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UNA RELAZIONE TRA ERMENEUTICA E METAFISICA

2. L A RELAZIONE SOGGETTO ORIZZONTE

2.1. Caratteri della relazione: bipolarità, correlazione e reciprocità

Per comprendere la complessa relazione che secondo Lonergan lega tra loro il soggetto e l’orizzonte è bene chiarire, prima di tutto, che questi due elementi formano un’unità reale e concreta, fondata sulla bipolarità che contraddistingue e caratterizza la loro reciproca correlazione, un’unica realtà bipolare cui Lonergan stesso attribuisce il nome di “orizzonte del soggetto”, per sottolineare la stretta connessione che lega i due termini.

All’interno di questa unità concreta i due elementi si presentano legati e interdipendenti l’uno dall’altro: non si dà, infatti, un soggetto indipendentemente dall’orizzonte entro cui si colloca insieme con il suo mondo proprio, organizzato sulla base di precise coordinate di riferimento culturali, politiche, sociali, religiose; né è concepibile un orizzonte se non come la linea che delimita e racchiude al suo interno il mondo del soggetto.

A questo proposito è fondamentale sottolineare l’importanza del concetto di contesto 43, centrale nell’elaborazione del pensiero del filosofo, in modo particolare

40 MURATORE, Filosofia dell’Essere, cit., p. 121. 41 Il Metodo in Teologia, OBL 12, p. 253.

42 LONERGAN, Metaphysics as Horizon, CWL 4, p. 198.

43 Il concetto di contesto rappresenta un aspetto, ancora poco sviluppato, del tema più complesso che Lonergan indica con la nozione di orizzonte. Per comprendere pienamente il pensiero, l’opera di un autore, secondo il punto di vista del filosofo, è indispensabile collocarlo nel suo contesto di appartenenza; si tratta di un precetto ermeneutico e filosofico al tempo stesso, ben riassunto dall’affermazione di Frederick Crowe, posta come incipit della biografia del filosofo: «Le idee

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per quel che riguarda l’interpretazione che viene data dell’orizzonte. Il tema del contesto, infatti, per Lonergan è strettamente legato a quello dell’orizzonte, in quanto è lo spazio delimitato da quella linea che segna la distinzione tra ciò che si trova al di là dei nostri interessi e ciò che invece li riguarda da vicino, suscitando la nostra attenzione e chiamando in causa la nostra intenzionalità. Man mano che ci avviciniamo all’orizzonte il nostro interesse e la nostra curiosità svaniscono perché al di là di questo confine si collocano tutte quelle realtà che non hanno il potere di richiamare la nostra attenzione, rivolta invece ad altro, a tutto quel mondo che costituisce l’interno dell’orizzonte entro il quale conduciamo la nostra esistenza. Ciò che sta entro quel campo, quindi, sollecita, interpella, impegna il soggetto, tutto il resto che «sta fuori quel campo lascia il soggetto non sollecitato, non interpellato, non impegnato» 44 in quanto il mondo del soggetto è appunto costituito dal campo

di interessi che il soggetto condivide.

Il ponte che lega il soggetto al suo orizzonte è definito da Lonergan con il termine inglese concern, o con altri dal significato affine come attention o ancora interest 45, che traducono il concetto heideggeriano di cura [Sorge]; in italiano si è

optato per la traduzione con il termine interesse, con riferimento all’inter-esse latino, il quale ci permette di individuare la caratteristica principale di questo concetto legato all’essere sempre posto in situazione del soggetto. Una caratterizzazione che segna la distanza di Lonergan dalla posizione heideggeriana: se infatti la Sorge predefinisce e predetermina l’Esserci [Dasein] nella sua gettatezza come cosa tra le cose, l’interesse diventa nella filosofia di Lonergan ciò che forma il soggetto nella sua consapevolezza che lo porta a non consumare gli eventi nella temporalità, vivendo gli enti che lo circondano solo come un fondo di risorse utilizzabili, e a scegliere piuttosto in modo responsabile sulla base del legame profondo che lo lega a tutto quanto appartiene al suo orizzonte. In questo senso assume notevole importanza la mediazione esercitata dal significato in rapporto all’interesse, come spiega Lonergan attraverso il seguente esempio:

Uno può camminare lungo una strada con un amico e, nel bel mezzo di ogni sorta di rumori stradali, udire proprio quel leggero fruscio sonoro costituito dalle sue parole. Il significato rende udibile la sua voce. […] Il nostro apparato sensitivo, i nostri organi di senso, ricevono ogni tipo di impressioni, ma di queste non tutte arrivano alla coscienza. È ciò di cui siete interessati che arriva alla coscienza. La coscienza seleziona; essa fluttua sulla serie di richieste di attenzione 46.

