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Dall’Unità d’Italia alla prima guerra mondiale fra tensioni sociali e

Capitolo I: Caratteri storici

1.6 Millenni di storia apuana: spunti per l’identità carrarese

1.6.5 Dall’Unità d’Italia alla prima guerra mondiale fra tensioni sociali e

Una volta realizzato il principale fine comune, cioè l’annessione al Piemonte e l’Indipendenza, i diversi schieramenti politici si rivelarono nella loro origine ideologica, divennero vivaci strumenti di lotta sociale e cominciarono a darsi battaglia aperta sia sul piano politico sia su quello amministrativo.

I motivi di malcontento e di polemica non mancavano ed erano tali da toccare i più diversi settori sociali: le classi più povere, una parte della borghesia tradizionalmente 314 AGORA’, Mensile del Comune di Carrara, Carrara, Società Editrice Apuana, Anno VI, n.5,

marzo/aprile 2011, pp. 16-21.

124 liberale (che nel 1848 avrebbe preferito l’annessione alla Toscana anziché al Piemonte), il clero e, naturalmente la grande massa di ispirazione repubblicana. Il rapido aumento dei prezzi, la diffidenza del governo piemontese verso ogni forma di associazionismo, l’atteggiamento ostile alla Chiesa e ad una vasta parte della nobiltà, contribuirono a saldare, in un unico fronte antimonarchico, settori sociali che, dal punto di vista ideologico, avevano ben poco in comune.

Grazie ad un’assurda legge elettorale perfezionata dalle autorità governative, che escludeva dal voto vasti strati sociali, si ebbe nel 1861 la formazione di un’amministrazione comunale a maggioranza monarchica, non certo rispecchiante la reale volontà pubblica. Fu così che le forze antimonarchiche si coalizzarono e nelle elezioni politiche del 1865 vinse il candidato progressista-moderato, cioè il Conte Del Medico316. Carrara esprimeva così un parlamentare di estrazione borghese - progressista mentre era amministrata da una Giunta di fede monarchica - conservatrice.

Alla lunga la gravità dei problemi da affrontare crearono in città un pericoloso stato di tensione, nasceva, secondo i rapporti della polizia, un partito di gente occupata alle cave imbevuto di principi socialisti. Vicino ai mazziniani, che miravano all’instaurazione della Repubblica, operavano gli Anarchici, il cui scopo era quello di creare un regime di giustizia e libertà totale. Proprio in questi anni, il Movimento Anarchico carrarese va assumendo una fisionomia precisa che si concretizza nella fondazione della setta segreta La Congiura, presieduta da Domenico Mazzucchelli, il quale fu tra i primi a schierarsi sulle linee del Socialismo Libertario: nel 1866 era già in contatto con Amilcare Cipriani, uno dei grandi dell’Anarchismo italiano, il quale era esule a Londra317.

Gli anarchici carraresi fecero loro i principi che Bakunin, in polemica con Mazzini, sosteneva: perché la liberta del Comune sia reale, occorre un intermediario più potente dello stesso, nei rapporti fra questo e lo Stato, ossia, il Dipartimento o la provincia Autonoma318.

316BORGIOLI M. – GEMIGNANI B., Carrara e la sua gente. Tradizioni, ambiente, valori, storia, arte, Carrara, Stamperia Editoria Apuana, 1977, pp. 143-144.

317 EMILIANI V., Gli Anarchici, Milano, Bompiani, 1973.

125 Ma i problemi quotidiani restavano e nel 1869 fu compiuto un attentato ai danni del sindaco Giromella319. In conseguenza del fatto, che era solo la manifestazione più clamorosa di una contrapposizione politica ormai definita, il Prefetto sciolse il Consiglio Comunale. In vista delle nuove elezioni, le forze di opposizione d’ispirazione repubblicana e socialista costituirono una alleanza e si diedero un programma che voleva dimostrare, prima di tutto, la loro estraneità ai fatti di violenza e il pieno rispetto delle regole democratiche. Nonostante gli sforzi compiuti dal fronte progressista, le urne diedero ancora una volta ragione ai conservatori. I primi anni settanta videro varie esplosioni di rabbia popolare, si verificò lo sciopero generale del settembre 1872, di fronte al quale le correnti mazziniane più tradizionaliste, meno sensibili ai richiami di classe, manifestarono vari timori, dando vita alla “Consociazione popolare operaia carrarese” per ribadire la loro vicinanza al movimento dei lavoratori, ma al contempo per differenziarsi con chiarezza dalle componenti più estremistiche di matrice anarchica.

