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Dalla retorica alla dialettica

5. INVENTIO E IUDICIUM COME PARTI DEL METODO

5.1 Dalla retorica alla dialettica

Le conseguenze dell’opera di Agricola sulla costruzione di un nuovo sistema delle discipline che mette al centro il metodo, a partire da categorie originariamente retoriche come l’invenzione e il giudizio, furono pienamente accolte da Pierre de La Ramée601. Il piccardo infatti, si preoccupò di sistematizzare la combinazione dei due momenti per mezzo di alcune figure che ritorneranno nella riflessione di Montaigne e Bacon i quali, sebbene non siano assolutamente annoverabili tra gli eredi del ramismo, possono aver trovato in questa tradizione spunti per il loro ragionamento epistemologico e teoretico, su cui ci soffermeremo più avanti.

La biografia intellettuale di La Ramée602 è articolata e complessa: ci limitermo qui a seguire lo sviluppo di alcune direttrici utili al nostro intento.

Prenderemo dunque le mosse, sullo sfondo della critica all’aristotelismo e alla sterilità della logica, dalla centralità dell’usus, che abbiamo visto costituire il perno anche della riflessione pedagogica fin qui esposta.

Come ha fatto notare Reijer Hookyaas, proponendo un confronto con l’opera di Vives proprio su questi temi, l’umanesimo di La Ramée non è in opposizione all’attenzione alla cifra utilitaria del sapere603: per entrambi, infatti, la conoscenza tecnica e la pratica delle cose rappresentano la possibilità di ripristinare il nesso tra la logica e la realtà nella sua concretezza. Questa consapevolezza ha dirette conseguenze sulla costruzione del sapere, laddove il rapporto tra principio dell’arte e azione appare rovesciato: coloro che praticano un’arte – navigatori, pittori, architetti, agricoltori – non si perdono nella discussione cavillosa di un qualche principio, ma, immersi nell’urgenza del rapporto con il reale, trovano

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Così Pierre de La Ramée celebra Rodolfo Agricola, che tanta influenza avrà sul suo pensiero «primus omnis, post beata Graeciae Italiaeque tempora, eximium illum logicae facultatis usum revocavit, ut juventus a poëtis et oratoribus disceret, non solum pure loqui et ornate dicere, sed de de propositis rebus acute cogitare prudenterque iudicare»600. C. Vasoli, La dialettica e la retorica dell’Umanesimo, cit., p. 251.

601 Ivi, p. 498. 602

Per uno studio approfondito dello sviluppo del pensiero dell’opera di La Ramée, si vedano M.-D. Couzinet, Pierre Ramus et la critique du pédantisme. Philosophie, humanisme et culture scolaire au XVIe siècle, Paris 2015, la cui prospettiva è qui condivisa largamente, soprattutto in merito alla congiunzione tra filosofia ed eloquenza approfondita nella terza parte Philosophie et éloquence e in particolar modo nel capitolo VII, Une philosophie de l’“usage”. Si vedano anche Ph. Desan, Naissance de la méthode, cit., pp. 65-89, N. W. Gilbert, Renaissance concepts of method, New York 1960, pp. 129-144, N. Bruyère, Méthode et dialectique dans l’œvre de La Ramée, Paris 1984, K. Meerhoff e M. Magnien (a cura di), Ramus et l’université, Paris 2004 e in particolare il saggio di G. Oldrini, Éduquer au savoir, pp. 173-188.

147 i punti di riferimento nell’esercizio e nell’imitazione. L’esperienza delle cose come generatrice della pratica e dei principi dell’arte mantiene per La Ramée, come per gli autori fin qui trattati, una diretta importanza anche nella dimensione pedagogica ed educativa, in quanto la riflessione sul metodo è sempre contemporaneamente e organicamente per la conoscenza e per l’insegnamento.

