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Dalla cooperazione trilaterale indipendente agli studi congiunti

4. L’accordo trilaterale e le opinioni della stampa

4.1 Dalla cooperazione trilaterale indipendente agli studi congiunti

In occasione del secondo summit trilaterale indipendente dagli incontri ASEAN+3 del 10 ottobre 2009, il “Renmin Ribao” ha definito l’evento una pietra miliare e un nuovo punto di inizio per le relazioni tra i tre Paesi. La straordinarietà degli incontri trilaterali iniziati nel 1999 con colazioni informali, è data dal fatto che i leader di Cina, Giappone e Corea del Sud per la prima volta nell’ultimo millennio si sono seduti attorno a un tavolo a discutere problemi e tematiche relative alla regione. Nell’articolo del quotidiano cinese vengono ricordati i notevoli progressi raggiunti con gli incontri, la necessità di una cooperazione finalizzata alla migliore gestione della crisi finanziaria mondiale del 2008 e il rilancio dei Six Party Talks. Le parole del premier Wen Jiabao sottolineano l’importanza della promozione della cooperazione trilaterale i cui effetti interesseranno non solo i tre Paesi membri ma anche l’Asia e il mondo intero1. Per quanto riguarda l’ambito economico, i tre Paesi richiedono di condurre prontamente uno studio congiunto sull’accordo e di anticipare la firma di un accordo di investimento

1

XINHUA, A milestone & a new starting point for China, Japan, ROK, “ People’s Daily” (Renmin Ribao) 11 ottobre 2009 , http://english.peopledaily.com.cn/90001/90776/90883/6780111.html, 17-12-2013.

trilaterale2. Il periodo dal 2002 al 2009 ha costituito per così dire un lungo periodo di riscaldamento per la cooperazione economica trilaterale, con diversi round di studi non ufficiali sui pro e i contro dell’accordo, ma solo nel 2009 è stato dato un segnale concreto con la proposta di una ricerca congiunta ufficiale. Lo studio è iniziato nel maggio 2010 e doveva originariamente concludersi nel 2012, ma nel maggio 2011 i tre Paesi hanno deciso di anticipare il termine ultimo per quello stesso anno.

Più cauto si dimostra il “Chosun Ilbo” che sottolinea come la strada per il successo dell’accordo sia lunga e accidentata. Dal punto di vista della Corea del Sud, infatti, la delusione per l’indifferenza dei vicini di fronte alle sue richieste di aiuto è ancora viva nella memoria, e ha reso i coreani diffidenti. Durante la crisi del 1997, Seoul sull’orlo della bancarotta si è rivolta per un aiuto finanziario al Giappone che aveva a disposizione abbondanti riserve di dollari, ma il rifiuto ricevuto l’ha costretta a cercare sostegno altrove, da Stati Uniti e l’IMF. Dall’altra parte, in base all’articolo, la Cina ha iniziato a mostrare una certa apertura verso la Corea del Sud, solo dopo la firma dell’accordo con Washington nell’aprile del 2007, manifestando la propria disponibilità a firmare un accordo bilaterale.

Inoltre l’articolo coreano utilizza toni diversi da quelli ottimistici della stampa cinese e delle comunicazioni ufficiali, ed esprime una certa insoddisfazione per i pochi passi in avanti fatti da quando il premier Zhu Rongji per la prima volta ha proposto l’accordo trilaterale più di dieci anni fa. Il pessimismo deriva dal fatto che il processo di negoziazione è un campo minato di interessi contrastanti e sovrapposti, richiede molto tempo e deve fare i conti con fattori di natura politica legati a distorsioni storiche e diritti territoriali3.

Il China Daily il 2 dicembre 2010 annuncia che al termine del progetto di ricerca congiunta dei tre istituti incaricati dai governi nel 2012, avranno inizio le negoziazioni trilaterali, in modo da approfittare della spinta fornita dalla stagnazione economica americana e dalla crisi del debito europeo.