L’agitazione scoppiò il 15 settembre e per la prima volta coinvolse tutte le categorie dei lavoratori del marmo che rivendicavano un sensibile aumento salariale; l’iniziativa in parte appoggiata dal movimento internazionalista (Anarchici), che nel 1873 avrebbe aperto a Carrara la sua prima sezione, fu presa dai lizzatori e dai cavatori, ma si estese anche ai lavoratori del “piano”, cioè agli operatori delle segherie e dei laboratori, dando origine ad una vera e propria paralisi della città, tale da far emergere con assoluta chiarezza il peso acquisito dal settore. Lo sciopero si concluse con il conseguimento di un moderato incremento delle retribuzioni, concesso da alcuni proprietari di cave, e produsse l’effetto di disorientare vari esponenti dell’anarchismo carrarese, convinti fino ad allora della sostanziale inutilità delle semplici rivendicazioni di natura economica320. Ciò spinse gli elementi più radicali a organizzare tentativi insurrezionali, coinvolgendo anche le principali “sette” locali, come la Spartana321, che in seguito a tali compromissioni venne chiusa

319BORGIOLI M. – GEMIGNANI B., Carrara e la sua gente. Tradizioni, ambiente, valori, storia, arte, Carrara, Stamperia Editoria Apuana, 1977, p. 145.

320BERRESFORD S., Carrara e il mercato delle scultura II, Bergamo, 24 ORE Motta Cultura, 2007,

p. 21.

321 GESTRI L., Capitalismo e Classe Operaia in Provincia di Massa Carrara, Firenze, Leo S.

126 nel 1877 per iniziativa del prefetto. Proprio questi anni, del resto, offrivano già la chiara impressione di quanto il quadro politico locale fosse complesso, e soprattutto quanto fossero scarsamente applicabili qui le categorie dell’appartenenza ideologica e partitica applicabile altrove.

La centralità del marmo per il panorama cittadino veniva ulteriormente rinsaldata dall’inizio della costruzione di una ferrovia “marmifera”, poi aperta nel 1876 per i primi due tratti, che collegava Miseglia e Torano a Carrara e la stazione di Avenza allo scalo marittimo322. Era una conferma dello sviluppo economico in atto, che registrava anche la nascita di un nuovo istituto creditizio, la Banca di Sconto di Carrara, creata nel 1873 da famiglie di grande rilievo del settore marmifero come i Del Medico e i Fabbricotti.

Erano comunque anni di crescita economica e produttiva, a Carrara si poteva contare una Camera di Commercio, una scuola tecnica, un ginnasio, alcune banche, una succursale della Banca Nazionale e una biblioteca popolare; la popolazione complessiva del Comune era salita dalle circa diciassettemila unità del 1861, alle quasi ventiquattromila del 1871, destinate, dieci anni più tardi, a crescere fino a oltre trentamila323.

Era migliorato anche il livello di alfabetizzazione, che dopo il varo della legge Coppino, nel 1877, vide una frequenza ai primi due anni obbligatori del 75%, mentre restava ancora molto limitata la partecipazione ai successivi tre anni della scuola elementare324.

Sul piano politico, finalmente, nel 1877 si aveva la prima giunta progressista, con a capo i repubblicani, espressione dei ceti artigiani e della parte più aperta delle borghesie marmifere, che avviavano a livello locale una lunga e significativa supremazia325.

322 AGORA’, Mensile del Comune di Carrara, Carrara, Società Editrice Apuana, Anno IV, n.2,

febbraio 2008, pp. 6-9.

323BORGIOLI M. – GEMIGNANI B., Carrara e la sua gente. Tradizioni, ambiente, valori, storia, arte, Carrara, Stamperia Editoria Apuana, 1977, p. 38.

