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Dalla crisi di governabilità alla partecipazione sociale

3 Verso nuovi modelli di welfare

3.3 La cittadinanza societaria e il welfare relazionale

3.3.1 Dalla crisi di governabilità alla partecipazione sociale

A partire dagli anni Ottanta si è venuto a diffondere in Italia un approccio interpretativo delle dinamiche di definizione e costituzione dello Stato di benessere fondato sulla promozione dei valori della partecipazione e su una maggiore attenzione alle peculiarità socio-culturali comunitarie per una nuova modalità di intendere le politiche sociali.

Questo filone teorico trova nel pensiero di Achille Ardigò182 i propri principi fondanti. L’autore rivolge la propria attenzione all’improvviso emergere

180 Cfr. J. Pierre, Debating Governance, Authority, Steering and Democracy, Oxford University

Press, Oxford, 2000.

181 Sussidiarietà e decentralizzazione non sono la stessa cosa: la sussidiarietà è un principio di

allocazione del poter in sfere amministrative superiori o inferiori, anche se tendenzialmente si preferiscono quelle inferiori ed implementa le politiche che vengono stabilite da un potere centrale che ne definisce i caratteri peculiari; la decentralizzazione invece prevede che i soggetti investiti di questo potere siano i diretti responsabili della definizione delle caratteristiche e degli aspetti attuativi e di principio delle politiche.

182 Tra le numerose pubblicazione dell’autore citiamo alcuni dei testi che affrontano l’argomento:

A. Ardigò, Crisi economica e welfare state: tre interpretazioni e una speranza, in “La Ricerca Sociale”, 15, 1976; Id., Crisi di governabilità e mondi vitali, cit.; Id., Dallo stato assistenziale al

nel panorama italiano di associazioni di volontariato operanti proprio in quei settori in cui venivano meno gli interventi previsti in ambito di programmazione sociale e in un periodo storico immediatamente successivo al momento culminante di espansione del welfare State.

Ardigò interpreta la nuova e consistente presenza in ambito sociale dell’azione delle associazioni di volontariato come la prima risposta offerta dalla società civile alla crisi dello Stato di benessere. Questa si manifestava in modo sempre più evidente nell’incapacità da parte dello Stato di realizzare concretamente ed efficacemente le riforme da poco varate in ambito sociale e sanitario (per esempio la costituzione del Sistema Sanitario Nazionale che risale al 1978).

In uno dei suoi testi più importanti, Crisi di governabilità e mondi vitali, Achille Ardigò riprende il concetto husserliano di “mondi della vita” (Lebenswelt) intesi come luoghi di creazione e di definizione del senso e del consenso sociale. Egli contrappone i “mondi vitali” al sistema sociale, in una dicotomizzazione che trova la propria origine concettuale nel pensiero di Jürgen Habermas, temi questi da noi già affrontati ed esposti precedentemente183. Nel momento in cui il System invade con la propria logica strumentale-razionale i luoghi della vita quotidiana viene a realizzarsi un “processo di mediatizzazione”, ovverosia la colonizzazione del mondo sociale per mezzo degli strumenti mediatici del sistema sociale.

Achille Ardigò fa quindi riferimento alla dicotomia habermasiana

System/Lebenswelt, ed alle interrelazioni reciproche instaurantesi tra questi, al fine di porre in evidenza le criticità caratterizzanti la parabola storica del welfare State. Sostanzialmente, lo Stato di benessere è venuto ad affermarsi e a diffondersi nella società in virtù di un consenso, di un appoggio incondizionato, da parte delle classi meno abbienti, le classi cioè ritenute più vulnerabili rispetto alla diffusione dei nuovi rischi sociali ed economici.

Al contempo, il consolidamento di un modello di protezione sociale statalista, quindi facente parte del System ed agente per mezzo di una logica strumentale-razionale, avrebbe generato delle conseguenze inaspettate nel mondo

welfare state, in G. Rossi, P. Donati (a cura di), Welfare state. Problemi e alternative, Franco Angeli, Milano, 1985; Id., Pluralismo e servizi sociali, Fondazione Zancan, Padova, 1997.

della vita. Questa forma di colonizzazione avrebbe cioè promosso, inconsapevolmente, la diffusione di un sentimento di dipendenza e di forme di assistenzialismo strumentale, atteggiamenti questi che avrebbero così determinato la perdita di quel senso di responsabilità e dell’ethos di cura e di partecipazione civile prima comunemente diffusi nelle comunità.