L’interesse è quindi la molla che ci spinge a rivolgere la nostra attenzione alla comprensione di un qualcosa, ma è il significato che media tra il soggetto e i dati che giungono alla coscienza: il significato rende udibile la voce e risveglia così il nostro

veramente grandi e fondamentali sono sempre rilevanti, sia per l’opera di chi le ha concepite sia per quella degli altri. Se le idee di Bernard Lonergan hanno profondità e portata di tal genere si potranno usare nello studio della sua stessa vita e del suo pensiero. Questo è il motivo per cui inizio questo libro con una breve presentazione della sua nozione di contesto […], il contesto che inquadra la sua opera» (CROWE, Lonergan, p. 15).

44 SPACCAPELO, Fondamento e orizzonte, p. 184.

45 Successivamente Lonergan, parlando del legame tra soggetto e orizzonte farà riferimento anche al concetto di intenzionalità: cfr. SPACCAPELO, Fondamento e orizzonte, p. 184, nota 37.

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interesse. Per spiegare questa mediazione Lonergan ricorre in un’altra opera alla storia di Helen Keller, la bambina sorda, cieca e muta che imparò il linguaggio dei segni grazie alle lettere plasmate dalla sua insegnante sulla sua mano:

l’istante in cui ella per la prima volta capì che […] i tocchi successivi che la sua insegnante andava esercitando sulla sua mano trasmettevano nomi di oggetti, fu segnato dall’espressione di una profonda emozione e, a sua volta, l’emozione ebbe come frutto un interesse così vivo che ella manifestò il desiderio di imparare 47. Interesse e significato mediano così tra il soggetto e l’orizzonte, rivestendo un ruolo attivo nel processo di auto-appropriazione da parte del soggetto delle sue dinamiche coscienziali e sono, inoltre, elementi fondamentali per la comprensione della coscienza che è sempre una coscienza interessata, in quanto orientata, mossa, attirata da qualche interesse particolare, predominante sugli altri, che, rappre- sentando tutto quello di cui la coscienza stessa avverte l’esigenza, finisce per indirizzarne le scelte.

La coscienza si presenta, così, come un’organizzazione diretta di dati selezionati, essa è “fluttuante”, nel senso che non è determinata unicamente da oggetti esterni o interni, da condizioni e determinanti biologiche o psicologiche: «essa seleziona. Ciò che […] si presenta all’attenzione non dipende semplicemente dal fatto che ci sono cose cui fare attenzione, ma molto più dipende dall’essere interessati» 48.

L’ampiezza e la direzione degli interessi condizionerà conseguentemente anche l’ampiezza dell’orizzonte all’interno del quale è collocato il soggetto, ponendosi come limite estremo entro il quale si raccolgono i suoi stessi interessi. Si può anche dire che proprio grazie all’interesse la coscienza è collocata e radicata nel suo mondo, quel mondo delimitato da un orizzonte che a sua volta influenza ed è influenzato dall’orientamento della coscienza del soggetto.

In Lonergan, infatti, soggetto, interesse, orizzonte e mondo sono intimamente e concretamente correlati, rappresentano quattro momenti dell’esistenza umana, quattro aspetti che si richiamano a vicenda: «l’interesse del soggetto determina il suo orizzonte e il suo orizzonte seleziona il suo mondo» 49, secondo una struttura

ben precisa, quella del flusso di coscienza, in cui il soggetto con il suo interesse costruisce un orizzonte il quale seleziona e determina il suo mondo proprio.