L’accordo trilaterale viene visto come un mezzo per ridurre la dipendenza dell’export asiatico dai mercati dell’UE e dagli Stati Uniti, e allo stesso tempo aumentare gli scambi

2

China, Japan, South Korea to mull FTA, “People’s Daily” (Renmin Ribao), 26 ottobre 2009 http://english.peopledaily.com.cn/90001/90776/90883/6793394.html, 17-12-2013.

3

KIM Ki-hoon, The long road to a Korea-Japan-China FTA, “The Chosun Ilbo” , 19 ottobre 2009, http://english.chosun.com/site/data/html_dir/2009/10/19/2009101900845.html, 17-12-2013.

e gli investimenti intra–regionali, che hanno ancora enormi potenzialità da sviluppare. Dal punto di vista cinese, l’eccessiva dipendenza dai mercati occidentali, per esempio, ha fatto sì che le sue esportazioni fossero vittime del protezionismo occidentale, subendo un numero di investigazioni senza precedenti. Solo marginalmente e con moderato ottimismo, si fa riferimento ai nodi da sciogliere durante le negoziazioni cioè la liberalizzazione del settore agricolo giapponese e coreano e l’apertura dei settori industriali cinesi come acciaio, prodotti chimici e industria automobilistica4.

Anche il mondo dell’imprenditoria sollecita l’avanzamento delle trattative, come riporta il Chosun Ilbo, in occasione di un incontro dei dirigenti d’impresa dei tre Paesi, e chiede ai governi che si raggiunga un accordo di investimento, il patto trilaterale di libero scambio e si introduca il programma di esenzione dall’obbligo di visto ( Visa Waver Program). Oltre a provvedimenti sullo scambio di merci, protezione della proprietà intellettuale, licenze professionali, problemi ambientali ed energetici e turismo, è richiesto lo sforzo governativo per un immediato accordo sul sistema Chiang Mai Initiative Multilateralization (CMIM) che si propone di diventare la versione asiatica del Fondo Monetario Internazionale, e dovrebbe risolvere gli problemi di liquidità a breve termine della regione5.

Sul giornale giapponese “The Japan Times”, Shinji Fukukawa, prima viceministro dell’industria e del commercio internazionale poi ministro dell’economia, del commercio e dell’industria, sostiene l’importanza dell’integrazione economica tramite accordi regionali, commenta l’andamento delle trattative trilaterali, dello studio congiunto intrapreso nell’ambito di industria, governo e accademia e l’atteggiamento giapponese nei confronti dell’accordo. Nonostante i dati incoraggianti delle prime ricerche congiunte iniziate nel 1999, Tokyo inizialmente non sembrava ben disposta verso un accordo trilaterale, probabilmente in previsione degli ostacoli politici interni che avrebbe incontrato nella liberalizzazione del settore agricolo. Il Giappone infatti ha iniziato a promuovere FTA ed EPA ( Economic Partnership Agreement), solo dopo il 2000, piuttosto in ritardo rispetto ai Paesi ASEAN e alla Corea del Sud che aveva già stretto legami con Stati Uniti ed Unione Europea. Mentre le negoziazioni per un accordo

4

DING Qingfen, China-Japan-ROK free trade talks ‘ set for 2012’ , “China Daily”, 2 dicembre 2010, http://europe.chinadaily.com.cn/china/2010-12/02/content_11645151.htm, 17-12-2013.

5

Business Chiefs from Korea, China, Japan urge increased trade cooperation, “The Chosun Ilbo”, 31 maggio 2010, http://english.chosun.com/site/data/html_dir/2010/05/31/2010053100959.html ,17-12- 2013.

bilaterale con la Corea del Sud iniziate nel 2003, non hanno avuto successo e si sono concluse l’anno successivo a causa del disaccordo sul settore agricolo, e un accordo con la Cina non è mai sembrata un’ipotesi concreta, secondo Takugawa, oggi il rafforzamento dei legami trilaterali e la promozione dell’accordo rappresentano importanti traguardi politici per il Giappone e deve essere portato avanti di pari passo con le negoziazioni del TPP6.

4.2 Accordo sul lancio delle negoziazioni e tensioni