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I criteri di valutazione delle famiglie e di abbinamento

La valutazione delle famiglie è senz’altro un aspetto delicato e fondamentale che sta alla base della buona riuscita di un percorso di affido. Allo stesso modo è un aspetto molto dibattuto dove non vi sono regole ma esclusivamente prassi, tenendo conto che, a differenza dell’adozione, non esistono linee guida o metodologie condivise.

94 La conoscenza e la formazione delle coppie disponibili all’accoglienza in affido familiare non prevede caratteristiche specifiche.1

Le Linee d’indirizzo2

individuano tra gli elementi da raccogliere le dinamiche familiari, i valori di riferimento, le esperienze pregresse, gli stili e le competenze educative e la disponibilità al confronto e al reciproco sostegno. Il VII rapporto CRC (rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della

Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia n. 40 cfr.

anche Rapporto supplementare sui diritti dei bambini e degli adolescenti ONU 2001) raccomanda «un’attenzione maggiore alla preparazione delle famiglie affidatarie affinché siano consapevoli che la scelta di aprirsi all’accoglienza implica anche un percorso di formazione per comprendere e conoscere le dinamiche psicologiche ed evolutive dei bambini in affido», laddove il VIII rapporto CRC richiede che si garantisca in maniera appropriata la scelta, la formazione e la supervisione delle famiglie affidatarie e si fornisca loro sostegno e condizioni finanziarie adeguate.

Non occorre, infatti, una vera e propria valutazione delle famiglie ma l’équipe affido dei comuni tende a svolgere percorsi di valutazione del nucleo in modo da comprendere i punti di forza e di debolezza e procedere, successivamente, all’abbinamento dei minori seguendo le caratteristiche di similarità.

Tale modalità è utile con le famiglie che si affacciano all’affido per varie vicende personali e che necessitano di una formazione specifica e di chiarimenti prima di essere pronte a tale passo.

1 L. 184/83 art. 1 comma 3 Spetta allo Stato, alle Regioni ed agli Enti Locali promuovere

incontri di formazione e preparazione per le famiglie e le persone che intendono accogliere minori in affidamento”. Essi promuovono altresì̀ iniziative di formazione dell'opinione pubblica sull'affidamento e l'adozione e di sostegno all'attività̀ delle comunità̀ di tipo familiare, organizzano corsi di preparazione ed aggiornamento professionale degli operatori sociali nonché́ incontri di formazione e preparazione per le famiglie e le persone che intendono avere in affidamento o in adozione minori. I medesimi enti possono stipulare convenzioni con enti o associazioni senza fini di lucro che operano nel campo della tutela dei minori e delle famiglie per la realizzazione delle attività̀ di cui al presente comma.

2

Linee di indirizzo per l’affidamento familiare del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali approvate dalla Conferenza unificata Governo-Regioni/Province autonome il 25 ottobre 2012.

95 Diversamente le famiglie che richiedono all’associazione Cometa di coinvolgersi nell’accoglienza arrivano, nella maggior parte dei casi, a maturare tale decisione nel tempo dopo una conoscenza/frequentazione con altre famiglie accoglienti.

Poiché l’associazione non ha lo scopo di incrementare il numero delle famiglie, ma nasce come aiuto e supporto a coloro che svolgono tale compito, non è interesse principale il coinvolgimento di nuovi nuclei.

Le famiglie per “contagio” di esperienze positive incontrano altre famiglie che rimangono affascinate, interessate o semplicemente incuriosite e cominciano a partecipare a dei momenti di conoscenza con il gruppo allargato. In tali occasioni hanno la possibilità di parlare con i membri dell’équipe affido ed eventualmente, se sono interessati, fissare un appuntamento di approfondimento.

L’accesso è totalmente spontaneo e le famiglie hanno il tempo di sedimentare una decisione e osservare in altre famiglie una modalità di essere famiglie affidatarie.