Un altro aspetto rilevante della relazione soggetto-orizzonte è rappresentato dalla reciprocità della loro correlazione, per la quale il soggetto e l’orizzonte finiscono per influenzarsi a vicenda. Si è visto che l’ampiezza dell’orizzonte è fissata dalla portata dell’interesse del soggetto e che solo ciò che forma il mondo delimitato dall’orizzonte permette al soggetto di attuare il proprio sentire, conoscere e fare; questa corrispondenza si attua in un’interazione attiva tra il soggetto e il suo orizzonte, per la quale ogni mutamento, più o meno consistente, di un aspetto presenta delle conseguenze per l’altro. Si realizza così una correlazione per cui, come sottolinea Natalino Spaccapelo:

47 Il Metodo in Teologia, OBL 12, p. 90. 48 Sull’educazione, OBL 10, p. 103. 49 Ivi, p. 134.

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un significativo mutamento nell’«interesse» del «soggetto» comporta un conseguente e proporzionato mutamento dei contenuti del suo «mondo» e dell’ampiezza dell’«orizzonte» che lo delimita; e, reciprocamente, un significativo mutamento nell’ampiezza dell’«orizzonte» sollecita un corrispettivo e proporzionato mutamento nell’«interesse» del «soggetto» 50.

Su questa correlazione si fonda la reciprocità che ci consente di presentare la relazione tra soggetto e orizzonte come una bipolarità in cui ogni polo influenza e determina l’altro costituendosi come suo “polo relativo”.

Tutto ciò si traduce nel fatto che il cambiamento di uno qualunque dei due poli, determina un cambiamento anche nell’altro, nella stessa misura e nello stesso grado con cui è avvenuto nel primo. Ciascuno dei due poli è, di conseguenza, «polo con l’altro, polo dell’altro, polo per l’altro» 51, in una correlazione bipolare reciproca

sempre attiva e dinamica.

2.2. Limitazioni

Se è vero che il soggetto e il suo orizzonte sono strettamente correlati, è anche vero che questa interdipendenza così stretta può costituire in alcuni casi un limite: l’orizzonte, infatti, rappresenta il limite entro il quale si estendono gli interessi del soggetto; viceversa l’estensione degli interessi del soggetto orienta e in qualche modo limita la possibile ampiezza dell’orizzonte stesso.

La delimitazione dei poli interessati da questa particolare relazione si articola quindi su tre livelli che si intersecano, richiamandosi l’un l’altro come i piani in una figura geometrica che insieme danno luogo ad una configurazione ben precisa che segue certe caratteristiche e presenta un’intrinseca omogeneità, ma singolarmente rappresentano tre punti di vista diversi che si affacciano su un medesimo insieme.

Prima di esaminare singolarmente le diverse limitazioni che interessano nello specifico ognuno dei tre fattori in discussione, sembra opportuno ricordare la valenza duplice del concetto di “limite”, ben messa in evidenza dall’ambivalenza del termine stesso. Il limes non è infatti solo la linea di confine che separa due entità che risultano così divise l’una dall’altra, ma anche il punto di contatto che pone due realtà distinte ma tra loro confinanti in comunicazione; il limite divide così due territori nella stessa misura in cui permette a entrambi di condividere quella linea di confine per tutta la sua lunghezza. La limitazione può diventare così un’opportunità ulteriore di crescita, qualora venga accettata come condivisione nella divisione e non solo come elemento di distinzione.

Il riferimento alla valenza semantica del termine e al duplice valore del concetto che essa racchiude permette di comprendere meglio come le limitazioni implicite nel rapporto tra soggetto e orizzonte non siano il segno di una possibile involuzione del rapporto stesso, ma rappresentino al contrario il fondamento dello sviluppo della bipolarità come realtà dinamica e in continua attività di posizione e superamento dei limiti stessi.

50 SPACCAPELO, Fondamento e orizzonte, p. 185. 51 Ibidem.

130 2.2.1. Limitazione dell’interesse

La prima limitazione che deve essere presa in considerazione è quella relativa all’interesse, rappresentata dall’orizzonte nella misura in cui esso circoscrive il mondo di realtà all’interno del quale possono concretizzarsi gli interessi stessi del soggetto. Questo non vuol dire che gli interessi siano sempre gli stessi, fissi e immutabili nel tempo, dato che il loro mutamento è innegabile; gli interessi del soggetto possono, infatti, crescere o decrescere sulla scia delle nuove esigenze che interessi precedentemente soddisfatti possono aver fatto nascere, possono modificarsi secondo le varie possibilità del soggetto stesso, anche perché «derivano dal “flusso della coscienza” umana le cui risorse sono continue e sempre rinnovabili» 52.

Concretamente però, ogni interesse si rivolge alle realtà che sono situate entro il limite dell’orizzonte, entro il “mondo” personale del soggetto, che, come nota ancora Natalino Spaccapelo, «per quanto vasto, è sempre una selezione entro un “mondo” ancora più vasto ma che sta al di là della portata del proprio esplicito “interesse”» 53. L’orizzonte mette dunque in atto una sorta di selezione, delimitando

non solo il “mondo” di realtà cui l’interesse del soggetto si estende, ma anche, per la reciprocità polare, lo stesso interesse che trova così nell’orizzonte la propria delimitazione.

