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- DATI DI GENERICA

Nel documento CORTE DI ASSISE DI REGGIO CALABRIA (pagine 149-154)

GENERALI DELLO STESSO E DEL CONTESTO IN CUI E’ AVVENUTO.

- DATI DI GENERICA.

Resta infine da discutere dei dati di generica desumibili dal modo in cui è stato commesso l’omicidio e dalle sue caratteristiche generali.

La prima considerazione da svolgere riguarda l’estrema modestia delle tracce lasciate dagli autori del delitto.

Tutto ciò che è stato rinvenuto sul luogo dell’evento è consistito in una porzione di borra per cartuccia calibro 12 ed in quattro pallettoni (un altra borra sarebbe stata invece rinvenuta all’interno della fossa cranica del cadavere).

La seconda considerazione attiene l’arma ed i pallettoni utilizzati.

Sebbene non si abbia alcuna traccia del fucile che esplose i colpi con cui fu tolta la vita allo SCOPELLITI nè si sia potuto risalire alla sua marca essendo stata impiegata un’arma ad anima liscia,è stato tuttavia ugualmente possibile,attingendo all’esperienza del consulente balistico,avere notizie di una certa concretezza.

Ha dunque affermato il Dott. Sandro LOPEZ che,a suo giudizio,l’arma impiegata aveva verosimilmente le canne mozze.

Lo stesso giudizio,sia pure rapportato soltanto a nozioni di esperienza investigativa,è stato dato dal Dirigente pro-tempore della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria,Dott. Vincenzo SPERANZA:

Un’altra osservazione merita di esser fatta per ciò che attiene la dinamica dei colpi.

Dall’esame congiunto delle risultanze balistiche e medico-legali si constata che lo SCOPELLITI venne raggiunto da due colpi : il primo,sparato da una distanza compresa tra 1,5 e 2,5 metri e da avanti verso dietro e da sinistra verso destra,attinse il padiglione auricolare di sinistra; il secondo,sparato da una distanza compresa tra 0,5 e 1 metro e perpendicolarmente alla vittima,la attinse alla regione sottomandibolare sinistra.

Quanto ai mezzi meccanici di locomozione impiegati dagli assassini,le investigazioni non sono approdate ad alcuna certezza.

E’ tuttavia possibile svolgere a tal proposito qualche considerazione sulla base di argomentazioni di natura logica.

Appare anzitutto verosimile che i killers abbiano agito a bordo di una motovettura.

L’uso di tale mezzo si concilia infatti,assai meglio di quanto si possa ipotizzare per un’autovettura,con l’esigenza di occultamento dei tratti somatici degli autori ( la moto,a differenza della macchina,consente ed anzi rende naturale per i suoi occupanti l’uso dei caschi).

Non solo. L’accertato impiego di un fucile ( e verosimilmente di un fucile a canne mozze) si adatta assai meglio ad una moto che non ad una vettura ( in quest’ultima la presenza dell’abitacolo provoca impaccio e ritarda le operazioni di sparo non fosse altro che per la necessità di fuoriuscire l’arma dai finestrini o dalla portiera).

Infine,la moto consente una facilità di manovra sicuramente superiore a quella di una vettura.

Tutto quindi porta a ritenere che la vettura dello SCOPELLITI,allorchè scattò l’agguato,venne raggiunta ed affiancata ( o meglio leggermente superata ,come si può desumere dalla dinamica del primo colpo la cui direzione fu da avanti verso dietro) da una moto con a bordo due persone ( sarebbe inimmaginabile che l’esecuzione del delitto sia stata opera di un solo soggetto

che,contemporaneamente,avrebbe dovuto guidare il mezzo,imbracciare il fucile e sparare).

- CONSIDERAZIONI GENERALI.

Restano infine due considerazioni finali non più legate ai dati di generica bensì alle caratteristiche generali del delitto e del contesto territoriale in cui maturò.

La prima è questa. Nonostante la capillare ricerca che venne fatta e nonostante che l’omicidio fosse avvenuto in un orario pomeridiano,quando cioè la gente non si era ancora ritirata nelle abitazioni per il riposo notturno e ci doveva quindi essere ancora movimento di persone e di mezzi,nessun teste oculare ( salvo il signor Vincenzo ROMEO il quale si convinse peraltro di aver assistito ad un incidente e non notò comunque alcunchè che fosse riferibile agli autori del fatto) venne individuato.

Finanche nell’area immediatamente contigua al luogo del delitto non fu trovato alcun soggetto ( ed in proposito si ricorda che il gestore di un ristorante sito nei pressi affermò di non aver visto nè sentito nulla ) che fosse in grado di riferire un qualche particolare di utilità alle indagini.

La seconda considerazione attiene invece la zona territoriale in cui l’omicidio venne compiuto.

E’ emerso dal dibattimento che l’area di Campo Calabro,similmente a quanto avviene nella gran parte delle contrade del reggino,è soggetta all’influenza di organizzazioni criminali fortemente radicate sul territorio.

In quel comprensorio dunque agiscono due raggruppamenti di tale natura facenti capo alle famiglie GARONFOLO e RANIERI.

CONCLUSIONI.

Terminata con quest’ultimo dato l’esposizione degli elementi significativi legati direttamente all’omicidio del Dott. SCOPELLITI,si possono adesso tracciare le conclusioni del discorso intrapreso intorno alla vittima,ai suoi legami con il maxiprocesso ed ai motivi che causarono la sua morte .

Può far comodo elencare riassuntivamente i vari punti messi a fuoco sull’argomento.

- Antonino SCOPELLITI fu investito del compito di rappresentare la pubblica accusa nel maxiprocesso attorno al mese di luglio del 1991.

- Quando questo avvenne Corrado CARNEVALE aveva già deciso di non presiedere il collegio giudicante designando quale proprio successore il presidente Pasquale MOLINARI.

- Lo SCOPELLITI era noto come magistrato competente e schierato su posizioni interpretative alquanto distanti da quelle del Dott. CARNEVALE e dei giudici della Prima Sezione.

- Era tuttavia,al tempo stesso,noto,soprattutto negli ambienti della sua terra d’origine, come personaggio cui si poteva accedere in modo agevole ed a cui non era impossibile chiedere degli interessamenti.

- Fin dal momento della designazione a PG di udienza nel maxiprocesso lo SCOPELLITI,che pure non era persona facilmente impressionabile,manifestò

chiaramente e con sempre maggiore intensità timori per la propria incolumità personale collegandoli altrettanto chiaramente al delicato compito che gli era stato assegnato.

- Il fatto delittuoso,oggettivamente considerato,presenta una serie di caratteristiche che consentono di configurarlo decisamente come una manifestazione di criminalità di tipo mafioso : è stato infatti materialmente eseguito da gente esperta,con tecniche e con mezzi simili a quelli normalmente adoperati in delitti mafiosi,con fredda determinazione finalistica ( si pensi al colpo di grazia),in una zona a controllo mafioso e godendo della omertà che è dato riscontrare nei fatti di mafia.

VALUTAZIONE DEI RISCONTRI ESTERNI IN RELAZIONE ALLE

Nel documento CORTE DI ASSISE DI REGGIO CALABRIA (pagine 149-154)