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3. Implicazioni politiche del CJK FTA

3.2 Relazioni con gli Stati Uniti

3.2.2 Rapporti Giappone-U.S

I piani per l’espansione dell’influenza statunitense in Asia orientale si avvalgono dell’ alleanza con il Giappone che ospita sul proprio territorio un gran numero di basi

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Robert, SUTTER, “Why China avoids confronting the U.S. in Asia”, China-US Focus Digest, vol.1, aprile 2014, pp 20-22.

22

Renato Cruz, DE CASTRO, “The Obama Administration’s Strategic Pivot to Asia: From a Diplomatic to a Strategic Constrainment of an Emergent China?”, The Korean Journal of Defense Analysis , Vol. 25, N. 3, settembre 2013, pp. 331–349

americane 23.L’articolo 9 della Costituzione giapponese adottata nel 1947 infatti dichiara che: "Il popolo giapponese rinuncia per sempre alla guerra quale diritto sovrano della nazione e alla minaccia o all’ uso della forza come mezzo per la risoluzione delle dispute internazionali"; inoltre "le forze di terra, di mare ed aree, così come le altre potenzialità belliche, non saranno mai mantenute" 24. Questo articolo è fonte di numerosi dibatti poiché sebbene sembri una rinuncia all’autodifesa, garantita dal diritto internazionale, a partire dagli anni ’50 sono state presi alcuni provvedimenti che potrebbero essere ritenuti anticostituzionali a seconda dell’interpretazione. Nel 1952 il Giappone stipulò il Trattato di Mutua Sicurezza o AMPO, con il quale veniva affidato agli Stati Uniti il compito di difesa, consentendo l’istituzioni di basi militari sul suolo giapponese e nel 1954 furono create le Forze di Autodifesa che seppur soggetto a forti limiti costituiscono un vero e proprio esercito 25.

Il governo ritiene che la Costituzione giapponese, in sostegno il pacifismo, stabilisca nell’articolo 9 la rinuncia alla guerra, la rinuncia a possedere potenziali di guerra e il rifiuto del diritto di belligeranza dello stato, ma non si mette in dubbio che l’articolo 9 permetta il diritto intrinseco di autodifesa che il Paese è autorizzato a mantenere come nazione sovrana 26.

Prendendo in considerazione i rapporti con la Cina, durante l’escalation del 2010 per le isole Diaoyu, Tokyo ha cercato di trasformare la disputa bilaterale in una questione di sicurezza, chiedendo il coinvolgimento degli Stati Uniti, in base all’articolo 5 del Trattato di sicurezza tra i due Paesi, il quale autorizza gli Stati Uniti a proteggere il Giappone in caso di un attacco armato nei territori sotto amministrazione giapponese. Washington in un primo tempo non era intenzionata ad essere coinvolta, ma nel giro di un mese il Segretario di Stato Hillary Clinton ha affermato l’applicabilità dell’AMPO sulle Senkaku, probabilmente sotto le pressioni di Tokyo. Nonostante il fallimento della diplomazia giapponese e “l’umiliante ritrattazione” che ha portato al rilascio del

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Brendan, TAYLOR, “ Asia’s century and the problem of Japn’s centrlity”, International Affairs, vol.87, n.4 , 2011, pp.871-885.

24

Traduzione dal sito FILOdiritto , http://www.filodiritto.com/costituzione-del-giappone/#.U2ejMoF_vts.

25

Cfr. Renzo, CAVALIERI (a cura di), Diritto dell’Asia orientale, Venezia, Libreria Editrice Cafoscarina, 2008.

26

Ministry od Defence of Japan, Fundamental Concepts of National Defense , http://www.mod.go.jp/e/d_act/d_policy/dp01.html, 03-04-2014.

capitano Zhang Qixiong, la forte campagna anti-cinese condotta dai media ha unito l’opinione pubblica giapponese e accelerato diverse agende come le relazioni con gli Stati Uniti, la costruzione di una nuova base militare americana a Okinawa, prima fortemente osteggiata, e la nuova conformazione militare giapponese. Confermando il proprio status di alleato americano, il governo del DPJ di Naoto Kan ha sfruttato l’occasione per affrettare l’integrazione della milizia giapponese e americana in operazioni nel Pacifico occidentale e in Asia orientale e la cooperazione nelle strategie regionali, volte principalmente a intimidire la Cina.

Già nel febbraio 1995 il “Nye Report” era servito a rivitalizzare l’alleanza in modo che oneri e rischi fossero divisi in maniera più equa tra le parti. Il documento affermava la necessità di mantenere e rafforzare l’alleanza di mutua sicurezza, senza che venisse intaccata da interessi economici e chiariva il ruolo del Giappone in supporto agli Stati Uniti e la sua partecipazione a operazioni congiunte guidate da Washington.