324 BERRESFORD S., Carrara e il mercato delle scultura II, Bergamo, 24 ORE Motta Cultura, 2007,

p. 22.

325BORGIOLI M. – GEMIGNANI B., Carrara e la sua gente. Tradizioni, ambiente, valori, storia, arte, Carrara, Stamperia Editoria Apuana, 1977, p. 145.

127 Lo spostamento a sinistra dell’asse politico locale, elezioni del 1876, era però bilanciato dalla nomina a prefetto, da parte della Sinistra al governo, di Carmelo Agnetta326, fedele interprete della linea Depretis di dura repressione delle opposizioni, sia di quelle clericali sia di quelle radicali e socialiste327. La sua azione si fondò, infatti, sulla repressione del movimento internazionalista carrarese, investito nell’aprile del 1877 e sul finire del 1878 da una serie di arresti, che culminarono in una vera e propria retata dopo il tentativo insurrezionale, esploso in città nel febbraio 1879. In tale circostanza si era trattato, in realtà, di un evidente caso di agitazione scaturita dalla protesta per le pessime condizioni di vita di ampie fasce del mondo del lavoro a seguito della crisi economica.

La crisi partì dall’introduzione di dazi doganali sia in Francia che negli Stati Uniti che resero impraticabili le importazioni di marmo carrarese, a risentirne fu la produzione e a pagare il “conto”, attraverso licenziamenti e riduzioni salariali, la popolazione.

Proprio le vicende del 1879, avevano scatenato il primo grande processo agli “internazionalisti” di Carrara, celebratosi in ultimo grado presso la Corte d’appello di Genova, da cui emerse la responsabilità della setta segreta la “Spartana”328, accostata in modo semplicistico alle strutture dell’internazionalismo.

La pessima situazione in cui versavano i lavoratori non venne migliorata dall’operato delle amministrazioni locali che, pur avendo simpatie democratiche, non riuscivano a liberarsi dalle pressioni dei signori del marmo, veri “padroni” indiscussi del sistema produttivo.

Verso la fine degli anni Ottanta, infatti, le 388 cave attive in quel momento a Carrara erano nelle mani di 20-30 famiglie, tra le quali spiccavano i Fabbricotti329, che da soli controllavano ben 55 cave, i Dervillè, proprietari di 26 cave, i Binelli, i Sarteschi 326 GERMANI M., Carmelo Agnetta garibaldino prefetto di Massa-Carrara, in «Le Apuane»,

Carrara, 1982.

327SALVADORI M.L., L’età contemporanea, Torino, Loescher editore, 1995, pp. 218-221.

328 GESTRI L., Capitalismo e Classe Operaia in Provincia di Massa Carrara, Firenze, Leo S.

Olschki Editore, 1976, p. 73.

329In merito alla dinastia del marmo della famiglia Fabbricotti si veda BERRESFORD S., Carrara e il mercato delle scultura II, Bergamo, 24 ORE Motta Cultura, 2007, pp. 62-75.

128 e i Lazzoni, tutti con una decina di cave330. Accanto ai proprietari figuravano poi gli affittuari, gruppo che comprendeva grandi ditte, come nel caso della Walton, e piccoli e piccolissimi imprenditori, vincolati a garantire ai proprietari un’ulteriore rendita industriale proveniente da un canone annuo in genere pari ad 1/7 del prodotto della cava stessa331.

Le successive elezioni tenutesi nel 1882 diedero la vittoria ai moderati, che restarono al potere fino al 1889332. L’amministrazione di questi anni realizzò molte opere pubbliche e, soprattutto, iniziò un radicale ammodernamento di tutta la città. Ma il programma e le promesse fatti alla cittadinanza erano stati così vasti che, alla fine, i risultati sembrarono inadeguati alle speranze. Ciò che più li metteva in difficoltà agli occhi della popolazione era il contrasto crescente fra una Carrara moderna, perfino lussuosa, ed una Carrara povera, fatta di baracche fatiscenti e non bonificata come promesso nel programma di risanamento.

