• Non ci sono risultati.

3 L’ARTE IN RUSSIA NEL XIX SECOLO

3.3 LA NUOVA SCUOLA DELLA PITTURA RUSSA

“La vostra intenzione di scrivere il libro “La nuova scuola russa” è ricca di per sé; e si può dire che questo argomento contiene un sacco di cose interessanti, ma da una parte vorrei solo che non ci fossero esagerazioni di alcun tipo; e per questo mi permetto di esprimervi un parere!

dei rapporti autonomi fra gli artisti russi, en masse verso la realtà, relativamente con il tempo trascorso, quando questo era solo un movimento isolato. Adesso noi abbiamo tutto questo gruppo di uomini,gli uni che operano contemporaneamente, gli altri che

professano approssimativamente questi principi, così come di questi tempi uno tra i diversi riesce spesso a cavarsela per grandi intervalli di tempo […]

Ora sarà opportuno ricordare, che verso la fine degli anni ‘50 - inizio anni ‘60 nelle esposizioni c’era una straordinaria quantità di giovani germogli, che avrebbero poi fatto la gioia di molti, ma in qualche modo essi appassirono tutti ai primi getti. Sarei morto dal freddo se negli stessi gruppi non ci fosse stata forza vitale, e ora non prenderei una posizione, ma quello che i germogli erano, quello è indiscutibile.”

Dalla lettera a N.A.Aleksandrov 11 Agosto 1877

“Ricordate: in questo periodo, andando verso gli anni ‘70, neanche l’Accademia si è ripresa dalla perdita dei rampolli del ‘63. Non c’è nessuno di quei giovani che avesse preso quella posizione. E’fondamentale a questo punto quanto segue: nel ‘71 il governo era come se non ci fosse: ed ecco che eliminarono la struttura burocratica e ognuno faceva nell’Accademia ciò che voleva. L’Accademia c’era e non c’era. Come professore entrò in carica Isaac, ma erano gli allievi a dipingere: impiegati, cacciatori, contadini, mercati, periferia, quello che gli capitava. Sebbene la frotta era ignorante, faceva quello che, in sostanza, occorreva in quel momento. Ed ecco che da questo periodo - quello in cui i professori erano insufficienti - nacque quello che poi si presentò, e allora si formò il contingente capace di fare qualcosa per l’arte nazionale. Da queste divergenze ci furono delle conseguenze, che si sono finora espresse fervidamente nella vita.”

“Ecco la vostra estetica. Essa è variegata: tedesca, russa, francese, etc… Non cerca forse di convincersi?…Gogol, Dostoevskij (perfino Turgenev) agirono e stravolsero le cose, e nei salotti ne parlarono impudicamente.

Gli artisti tedeschi, inglesi e francesi preferiscono superare questi ostacoli. Cosa è giusto e cosa non lo è? In che modo sarà danneggiata l’estetica?”

Dalla lettera a A.S.Surovin 27 Febbraio 1885

“Non so quale sarà la sorte del popolo russo, se sarà con noi ,ora che ha un rapporto più maturo con le nazioni, oppure manterrà le proprie peculiarità ereditarie attuali. Ripeto, io non lo so, cosa accadrà con il passare degli anni, ma è evidente che non si può rimanere in questo stato: tutti questi sono solo buoni propositi ma, si sa, impenetrabili! Abbiamo immancabilmente bisogno di avanzare verso la luce, i colori e l’atmosfera, ma come fare per non smarrire per strada le preziose qualità dell’artista, il suo cuore? Sapiente Edipo, decidi! La verità, il pensiero russo, quanto si è manifestato nella letteratura e nella poesia, come si è mantenuto, perfezionandosi nel tempo e, alla fine come è giunto al punto in cui nostri scrittori saranno tradotti da francesi, tedeschi, inglesi, americani? Ho Assolutamente ragione sul fatto che un’idea creerà ed eleverà la tecnica. Decaderà questo mantenimento, scenderà il merito dell’esecuzione.”

Dalla lettera I.E.Repin, 23 Febbraio 1874

“La pittura russa si distinguerà considerevolmente da quella europea, tanto quanto la letteratura. Il punto di vista dei nostri artisti è uguale a quello degli scrittori o dei pittori nel mondo: tendenziosa alla supremazia. Tratta i giovani con bonaria ironia , propone tutto il ridicolo, ovvero il tipo di uomo con il quale l’artista lavora, svolge il proprio compito seriamente, ma l’artista s’impiega, così come lo spettatore chiaramente

percepisce: sciocchezze! Ma il talentuoso artista russo non schernì mai le cose serie, nascita, morte, amore: osservate la rappresentazione “nel cimitero” di Majakovskij, e proverete un grande tenerezza; gli uomini semplici romperanno il digiuno sulle tombe in una luminosa festa.