I “mondi vitali” sarebbero stati quindi spogliati del proprio primato nella regolazione e nella determinazione delle forme di cura alla persona che, precedentemente alla colonizzazione istituzionale, erano compiti esclusivi del tessuto relazionale e sociale di comunità. La statalizzazione degli interventi di cura e di assistenza li estrapola dal loro contesto naturale, il contesto comunitario, generando così quella che Ardigò definisce “crisi di governabilità” o crisi di transizione, di incompatibilità, tra System e Lebenswelt. Questa crisi è stata sostanzialmente determinata dall’allontanamento delle sfere istituzionali di gestione e programmazione del welfare dagli ambiti sociali a cui è seguita una simultanea riduzione del ruolo della società civile e del proprio spazio pubblico intermedio:

“quello spazio pubblico con funzioni politiche ma di società civile, uno spazio di scambi simbolici allargati, ma aperto all’influenza dei mondi vitali, esterni ai centri di controllo del sistema, e non irrilevante quanto ad influenze su di esso.”184

Lo spazio intermedio venutosi a creare a seguito del progressivo allontanamento dei soggetti istituzionali da quelli della società civile può essere colmato, secondo l’autore, dalle differenti forme assunte dal volontariato sociale nell’ambito dei servizi alla persona. Il volontariato potrebbe difatti porsi come attore intermedio e mediatore tra gli elementi dicotomici della crisi del welfare

State, in virtù delle caratteristiche peculiari della propria natura sociale in grado di generare nuove e dinamiche modalità interrelazionali e di promuovere la partecipazione di differenti attori sociali185.

184 A. Ardigò, Crisi di governabilità e mondi vitali, cit., pp. 73-74.

185 Cfr. A. Ardigò, Democrazia e partecipazione, in C. Cipolla, La partecipazione politica, Città

Lo Stato non verrebbe così a essere delegittimato dall’azione dei soggetti del volontariato e del privato sociale, definito da Ardigò “terza dimensione”186,

ma verrebbe invece affiancato da questi nella sua opera di diffusione delle azioni di protezione ed di integrazione sociale attraverso l’affermazione del principio di partecipazione.

L’azione partecipativa proposta e sostenuta dagli attori della società civile ha l’obiettivo di estendere quella modalità di attivazione sociale, di presa in carico delle proprie responsabilità, al fine di estendere il coinvolgimento del maggior numero di persone nell’azione stessa:

“the heterogeneous and rich world of the associations and the service

sector are entrusted with the strategic role of acting as ‘social connectors’: from the direct involvement of the citizens to the anticipation of the emerging problems, from the testing of innovative ways to respond to the social needs, to the monitoring to the public sector.”187

La società civile secondo tutte le proprie declinazioni, privato sociale, terzo settore, reti informali, ecc., diviene strumento di costruzione del tessuto connettivo di cui parla Ugo Ascoli, tessuto indispensabile per superare la crisi di incompatibilità tra sistema e società emersa dall’analisi di Achille Ardigò.

Difatti, la crisi di governabilità alla quale abbiamo assistito comprende anche la crisi della partecipazione sociale dovuta a due fattori fondamentali: la

tecnocrazia-burocratizzazione e la dilatazione del sistema politico188. Il primo

fattore riguarda la distanza che a volte viene posta in essere tra il cittadino e le istituzioni e che può creare apatia o modalità di assistenzialismo passivo e deresponsabilizzato nel cittadino. Il secondo fattore riguarda invece l’invasione,

186 Cfr. A Ardigò, Volontariato, welfare state e terza dimensione, in “La Ricerca Sociale”, 25,

1981.

187 “Il ricco ed eterogeneo mondo della associazioni e del settore dei servizi prende sicurezza nel

loro ruolo di connettori sociali: dal diretto coinvolgimento dei cittadini alla previsione dei problemi emergenti, dai tentativi di percorrere strade innovative per soddisfare i bisogni sociali, al monitoraggio del settore pubblico” (nostra traduzione). U. Ascoli, Modern welfare State, relazione presentata al Convegno Internazionale “Social Change and Social Professions. Social Work 2007”, Parma, 15-17 marzo 2007.

da parte delle istituzioni, di sfere, attività e organizzazioni appartenenti alla società civile che limitano l’autonomia di quest’ultima (il processo di colonizzazione di Habermas).

La partecipazione come azione sociale di cambiamento si caratterizza pertanto come una modalità di azione che esprime la volontà dei cittadini in forma organizzata ad intervenire nella sfera pubblica per la realizzazione di un obiettivo socialmente condiviso in virtù della quale le persone acquistano una maggiore titolarità di accesso a una o più arene decisionali.

I mondi della vita dovrebbero realizzare dunque , oppure impegnarsi a promuovere, forme adeguate di partecipazione sociale e politica adeguate al tempo ed al contesto socio-economico in cui si esprimono, così da poter essere realmente espressione di quel dinamismo che li rende, di fatto, mondi vitali.