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D ALLA COSCIENZA AL SOGGETTO : LA QUESTIONE ERMENEUTICA

4.1. Dall’ermeneutica metodica all’ermeneutica del soggetto

L’intero sviluppo della filosofia di Lonergan può essere interpretato come lo sforzo di tematizzare la soggettività umana in tutte le sue dimensioni, sensitiva, intelligente, razionale, morale, attraverso un cammino che si può indicare con riferimento a precisi nodi concettuali.

Il primo approccio al tema dell’interiorità è rintracciabile nello studio della nozione di verbum in san Tommaso: il lavoro per recuperare la dottrina medievale sulla conoscenza e sull’anima ha portato, infatti, Lonergan a riscoprire l’intelligere come momento centrale del processo conoscitivo. La successiva fase rappresentata da Insight, la sua opera maggiore, ha messo a frutto la scoperta precedente nel

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contesto contemporaneo delle scienze sperimentali della natura, delle scienze umane, della filosofia e delle varie forme di senso comune. La terza fase, infine, si concentra sulla dimensione esistenziale della coscienza umana: una volta analizzato il soggetto nella sua totalità Lonergan ha così potuto elaborare un metodo della teologia il cui fondamento e le cui norme sono costituite dalle esigenze presenti e operanti della coscienza 116.

In questi diversi momenti che segnano il percorso della riflessione lonerganiana si possono rintracciare le fila per ricostruire la prospettiva ermeneutica che si sviluppa progressivamente all’interno del suo pensiero. Se la vasta e complessa opera lonerganiana non comprende una trattazione che si occupi specificatamente di ermeneutica, con l’eccezione di una serie di articoli e appunti composti intorno agli anni Sessanta, si può tuttavia affermare che tale interesse si ritrova costantemente presente all’interno dei singoli approfondimenti sui quali si è di volta in volta soffermato. Per comprendere il pieno sviluppo di tale problematica, sarà pertanto utile seguire i numerosi riferimenti disseminati in tutta la produzione del filosofo, sia nei testi più importanti, sia nei saggi e articoli, nei quali Lonergan ritorna sull’argomento con interessanti precisazioni e puntualizzazioni. Seguendo questo filo rosso è possibile infatti delineare un vero e proprio percorso all’interno della sua filosofia, a partire dai primi articoli di stampo tomista attraverso gli studi sulla gnoseologia per giungere infine agli ultimi testi specificatamente dedicati al problema metodologico.

L’interesse del filosofo per il problema dell’interpretazione emerge già in occasione degli studi condotti sul pensiero di san Tommaso e sulla questione del verbum mentis 117; ci troviamo ancora nella fase iniziale dell’elaborazione filosofica

lonerganiana, nella quale l’attenzione del filosofo è rivolta principalmente alla possibilità di un utilizzo delle categorie ermeneutiche in funzione della lettura dell’opera dell’Aquinate, con particolare riferimento alla tematica della gratia 118 di

cui il filosofo si occupava in questi anni. Lo studio porterà Lonergan a scoprire la profonda importanza dell’auto-appropriazione da parte del soggetto e a definire le nozioni di base che verranno successivamente utilizzate nell’elaborazione di una sua teoria ermeneutica autonoma e originale. Fondamentale per Lonergan diventa in questa fase l’eredità aristotelico-tomista, con riferimento in particolare, per quel che riguarda l’ermeneutica, al trattato aristotelico del Perì Hermeneias, letto sulla base dell’interpretazione fornitane dallo stesso Aquinate, ma anche di sant’Agostino; alla luce di ciò è possibile collocare l’ermeneutica di Lonergan al termine di un cammino ideale che collega Aristotele a san Tommaso, attraverso la mediazione di sant’Agostino.

116 Cfr. Giovanni B. SALA, Bernard Lonergan, s.j.: un teologo esamina la propria mente, «La Nottola», 4 (1985), pp. 35-50, p. 37.

117 Per gli studi sul pensiero tomista nel complesso cfr. LONERGAN, The concept of Verbum in the

Writings of St. Thomas Aquinas, «Theological Studies», 7 (1946), pp. 349-392; 8 (1947), pp. 35-79, 404-444; 10 (1949), pp. 3-40, 359-393 poi pubblicato in Verbum: Word and Idea in Aquinas, by David B. Burrell, University of Notre Dame Press, Notre Dame 1967 – London 1968; ora in Verbum, CWL 2; trad. it.

Conoscenza e interiorità, OBL 2.