Nel capitolo concludente il secondo commentario del Dialectici commentarii tres pubblicato a Parigi nel 1546604, il metodo è in generale «multorum et bonorum argomentorum dispositio» ed è articolato secondo una distinzione che sarà poi ripresa nella Dialectique del 1555: da una parte il methodus prudentiae – che non dipende dalla logica, ma è insito nel giudizio e nel discernimento naturale dell'essere umano – e dall'altra il methodus doctrinae che è «dispositio rerum variarum ab universis et generalibus principiis ad subiectas et singulares partes deductarum» per la quale «tota res facilius doceri, percipique possit»605. La priorità è quindi assegnata all'esposizione delle definizioni generali grazie alla quale sarebbe più semplice insegnare e apprendere, per poi discendere al particolare, alla dissezione della definizione e quindi all'argomento.

Nella Dialectique, la methodus doctrinae diviene la méthode de nature, che organizza tutte le nozioni nelle varie discipline, dimodoché possano essere insegnate “secondo un ordine razionale e organico”606. Se il metodo è «disposition par laquelle entre plusieurs choses la première de notice est disposée au premier lieu, la deuziesme au deuziesme, la troiziesme au troiziesme et ainsi conséquemment»607, la méthode de nature è denominata anche methode d'art in quanto è conservata nella tradizione delle arti e delle dottrine e, dal punto di vista del giudizio, si identifica con l'enunciazione necessaria e con il sillogismo scientifico: «Ceste méthode est aussi nommée méthode d’art parce qu’elle est gardée en la tradition des ars et doctrines et respond en qualité de jugement à l’énonciation nécessaire et syllogisme düement conclu»608.

Pierre de La Ramée riprende a questo punto l'esempio della grammatica attraverso il quale già aveva tentato di spiegare nei Dialectici commentarii come la methodus doctrinae sia più efficace ai fini dell'insegnamento e dell'apprendimento. Posto che le definizioni, distribuzioni e regole della grammatica siano già state trovate e ognuna di esse giudicate e che ciascuno di questi precetti siano scritti su tavolette che vengano poi mischiate:

604 L'autore di quest'opera era stato individuato originariamente in Omer Talon; tuttavia gli studi di Carlo Vasoli hanno permesso di riconoscervi una nuova edizione delle Dialecticae institutiones ramiste, pubblicate per la prima volta nel 1543.

605

P. La Ramée, Dialectici Commentarii, Paris 1546, p. 84.

606 C. Vasoli, La dialettica e la retorica dell’Umanesimo…, cit., p. 699. 607 P. La Ramée, Dialectique (1555), Genève 1964, p. 144.

148 Je demande quelle partie de Dialectique me pourroit enseigner de disposer ces précepts ainsi confus et les reduire en ordre. Premièrement ne sera besoing des lieux d'invention car tout est jà trouvé: chacune énonciation particuliere est prouvée et jugée. (...) Le dialecticien donques choysira par la lumière de la methode naturelle en ceste cruche la définition de la Grammaire, car cela est le géneralissime et la mettra au premier lieu. (...) Ainsi en definissant et en distribuant, descendra aux esxemples specialissimes et lescolloquera au dernier lieu.609

Questa indicazione sul metodo dell'insegnamento non esclude il programma pedagogico umanistico che connette la critica all'ordinamento degli studi a quella della disputatio viziata della logica scolastica.

La Dialectique infatti, si conclude con una Péroration de la méthode in cui Ramus richiama all'importanza della relazione tra invention, jugement e méthode, nuovamente in polemica con i logici:

Comme j'ay dict, tant que nous penserons estre logiciens pour avoir appris les préceptes e logique, et en avoir disputé en l'eschole l'un contre l'autre, sans interpréter par elle [la filosofia peripatetica] ny conseil ny jugement d'autheur aucune, sans imiter les vertus des grandz, sans nous exercer en escripture, ny harangue aucune, telle logique ne sera jà le cler mirouër de l'Invention nous représentant les espèces de tout choses, ne sera jà le soleil du jugement cognoissant la conjoction de toutes choses ainsi sera seullement comme une veüe troublée et esblouye et bien souvent prenant l'un pour l'autre. Et valdroit beaucoup mieux avoir l'usage sans art que l'art sans usage.610

La méthode de nature di La Ramée, perciò, si muove dal generale al particolare e viceversa, in un continuo transitare tra conoscenza e azione, tra art e usage. In questo senso, se l'insegnamento del metodo è facile, è allo stesso tempo difficile apprenderlo e applicarlo. Come sottolineato da Vasoli e poi da Howell infatti, si tratta di un metodo che necessita il possesso pieno di tutti i luoghi dell'invenzione e una conoscenza perfetta del giudizio – il cler mirouër de l'invention e il soleil du jugement. Chiarezza – la perspicuitas di Agricola – e usus appaiono nuovamente come il nesso che tiene uniti arte e natura, al fine di permettere all’intelletto umano la possibilità di imitare nello specchio della mente, un’immagine adeguata delle cose e del loro ordine.