Scrive a questo proposito Frederick Crowe: «ciò che ammettiamo, ciò che ci convince, ciò che ha significato per noi, dipende dall’orizzonte che entra costitutivamente a far parte della nostra conoscenza e della nostra preoccupazione, costituendo al tempo stesso un limite per i nostri interessi e i nostri giudizi» 54,

mentre ciò che rimane all’esterno del nostro orizzonte, è tutto ciò che per noi non ha rilevanza, non ha significato: Lonergan lo definirà il mondo dello “sconosciuto ignoto” [unknown unknown].

Il limite rappresentato dall’interesse non deve essere visto come un ostacolo insormontabile all’espansione delle conoscenze del soggetto: è infatti, non solo possibile, ma essenziale superare il proprio orizzonte attraverso un doloroso ma proficuo processo di conversione del soggetto e di riorganizzazione della struttura dell’orizzonte. Dipende quindi dal soggetto l’alternativa poiché solo nel soggetto è riposta la possibilità di intraprendere un cammino verso l’autenticità in cui l’orizzonte cessa di essere barriera invalicabile che ci separa dal mondo per divenire un diaframma che, mentre racchiude al suo interno l’estensione dei nostri interessi, ci mette allo stesso tempo in contatto con tutta quella “parte di mondo” che è al di là di esso.

2.2.2. Limitazione del soggetto

Strettamente correlato al primo aspetto è quello rappresentato dalla limitazione del soggetto: così come l’interesse, infatti, anche il soggetto è limitato, ma i suoi

52 Ibidem. 53 Ibidem.

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limiti si presentano in modo più complesso e articolato, più sfumato, meno puntuale rispetto a quelli che interessavano l’estensione dell’interesse.

Bisogna premettere che, per Lonergan, il soggetto umano è intrinsecamente costituito dal «flusso di coscienza» 55 che è orientato secondo due direttrici distinte:

l’“orientamento fondamentale e generale” e la “direzione dominante e particolare”. L’elemento caratterizzante e rivelatore dell’orientamento generale è la meraviglia che muove la coscienza stessa verso una specifica auto-organizzazione esistenziale denominata “tipo intellettuale di coscienza” e distinta dal tipo precedente rappresentato, invece, dal livello puramente empirico; in quest’ultimo “tipo” si può riscontrare, come osserva Giovanni Sala, che

l’ampiezza secondo la quale il soggetto si svela a sé […] è manifestata dalle leggi specifiche che reggono la coscienza sensitiva: sono leggi di associazione spontanea, che negli animali presentano quella complessità ma anche rigidità che intendiamo quando parliamo degli istinti 56.

Lo stato psichico dell’uomo, invece, non è riducibile al livello puramente esperienziale; di fronte ai dati, infatti, come ci suggerisce l’analisi proposta da Sala, l’uomo cade inevitabilmente «vittima di quella meraviglia che Aristotele dice essere l’inizio di ogni scienza e di ogni filosofia. Qui ha luogo il salto radicale dal livello della coscienza sensitiva al livello di coscienza intellettuale», in cui il soggetto si manifesta come «colui che domanda al fine di capire che cosa le cose sono […] rivelandosi come intelligenza incarnata» 57.

L’altro elemento, oltre alla meraviglia, è l’interesse che rivela la direzione dominante del flusso di coscienza, nella misura in cui spinge il soggetto a muoversi all’interno di quel mondo delimitato dall’orizzonte oppure a oltrepassarlo rivolgendosi a un più ampio orizzonte.

