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3. Implicazioni politiche del CJK FTA

3.3 Relazioni con l’ASEAN

Come già affrontato nel primo capitolo, l’ASEAN ha rivestito un ruolo fondamentale nello sviluppo del regionalismo asiatico sul modello “the ASEAN way”. Soprattutto nei primi anni ciò che lo differenziava dal regionalismo delle economie occidentali, era l’approccio più flessibile, le procedure più opache e il divieto di interferire negli affari nazionali degli altri membri e sul loro diritto di sovranità.

In quanto maggiore e storica istituzione regionale, l’ASEAN ha iniziato a stringere relazioni di vario tipo con i Paesi della regione o oltre, e nondimeno con le maggiori potenze dell’Asia nord-orientale, Cina, Giappone e Corea del Sud, per cui nel 1997 ha creato un meccanismo ad hoc adibito al dialogo e alla cooperazione durante la crisi finanziaria asiatica, l’ASEAN+3 (APT). Proprio in occasione di questi incontri, nel 1999 i tre Paesi hanno deciso di iniziare a discutere sulla fattibilità di un accordo trilaterale separatamente dall’ASEAN, mantenendo il dialogo nei primi anni a livello di incontri informali, di basso profilo e sempre ai margini degli incontri APT.

In quanto maggiore istituzione regionale dell’area, l’ASEAN aveva già intavolato un relazioni bilaterali di dialogo e cooperazione su vari temi tra cui politica, sicurezza, finanza, economia, società e cultura e stretto accordi con tutte e tre le maggiori economie dell’Asia nord-orientale e ad oggi sono stati raggiunti traguardi notevoli di integrazione.

Il Giappone per primo ha stabilito con l’ASEAN un dialogo informale nel 1973, formalizzato poi nel 1977 con il lancio dell’ASEAN-Japan Forum. In ambito economico il maggior risultato è stato l’ASEAN-Japan Comprehensive Economic

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Doug BANDOW, “The U.S.- South Korea Alliance. Outdated, Unnecessary, and Dangerous”, Foreign

Partnership (AJCEP), firmato nel 2008, un accordo comprensivo che copre scambi di merci, scambi di servizi, investimenti e cooperazione economica. Nel 2013 è stato celebrato il quarantesimo anniversario dall’inizio della cooperazione tra ASEAN e Giappone.

ASEAN e Corea del Sud hanno iniziato un dialogo settoriale nel 1989 durante il ventiquattresimo ASEAN Ministerial Meeting nel 1991 a Kuala Lumpur, occasione in cui a Seoul fu accordato il pieno status di Dialogue Partner. Gli incontri furono poi elevati a livello di summit nel 1997. Dato l’elevato volume di scambi economici e commerciali, nel 2010 è stato firmato l’accordo per la creazione di un’area di libero scambio (AKFTA).

Il dialogo tra Cina e ASEAN ha avuto inizio quando l’allora Ministro degli Esteri cinese Qian Qichen fu ammesso a partecipare all’apertura del ventiquattresimo meeting ministeriale dell’ASEAN nel 1991 a Kuala Lumpur come ospite del governo malese. Durante l’incontro il ministro cinese espresse il forte interesse del proprio Paese di cooperare con l’ASEAN per ottenere benefici comuni. Grazie alla concessione nel 1996 dello status di Dialogue Partner alla Cina, i due Paesi hanno stabilito undici ambiti prioritari di cooperazione cioè agricoltura, tecnologia dell’informazione e comunicazione, sviluppo delle risorse umane, sviluppo del bacino del Mekong, investimenti, energia, trasporti, cultura, salute pubblica, turismo e ambiente. Per quanto riguarda l’economia, i legami economici e commerciali sono aumentati notevolmente negli ultimi anni, grazie alla crescita cinese, soprattutto dopo la firma del Framework Agreement on Comprehensive Economic Cooperation nel 2002 per stabilire l’accordo di libero scambio tra i due Paesi (ACFTA) che è stato raggiunto nel 2010.

