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3 L’ARTE IN RUSSIA NEL XIX SECOLO

4 L’ARTE EUROPEA DEL XIX SECOLO

4.3. CRITICA ALL’ARTE BORGHESE

“Spesso viene da pormi la domanda: dov’è il germe della seria arte contemporanea? Quale nazione sta su un terreno solido? E siamo noi russi a dover imparare? Non è forse La verità, quest’assurdità? Ma certo! Coltivate e vivete la vostra intelligenza

etc., ma in quale punto, propriamente nostro (io parlo della mia generazione) la vita è completamente corrotta, fino a che punto siamo dimenticati, tanto ci hanno trattato e ci tratteranno male, quanto da molto tempo ci tengono avanti, che non tutti iniziamo e continuiamo a essere trattati come lacchè. Che strano fenomeno è l’arte! Sembrava di poter prendere ciò che volevi, di poter godere,ma d’un tratto il mondo distrugge tutto quello che il genio dell’umanità ha prodotto!

Che è cos’è questo fenomeno? In cosa sbagliamo? Sarei stupido e invidioso in qualità di talento incompreso o, meglio dire, di uomo russo, pronto a dire: “L’Occidente vegeta! O effettivamente in tutta quella confusione c’è un enorme divergenza?! “E’il saggio Edipo che decide?” - Così non è beffa sulle necessità umane dell’arte questo Makart, questa tela, una qualunque piazza di una qualsiasi cittadina tedesca? Cosa ne deducete? Che Semiradskij è intelligente e scrupoloso!!! E ciò lo dico seriamente. Ciò è tale, che tutti questi grandiosi quadri delimitano il francese: basta percorrere solo ½ parte e dare un’occhiata al Louvre, dove ritroviamo gli stessi soggetti, trattati 100 anni prima sotto Davide, Eugène, Gros, Gericault e altri. Tale è la sincerità e la serietà, come è tale la falsità nella mostra mondiale! Dove è andato a finire il sentimento puro? Nel “genere”? Vado, osservo il genere e vedo i francesi tutti felici, perché nessuno si permette neanche di pensare a introdurre la realtà. Per cosa? Tutti sappiamo, che non viviamo o rendiamo

in questo modo quello che diciamo, e non vogliamo del tutto la cattedra per cui tanto eloquentemente ci battiamo! Anche gli spagnoli sono felicissimi: operano solo per far cospargere brillanti. Gli italiano, la stessa cosa! A parole, dove non mi rivolgerò, dappertutto ci sarà bagliore, sfarzo e allegria! Perfino i pochi soggetti, presi dalla realtà e dalla vita nuda e cruda, sfiorano così debolmente i nostri nervi, che tacciono

delicatamente sulle cose famose, e io, umile mortale, mi sento nella società, diciamo, di sangue reale.

Si, eccolo, il trionfo della tecnica! E che trionfo: sono gli splendenti colori di Madraso! La profondità, l’armonia e l’atmosfera dei francesi e dei belgi, lo sfrontato rilievo dei ritratti di Bonn e di Richter, in nessuna opera vi è una così boria e rigidità, e tutto questo esulta e s’inchina agli applausi, e in tutta questa gamma si muovono quasi con

smarrimento mistico i grandi occhi in un ritratto del vecchio Lenbach, facendo rivivere la saggia mente del vecchio (dimenticavo artista) dalla parte tedesca (per il quadro di Gebhardt), “L’ultima cena” (vicino la porta a sinistra) , la serietà in rapporto all’arte di alcuni inglesi, gli straordinari paesaggi della Norvegia di Mundt, Norman.

E, tutto questo è sorprendente, come se nessuno non guardasse il Matejko, l’unico uomo, attraverso cui brucia il fuoco autentico, e si sente la vera fede. E nel frattempo che ne è di Matejko? Dopotutto egli ha molti limiti nella composizione, molto accademismo nella Pittura, ma intanto egli è più in risalto di altre menti nelle mostre!

Ecco cosa fanno la vera fede e l’amore per il proprio lavoro. A parole, per ora vedo il pieno trionfo dei gusti borghesi dell’arte, e nient’altro. Vedo, che abbiamo bisogno di lavorare sulla tecnica e d’imparare dagli stranieri, ma nelle questioni importanti siamo deboli e disposti solo a fare tutto con le nostre forze, circondati dalle stesse condizioni avverse. Poiché dappertutto si sente solo: “Quali spagnoli? E la scultura degli italiani, e

la pittura, e Munkac̆i, e Makart,e poi, e poi!…”

Il discorso è questo e mi suona familiare: “Ecco come dovreste imparare a disegnare, prima di fare le mostre!!!”

Nella sezione russa non dirò mai niente per un motivo comprensibile, perché dopotutto guarderò alla mia parte nativa.

Finora non ho ancora visto tutto, e non sono ancora riuscito ad assimilare e a capire quello che ho visto, ed è per questo che quello che vi ho scritto si dimostra, forse, sbagliato. Ma è completamente giusto esprimere il mio parere. A tutt’oggi lo dico dettagliatamente e con prudenza.

Dopodomani sarò da Berešcagin, per riposare la mente e il cuore.”

Dalla lettera a V.V.Stanov, 15 Ottobre 1878.

“Adesso parliamo degli stranieri: sono stato a Nizza, ho osservato la mostra (la chiamerò così, “universale”), e devo ammettere che molto spesso non approvavo e non provavo gioia, anzi a ciò seguono dei punti.

Anzitutto, è necessario porre delle clausole: siccome chiunque si mette a allestire mostre, allora il risultato definitivo può essere qualcosa di estremamente rigido, o di

estremamente leggero. Ma io non voglio parlare di questo, bensì di altro: primo, nelle mostre non si dovrebbero esprimere tutti i cuori nativi dell’arte contemporanea occidentale? Penso che debbano farlo, e se la mia supposizione è giusta, allora devo concludere che, in generale, l’arte plastica in Europa si stia estinguendo.

Tutto si rivolta al contrario, si altera. E la scultura! Mio dio, che ne è della scultura? E’terribile! Tutto è bizzarro, barocco. Mettiamo che i grandi artisti europei in una mostra siano assenti: siccome questi artisti sono nella maggioranza dei casi già pronti a passare

alla storia, l’esercito operante di tutti quanti è infettato da una qualche malattia, e, evidentemente, ancora non lo sospetta.

Perfino la famigerata pittura francese è continuamente ricoperta di farina. Avevo notato questo tono dominante già da lungo tempo nei quadri europei (eccetto gli spagnoli), ma a mio parere solo adesso ciò riesce a manifestarsi con determinazione.

La storia secolare è banalmente mediocre, il genere, per la maggior parte, è comico- avventuriero, il ritratto di un soggetto non è semplice, tutti mutano, e il paesaggio è completamente straordinario. Nessuna tela è più grande della stessa stereotipata mediocrità. La reputazione del primo grado, Bastien - Lepage, è quella di uno straordinario gigione, eppure il pittore non è fra gli invidiati, se egli fosse stato presentato a Nizza, sorprendentemente in che modo “La lettura del telegramma” e “Dopo la vittoria” di Vasnezov sarebbero stati grandi opere? Se l’andamento generale fosse stato tale, allora come mi sarei rincuorato per la Russia, dove non ci sono tutti questi caratteri. Se ancora non abbiamo raggiunto risultati positivi, almeno siamo giovani e sani, e questo al giorno d’oggi è estremamente importante […]”

Dalla lettera a V.V,Stanov. 30 Aprile 1884