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3.2 Nell’occhio di Caino: la pena di morte secondo Veronesi

3.2.1 Cronache italiane

Cronache italiane474 assembla un insieme di racconti brevi di vario argomento, successivamente integrati da ―nuove cronache‖ nella raccolta Superalbo, che coprono un arco temporale che va dagli anni ‗90 fino al 2001. L‘opera è in qualche modo complementare a Occhio per occhio come dimostra la stesura in parallelo, di cui si fa cenno in Cronache italiane, nel racconto Terzo coprifuoco. La peculiarità della raccolta consiste nel mettere sotto i riflettori una situazione, un particolare ritagliato su un segmento temporale, o una tranche de vie che ha attirato la curiosità dell‘autore, per cui ―basta un dettaglio, apparentemente irrilevante, secondario, a illuminare un‘identità nazionale, una mentalità diffusa e introiettata475‖. L‘aspetto volutamente divagativo, l‘inesistenza di un filo tematico, l‘assenza di una stringenza o di una relazione tra le esperienze che vengono riportate, viene giustificata nell‘ultimo racconto di Superalbo: la molla della scrittura è una necessità fisiologica di scrivere, della quale le ragioni ―vere‖ rimangono ignote anche all‘autore, rappresentando lo strato sommerso dell‘iceberg476

della coscienza. Le ragioni

474

S. Veronesi, Cronache italiane, Mondadori, Milano, 1992

475

F. La Porta, La nuova narrativa italiana, op. cit, p. 62.

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che portano l‘autore alla narrazione di segmenti o piccoli lampi tratti dalla realtà italiana, in una silloge che tocca gli argomenti più disparati, sono dichiarate tra le righe già nel primo racconto (Vetrina con scrittore e pellicce): ―si scrive perché la realtà non è mai abbastanza477‖. E infatti la selezione del materiale narrativo che scava in zone semi- sconosciute o irrilevanti alla divulgazione, sembra avvicinarsi molto al gusto per le

features del New Journalism. In particolar modo, per il primo piano sul dettaglio da cui

prende avvio la narrazione e per la marginalità dei personaggi e delle storie raccontate rispetto alle hard news della cronaca. Inoltre, ed è quello che interessa maggiormente dalla nostra prospettiva, per la maniera in cui le Cronache costruiscono ―una storia della quale si può cogliere anche l‘atmosfera, ed elementi in apparenza non registrabili e non misurabili come emozioni, passioni, reazioni psicologiche e significati simbolici478‖. Nelle storie raccontate da Veronesi scorre un‘ironia sottile, sempre presente come scetticismo e occhio lucido, anche e soprattutto quando l‘autore finge di immedesimarsi nel gioco della realtà, ammiccando al lettore479. Ne sono alcuni esempi Un giorno ideale per i pesci-siluro, Il

golem di Venezia, Vieni, vieni, vieni. Va però sottolineato che la marginalità caratterizzante

le storie può essere l‘effetto di diversi fattori, tra i quali non solo la minore gravità ma anche l‘aleatorietà del caso che non permette alla notizia di conquistare i riflettori e l‘interesse delle prime pagine dei giornali. È l‘esempio del racconto Capote lumbard in cui Veronesi riporta di un pluriomicidio avvenuto d‘estate, nella provincia lombarda, e privo di indizi che possano ricondurre agli assassini. Sul caso grava la possibilità dell‘archiviazione a causa di una serie di coincidenze: la cancellazione delle tracce a causa di un tubo esploso che ha allagato la casa, la mancanza di testimoni, l‘indolenza delle indagini investigative. Veronesi, allora, costruisce la storia con il rimando al romanzo di Capote, A Sangue

freddo, per più ragioni: sia per le analogie che esistono tra le dinamiche dei due delitti

(―Un enigma assurdo che si ripete assurdamente uguale480‖) sia per creare un parallelismo tra la sua figura di narratore-reporter e quella di Capote. Un esempio di questo è rappresentato dalla presenza dell‘autore sul luogo del delitto, nella registrazione del luogo in seguito alla tragedia, nella raccolta delle parole dei familiari. Il collegamento ipertestuale, inoltre, amplifica anche la percezione di letterarietà (secondo un meccanismo

477

Occhio, p. 13.