Coloro che tentavano di analizzare la condizione sociale carrarese, tra questi anche alcuni turisti-scrittori stranieri333, giungevano spesso alla conclusione che il vero aspetto stupefacente era il dato antropologico di una popolazione che conduceva un’esistenza durissima senza alcuna speranza di miglioramento e, almeno in apparenza, senza troppo lamentarsene, nonostante il florido mercato dei pregiati marmi apuani. Lo sviluppo marmifero veniva riportato inevitabilmente a una dimensione preindustriale, in cui la fatica e la manualità contavano più della tecnica; una dimensione affascinante, che rischiava però, notavano gli stessi visitatori internazionali, di scatenare spontanee ribellioni, dettate dalla stessa brutalità dell’esistenza ed espressione di un istinto rigorosamente anarchico.

Tale impressione si rafforzò naturalmente con il progressivo emergere di un movimento con simili caratteristiche; nel 1883 era nata la Federazione dei Gruppi

330 GESTRI L., Capitalismo e Classe Operaia in Provincia di Massa Carrara, Firenze, Leo S.

Olschki Editore, 1976, p. 42.

331 GEMINIANI B., Dalla storia un monumento. Millenni di Lavoro Apuano, Sarzana, Industria

Grafica Zappa, 1995, pp. 69-72.

332BORGIOLI M. – GEMIGNANI B., Carrara e la sua gente. Tradizioni, ambiente, valori, storia, arte, Carrara, Stamperia Editoria Apuana, 1977, p. 146.

333 In merito a questo argomento si veda VOLPI A., L’immagine di Carrara. Mito, usi simbolici, pedagogie del marmo nell’Ottocento, Pisa, BFS Editore, 2004.

129 Anarchici rivoluzionari di Carrara, in collegamento con Enrico Malatesta e sicuramente coinvolta negli scioperi dei segatori del marmo, avvenuti nel 1884334. Le elezioni del novembre 1889 diedero la maggioranza ad un blocco formato da repubblicani, radicali e socialisti; le condizioni in cui cominciò ad operare la Giunta erano assai gravi: alle enormi difficoltà di bilancio si sommava il profondo scontento popolare che riproponeva continuamente il pericolo di turbolenze (il 27 novembre 1889 una bomba aveva devastato l’aula consiliare). Nuove elezioni anticipate avvennero nel 1891, vinsero di nuovo le forze progressiste, ma questa volta l’opposizione veniva da sinistra (radical - socialista); il sindaco Ratto si avviava a governare Carrara in uno dei periodi più drammatici di tutta la sua storia335.

Gli anni che vanno dal 1890 al 1895 videro la nascita e la burrascosa fine del Partito dei Lavoratori Italiano, l’organizzarsi, in forma definitiva, del Partito Socialista italiano: due fatti che provocarono profondi mutamenti anche nel quadro politico- sociale carrarese. La chiara scelta legalitaria ed il preciso programma politico del P.S.I. furono, avversati da grandissima parte del proletariato carrarese, che si schierò ancor più nettamente su posizioni libertarie. Questa scelta rivoluzionaria era ispirata sia da radicati motivi ideali sia da valide ragioni contingenti; i primi motivi si rifacevano alla profonda sfiducia nel riformismo; i secondi trovavano alimento nelle crescenti difficoltà economiche. Disoccupazione, infortuni sul lavoro, mancanza di valide forme assicurative e carestie si sommavano rendendo l’esistenza sempre più tribolata.

In questo quadro si collocarono i moti del gennaio 1894, frutto dell’incapacità della politica dei democratici e dei socialisti, pur sensibilmente rafforzatisi in termini di consenso, di interpretare le reali ragioni del malcontento socio-economico336, cui si unirono l’eco dei fasci siciliani e una buona dose di casualità. L’agitazione si verificò il 13 gennaio 1894 in occasione di una manifestazione che doveva abbinare la

334BERRESFORD S., Carrara e il mercato delle scultura II, Bergamo, 24 ORE Motta Cultura, 2007,

p. 25.

335BORGIOLI M. – GEMIGNANI B., Carrara e la sua gente. Tradizioni, ambiente, valori, storia, arte, Carrara, Stamperia Editoria Apuana, 1977, p. 147.