118 Per gli studi sul problema della gratia cfr. LONERGAN, Grace and Freedom: operative Grace in the

Thought of St. Thomas Aquinas, by J. Patour Burns, Darton Longman & Todd, London-New York 1971; poi pubblicato in Grace and Freedom,CWL 1; trad. it. Grazia e libertà. La grazia operante nel pensiero di San

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Tale eredità si può rintracciare in tutta la produzione filosofica di Lonergan che, sulla scorta del motto leonino “vetera novis augere et perficere”, sosterrà sempre la necessità di un rinnovamento profondo delle categorie filosofiche e teologiche che permetta di accrescere e perfezionare il patrimonio antico (vetera) con l’apporto del pensiero moderno e contemporaneo (novis). La sua elaborazione di un Novum Organum si muove esattamente nella direzione di un’integrazione superiore dei saperi, che faccia capo allo sviluppo autentico del soggetto e alla elaborazione di un nuovo metodo che possa mettere in rapporto metafisica ed ermeneutica proprio perché basato sulla fondazione ontologica del significato.

La necessità di individuare una nuova metodologia diventa fondamentale per la filosofia di Lonergan che nell’opera successiva, Insight, propone un metodo trascendentale che, mediante la piena comprensione dello stesso processo del comprendere, possa permettere di portare a compimento l’antico metodo aristotelico-tomista, tenendo conto delle innovazioni della modernità. Con la composizione e la pubblicazione di quest’opera, capitale per la comprensione del suo pensiero, si assiste, inoltre, all’emergere di un interesse più sistematico per le tematiche dell’interpretazione e per il rapporto tra soggettività e oggettività:

l’interesse per la soggettività – sottolinea Lonergan – è perciò l’interesse per la realtà intima dell’uomo. È l’interesse non per le verità universali che valgono per l’uomo sia addormentato che sveglio, non per il mutuo rapporto di fattori e cause naturali, bensì per la perenne novità dell’auto-costituzione e delle libere scelte che fanno, di chi sceglie, ciò che egli è 119.

Ciò equivale a dire che il frutto della verità, per poter essere colto, deve prima maturare sull’albero di un soggetto autentico, dal momento che solo il soggetto autentico può raggiungere l’oggettività, intesa come capacità di giungere a ciò che è indipendente dal soggetto concreto.

Nel suo testo, inoltre, Lonergan si confronta con la filosofia di Dilthey e con l’interpretazione fornitane da Palmer e prende posizione riguardo alla filosofia di Gadamer e ai suoi elementi portanti, quali ad esempio la definizione di circolo ermeneutico o del rapporto soggetto-orizzonte, fino a giungere all’elaborazione di quella che lui stesso definirà Scientific Hermeneutics, un’ermeneutica metodica centrata sul problema del rapporto tra conoscenza, realtà e oggettività e sulla nozione di verità. Tale approfondimento assume una valenza filosofica di più ampio respiro, come sottolinea Ireneusz Korzeniowski:

invitando il lettore stesso all’esercizio di capire il proprio conoscere, Lonergan fonda il suo lavoro sull’auto-appropriazione riflessa della struttura della conoscenza, verificando personalmente la fondatezza di una tale struttura e poi la sua corrispondenza con quella del reale, nella prospettiva dell’isomorfismo tra conoscere ed essere 120.

119 LONERGAN, “Natural knowledge of God” in Insight Revisited, cfr. ID., A Second Collection, p. 102. 120 Ireneusz Wojciech KORZENIOWSKI, Il Logos-Verbum Mentis in s. Tommaso d’Aquino e in Bernard

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Su queste basi si possono comprendere le ragioni del primato che viene assegnato in Insight alla gnoseologia: se, infatti, negli scritti sulla filosofia tomista questa era espressa in termini metafisici, ora, come giustamente nota Giovanni Sala, è la metafisica ad essere fondata in termini di principi conoscitivi, dato che

la soluzione del rapporto tra conoscenza e realtà, ovvero del passaggio dal pensiero all’essere consegue dall’affermazione fondamentale dell’intrinseca intelligibilità dell’essere, cioè dall’impossibilità di separare l’essere dall’intelligibile, poiché l’essere è l’obiettivo del puro desiderio di conoscere 121.