Perfino (Majakovskij - soprattutto, ma anche Prinišnikov), entrambi possiedono la straordinaria arte di rendere un quadro tendenzioso non tendenzioso. Tutti i nostri maggiori scrittori sono tendenziosi, e anche tutti i nostri artisti.

La ragion per cui ci sia un maggiore o minor talento.”

Dalla lettera a A.S.Surovin 12 Febbraio 1885

“Ricordate cosa ha di straordinariamente bello Repin? La stessa forza dei “I burlaki”e dei “Musicanti”, trattati come un gruppo di uomini semplice e piccoli. L’idea nei “Burlaki” va oltre la volontà di Repin, essa è nella stessa opera: per me,quello che ha aggiunto intenzionalmente, ha solo indebolito la forza della rappresentazione.”

Dalla lettera a V.V.Stanov. 1 Dicembre 1876

“Cercare il pensiero, trovare il senso, vuol dire forzare la propria volontà: la strada più giusta non accetta né l’uno, né l’altro. E’ora che ciò giaccia nello stato della sua stessa natura. E’ora che la nota riecheggi con naturalezza, non forzatamente, organicamente. Ma ora basta! Non ne posso più! Per me il mondo è così colorato; allora per cosa sono tutte queste discussioni? Confermo, che ciò è insito nella natura slava. Confermo, che nell’arte russa queste peculiarità si sono rivelate molto prima del concepimento del

movimento. E quando è naturale (ed è naturale), va inevitabilmente a perdere. Che lo

vogliate o no, ma così sarà, così deve essere. Magari andasse in un altro modo!

positivi a Parigi, all’estero, non susciti assolutamente alcuna impressione in Russia. Da cosa deriva ciò? Voi direte - noi siamo ragazzi; e voi avrete ragione, non solo in parte. Per esempio, Savitskij si meravigliò, quando vide le cose di Bogoljubov qui nella mostra degli ambulanti, così egli sembrò innaturale. Il quadro di Polenov, dicevano,

era abbastanza buono perfino per il Salone, ma qui è un luogo comune un quadro dipinto su ricetta, così come altre migliaia. Dopo Delaroche venne un nuovo stereotipo, come bisogna dipingere il dramma. E questo sapete perché? Voi vi stupirete di ciò che sto per dirvi: Voi direte - è un paradossso! Poiché noi non abbiamo ancora migliaia di quadri. Il naturale atteggiamento degli spettatori, portando un pizzico di bellezza (ancora pura, come dire), di pensiero, trova, in primo luogo, una completa espressione in questo ideale, non cerca e non si volta indietro, semplicemente per lo stesso motivo degli ignoranti, dei libri ancora non corrotti. Chi risponde a tutte queste difficoltà? Gli uomini, che si trovano in due differenti poli d’orientamento: il semplice, ma intelligente contadino, e l’uomo superiore […]

Voi accogliereste la voce di Parigi, ovvero della città, per la voce di tutta l’umanità, così come chi in tutto il mondo non legge la gazzetta parigina? Eppure ciò non è lo stesso. Chiaramente, la fama di Parigi è innata. Ma come provare che piace effettivamente, che suscita un’impressione? Non solo lo spettatore non registra le proprie

impressioni, ma spesso non si fida, e pensa: io non so, non capisco. Parlano solo i giornali, eppure tutti noi sappiamo, che è solo un giornale, e sappiamo perfino, che si può predisporre artificiosamente il pubblico.

Ciò che noi abbiamo tentato senza abilità, all’estero è già innalzato ai massimi sistemi, e io spero di non rimanere indietro e di non aiutare più “gli uomini esperti”.

Dopotutto ci è impossibile cantare una nota in eterno, o scrivere i soliti racconti su Pietro e Babele, ci verrebbero a noia presto […] Non abbiamo ancora nessun pubblico, come dicevo prima, così educato da procurare gloria alla propria maniera, con le proprie specialità., noi vogliamo che l’artista, avendo anelato al primato, dipinga una cosa in un modo, la seconda in un altro, la terza in un altro ancora…

Abbiamo uno strano fenomeno, perfino Semiradskij non stupirà più, e intanto la sua opera attuale sarà dipinta di gran lunga meglio delle precedenti. Diranno - è stupido. Forse? No, perché è difficile soddisfarci. Molto difficile!!!”

