Questi capisaldi,e tali possono essere considerati fondando tutti su elementi indubbi ed oggettivi,portano ad una ricostruzione del fatto che combacia perfettamente con la tesi accreditata dalla stragrande maggioranza dei collaboratori di giustizia.
Si è infatti avuto modo di esporre in precedenza che secondo costoro Cosa Nostra,inizialmente alquanto serena sull’esito del maxiprocesso per via delle rassicuranti promesse fatte dai suoi fiancheggiatori ed ancora sulla base della garanzia rappresentata dalla giurisprudenza della Prima Sezione Penale della Cassazione,cominciò a nutrire dubbi sull’effettivo andamento della vicenda allorchè
Si era infatti appreso dell’abbandono del Presidente CARNEVALE e si era anche saputo della designazione di Antonino SCOPELLITI quale PG d’udienza.
Si ritenne allora necessario intervenire su quest’ultimo per spronarlo ad un atteggiamento morbido e tale da non rendere difficile al collegio giudicante emettere una decisione favorevole o comunque non troppo punitiva.
Il tentativo di approccio,portato avanti attraverso la collaborazione di esponenti della criminalità organizzata reggina e protratto fino a pochissimo tempo prima del delitto,non sortì tuttavia gli effetti sperati nonostante fosse stato usato ogni mezzo per vincere le resistenze dello SCOPELLITI sia offrendogli consistenti somme di danaro sia minacciandolo.
Si rese quindi necessario uccidere il magistrato. La sua morte sarebbe dovuta servire ad una serie di scopi.Anzitutto,ad evitare che costui,una volta rifiutate le offerte rivoltegli,denunciasse i suoi interlocutori.Ancora,a far decorrere i termini massimi di custodia cautelare ( la loro scadenza si sarebbe verificata il 10.12.1991) prima che si arrivasse alla definizione del giudizio così consentendo la scarcerazione di numerosi uomini d’onore.Infine,a rimuovere l’uomo che,a causa del suo fastidioso rifiuto ad ogni forma di collaborazione,era ormai diventato soltanto un ingombro ed a consentire quindi che gli altri protagonisti del processo e coloro che dall’esterno avrebbero dovuto spronarli potessero svolgere il loro compito senza alcuna seccatura.
Assunta la decisione di eliminare il magistrato,la stessa venne quindi trasmessa agli amici reggini con la richiesta di provvedere loro stessi all’organizzazione del programma criminoso ed alla sua materiale esecuzione.
Come è facile notare vi è perfetta rispondenza tra il racconto dei collaboratori e la ricostruzione oggettiva consentita dalle acquisizioni dibattimentali.
Particolarmente si segnalano le seguenti convergenze:
- corrisponde al vero che il Presidente CARNEVALE abbandonò e che lo SCOPELLITI fu designato quale PG;
- è perfettamente plausibile e logico che la nomina dello SCOPELLITI destasse preoccupazioni essendo risaputa,anche da alcuni dei più da noti esponenti di Cosa Nostra,la sua posizione di contrasto con le prassi interpretative di CARNEVALE;
- è del pari verosimile che si sia preferito contattare SCOPELLITI anzichè eliminarlo senza indugio poichè,per quanto detto in precedenza,negli ambienti mafiosi lo si credeva avvicinabile e disponibile;
- e che tale contatto ci sia stato veramente e che esso sia stato accompagnato dall’impiego di minacce oltre che dall’offerta di utilità non è dato dubitare sol che si pensi alle condizioni psicologiche del magistrato nelle settimane che precedettero la sua morte ed alle rivelazioni da lui fatte a congiunti ed amici circa la fonte delle sue preoccupazioni;
- è ancora logico pensare,attese le modalità del fatto,che l’omicidio sia stato di marca mafiosa;
- così come è del tutto plausibile ritenere che la sua organizzazione e la sua esecuzione siano state curate da soggetti appartenenti alla criminalità reggina su mandato proveniente da Cosa Nostra;
depongono in tal senso numerosi elementi taluni dei quali di natura fattuale,altri di natura logica;