Dopo Insight la filosofia lonerganiana si sposta dalla prospettiva dell’intelletto speculativo, centrata sul ruolo della mente, a quella del soggetto esistenziale, nella sua complessità e totalità; di conseguenza anche la sua prospettiva ermeneutica risulta caratterizzata da un’attenzione all’interiorità concepita non più in termini conoscitivi ma esistenziali, una prospettiva, questa che sarà sviluppata compiutamente in Method in Theology. Tale opera, che rappresenta il fulcro dell’intero percorso lonerganiano, impegnato nella costante e complessa ricerca di una nuova metodologia in grado di far dialogare tra loro le diverse discipline, presenta anche, dal punto di vista dello sviluppo della questione ermeneutica, la trattazione più sistematica. In essa Lonergan sostiene l’importanza e la necessità di distinguere il problema filosofico dell’ermeneutica dagli altri problemi di filosofia con cui esso intrattiene relazioni, ma con i quali non può essere identificato.

La necessità di mantenere una separazione tra i diversi aspetti spiega l’introduzione delle “specializzazioni funzionali”, dedotte dai quattro livelli del sistema coscienziale: come si vedrà ampiamente in seguito per quanto riguarda il problema ermeneutico il gruppo di specializzazioni che qui risulta importante è il primo, che comprende la ricerca [search], l’interpretazione [interpretation], la storia [history] e la dialettica [dialectic].

Significativamente Lonergan deduce la specializzazione dell’interpretazione dal livello coscienziale dell’intelligenza, mettendo in atto il reinserimento, in un contesto completamente rifunzionalizzato, quale è quello del sistema coscienziale, di tutta la questione dell’espressione e della formulazione del verbum mentis di ascendenza aristotelico-tomista, dalla quale era scaturito il suo primitivo interesse. Inoltre il collegamento posto tra interpretazione e livelli della coscienza permette di definire l’ermeneutica lonerganiana come un’ermeneutica del soggetto, ma all’interno di un contesto di filosofia dell’essere nel quale l’ontologia media tra l’ermeneutica e lo sfondo metafisico.

Un chiaro esempio a tale riguardo ci è offerto dalla riflessione di Lonergan sul significato, altro tema ricorrente nell’intera sua opera, che va posto in relazione con la sua fonte trascendentale, rappresentata dalla coscienza umana letta come coscienza di significati e come struttura euristica che ci fa passare gradualmente dai dati del senso a una visione complessiva dell’universo materiale.

121 Giovanni B. SALA, La Métapysique comme structure heuristique selon B. Lonergan, «Archives de Philosophie», 33 (1970), pp. 45-71; 35 (1972), pp. 443-467, 555-570; 36 (1973), pp. 43-68, 625-642.

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4.2. Il dibattito sull’ermeneutica lonerganiana: per uno status quaestionis

L’interesse nei confronti di questa possibile interpretazione del pensiero e dell’opera di Lonergan nasce già intorno agli anni Settanta dello scorso secolo, in seguito alla comparsa di una monografia, curata da Matthew Lamb 122, incentrata

sulla comparazione dialettica tra la critica della ragion storica di Dilthey e l’approccio metodologico elaborato da Lonergan in ambito teologico. Un dibattito vero e proprio, però, si sviluppa realmente solo intorno agli anni Ottanta, con la pubblicazione di una serie di articoli che propongono una rilettura in chiave ermeneutica della proposta metodologica avanzata da Lonergan a partire dal confronto con Gadamer e le tematiche centrali della questione ermeneutica. In particolare è, a questo proposito, importante ricordare un articolo di Ronald McKinney, comparso nel 1983 123, nel quale si suggeriva la possibilità che la teoria

lonerganiana potesse essere inserita all’interno del panorama dell’ermeneutica contemporanea con una posizione intermedia tra le correnti, da una parte, dell’ermeneutica filosofico-esistenziale, sviluppata in particolare da Heidegger e da Gadamer, e della teoria ermeneutico-esegetica rappresentata, invece, da Betti e dalla sua filosofia 124. Nella teoria ermeneutica di Lonergan risiederebbe, così, la

possibilità di realizzare un’integrazione tra le istanze della metodologia ermeneutica e quelle dell’ermeneutica esistenziale, tra le due dimensioni del comprendere e dell’essere; una tesi questa che ritorna anche successivamente in altri saggi che attribuiscono spesso alla proposta ermeneutica lonerganiana questa funzione di mediazione e che si concentrano sempre, però, su aspetti circoscritti della questione, o su singoli concetti presenti all’interno dell’elaborazione lonerganiana, quali il punto di vista universale, il significato, l’orizzonte, l’interesse, per conciliarli con una prospettiva ermeneutica compiuta e originale 125.