L'immagine dello specchio era già stata utilizzata da La Ramée nella prima parte della Dialectique, centrata sull'invention, con lo scopo di definire il movimento dall'universale al particolare e viceversa. Dopo aver posto un problema classico – se quando si cerca si conosce o meno ciò che si intende cercare – Pierre de La Ramée afferma:

609 Ivi, pp. 146-7.

149 Pertant donques, encore que l'homme fut ignorant de toutes choses, ce n'est pas pourtant à dire qu'il ne doibve chercher et ne puisse inventer, veu qu'il a en soy naturellement la puissance de cognoistre toutes choses. Et quand il aura devant ses yeux l'art d'inventer par ses genres universelz, comme quelque mirouër luy représentant les images universelles et générelles de toutes choses, il luy sera beaucoup plus facile par icelle recognoistre les espèces singulières, et par conséquence inventer ce qu'il cherchera. Mais il faut par plusieurs exemples, par grand exercice, par long usage forbir et polir ce mirouer, avant qu'il puisse reluire ny rendre ces images.611

L’invention emerge come un ciclo ermeneutico che transita dal singolare al generale per mezzo dei generi universali, in modo da guidare l’intelletto nella ricerca dal noto all’ignoto; allo stesso tempo gli esempi e l’esercizio permettono l’attività del giudizio612 non disturbata da «erreur d’opinion (…) par amour, hayne, envie crainte, cupidité et autres trompeuses affections»613. Il giudizio prodotto per mezzo della méthode de nature mantiene quindi una valenza scientifica, nella misura in cui l’ordine seguito è come la catena d’oro di Omero, in cui gli anelli sono gradi dipendenti l’uno dall’altro senza soluzione di continuità614.

Tuttavia, la methodus prudentiae – méthode de prudence – persiste anche nella Dialectique, come capace di produrre giudizio di opinione. Qui, si trova strettamente legato alla retorica, ben separato dalla dialettica, e tutto riservato alla vita civile per la quale mantiene una sua ragion d’essere:

tous les tropes et figures d’élocution, toutes les grâces d’action, qui est la Rhétorique entère, vraye et séparée de la Dialectique, ne servent d’autre chose sinon pour conduire ce fascheux et rétif auditeur qui nous est proposé en ceste méthode, et n’ont esté pour autre fin observées que pour la contumance et perversité d’icelluy (…) nous voyons comme ceste méthode de prudence a esté enseignée et practiquée par les philosophes, poëtes et orateurs, et coignoissons par leurs précepts et exemples combien est grande ceste prudence, mais nous le cognoistrons beaucoup plus par les affaires journelles et négoces des hommes.615

Sotto un medesimo tratto antropologico – la luce chiara della ragione umana616 – entrambi i metodi e i relativi giudizi conservano una specifica dimensione, entro la quale hanno validità e utilità. La méthode de prudence, sebbene non produca la comprensione chiara e netta delle cose, contribuisce alla formulazione di principi giusti nella condotta e nei negozi umani. La

611 Ivi, p. 100.

612 «deuziesme partie de Logique qui monstre les voyes et moyens de bien juger par certain regles de disposition [rerum inventarum collocatio]». Ivi, p. 115.

613 Ivi, p. 144. 614

Ivi, p. 146. 615 Ivi, p. 153.

616 «Or est le jugement de méthode tant de doctrine comme de prudence la souveraine lumière de raison». Ibidem.

150 méthode de nature o d’art esprime, nel duplice appellativo, il risultato più prezioso e corretto dello sviluppo dell’arte, massima espressione della mente umana fattasi specchio dell’ordine della natura.