Nell’ambito della cooperazione politica e sulla sicurezza tutti e tre Paesi hanno aderito al Treaty of Amity and Cooperation. La Cina è stata il primo partner di dialogo dell’ASEAN ad accedere al TAC nel 2003 a Bali, contribuendo a rafforzarne l’importanza come codice di condotta che governa le relazioni tra gli stati nella regione e come strumento diplomatico per la promozione della pace e stabilità nella regione. Inoltre tutti e tre hanno avviato una cooperazione strategica su temi politici e di sicurezza tramite dialoghi e consultazioni regolari tra cui summit, incontri ministeriali , riunioni di alti funzionari ed esperti , così come sono entrati a far parte di meccanismi regionali più ampi sorti attorno all’ASEAN, come l’ASEAN Regional Forum (ARF), l’ASEAN+3 (APT), l’ASEAN+6, l’East Asian Summit (EAS), l’ASEAN Regional

Forum (ARF).35 Inoltre la cooperazione si estenderà probabilmente in altre istituzioni di integrazione economica regionale ancora in fase di discussione come l’EAFTA, la RCEP, e la CEPEA.

Nel 2001 un gruppo di eminenti intellettuali incaricato di formare l’East Asian Vision Group (EAVG), ha ufficialmente stabilito come l’obiettivo a lungo termine della cooperazione asiatica l’istituzione dell’East Asia Community per raggiungere un più elevato grado di integrazione e cooperazione su economia, politica, sicurezza, società e cultura. Secondo Rozman, l’obiettivo del suo raggiungimento inizialmente era legato all’ASEAN+3, il cui ruolo centrale non è stato minacciato dalla creazione dell’ASEAN+6 che oltre ai tredici Paesi dell’ASEAN+3 incorpora India, Australia e Nuova Zelanda, stati periferici che non minacciavano il primato di Cina e Giappone, insieme con la Corea del Sud come campioni del regionalismo asiatico.

Tuttavia quando nel 2010 la priorità si è spostata su problemi di sicurezza, la situazione è mutata e l’East Asian Summit ha superato l’ASEAN+3 come istituzione fulcro per il raggiungimento dell’East Asian Community. Infatti l’agenda dell’ASEAN+3 si focalizza sulla materia economica, mentre l’EAS su problemi di sicurezza.

Poiché Cina, Giappone e Corea del Sud partecipano anche dell’EAS, quali elementi sono entrati in gioco? L’East Asia Summit che nel 2005 comprendeva i Paesi ASEAN, Australia, Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda, è arrivato a diciotto membri, con l’allargamento a Russia e Stati Uniti, la cui entrata mette in discussione il primato di Cina e Giappone come leader del processo 36.

I Paesi dell’ASEAN+3 nel 2012 hanno riaffermato il proprio impegno a approfondire e allargare il processo che porti l’APT a diventare il veicolo principale per la costruzione dell’ East Asian community, e il loro continuo supporto all’ASEAN come perno centrale dell’architettura regionale. Queste affermazioni devono essere lette alla luce della strategia cinese, nel contesto delle dispute nel Mar cinese meridionale.

Mentre la Cina preferisce risolvere le questioni di sovranità territoriale tramite meccanismi bilaterali e cerca di rinforzare la priorità dell’ASEAN+3, in modo da escludere gli Stati Uniti, l’allargamento e la priorità delle istituzioni di sicurezza regionali hanno il vantaggio di tenere a freno la crescita e l’assertività cinese e di mantenere gli Stati Uniti profondamente coinvolti nelle dispute.

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ASEAN, “External relations”, http://www.asean.org/asean/external-relations, 03-03-2014.