I primi tentativi di sistematizzazione della teoria ermeneutica lonerganiana nel suo complesso risalgono, infatti, solo agli inizi degli anni Novanta, con la puntuale e ampia trattazione di Robert Doran che dedica un’intera sezione del suo testo Theology and the Dialectic of History 126 all’individuazione degli elementi

dell’ermeneutica lonerganiana, attraverso il confronto diretto coi testi che fino a questo momento era stato forse trascurato. Un’altra ricostruzione interessante,

122 Matthew L.LAMB, History, Method and Theology: a dialectical Comparison of W. Dilthey’s Critique of

Historical Reason and B. Lonergan’s meta-methodology, Scholars Press for the American Academy of Religion, Missoula (Mont.) 1978.

123 Ronald MCKINNEY, The Hermeneutical Theory of Bernard Lonergan, «International Philosophical Quarterly», 23 (1983), pp. 277-290.

124 Cfr. Joseph BLEICHER, Contemporary Hermeneutics: Hermeneutics as Method, Philosophy and Critique, Routledge & Kegan Paul, London 1980; trad. it. L’ermeneutica contemporanea, a cura di StefanoSabattini, il Mulino, Bologna 1986. Vedi anche Maurizio FERRARIS, voce Ermeneutica, in PaoloROSSI (a cura di), La

filosofia, Utet, Torino 1995, pp. 39-83.

125 In modo particolare sono da citare gli studi di Frederick G.LAWRENCE, Method and Theology as

Hermeneutics, in MatthewL.LAMB (ed.), Creativity and Method: Essays in Honor of Bernard Lonergan, Marquette University Press, Milwaukee 1981; JosephROBIDOUX, The Hermeneutics of Bernard Lonergan, Katholieke Universiteit Leuven, 1984; Sean E.MCEVENUE-BenF.MEYER (eds), Lonergan’s Hermeneutics:

its Development and Application, The Catholic University of America Press, Washington DC 1989. 126 RobertM.DORAN, Theology and the Dialectic of History, University of Toronto Press, Toronto 1990, con particolare riferimento alla parte Hermeneutics and the Ontology of Meaning, capp. 18-20.

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seppur limitata, è quella proposta, sempre negli stessi anni, da Gaspare Mura, unico italiano nel panorama prevalentemente americano o inglese degli studi su Lonergan: il suo testo Ermeneutica e verità. Storia e problemi della filosofia dell’interpretazione 127 comprende, infatti, una breve ricostruzione dell’ermeneutica

lonerganiana, che ripropone la funzione “mediatrice” della sua filosofia come sintesi tra momento metodologico e momento ontologico-veritativo dell’ermeneutica, ma la colloca pur sempre all’interno dell’ambito dell’ermeneutica veritativa.

Dopo gli anni Novanta, se si prende in considerazione il dibattito contemporaneo, si deve registrare un’attenzione per gli aspetti connessi alle applicazioni pratiche dei principi della teoria ermeneutica lonerganiana e ai suoi rapporti con la teologia 128. In nessuno studio, però, finora è stato preso in

considerazione in modo adeguato e compiuto il rapporto che, a nostro avviso, intercorre tra la possibilità e l’articolazione di un’ermeneutica in seno al pensiero di Lonergan e la struttura coscienziale che costituisce il cuore del suo intero sistema filosofico. Da registrare inoltre la presenza in alcuni casi di parziali fraintendimenti del pensiero del filosofo canadese, specie in merito alla deduzione delle specializzazioni funzionali, tra le quali rientra l’ermeneutica, dai gradi della coscienza. Inoltre, a nostro avviso, non è stato ancora studiato adeguatamente il ruolo della soggettività in seno all’ermeneutica lonerganiana e quello del rapporto tra problema epistemologico e problema metafisico.

Rimane, infine, aperta la questione circa la possibilità dell’effettiva interazione tra un pensiero filosofico come quello lonerganiano che si fonda sul principio dell’isomorfismo, per il quale la struttura della conoscenza corrisponde a quella della realtà, e i principi base dell’ermeneutica come teoria dell’interpretazione.

127 GaspareMURA, Ermeneutica e verità. Storia e problemi della filosofia dell’interpretazione, Città Nuova Editrice, Roma 1990, pp. 326-336.

128 Cfr. FrederickG.LAWRENCE, Expanding Challenge to Authenticity in Insight: Lonergan’s Hermeneutics of

Facticity (1953-1964), «Divyadaan. Journal of Philosophy & Education», 15/3 (2004), pp. 427-456; Donna TEEVAN, Lonergan, Hermeneutics & Theological Method, Marquette University Press, Milwaukee 2005; Jayaseelan SAVARIARPITCHAI, A Practical Application of Hermeneutical Principles of Bernard Lonergan, «Jnanodaya. Journal of Philosophy», 12 (2005), pp. 69-77; James R.PAMBRUN, The Relationship between

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