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Il nome del poeta è stato posto, quando noto, prima del testo di ciascun componimento, tra parentesi quadre. In calce al testo compaiono le indicazioni del

4 Questa informazione non è presente nel RePIM.

5 Libro secondo di Villanelle, Giovanni Battista Robletti, Roma, 1616.

6 Scherzi amorosi. Canzonette ad una voce sola. Libro Secondo. Poste in musica da diversi, e raccolte da Giovanni Stefani con le

lettere dell’alfabeto per la chitarra alla spagnola, Alessandro Vincenti, Venezia, 1620.

7 Scherzi amorosi. Canzonette ad una voce sola poste in musica da diversi, e raccolte da Giovanni Stefani con le lettere

dell’alfabeto per la chitarra alla spagnola. Libro secondo, Alessandro Vincenti, 1622.

8 Spiritosi affetti a una e due voci. Cioè Arie madrigali et Romanesca da cantarsi in Tiorba in Cimbalo et Chitariglia et altri

stromenti con l'alfabetto per la Chitarra spagnola. Libro primo, Marca tipografica del Gardano, Venezia, 1622.

9 Pomponio Nenna, Ottavo libro de’ madrigali, Giovanni Battista Robletti, 1618.

10 Musiche a una, due, e tre voci libro sexto, con l’alfabeto della chitarra spagnola, Bartolomeo Magni, Venezia, 1619. 11 Le Stravaganze d’amore di Flamminio Corradi da Fermo a una, due, et tre voci. Con la intavolatura del chitarrone et della

chitarra alla spaghola, et con il basso continuo da sonare nel clavicembalo, et altri istromenti simili. Novamente composte, et date in luce, Giacomo Vincenti, Venezia, 1616.

12 Canzonette a una e due voci, con alcune spirituali, da cantarsi nel chitarrone, arpicordo et altri stromenti, con l’alfabeto per la

chitarra alla spagnola, novamente composte e date in luce, Alessandro Vincenti, Venezia, 1623.

13 Musicali concenti a una, e due voci. Libro primo, Borboni, Roma, 1618. 14 CACCINI 1618.

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genere e dello schema metrico-rimico. A questo proposito si sono utilizzati i seguenti criteri:

- Per i sonetti, i madrigali e i testi composti da versi di metro diverso, la lettera maiuscola indica sempre l’endecasillabo e la minuscola il settenario, mentre per gli altri tipi di metro si sono utilizzate le lettere minuscole seguite, in pedice, dalla quantità delle sillabe del verso piano (es.: a5 per il quinario piano, a8 per l’ottonario piano, ecc.). I versi a terminazione sdrucciola e tronca sono indicati rispettivamente da una «s» e una «t» aggiunta in pedice (es. At, b8s, ecc.). In caso di ricorrenza di una medesima rima, di una parola-rima o di un intero verso in sedi determinate di tutte lestrofe del testo è stata usata la lettera x. L’unico caso di scriptio plena (il v. 14 del sonetto Luci, stelle d’amor chiare e ardenti, n. 1) è stato segnalato con un punto sottoscritto alla vocale che necessiterebbe di elisione («ch’in mezzo al giel, ardendọ, io mi consumi»); tale ipermetria, ottenuta con il reintegro della vocale, è in effetti così intonata in musica.

- Per i componimenti isometrici, la quantità del verso viene invece esplicitata una volta per tutte (es. ‘canzonetta di ottonari’) e le lettere minuscole restituiscono lo schema metrico relativamente a quel tipo di verso.

- Nei testi polistrofici in cui non si riscontrano legami rimici significativi tra le diverse strofe viene fornito lo schema della prima, seguito dall’indicazione del numero di strofe complessivo (es. ‘canzonetta di ottonari: abbcaddc per 4’).

L’apparato critico è suddiviso in due fasce:

- nella prima si situano, dopo l’indicazione del verso, in corsivo, tutte le lezioni emendate. Nel solo brano Ninfe, prole del ciel, donne e regine (n. 5) si fa uso della dicitura (1°) per indicare le divergenze di lezione di un termine intonato dalla prima voce.

- nella seconda si dà conto, ove presenti, delle varianti recate dalla fonte letteraria rispetto alla lezione testimoniata dalla stampa musicale; dopo l’indicazione del verso si registrano, in corsivo, tali divergenze, seguite dalla sigla relativa alla fonte letteraria e alla pagina di riferimento. Si fa uso del segno

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] per dar conto della divergenza tra il nostro testo e quello delle uniche due fonti letterarie presa in esame.

Non si sono riscontrate disomogenietà nel testo quando questo viene intonato da due o più voci, se non in un singolo caso.15

Per la trascrizione dei testi poetici si sono adottati i seguenti criteri: - Si distingue, nei diversi casi in cui questo avviene, u da v.

- Si sopprime la h etimologica e pseudoetimologica, usata con molta frequenza. - Si rende ij con ii.

- Si utilizza un’unica forma per la s minuscola, eliminando la ∫. - Si rende la grafia ti affricativa con zi.

- Si adegua all’uso moderno l’impiego delle lettere maiuscole e minuscole. Non si mantiene, in particolare, il sistematico ricorso alle maiuscole che nelle stampe musicali segnala, sia sotto le note sia nelle strofe di solo testo poste in coda al brano, l’inizio del verso. Esse sono state invece conservate, o introdotte, per le personificazioni o i nomi di divinità (Amore, Febo).

- Si inseriscono gli accenti secondo l’uso moderno, presenti invece in modo discontinuo e apparentemente asistematico nella stampa originale.

- Si introducono, dove necessario, alcuni accenti fonetici (sète).

- Si trascrive che con ché in caso di forma sintetica di congiunzione causale, si con sì per così.

- Si normalizza l’uso dell’apostrofo. Si inseriscono gli apostrofi per le elisioni plurali.

- Si ammoderna la punteggiatura intervenendo, sia pur parcamente, con un criterio logico-sintattico.

- Si inseriscono le virgolette alte (“ ”) per distinguere il discorso diretto.

- Si riducono all’uso moderno le grafie relative alle interiezioni (oh, ahimè, ohimè).

15 Una diversa lezione di un sostantivo (di cui una evidentemente errata) nel brano a due voci Ninfe, prole del

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- Si sciolgono le forme tachigrafiche, il titulus sopra vocale e il latinismo grafico &.

- Si rendono & ed et con e davanti a parola che inizia per consonante o per vocale diversa da e, con ed davanti a parola che inizia per e.

- Si lasciano disgiunte le forme analitiche a i, ben ch’, de gl’, de l’, su l’, alcune delle quali presenti accanto alle omologhe forme sintetiche delle preposizioni dell’ e sul. Non si interviene neppure su a dio, a pena, a pieno, e pur, già mai, in fra, o pur, or mai, qua giù, se pur. Si trascrive invece in forma analitica l’originale ognaltra (n. 9, v. 11) e in forma sintetica gli originali in tanto (n. 6, v. 16) e in frangibile (n. 13, v. 17). Si mantengono gli apostrofi in corpo di parola (all’or, ogn’or).

- Si sono conservate le forme scempie e geminate, perfettamente attestate, di fiso (n. 10, vv. 9 e 12) e di rividdi (n. 10, v. 5).

- Il verbo cresse (n. 16, v. 19) e il sostantivo basezze (n. 23, v. 11), da noi emendati respettivamente in cresce e in bassezze, sono venetismi legati presumibilmente alla sede editoriale della stampa.

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