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Infatti, nonostante il quadro di integrazione sia a livello bilaterale che multilaterale con i Paesi dell’ASEAN, attualmente il clima nella regione è tutt’altro che disteso. La crescita economica e militare di Pechino ha messo in allerta i vicini asiatici che cercano alleati per moderare le dimostrazioni di hard power cinese. La debolezza e la dipendenza economica dalla Cina dei Paesi dell’ASEAN, impediscono loro prese di posizioni definitive e, mentre Giappone e altri paesi dell’Asia nord orientale riescono tenere a bada la Cina, è ancora necessaria la presenza e il coinvolgimento degli Stati Uniti come equilibratore del potere e della sicurezza regionali.

L’aumento del budget militare e della modernizzazione navale cinese preoccupano i vicini, soprattutto in vista della risoluzione delle dispute territoriali per le isole Spratly e Paracel, nel Mar cinese meridionale, che dal 2010 sono ufficialmente entrate a far parte degli interessi centrali di sovranità cinese al pari di Taiwan e del Tibet, per la presenza di potenziali riserve energetiche e la loro importanza come linee di comunicazione marittima. Nel 2011 Pechino ha messo alla prova gli Stati Uniti con atti di sfida e dimostrazioni delle proprie capacità militari nelle aree in questione, per cui Filippine e Vietnam l’hanno accusata di violazione della “Declaration on the Code of Conduct of Parties” firmata da Cina e ASEAN nel 2002 sulla disputa nel mar cinese meridionale, e hanno ottenuto la mobilitazione degli altri Paesi ASEAN, Stati Uniti, Giappone e Australia in supporto diplomatico. In quell’occasione prima dell’incontro dell’Asia Regional Forum(ARF) la Cina cercò di ammorbidire le posizioni dei paesi dell’ASEAN, implementando il “Code of Conduct” ma ottenendo l’esclusione delle dispute del Mar cinese meridionale dal meeting. Questa mossa ha avuto l’effetto di creare una frattura tra i Paesi dell’ASEAN e gli Stati Uniti che hanno abbandonato l’idea di creare un fronte comune contro la Cina e hanno avviato la strategia del “Pivot to Asia”37.

In ambito economico, il progresso dell’integrazione regionale potrebbe passare attraverso tre iniziative: l’ East Asian Free Trade Agreement (EAFTA), la Comprehensive Economic Partnership for East Asia (CEPEA) e la RCEP .38

37

DE CASTRO, “Obama Administartion’s Strategic Pivot to Asia: From a Diplomatic to a Strategic Constrainment of an Emergent China?”, cit, 2013.

38

;Masahiro KAWAI e Ganeshan WIGNARAJA, “Asian FTAS: Trends and Challenges” , ADBI Working Paper 144. Tokyo: Asian Development Bank Institute, 2009 .

L’iniziative dell’EAFTA coinvolge i Paesi dell’ ASEAN +3, perciò è fortemente incoraggiata dalla Cina, e il successo delle sue discussioni sembra legato al raggiungimento di un accordo sulle questioni economiche tra Cina, Giappone e Corea del Sud che da sole detengono il 90% del valore economico totale dell’APT, nonostante le ornai ritualizzate affermazioni della centralità dell’ASEAN nella cooperazione trilaterale; la CEPEA comprende i Paesi dell’ASEAN+6 ed è sostenuto dal Giappone ; l’obiettivo della RCEP invece è il raggiungimento di una cooperazione economica comprensiva che conduca a una maggiore integrazione rispetto agli accordi di libero scambio dell’ASEAN esistenti. L’accesso è libero per tutti i Paesi che sono già partner commerciali dell’ASEAN per questo Stati Uniti e Russia che fanno parte dell’EAS ma non hanno ancora stretto accordi bilaterali con l’ASEAN, al momento non potrebbero entrare a far parte di essa.39

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Cfr. Sanchita Basu Das, Asia’s Regional Comprehensive Economic Partnership, in “cit”,2012; JIANG Yuechun, Asia-Pacific regional Economic Cooperation and CJK Cooperation, China Institute of International Studies, aprile 2013.