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1.2 Norma e infrazione I gialli “imperfetti” di Leonardo Sciascia

1.2.1 La Storia e le storie Il metodo d’indagine

Per Sciascia, dunque, il giallo è il genere che si presta alla speculazione, proprio per il ruolo centrale della ricerca nello sviluppo della storia: l‘investigatore infatti, non è semplicemente un uomo dotato di più acume degli altri, ma è un individuo che si distingue per complessità culturale e capacità di astrazione. Un esempio di questo sono protagonisti come Vice ne Il cavaliere e la morte la cui fonte di ispirazione è appunto l‘opera di Albrecht Dürer. L‘ opera pittorica, colma di riferimenti simbolici e allegorici, dilata lo spazio della narrazione verso tonalità più riflessive, in cui la figura dell‘investigatore è soprattutto un ―ricercatore‖, sofferente, della verità. Il giallo che viene rappresentato è solo un livello della storia che sottende un altro, più universale, sullo spazio e la possibilità che ha la giustizia nel mondo. In questo senso il poliziesco per l‘autore è il ―discorso che tende alla verità e alla denuncia87‖, quasi che il rapporto che lega il contenuto alla forma del giallo sia una necessità intellettuale e morale, oltre che stilistica. In questa prospettiva la forma del giallo si incastra naturalmente con quella dell‘inchiesta: il modello di Sciascia è soprattutto il racconto-inchiesta di argomento storico, quale, La colonna infame di Manzoni. Tale derivazione è ben visibile ne La strega e il capitano, dove Sciascia penetra

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L. Sciascia, Una storia semplice, Adelphi, Milano, 1989, p. 50.

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con intelligenza indagativa dentro un episodio della storia passata, ricostruendo le tappe che condussero alla condanna per stregoneria di un‘innocente domestica, da parte dell‘Inquisizione.

Dal punto di vista del metodo vi sono diverse punti di contatto con le modalità della microstoria, disciplina sorta nell‘area bolognese tra gli anni Settanta e Ottanta, secondo i parametri indicati da Giovanni Levi88. Tra questi figurano la focalizzazione su uno specifico dettaglio storico che ha come oggetto protagonisti ―minori‖ e che si allarga alla ricostruzione del contesto, alla focalizzazione sui dettagli minimi e che segue ―il nome come filo per navigare nei vari archivi‖89

. E infatti La strega e il capitano si avvicina per ricostruzione e spunti metodologici ai saggi storici quali, ad esempio, Il formaggio e i

vermi90 di Ginzburg che narra la storia di due processi per eresia a carico di un mugnaio del Cinquecento, restituendo anche il livello interpretativo del mondo propria delle classi più umili. Ciò che distingue la ricerca storiografica di Sciascia da quella di Ginzburg e altri storici è però la presenza di un richiamo sempre presente al giudizio, alla riflessione morale del lettore sulla giustizia. Quest‘atteggiamento ideologico, prima che letterario, ha inevitabili ripercussioni sul racconto che, nella Strega e il capitano, tende ad omettere alcuni dettagli esterni alla causa dell‘innocenza della protagonista e a farne risaltare altri, contravvenendo al principio inviolabile di neutralità dello storico. Nonostante la puntualità delle modalità storiche e investigative adoperate, l‘indagine così intesa come strumento critico e metariflessivo, è intimamente eversiva nei confronti del genere su cui si innesta. Infatti le opere di Sciascia sono ―eterodosse‖ tanto nei confronti del saggio storico d‘inchiesta quanto in relazione al giallo. L‘impegno civile non comporta, quindi, la rinuncia a forme di scrittura tradizionali (il romanzo, l‘inchiesta) ma preme contro i confini di questi generi, portando ad un ampliamento del loro campo d‘azione:

«Di tali tensioni sono cariche, e quasi sature, le ―inchieste‖ di Sciascia; che nel toccare il limite della ragione, e nell‘investigare la grana linguistica e dunque il contenuto di verità (artefatta, sfigurata, deformata) del documento, aggiungono al piacere dell‘analisi linguistica quello della congettura: non sempre, o forse quasi mai, costretta entro i limiti dell‘indispensabile, come

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G. Levi, On Microhistory, in P. Burke, New Perspectives on Historical Writing, Cambridge, Polity, 2011, pp 97-119.

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L. Wren- Owens, Un cambiamento microscopico? Microstoria e spazio storico concettuale negli ultimi

romanzi storici di Sciascia, in AA.VV, a cura di S. Gola, L. Rorato, La forma del passato, PIE Peter Lang,

Brussels, 2007.

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dovrebbe verificarsi nello spazio della scrittura storiografica; ma invece dilatata e potenziata dalla finzione romanzesca91»

L‘autore, inoltre, sembra anche voler utilizzare il metodo investigativo per metterne ancor di più in evidenza i limiti e le aporie; come dirà infatti l‘ispettore Rogas nel Contesto: ―Un fatto è un sacco vuoto. Bisogna metterci dentro l‘uomo, la persona, il personaggio perché stia su92‖. L‘espressione di Rogas, dietro cui si esprime la voce dell‘autore, suggerisce quindi che la verità si trova nelle relazioni che connettono uomini, cose, azioni. Dato che i fatti non parlano da soli, ma hanno bisogno dello sforzo d‘intelligenza, e di volontà, di qualcuno che li riassembli ed interpreti, la ricerca si sposta da una focalizzazione puramente scientifica dei dati ad una più divagativa, letteraria. È l‘intelligenza dello scrittore a risistemare il caos scomposto delle cose, giungendo alla forma compiuta della narrazione. Quest‘ultima, prima che contenuto (di denuncia, di speculazione) è ordine del pensiero che consente di dare una disposizione razionale a cose e fatti rendendoli leggibili, quindi reali. Ma la dimensione narrativa consente anche più livelli di lettura, dentro e dietro le righe del testo, e disegna un‘altra e più autorevole strada per arrivare alla verità. L‘imprescindibilità della letteratura, come corpus in cui è racchiusa tutta l‘esperienza umana, è onnipresente tanto nei gialli quanto nei saggi d‘inchiesta perché, come dirà l‘autore, ―nulla di sé e del mondo sa la generalità degli uomini, se la letteratura non glielo apprende93‖.