Dalla lettera a I.E.Repin. 16 Maggio 1875

“Riguardo la mancanza di fiducia in sé del popolo, essendoci un avvenire, si può solo dire che in Occidente tale proposito viene certo applicato con le ingiurie. Direte voi: ma forse ci illuderemo, allora è giusto, perfino certo, ma che fare, quando un giovane essere umano si rende conto di una sua passione, diversa dalle altre. Da ciò dedurrete, che io appartengo a quella cerchia di slavofili dai beati ricordi, ma ciò non nuoce. Finora ciò non mi ha mai impedito di tenere gli occhi bene aperti, e di non dormire. Voi vi rivolgerete a ciò con occhi nuovi. Ciò vi sembra un sogno inebriante come il fumo dell’hashish, dipende dalla natura: da una parte questi agiscono come soporifero, dall’altra fanno il contrario - egli diventerà ancor più attento e conscio dell’importanza della cosa in sé, lavorerà e penserà in modo più preciso. Ma se mi si dice qualcosa sull’hashish, la conosco solo da fonti attendibili,precisamente in Francia e in qualche parte dell’Inghilterra, le classi che possiedono sia l’istruzione sia il benessere usano spesso l’hashish: non è così, forse? Voi parlate dell’hashish in senso metaforico, come dire, ma dopotutto l’hashish reale non fa bene e si usa solo quando l’organismo è danneggiato.”

Dalla lettera a I.E.Repin, 10 settembre 1875

“L’arte è ampia e inesauribile. Con ogni nuova generazione apre nuovi orizzonti e nuovi cammini, su cui si dovranno muovere i pittori nel futuro. Volesse Dio che l’arte russa si sviluppi più ampiamente e pienamente.”

Dalla lettera ad uno sconosciuto 28 Marzo 1881

“Tutti dicono: gli artisti russi dipingono con freddezza, troppo dettagliatamente, la loro mano è idonea al colorito, ma la loro concezione è sproporzionata, oscura, le loro idee si dirigono dalla parte delle tenebre, della malinconia e di ogni sorta di negazione. Ma, come vi dico, se ciò è giusto (e magari fosse vero), che il giovane cerchi solo nella verità, desiderando solo il bene e il miglioramento, allora questo è un richiamo divino.

Voi direte: certo, che l’artista non è così! Giustamente, l’artista non è così, ma se ci può essere qualcosa di buono, quella è solo l’artista […]

E se egli è un’artista, non avrà altra via di scampo, che creare la propria lingua personale, ed egli sarà sia più originale e indipendente sia più onesto, talentuoso, e veritiero. Ma ecco perché veritiero: perché l’artista russo non insegna a nessuno. Non ha avuto maestri e non ne avrà. Ecco perché l’arte russa ha così difficoltà ad erigersi. Come al tempo dei preraffaeliti, il tempo di Lucas Cranach, Memling, Durer, ovvero il tempo in cui gli obiettivi del secolo erano stati raggiunti con successo nella pittura, ma appunto: a lungo dipinsero con un’ unica argilla gialla, e non si accorsero che la natura offriva altre tinte variopinte. A lungo hanno dipinto banalmente e lavorato sui dettagli a distanza

ravvicinata, finché non videro delle gigantesche ombre mobili in lontananza. I vecchi maestri, fino al tempo dei grandi artisti creativi, hanno unito, forgiato e saldato in breve tempo, e nonostante ciò Holbein in Germania, Giotto, Cimabue, Beato Angelico e

Perugino in Italia sono considerati non solo più avanti dei successori, ma appassionano sempre di più gli storici. E fino al famoso punto ciò è giusto. Così come Holbein, per esempio, che ha lanciato la sua sonda fino al profondo dell’anima umana,quello che questo terribile analista e filosofo ha dato a questi ritratti, che catturano l’attenzione della grande osservazione umana. Penso che (va da sé, infondatamente), i modelli sui quali si è basato per dipingere possano desiderare qualcosa di diverso, ma la specie umana gli è spesso riconoscente per la sua ricerca, e preferisce appoggiarsi alla sua testimonianza negli episodi famosi, di quanto a quella di Rubens. Perché Holbein è la natura stessa, rivelata alla mente umana. Se tutto ciò sia arte, non lo so, ma ho il dubbio che non è soggetta a ciò che è straordinario e interessante.”

Dalla lettera a A.S.Surovin. 4 Marzo 1884

“Vi restituisco il libro di Tolstoj e vi ringrazio vivamente. Parla della “Morte di Ivan Ilič”, che è almeno opportuno ammirare.

Ciò non finisce per essere solo arte, ma diventa opera: il racconto è

veramente biblico, e provo una grande emozione al pensiero che quest’opera compaia nuovamente nella letteratura russa. La parola di dio, e dei russi, ha introdotto e

rafforzato qualcosa e senza quella grande riunione di nobili opere umane.

Sorprendentemente\ in questo racconto non ci sono ornamenti, senza i quali, si sa, non esisterebbe opera umana.”

Dalla lettera a P.M.Kovalescov. 8 Agosto 1886

“Per tutta l’arte russa sono sicuro e so, che presto o tardi, catturerà un’attenzione più vasta, cominciando a dominare il destino dei dirigenti e il cammino finale.”

3.4 L'ARTE RUSSA, QUESTIONE DI AUTENTICITA' dall'articolo di