336 GESTRI L., Sindacato e Lotte Operaie nel territorio Apuano 1901-1996, Pisa, Sophia Media,

130 solidarietà nei confronti degli insorti siciliani con un vero e proprio sciopero dei lavoratori del marmo, angosciati da salari rimasti fermi ai livelli degli anni Settanta. Simile iniziativa si trasformò invece in un moto destinato a protrarsi per alcuni giorni e alimentato da una spontaneo impulso di matrice rivoluzionaria. Senza alcuna organizzazione preventiva, infatti, nella serata del 13 si ebbero vari scontri dei manifestanti con i carabinieri e si registrò l’assalto a numerosi posti del dazio, simbolo di un odioso fiscalismo verso il prodotto marmo. Il 14 gennaio era domenica e i manifestanti utilizzarono le campane delle chiese per chiamare a raccolta i lavoratori e tentare l’assalto ai principali edifici pubblici, venendo fermati con le armi dalla cavalleria che sparò sulla folla. Il giorno seguente veniva proclamato lo sciopero generale e il 16 si ebbero gli incidenti più gravi, allorché un nuovo tentativo di assalto alla città fu fermato da alcune centinaia di soldati che uccisero otto manifestanti e ne ferirono diverse decine. Il moto, così come si era rapidamente e spontaneamente costituito, altrettanto rapidamente si dissolse, a conferma della sua natura di istintiva rivolta sociale, prodotta dalla povertà, dall’asprezza delle condizioni di vita dei lavoratori, dal permanere della diffusa aspirazione al ripristino della piena proprietà collettiva delle cave e da una tradizione di grande familiarità con la violenza.

La reazione dell’autorità governativa mostrò di comprendere ben poco queste ragioni e, sia per pressioni provenienti dagli industriali del marmo, sia per equilibri di politica nazionale, scatenò una durissima repressione, procedendo prima di tutto ad etichettare l’agitazione come pericolosamente promossa dagli anarchici. Il gabinetto Crispi337 inviò a Carrara in qualità di commissario straordinario il generale degli alpini Nicola Heusch, che il 17 gennaio proclamò lo stato d’assedio e istituì i tribunali di guerra. Tali tribunali avrebbero giudicato non solo i reati commessi dopo l’introduzione dello stato d’assedio, ma anche quelli precedenti a tale data, così da colpire aspramente il maggior numero possibile di coinvolti nei moti. Furono pertanto denunciati ben 680 operai e celebrati 208 processi per direttissima, seguiti da 462 condanne a pene che variavano da uno a 30 anni338.

337 SALVADORI M.L., L’età contemporanea, Torino, Loescher editore, 1995, pp. 226-227.

338 BORGIOLI M. – GEMIGNANI B., Carrara e la sua gente. Tradizioni, ambiente, valori, storia, arte, Carrara, Stamperia Editoria Apuana, 1977, pp. 147-148.

131 Lo stesso Heusch, tuttavia, dopo aver completato la repressione diede prova di comprendere, almeno in parte, che tra le cause scatenanti dei “moti del 1894” si poneva proprio l’estrema durezza del lavoro delle cave. Fece pressione dunque sugli industriali del marmo perché rispettassero il decreto del 1893, relativo al varo di alcune misure di sicurezza, costringendoli ad aprire diversi punti di pronto soccorso per i cavatori. Sollecitò con analoga convinzione la diffusione di forme di assicurazione contro gli infortuni, ottenendo di fatto che il numero dei lavoratori protetti da simili misure passasse dai 921 del 1894, agli oltre 4700 del 1896339. L’amministrazione Ratto fu travolta dagli avvenimenti del 1894 e quando gli elettori tornarono alle urne, nel luglio 1895, fecero una scelta moderata: votarono una giunta il cui capo, Agostino Marchetti, aveva messo d’accordo i conservatori più radicali e i liberal - costituzionalisti, cioè la classe più ricca ed il ceto medio.

Trascorsi ormai parecchi mesi dal 1894 e sfumati i motivi di paura che avevano spinto molti elettori a votare per i conservatori, si ricreavano le condizioni per scelte più serene. Nelle elezioni amministrative del 1899 su 15 consiglieri comunali eletti solamente tre andarono ai conservatori, gli altri 12 alle liste di concentrazione democratica in cui furono scelti anche due socialisti. L’ingresso dei socialisti nella Giunta (con Sarteschi) destò molta preoccupazione sia nelle autorità che nella borghesia più limitata340.

