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Il metodo dell’anticipazione e la topica degli argomenti

5. INVENTIO E IUDICIUM COME PARTI DEL METODO

5.2 Un nuovo metodo per una nuova scienza

5.2.1 Il metodo dell’anticipazione e la topica degli argomenti

L’idea della mente come “occupata” dagli idoli, o dalle prenozioni, rimanda a una metafora, per così dire “fisica” della mente, come luogo figurato in cui si affollano le categorie che determinano e guidano la costruzione dell’immagine del mondo. Allo stesso modo, i termini con cui ci si riferisce a ciò che è preventivamente inscritto nel luogo della mente, richiamano un’azione agita sullo spazio dell’intelletto.

Quando Montaigne infatti si appresta a descrivere la fallacia della ragione e ad ammonire rispetto alla necessità di regole per la conduzione del giudizio, le parole utilizzate provengono da un contesto scettico ed epicureo, come testimonia il riferimento, per il tramite del De natura deorum, nell’Apologia. Qui la citazione ciceroniana – «Ita est informatum, anticipatum mentibus nostris ut homini, cum de deo cogitet, forma occurrat humana»623 – è introdotta dalla riflessione sulla mente umana che immagina dio in veste umana e precede il celebre discorso paperocentrico.

Ripreso dal contesto del De natura deorum, il termine anticipatio è strettamente legato alla definizione epicurea, data poco prima, in I, 17, di prolepsis come «concetto aprioristico di una cosa formatosi nell’anima, senza di cui non si può avere comprensione, né indagine né discussione»624.

Sebbene, come spesso accade nella lettura degli Essais, il senso dei termini di provenienza filosofica appaia sfumato rispetto all’origine e non così nettamente riconducibile a contesti determinati come quello epicureo, è forse di qualche interesse notare come la ragione e l’immaginazione siano a più riprese accusate da Montaigne di farsi protagoniste di un’azione anticipatrice che raffigura nella mente fatti che ancora devono avvenire.

Il risultato di questo vizio teoretico è contemporaneamente morale e teoretico. In primo luogo infatti, le anticipazioni della mente spaventano l’essere umano o gli causano inutile sofferenza, come avviene nel pensiero che immagina la morte e la malattia. Di nuovo, essendo il sapere libresco un’inesauribile fonte di preconcetti, il paragone è con la semplicità del paysan:

623

Cicerone, De natura deorum, I, 27, cit. in M. de Montaigne, op. cit., II, 12, p. 971. Cfr. N. Panichi, Montaigne, cit., pp. 129-36.

624 Cicerone, Della natura degli dei, I, 16-7, in Id., Opere filosofiche e politiche, a cura di D. Lassandro, N. Marinone, G. Micunco, Torino 1955, pp. 85-428, p. 141.

153 Paragonate la vita di un uomo schiavo di tali immaginazioni a quella di un contadino che si lascia andare alla propria tendenza naturale, misurando le cose solo secondo la sensazione del momento, senza scienza e senza pronostici, che ha male solo quando ce l’ha; mentre spesso l’altro ha la pietra nell’animo prima di averla nei reni: come se non fosse abbastanza

in tempo per patire il male quando l’avrà, lo anticipa con la fantasia, e gli corre incontro.625

In secondo luogo, il vizio dell’anticipazione conduce l’intelletto a conclusioni errate e pericolose, perché manchevoli del nesso con la realtà dell’esperienza.

Che i nostri ragionamenti anticipano spesso i fatti, e che l’estensione della loro giurisdizione è così infinita che giudicano e si esercitano sulla vanità stessa e sul non essere. Oltre alla flessibilità della nostra immaginazione nel fabbricare delle ragioni per ogni specie di sogni, la nostra mente si trova egualmente disposta a ricevere false impressioni da apparenze molto frivole.626

L’azione anticipatrice della ragione emerge nel suo stretto legame con l’aspetto della présomption, caratteristica che Montaigne attribuisce spesso al pensiero umano e che rimanda non solo a un significato morale, ma anche teoretico, in un diretto riferimento all’occupazione della mente da parte delle prenozioni o, appunto, anticipazioni. La duplice valenza della présomption è riassunta nello sfrenato antropocentrismo della ragione umana che, come accade nell’immaginazione di dio, pone l’essere umano al centro dell’universo come potenziale conoscitore del tutto.