Da quel momento comincia un iter di conoscenza approfondita con l’équipe affido e la compilazione di un questionario iniziale messo a punto ultimamente per approfondire le aree della motivazione e dell’assetto famigliare.

L’équipe affido presenta la modalità di lavoro e di accoglienza che negli anni si è strutturata e, se la famiglia si dimostra interessata a proseguire, viene inviata a colloqui di approfondimento con due psicologi e psicoterapeuti. I colloqui con la dottoressa hanno lo scopo di approfondire tematiche personali e peculiari della famiglia, che non vengono riferite all’équipe in modo che ciascuna coppia possa esprimersi liberamente. La dottoressa fornisce indicazioni sulla tipologia di bambini che inizialmente andrebbero meglio per la coppia, in modo da aggiungere un elemento importante per l’inserimento dei primi bambini.

Successivamente le famiglie possono continuare ad incontrare liberamente la psicoterapeuta per essere sostenuti anche prima dell’ingresso di eventuali

96 minori nel loro nucleo famigliare, altre invece riprenderanno solo quando ne sentiranno la necessità.

L’équipe richiede che ad ogni nuovo ingresso le famiglie riprendano il lavoro con la psicoterapeuta in quanto è sempre necessario lavorare per creare uno spazio mentale per il nuovo bambino.

Nel percorso le famiglie hanno uno spazio di autovalutazione rispetto all’iniziale desiderio di accoglienza e acquisiscono la consapevolezza reale di cosa comporti l’affido.

L’associazione non promuove una sensibilizzazione “a tavolino” ma accoglie la richiesta spontanea e sostiene la famiglia nell’elaborazione della scelta. È accaduto svariate volte che le famiglie si siano ritirate dopo i primi incontri avendo valutato consapevolmente il loro reale desiderio. Alcune sono rimaste all’interno del gruppo delle famiglie accoglienti semplicemente adottando uno stile famigliare aperto all’ospitalità, altre si sono indirizzate verso l’adozione. Da tale modalità di azione si può evincere come uno degli scopi principali dell’associazione Cometa sia quello di aiutare e sostenere le famiglie a trovare la propria dimensione specifica, senza forzare alcuna scelta ma mantenendo una posizione chiara e semplice di come stiano le cose.

Infatti l’affido è una delle tante modalità con cui poter aprirsi all’accoglienza e ha regole e prassi proprie; nel momento in cui una famiglia desidera proseguire in questa direzione vanno chiarite immediatamente la responsabilità e il ruolo di entrambi gli attori in gioco tramite la sottoscrizione di un «patto di affido» .

Più che di valutazione delle famiglie si può parlare di percorso di consapevolezza e di formazione specifica che non finisce con l’inserimento del bambino ma continua per tutta la durata dell’accoglienza.

Per quanto riguarda l’abbinamento tra il minore e la famiglia affidataria l’équipe affido non procede valutando le caratteristiche delle famiglie e quelle del minore e cercando una combinazione di caratteristiche compatibili, piuttosto predilige il percorso della libera autocandidatura delle famiglie.

97 L’équipe, quando la famiglia si rende disponibile all’affido, procede con dei colloqui di presentazione del caso invitando le parti ad una riflessione congiunta sullo stato attuale del nucleo famigliare e sui possibili punti di forza e criticità. Quando la famiglia, dopo confronto, si rende definitivamente disponibile il servizio sociale decide il collocamento presso il nucleo famigliare.

Ciò avviene anche perché l’équipe non intende sostituirsi all’iniziativa libera delle famiglie ma segue, fin dal principio, il desiderio e la disponibilità della famiglia interessata, che in nessun modo deve vedere forzata o decisa da altri la propria libera iniziativa di accoglienza. Si ritiene che ciò sia un fattore protettivo per l’affido che inizia in quanto è fondamentale che la stessa percepisca la responsabilità della propria scelta.

Solo su una libera scelta, infatti, è possibile un affiancamento specialistico e professionale; ciascuno secondo le proprie competenze e responsabilità.