Prima del 1995, la Cina temeva che la mancanza di un nemico comune e lo scontro dei rispettivi interessi economici, avrebbero portato alla fine dell’alleanza con il conseguente ritiro delle truppe americane e il riarmo giapponese, ma dopo il Nye report , e le nuove linee guida di difesa del 1997 che allargavano la sfera d’azione da situazioni di attacco diretto al Giappone a crisi scoppiate in aree circostanti il Giappone, la prospettiva di una sua rivitalizzazione diventava di gran lunga più pericolosa perché incoraggiava il Giappone ad assumere nuovi ruoli ( in Nord Corea , Taiwan o nel Mar cinese meridionale) e a sviluppare nuove capacità militari 27.

Tornando ai giorni nostri, il 17 dicembre 2010 sono state adottate le nuove linee guida del Programma di Difesa Nazionale fino al 2021, tra cui la sostituzione del concetto di “basic defence force” con “dynamic defence force”, il rafforzamento dei legami di sicurezza con gli Stati Uniti e una maggiore presenza delle Forze di Autodifesa nel Mar cinese orientale28.

Molti studiosi hanno visto in queste iniziative i segnali di un imminente ritorno al militarismo giapponese, ipotesi che oggi sembra sempre più vicina dopo le dichiarazioni dell’attuale Primo Ministro Shinzo Abe sull’intenzione di sollevare il bando che il

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CHRISTENSEN, “China, the U.S:-Japan Alliance, and the Security Dilemma in East Asia”, cit., pp. 49-80.

28

McCORMACK, “Small Islands – Big Problem: Senkaku/Diaoyu and the Weight of History and Geography in China – Japan Relations”, cit.

Giappone si è autoimposto sull’ ”autodifesa collettiva”, contemplando la reinterpretazione o semplicemente l’aggiramento dell’articolo 9 della Costituzione. Christensen ritiene possibile che il riarmo di Tokyo comporti un affrancamento dalla dipendenza americana ma anche un atteggiamento più assertivo negli affari internazionali e un conseguente aumento delle tensioni con la Cina. Pertanto gli studiosi cinesi guardano con preoccupazione a qualsiasi cambiamento nello status dell’alleanza con gli Stati Uniti.

Nonostante gli Stati Uniti abbiano in molti casi assecondato le posizioni giapponesi in molte dispute bilaterali,a causa dell’importanza strategica del Trattato di sicurezza, Washington ritiene che la politica revisionista del Partito Liberaldemocratico di Abe possa creare problemi per la cooperazione regionale e ostacoli la politica americana in Asia. La Cina inoltre potrebbe approfittare dei divari tra Giappone e Corea del Sud, a causa del revisionismo storico di Abe e rendere difficile a Washington la cooperazione di sicurezza triangolare tra Corea-Giappone-USA 29.

L’entrata nel TPP del Giappone ha messo ulteriormente in guardia la Cina che ha fornito diverse letture della strategia americana. Oltre alle motivazioni economiche cioè l’apertura dei mercati asiatici, infatti è opinione diffusa che si tratti di una mossa fortemente politica: la presenza del Giappone nell’accordo aumenterà l’influenza e l’ impatto sulle norme commerciali regionali e globali, e lo renderà più forte, colpendo indirettamente Cina, il vero obiettivo statunitense. Il fatto che Pechino non sia stata invitata a farne parte, ne sarebbe ulteriore prova, e ha fatto accelerare la strategia degli accordi commerciali cinese, tra cui l’accordo trilaterale che potrebbe essere favorito dall’apertura del settore agricolo già affrontata nelle negoziazioni del TPP.

Secondo Stratfor, un’agenzia di intellingence americana, l’intenzione di Washington non è quella di escludere permanentemente la Cina ma stabilire re le regole a cui devono sottostare i Paesi che vogliono aderirvi. Anche tradizionali alleati americani come Tailandia e Filippine non vi fanno parte per ora, e inoltre politici cinesi e americani hanno espresso la volontà che la Cina entri a far parte dell’accordo 30. Se questa ipotesi fosse vera e il passo successivo fosse davvero l’incorporamento della

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Franz-Stefan GADY, The Problem with Japan’s Historical Revisionism and its Impact on Sino-US

Relations, in “China- US Focus”, febbraio 2014, http://www.chinausfocus.com/foreign-policy/the-

problem-with-japans-historical-revisionism-and-its-impact-on-sino-us-relations/, 03-03-2014.

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Cina, questo dovrebbe essere interpretato alla luce della strategia di contenimento perché la Cina sarebbe forzata a partecipare come un partner minore in un esercizio normativo diretto dagli Washington e il suo principale alleato cioè Tokyo. La sua integrazione nel sistema di mercato regionale diventerebbe più limitante rispetto alla sua esclusione da esso, in quanto avrebbe una posizione inferiore 31.

Il CJK FTA, insieme con la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) , sono potenziali blocchi rivali della TPP e il Giappone fa parte di tutti e tre, e si destreggia tra Stati Uniti e Cina 32.