478

A. Papuzzi, Professione giornalista, Donzelli, Roma 2003, p. 165 .

479

Anche il titolo sembra suggerire un intento ironico, richiamando nell‘omonimia ai testi dei due antecedenti illustri di Stendhal e Vilfredo Pareto.

480

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che è stato già visto per i romanzi di Sciascia), e invita a cercare una pista per la risoluzione dell‘omicidio dentro il testo. Il testo in questo caso è quello dell‘antecedente romanzesco, A sangue freddo, che viene preso come modello-guida, ma anche, in senso figurato, l‘ambiente contadino, il contesto, le analogie sociali e strutturali delle due famiglie; ma, soprattutto risulta chiaro che ciò che accomuna i due delitti è l‘assenza di logica, la negazione dell‘illuminismo investigativo:

«Gli assassini di Holocomb fecero allo stesso modo, solo con un po‘ più di ordine […] Per questo dicevo della perdita di tempo a cui porta la logica, tante volte: una mente bacata dalla lettura di Agatha Christie, a questo punto, sarebbe incapace di spiegarsi come un delinquente possa pensare di fare un bel colpo nella casa di un contadino, e comincerebbe a cercare altri moventi. E invece ce ne sono di rapine senza possibile bottino,illogiche. Perché la logica non è che uno dei privilegi cui tanta gente riesce ad accedere durante una vita intera481»

Anche se, mettendo a confronto le due storie, si fa sempre più chiaro che il delitto di Torchiera volge verso l‘insolvibilità per l‘‖aggressione‖ di altri elementi che allontanano dalla soluzione del caso: la ―pigrizia‖ intellettuale della gente del posto, che sostituisce l‘intelligenza dell‘analisi con i rumors

«Anche qui ci sono persone da avvicinare ma è subito chiaro che serve a poco. Un esempio, il sacrestano, pronto ad additare ―quei sette o otto negri‖ cui il Comune ha assegnato un appartamento in paese […] E chiacchiere, chiacchiere, del parroco, dei baristi, di qua e di là […]482

»

ma, soprattutto, risulta insufficiente la metodologia dell‘indagine che cerca il movente con gli strumenti della detection classica, mentre nel delitto domina l‘assurdo e l‘inspiegabile

«In realtà, anche il capitano Campana è alle prese col problema della logica: per colpire proprio i Viscardi […] bisognava conoscerli, ma per pensare di trovare nella casa di valori da rubare bisognava non conoscerli. Alla fine gli chiedo se puta caso ha letto A sangue freddo […]483»

Attraverso un sanguinoso episodio di cronaca Veronesi scatta un‘immagine della provincia lombarda che trae la sua forza realistica dai dettagli, quali la rappresentazione della mentalità, la mimesi fonetica della cadenza, la tipologia psicologica e sociologica credibile dei personaggi della storia. L‘inserimento dell‘opera di Capote serve a dare una

481 Ivi, p. 126. 482 Ivi, pp. 126-127. 483 Ivi, p. 132.

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connotazione più ampia all‘ ―oscena verità di questa strage484‖, ma anche a sottolineare l‘asfissia di una certa cultura italiana, incapace di uno scarto d‘immaginazione così come di narrazioni di più ampio respiro. Il rimando al mondo della letteratura si declina, però, anche in chiave ironica, citazionistica, come nel caso di Un giorno ideale per i pesci-

siluro, con chiaro riferimento a Un giorno ideale per i pesci-banana, compreso nella

raccolta dei Nove racconti485 di Salinger. Al pari di Salinger, però, il soggetto da cui il racconto prende il titolo è un pretesto per parlare di altro, funzionando come inquadratura sul dettaglio dal quale si espande la cinepresa; diversamente dal racconto originale il fine perseguito dalla narrazione è chiaramente anti-tragico. Nel racconto di Veronesi è la spia del cambiamento ambientale e dell‘alterazione dell‘ecosistema; il racconto però impenna subito verso la straniatura fantastica, dove il centro dell‘azione diventa un‘improbabile caccia al ―mostro‖:

«Immagino il siluro, là sotto, cheto e sornione, affamato, la pancia piena di dita umane che striscia contro le alghe del fondo, guardare i miei vermi come Nero Wolfe guarderebbe un salatino. Lo vedo scattare d‘improvviso e papparsi tutti i pesci che gli ruzzano d‘intorno486

»

Il riferimento all‘immaginario della fiction televisiva (Nero Wolfe, Lo Squalo) esplicita l‘intento parodico, ironizzando sulla mitopoiesi della provincia norditaliana. Aspetto già presente in Capote lumbard, seppur calato in una dimensione tragica, in cui il confronto con la strage di Holocomb fa emergere alcune caratteristiche tipicamente italiane, e regionali (i pregiudizi razziali, le lungaggini burocratiche, il formulario usurato del giornalismo estivo). La dimensione umoristica, inoltre, è amplificata nell‘ultimo racconto dalla battuta finale (―È ancora vivo, accidenti, respira‖), con chiaro rimando alla voce dell‘assassino. Il ricorso, derisorio, all‘apparato del giallo e del mistero lascia intendere che la seconda realtà costruita dalla fantasia serve a mistificare la prima, quella cui si accenna inizialmente e che non viene approfondita, sull‘inquinamento e sulle conseguenze per il territorio.

Il gusto per la citazione, però, si estende anche all‘atmosfera da mistery-story come nel caso di Vieni, vieni vieni e Paralipomeni di Malcom Lowry. Nel primo esempio questa è presente nella modalità con cui viene introdotto l‘incipit:

484

Ibidem

485

J.D. Salinger, Nove racconti, trad. di Carlo Fruttero, Einaudi, Torino, 2014.

486

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«Sono le sei meno un quarto di mattina, e me ne sto seduto al guard-rail davanti al casello di Prato-Ovest della Firenze-Mare. Piove e fa freddo, attraverso i calzoni, il metallo mi gela le cosce487»

L‘introduzione quasi da romanzo hard-boiled crea un effetto umoristico una volta compresa la situazione, ovvero la partenza per una gita in un noto centro commerciale. L‘intento parodico ha soprattutto la funzione di ri-simbolizzare il mondo del consumo, al quale l‘autore aderisce solo nella finzione, ma rimanendo intimamente scettico e diffidente (da qui un possibile parallelismo ironico con la solitudine del detective delle storie noir). L‘espediente del mistero è invece utilizzato diversamente nel secondo racconto, dove si colora di tinte che richiamano il ghost story. La narrazione ha come oggetto la pubblicazione di un racconto inedito di Lowry, che, come indica già il titolo del racconto, è una un‘opera marginale, un oggetto che rischi di smaterializzarsi nella dimenticanza dei lettori:

«Ed è un evento importante, dopotutto, la pubblicazione in Italia di uno dei tanti scritti trascurati di Lowry, poiché sulla sua opera sembra gravare ancora oggi la stessa possente maledizione che ha gravato su tutta la sua vita, sempre minacciando di cancellare l‘una e l‘altra dal novero delle cose del mondo488

»

Nel racconto emergono temi comuni anche alla produzione di Franchini, in particolare a

Quando vi ucciderete maestro? e Cronaca della fine sulle coincidenze che determinano la

divulgazione dell‘opera e sulla corrispondenza vita-letteratura. Veronesi accentua, però, il mistero della vita e dell‘opera di Lowry, insistendo sulle coincidenze che ne hanno funestato e ritardato la divulgazione editoriale.