La presunzione è la nostra malattia naturale e originaria. La più calamitosa e fragile di tutte le creature è l’uomo, e al tempo stesso la più orgogliosa. Essa si sente e si vede collocata qui, in mezzo al fango e allo sterco del mondo, attaccata e inchiodata alla peggiore, alla più morta e putrida parte dell’universo, all’ultimo piano della casa e al più lontano dalla volta celeste, insieme agli animali della peggiore delle tre condizioni: e con l’immaginazione va ponendosi al di sopra del cerchio della luna, e mettendosi il cielo sotto i piedi.627

L’articolarsi dei termini anticiper e présomption rispetto all’attività della ragione e dell’immaginazione negli Essais ha un corrispettivo nel confronto con le rispettive voci nel

625 M. de Montaigne, op. cit., II, 12, p. 885. Altrove, per esempio nella capacità di meditare la morte, l’anticipazione assume un valore positivo. In Filosofare è imparare a morire (I, 20), la costante presenza del pensiero della morte diviene una pratica filosofica che si connette a tutte le sfumature della riflessione di Montaigne. Da una parte infatti, la limitatezza dell’esistenza spinge a considerare la collocazione dell’essere umano come cosa tra le cose nell’universo, immerso nella vicissitudine permanente. D’altra parte proprio questa consapevolezza riporta il valore dell’esistenza umana non tanto alla sua durata, quanto all’utilità che si realizza nel tempo concesso. Meditazione antropologica – nella piena coscienza di anticipare con la mente il momento della morte, come compresente nell’esistenza stessa dell’essere umano – e meditazione morale si riaffermano perciò inscindibili nella vita del saggio che aderisce pienamente all’ordine naturale delle cose. Ivi, I, 20.

626 Ivi, III, 11, p. 1925. 627 Ivi, II, 12, p. 807.

154 Dictionnaire François-Latin pubblicato in versione augmentée nel 1573. Qui, il lemma présomptions rimanda alla dimensione del sapere congetturale e a quella del diritto628. Il riferimento ai iudicia anticipata coinvolge a sua volta la voce anticiper che tra i vari significati richiama anche occupare e iudicium repraesentare629.

Come abbiamo già avuto modo di rimarcare rispetto alla critica dei saperi630 la questione dell’anticipazione – e conseguentemente della presunzione del pensiero – è strettamente legata a quella della consuetudine, come modo dell’umano di ordinare la realtà secondo una prospettiva prettamente umana e perciò parziale ed errata.

In Bacon l’anticipazione come itinerario della mente e come metodo conserva una valenza utile nella dimensione civile, ma non oltre. È nella differenza tra il metodo delle anticipazioni e quello dell’interpretazione della natura nel trattare il rapporto con i casi dell’esperienza, che emerge la possibilità della «severa ricerca del vero e dell’approfondimento della filosofia»631, superando l’arresto del pensiero dovuto all’invasione della mente da parte di impressioni troppo sensibili. Richiamiamo qui l’aforisma I, 28 del Nuovo Organo:

Anzi, a strappare l’assenso, le anticipazioni sono molto più valide delle interpretazioni. Esse, infatti, ricavate da pochi dati, e soprattutto da quelli che si verificano più di consueto, subito colpiscono l’intelletto e riempiono la fantasia. Al contrario, le interpretazioni, ricavate qua e là da dati assai differenti e molto distanti tra loro, non possono colpire subito l’intelletto; perciò all’opinione comune esse devono apparire difficili e strane, quasi come i misteri della fede.632

L’accoglimento da parte di Bacon del termine anticipatio dal contesto epicureo è stata sottolineato dalla critica, che ne ha ricostruito le relazioni con l’epicureismo soprattutto riguardo al tema dell’atomismo633. Ciò che qui interessa tuttavia, è il riferimento a due modelli dell’induzione che emergono dall’aforisma I, 28: da una parte, infatti, il metodo dell’induzione classica si fonda sulla relazione analogica tra i casi dell’esperienza, che convince all’assenso proprio per il reiterarsi del già conosciuto – e quindi già presente nella

628 «Presomptions, coniectures, suspiciones praesumptae, iudicia anticipata, opiniones praesumptae, suspiciones. B. voyez Presumer.» e ancora «Presomptions de droict, praeiudicia iuris, Iudicia iuris anticipata. Budaeus». J. Nicot, Dictionnaire François-Latin, Paris 1570, p. 570.

629 «Anticiper, anticipare antecapere, ante occupare, occupare, preoccupare. (…) Anticiper un iugement, Iudicium repraesentare». Ivi, p. 39.

630 Cfr. supra.

631 F. Bacon, Sapere divino e umano, cit., p. 156.

632 Id., La Grande Instaurazione. Parte Seconda – Nuovo Organo, I, 28, cit., pp. 87-9.

633 B. Gemelli, Aspetti dell’atomismo classico nella filosofia di Francis Bacon e nel Seicento, Firenze 1996; S. Gillespie, Lucretius in the English Renaissance, in S. Gillespie, P. Hardie (a cura di), The Cambridge Companion to Lucretius, Cambridge 2007, pp. 242-253; A. Rzepka, Discourse Ex Nihilo: Epicurus and Lucretius in Sixteenth-Century England, in B. Homes, W. H. Shearin (a cura di), Dynamic Reading. Studies in the Reception of Epicreanism, Oxford 2012, pp. 113-132.

155 mente; dall’altra, Bacon mette al centro dell’interpretazione della natura, il carattere della differenza che, sebbene necessiti di uno sforzo maggiore da parte della mente, rappresenta una guida migliore alla varietà delle cose.