinati ad assorbire ogni iniziativa del PSLI e la sua autonomia in campo elettorale, ed ottenere “più facilmente” l’adesione dei democratici cristiani che difficilmente avrebbero preso parte a comitati permanenti in funzione antigovernativa.

Il PSLI, poi, svolse una “efficace opera di persuasione” in seno agli altri partiti, sottolineando l’impossibilità di giungere ad una nuova alleanza governativa senza l’appoggio della sinistra della DC.

La riunificazione delle forze socialiste, comunque, non doveva assumere gli aspetti di una “rifusione pura e semplice”: politica socialista autonoma, Internazionale socialista, autonomia dei sindacati contro “l’asservimento dei partiti”, “democrazia interna contro il centralismo democratico”, autonomia dei blocchi internazionali, “supremazia del socialismo democratico fra i blocchi interni”, erano condizioni non più sufficienti “a dissipare l’equivoco fusionista”. La “pietra di paragone politica” non poteva più essere il patto d’unità d’azione con il Partito comunista; il PSLI, ripudiando qualsiasi anticomunismo “di tipo borghese”, doveva garantire una vera autonomia del socialismo mantenendo “piena libertà d’azione” nei confronti di tutti gli altri partiti.350

La politica comunista in questo dopoguerra -scriveva Calosso- è consistita nell’appoggiarsi a destra e nel sospettare le sinistre socialiste e democratiche. Era il vecchio modello della politica bolscevica dei primi tempi che proseguiva: le destre erano credute deboli e in via di liquidazione, mentre nelle sinistre si sospettava dei concorrenti. Fin che durò la guerra, fin che la Russia fu in pericolo, la politica unitaria del PCI ebbe l’accento della sincerità, che fu avvertito da tutti. Ma dopo la liberazione essa divenne sempre più una semplice tattica sotto cui risorgeva automaticamente il vecchio tentativo di soffocazione delle sinistre socialiste e democratiche. Il patto d’unità d’azione non fu mai altro che questo. Si voleva in verità l’amicizia col socialismo, ma con un socialismo che fosse la lunga mano del comunismo, che nascondesse nelle sue fila dei comunisti veri e propri, che avesse la libertà di differire dal comunismo solo in ciò che piaceva ai comunisti, e che insomma non fosse autonomo, cioè non fosse socialismo.351

350

CIRIEC, FRT, Carte personali, 4.1.1.3, Direzione del PSLI, circolare n. 31, “Unificazione forze socialiste”, 2 giugno 1947. “Deve risultare chiaro -proseguiva la circolare della Direzione socialista democratica- che il PSLI, pur non ammettendo che le ragioni ideali della scissione vengano messe in discussione, non intende porre in alcun modo questioni di prestigio e di priorità o di persone, ma intende porre unicamente il problema della linea politica che le forze socialiste devono poter seguire per la resurrezione ed affermazione del Socialismo e intende subordinare ogni processo di unificazione all’accettazione di questa linea politica”.

Il PSLI aderì alle iniziative del Pd’A di costituzione dei “Comitati d’azione per il rinnovamento e l’unificazione del Socialismo”, divenendone anzi il “massimo propulsore” e assumendo esso stesso l’iniziativa.

I rapporti col Partito d’Azione furono intensi e si tradussero in un tentativo di unificazione delle forze socialiste, che però sarebbe rapidamente abortito alla fine del marzo 1947. Il Partito d’Azione comprendeva di essere in grave crisi di consenso elettorale e da ciò era spinto ad un’alleanza e a una possibile unificazione con il PSLI. Ma all’interno di quest’ultimo forti furono le resistenze motivate da due ragioni: la prima era che il Partito d’Azione risultasse troppo spostato a destra, rispetto ai principi marxisti; la seconda, che fosse necessario per il PSLI presentarsi alle successive elezioni amministrative in Sicilia da solo per saggiare la presa della nuova organizzazzione politica sull’elettorato. Il risultato delle elezioni del 20 aprile 1947 non fu positivo per il PSLI, che ottenne il 4,2 per cento dei suffragi. Questo risultato insufficiente fu attribuito da Saragat all’ancor giovane vita organizzativa del partito rispetto ai grandi partiti di massa; il leader socialista democratico fu fortemente critico all’alleanza fra socialisti e comunisti, che aveva portato alla sconfitta elettorale del PSI in Sicilia.352

L’Avanti! di ieri constata con amarezza che c’è un punto nero nella vittoria dei comunisti in

Sicilia -commentava ironicamente Saragat-. E il punto nero è che la vittoria dei comunisti ha mandato al Parlamento dell’isola dei rappresentanti comunisti anziché dei rappresentanti fusionisti. Pare infatti che i fusionisti non avranno più di quattro o cinque mandati, mentre i comunisti ne avranno una ventina. Confessiamo di non capire. I fusionisti hanno sempre sostenuto… che non esiste un problema di socialismo autocratico e di socialismo democratico; che non esiste un socialismo orientale ed uno occidentale; che esiste invece una sola politica la quale trova la sua formulazione nel motto: un solo proletariato, un solo partito, una sola internazionale… E se la parola “fregatura” non fosse irriverente di fronte a questo stato d’animo che esula dalle concezioni del più ortodosso materialismo storico, è proprio quella parola che noi useremmo per sintetizzare la situazione dei candidati presenti e futuri del nuovo PSI vittime espiatorie della politica fusionista.353

352

Sui rapporti con il Pd’A, sin dalle settimane della scissione, Portare al socialismo e alla

democrazia le masse ancora disorganizzate e diseredate, in “Italia Libera”, 29 gennaio 1947.

Sulle riserve presenti nel Pd’A, cfr. T. Codignola, Programma e realtà del nuovo partito

socialista, in “Italia Libera”, 16 gennaio 1947; L’unità socialista, in “L’Umanità”, 29 marzo

1947, La voce del socialismo mentre il Paese è in pericolo, in “L’Umanità”, 4 maggio 1947;

Intervista con Silone sull’unificazione socialista, in “L’Umanità”, 24 luglio 1947; Per

l’unificazione delle forze socialiste, in “Critica Sociale”, 1-16 agosto 1947, p. 270.