Poco tempo dopo, ll 29 luglio 1900, venne portata a compimento l’uccisione del re Umberto I a Monza, ad opera di Gaetano Bresci, anarchico di Prato emigrato negli Stati Uniti d’America e tornato per quella circostanza. Il regno non cadde, ma le condizioni sociali migliorarono notevolmente in Italia dopo quel gesto, il movimento operaio poté organizzarsi alla luce del sole per almeno 20 anni, prima che un’altra tirannia - quella capeggiata da Mussolini ma tenuta a balia dalla monarchia e dalla borghesia industriale - imponesse ancora un ventennio di buio341.

339BERRESFORD S., Carrara e il mercato delle scultura II, Bergamo, 24 ORE Motta Cultura, 2007,

p. 25.

340BORGIOLI M. – GEMIGNANI B., Carrara e la sua gente. Tradizioni, ambiente, valori, storia, arte, Carrara, Stamperia Editoria Apuana, 1977, pp. 148-149.

341 AGORA’, Mensile del Comune di Carrara, Carrara, Società Editrice Apuana, Anno V, n.10,

132 Ancora agli inizi del XX secolo, più dei 4/5 di tutte le cave in lavorazione erano coltivate non dai “legittimi”concessionari, ma da escavatori che le avevano ottenute in affitto dai concessionari stessi, cui pagavano il “settimo”, un affitto pari cioè al settimo del valore del materiale estratto. Questa condizione garantiva una vera e propria rendita ai baroni del marmo che spesso acquistavano dai loro affittuari il marmo a prezzi stracciati, godendo di un duplice beneficio. Continuava, dunque, una situazione di evidente monopolio, del tutto irregolare anche rispetto agli obblighi nei riguardi del Comune proprietario: delle 100 mila are (1 ara equivaleva a 100 mq) di terreni marmiferi, quasi 63 mila erano possedute senza che dal concessionario fossero stati ottemperati i doveri verso il Comune. Il sindaco repubblicano, lo scultore Alessandro Biggi, tentò nel novembre del 1902 di costringere i possessori di cave a regolarizzare la loro posizione nei confronti del Comune, pena la caducazione dei possessi abusivi, senza conseguire però grandi risultati342.

Grazie ad un atteggiamento vincente i socialisti ottennero, nelle elezioni amministrative del 1902, 8 consiglieri, 7 andarono ai repubblicani e solo 3 ai monarchico-liberali. L’avanzata dei socialisti aumentò la paura dei moderati e delle autorità. Come sindaco fu confermato il repubblicano Biggi, a cui successe nel corso del 1903 il socialista Sarteschi.

A questo punto i moderati misero in atto un serio tentativo di rompere il fronte creatosi fra P.S.I. e P.R.I.; la manovra riuscì così che nelle elezioni amministrative del 1907 la vecchia coalizione progressista si presentò disarmata ed i monarchico - liberal - costituzionalisti tornarono al potere343.

Negli anni che vanno dal 1907 al 1914 la vita politico-amministrativa della città fu caratterizzata da tre fenomeni principali: l’inasprirsi dei contrasti fra repubblicani e socialisti; una temporanea ripresa dei monarchico-liberali (che vinsero anche le elezioni del 1909) e lo stabilirsi di una certa collaborazione fra i repubblicani e gli anarchici all’interno della Camera del Lavoro, nata nel 1901. A determinare la

342BERRESFORD S., Carrara e il mercato delle scultura II, Bergamo, 24 ORE Motta Cultura, 2007,

p. 26.

343BORGIOLI M. – GEMIGNANI B., Carrara e la sua gente. Tradizioni, ambiente, valori, storia, arte, Carrara, Stamperia Editoria Apuana, 1977, p. 149.

133 tensione fra socialisti ed anarchici, oltre a fattori locali344, contribuivano motivi di carattere generale, fra i quali vi era una concezione radicalmente diversa del