Se l’analisi della limitazione cui era sottoposto l’interesse era di natura più “geografica”, in quanto si riferiva alla definizione del campo di azione del soggetto ristretto in qualche modo a quella zona compresa all’interno dell’orizzonte, l’esame della natura dei limiti che interessano il soggetto può esser detta di natura dialettica poiché si occupa della tensione tra limite e non limite, tra finito e infinito, tra particolare e universale che interessa il soggetto se considerato nella sua totalità. Il soggetto stesso vive, infatti, in prima persona questa tensione dal momento che, come ricorda Natalino Spaccapelo,

55 Per indicare questa importante nozione Lonergan utilizza alternativamente due espressioni, stream

of consciousness e flow of consciousness, entrambe traducibili con l’espressione flusso di coscienza. Una diversa sfumatura di significato è riscontrabile però nei termini stream e flow: il primo, riconducibile a William James che per primo ne aveva parlato, significa “corrente”, “ruscello”, con riferimento a uno scorrere tumultuoso, quindi, e non sempre regolare; il secondo, flow, indica invece il flusso vero e proprio, fluido e continuo di joyciana memoria. Tali sfumature di significato sono importanti, seppur minime, in quanto legate all’evoluzione che la nozione del conscio presenta in Lonergan; cfr. SPACCAPELO, Fondamento e orizzonte, p. 184, nota 38; James G. HART, Theories of Consciousness: Lonergan

and Some Contemporaries, Catholic University of America, Washington 1965. 56 SALA, Coscienza e intenzionalità in Bernard Lonergan, pp. 62-63.

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è orientato dalla sua coscienza in quanto tale verso un tutto, un «universo» senza limiti, un «orizzonte ultimo»; ma egli vive, sente, conosce, sceglie e opera sempre entro i confini di un «mondo» limitato all’«orizzonte» dei suoi interessi e delle sue conoscenze 58.

Questa tensione si riflette nell’aspirazione dell’uomo a oltrepassare i propri orizzonti, rivolgendosi a quell’oltre che esula rispetto ai confini del suo mondo, il mondo che conosce, il mondo all’interno del quale decide, agisce, sceglie, il mondo che ama e nel quale opera: in altre parole, quel mondo posto al di qua dell’orizzonte che rappresenta l’insieme dei traguardi raggiungibili dalle capacità umane.

2.2.3. Limitazione dell’orizzonte

Infine l’ultimo aspetto è rappresentato dalla limitazione dell’orizzonte che Lonergan, in un gioco di rimandi e richiami reciproci, fa risalire all’interesse che con la sua direzione seleziona il mondo di realtà alle quali il soggetto si può rivolgere. L’interesse infatti, incanalando il “flusso di coscienza” del soggetto umano e indirizzandolo in un senso piuttosto che in un altro, impedisce al soggetto di porsi come una forza a-direzionale o multi-direzionale e finisce per costituire un limite all’espansione dell’orizzonte e soprattutto alla direzione in cui si espande e si colloca. Con un’azzeccata metafora, Natalino Spaccapelo paragona questo processo di selezione a quanto avviene nel campo delle preferenze musicali:

come la capacità uditiva seleziona la banda dei suoni di fatto udibili, così l’interesse musicale seleziona il proprio mondo musicale confinandolo entro l’orizzonte della musica classica o moderna, ovvero entro qualcuno dei moltissimi orizzonti della musica contemporanea 59.

Ecco che allora l’orizzonte che costituiva un limite per l’estensione dell’interesse del soggetto, viene a sua volta limitato nelle sue molteplici e possibili direzioni dallo stesso interesse che opera una scelta tra i diversi orientamenti in favore di uno in particolare.

Si tratta di una caratteristica della relazione bipolare per la quale il mutamento anche di uno solo dei fattori interessati finisce per determinare il conseguente mutamento degli altri; né potrebbe del resto essere altrimenti, se si considera che, trattandosi di fattori tra loro correlati, qualunque fenomeno che interessi anche uno solo di essi determina delle ripercussioni secondarie su tutti gli altri. Se interesse e orizzonte in definitiva si limitano a vicenda, il caso del soggetto si presenta più complesso in quanto segnato non solo dalla relazione con l’orizzonte, ma anche dalla tensione tra limitato e illimitato che è un suo elemento costitutivo.

La riflessione di Lonergan risente, quindi, di quella tensione che ha animato tanta parte della filosofia 60 ma che viene qui superata nel rifiuto da parte sua di

58 SPACCAPELO, Fondamento e orizzonte, pp. 186-187. 59 SPACCAPELO, Fondamento e orizzonte, p. 187.

60 Si fa qui riferimento a l’eco della visione pascaliana dell’uomo come una corda tesa tra finito e infinito o all’immagine kantiana della colomba della ragione umana che pretende di volare senza avere la possibilità di farlo oltre i limiti del fenomeno, unico aspetto del reale che le è permesso comprendere.

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fermarsi di fronte allo scacco: qui si inserisce quella dialettica che, come ricorda