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I regimi del welfare State moderno: la sistematizzazione di Richard Titmuss

Tra i numerosi autori che hanno studiato le differenti modalità di reificazione dei principi del welfare State, Richard Titmuss è stato tra i primi a elaborare tre modelli interpretativi riscontrabili nelle diverse esperienze internazionali36. L’approccio di Titmuss si basa essenzialmente sull’analisi delle

modalità attraverso cui lo Stato interviene per il sostegno dei cittadini:

1) IL MODELLO RESIDUALE (residual welfare model o public assistance model): le

politiche sociali intervengono solo quando i canali naturali e tradizionali di soddisfacimento dei bisogni (famiglia, reti informali e, a volte, il mercato) non siano stati in grado di far fronte alle esigenze del singolo o di un gruppo di persone. Secondo questo modello, l’intervento, il servizio o la prestazione cessa al venir meno dell’emergenza sociale, nel momento in cui, teoricamente, il bisogno è stato soddisfatto;

2) IL MODELLO REMUNERATIVO (reward model o industrial achievement model): si

basa sul principio secondo cui ciascuno possa essere messo nelle migliori condizioni per soddisfare i propri bisogni in base al merito, alla performance lavorativa e alla propria produttività. In questo caso la politica sociale può intervenire come parziale correttivo dell’azione del Mercato che fornisce i mezzi,

36 Cfr. R. Titmuss, Essays on the Welfare State, Allen & Unwin, London, 1963; Id., The Welfare

Complex in a Changing Society, in “The Milbank Memorial Fund Quarterly”, 1, 1967; Id.,

Commitment to Welfare, Allen & Unwin, London, 1968; Id., The Gift Relationship. From Human

Blood to Social Policy, Allen & Unwin, London, 1970; Id., Social Policy: an Introduction, Allen & Unwin, London, 1974.

attraverso il lavoro salariato, ed eroga i servizi attraverso i canali privati. Il

welfare State ha un carattere aggiuntivo rispetto alle istituzioni economiche dominanti e il ricorso alle politiche sociali statali rischia di creare fenomeni di stigmatizzazione;

3) IL MODELLO ISTITUZIONALE-REDISTRIBUTIVO (institutional redistributive model):

in questo caso il welfare State è un elemento assai importante della società perchè prevede l’erogazione di servizi pubblici di tipo universalistico, al di fuori dei meccanismi tipici del mercato, sulla base dell’emergere di un bisogno, e senza che sia necessario attendere il manifestarsi del fallimento degli attori del welfare informale e tradizionale.

Questi tre modelli non sono di fatto riscontrabili in toto nella vita quotidiana. Essi sono solamente dei modelli che tendono a una approssimazione alla realtà, creando un ideal-tipo37, secondo la definizione di Max Weber. La realtà dei fatti è ben più complessa di una semplice astrazione teorica e

37 Il concetto di ideal-tipo è uno dei cardini del pensiero weberiano, nonché una importante ed utile

chiave di lettura dei fenomeni sociali. Esso è una costruzione logico-immaginaria creata mediante l’accentuazione concettuale di determinati elementi della realtà, scelti in virtù degli interessi personali dell’osservatore e legati a valori appartenenti alla cultura nella quale il ricercatore è venuto a formarsi. L’ideal-tipo non si incontra allo stato puro ed isolato da altri fattori. Secondo Weber, la realtà sociale è caotica per sua natura e, per poterla osservare e studiare, è necessario tenere presente che esistono numerosi punti di vista differenti riguardo l’interpretazione della stessa realtà. Pertanto, partendo dal presupposto secondo cui sarebbe tendenzialmente impossibile pervenire alla conoscenza della totalità della realtà, proprio perché infinita, si rende necessaria la scelta di una porzione specifica di essa, scelta che avviene in base a processi selettivi fondati a loro volta su valori determinati culturalmente, e determinanti specifici approcci ed interpretazioni sui fatti e sull’agire. Il tipo ideale verrebbe perciò a definirsi come l’estrapolazione dalla realtà storico- sociale di un suo tratto che concretamente si trova inserito in tale realtà: esso viene a definirsi come l’accumulazione dei momenti essenziali di tale tratto, dei momenti senza cui esso non sarebbe più riscontrabile per quello che è. L’ideal-tipo è uno strumento euristico per l’interpretazione della realtà che, una volta determinato ed accettato, conduce necessariamente a determinate conclusioni, garantendo l’oggettività della ricerca scientifica. Per riportare la definizione che Weber ci ha lasciato nei suoi scritti, l’ideal-tipo è una costruzione logica che “possiede il carattere di un’utopia, conseguita mediante l’accentuazione concettuale di determinati elementi della realtà. Il suo rapporto con i fatti empiricamente dati della vita consiste solo in questo, che laddove vengano constatati o supposti operanti in qualsiasi grado nella realtà connessioni del tipo astrattamente rappresentato in quella costruzione, […] noi possiamo illustrare e rendere intelligibile programmaticamente il carattere specifico di questa connessione in un tipo ideale. Tale possibilità può essere indispensabile sia a scopo euristico sia a scopo espositivo”. M. Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi, Torino, 1958, pp. 107-108 (ed. or.,

Gesammelte Aufsätze zur Wissenschaftslehre, Mohr, Tübingen, 1922). Inoltre, tra i tanti autori che hanno affrontato l’analisi del pensiero di Max Weber si consiglia la lettura di: M.A. Toscano,

Evoluzione e crisi del mondo normativo. Durkheim e Weber, Laterza, Roma-Bari, 1975; N.M. De Feo, Introduzione a Weber, Laterza, Roma-Bari, 2004.

l’applicazione pratica di uno di questi modelli, in tutti i propri aspetti e caratteri peculiari, si scontrerebbe con la presenza di variabili contestuali non previste appunto sul piano teorico. Inoltre, il testo di Richard Titmuss, anche se tuttora estremamente valido nel suo impianto teorico e utile nell’approccio allo studio del

welfare State, è stato pubblicato nel 1968 ed è perciò frutto di un contesto storico, sociale ed economico che non è più riscontrabile nella realtà contemporanea.

Negli ultimi due decenni, la società contemporanea è stata spettatrice di alcuni cambiamenti che hanno rivoluzionato diverse sfere della vita quotidiana. La caduta del muro di Berlino, che nel 1989 ha sancito la fine della guerra fredda, e l’attacco alle torri gemelle del 2001, entrambi hanno determinato la fine degli equilibri mondiali che si erano venuti a creare, con una conseguente redistribuzione e ricollocazione degli attori lungo nuovi assi del potere politico internazionale. Anche l’economia mondiale ha subito radicali trasformazioni in virtù della cosiddetta globalizzazione, con ricadute dalle conseguenze evidenti sulle economie locali.