anzitutto vi è il dato concreto costituito dal luogo in cui è stato consumato l’omicidio : la circostanza che il magistrato sia stato ucciso a Campo Calabro,in zona soggetta all’influenza di cosche della drangheta,non può non avere il suo peso;è infatti evidente che la realizzazione di un delitto così importante richiede una preparazione accurata ed una conoscenza dei luoghi che mal si conciliano con commandos esterni e si attagliano invece perfettamente a killers scelti tra le file della delinquenza locale; d’altro canto,era ben immaginabile che l’esecuzione di un omicidio eccellente ai danni di un alto esponente delle Istituzioni avrebbe sicuramente provocato un’attenzione particolare degli apparati investigativi e giudiziari ed avrebbe portato ad un serrato controllo del territorio protratto nel tempo,come in effetti è stato;ora ,i principali danni di un simile stato di cose sarebbero stati indubbiamente sopportati dalle cosche territoriali;è quindi impensabile che il fatto di sangue sia avvenuto senza il preliminare consenso e,di più,senza la fattiva collaborazione della criminalità del posto;
alle considerazioni appena svolte altre se ne debbono aggiungere riguardanti più da vicino le caratteristiche della vittima;
SCOPELLITI era infatti un calabrese,trascorreva il suo periodo feriale nel comune di Campo Calabro secondo ritmi abitudinari che ne agevolano il controllo,aveva numerosi amici e conoscenti nel reggino ( e dunque era assai più facile reperirlo,quale che fosse il fine, in Calabria piuttosto che altrove) ;anche sotto questo aspetto dunque,è del tutto verosimile che l’aspetto materiale del fatto delittuoso sia stato interamente curato nella stessa terra d’origine del giudice;
- infine,l’ultimo ma non il meno importante elemento di congruenza tra la tesi dei collaboratori e la ricostruzione oggettiva dei fatti è dato dalla stessa morte del magistrato;è infatti di tale evidenza da non meritare alcuna particolare sottolineatura che il Dott. SCOPELLITI morì perchè si rifiutò di addivenire a compromessi e di svendere la propria funzione;se così non fosse stato Cosa Nostra non avrebbe avuto alcun motivo di eliminarlo avendo anzi tutto l’interesse a tenerlo in vita e ad agevolarne i compiti.
In conclusione,allora,si può e si deve affermare che Antonino SCOPELLITI è stato assassinato per mano di delinquenti reggini su mandato proveniente da Palermo.
Come si può e si deve affermare che la sua morte fu la diretta conseguenza della sua designazione quale rappresentante della Procura Generale nel giudizio sui ricorsi inerenti il cosiddetto maxiprocesso e del suo rifiuto a prestare la collaborazione che gli era stata richiesta da Cosa Nostra.
Questo giudizio,già abbondantemente suffragato dai copiosi elementi conoscitivi fin qui esposti e ribaditi,trova poi ulteriori conferme in alcuni dei temi generali messi in luce dal processo.
Ci si riferisce anzitutto alla completa infondatezza delle varie tesi alternative che pure i difensori si sono affannati ad evidenziare nella luce migliore.
E’ ovviamente inutile riproporre le considerazioni che hanno indotto la Corte al completo e radicale rigetto di tutte le ipotesi diverse da quella accusatoria.
E’ infatti sufficiente,ai fini che qui interessano,mettere in evidenza che l’impossibilità di spiegare il fatto delittuoso in modo differente da quello proposto dall’Ufficio di Procura porta ad un oggettivo rafforzamento della tesi propugnata da quest’ultima.
Ancora,vale la pena soffermarsi su un tema fino ad ora negletto.
Come si è visto la conclusione cui la Corte è pervenuta presuppone l’esistenza di radicati e collaudati rapporti tra Cosa Nostra e Drangheta.
Sarebbe,in caso contrario,impensabile che Cosa Nostra abbia potuto così facilmente ottenere l’assistenza richiesta attraverso i suoi intermediari.
Orbene,il dibattimento ha permesso di far luce anche su tale aspetto della vicenda processuale.
Numerosissimi collaboratori hanno infatti concordemente attestato l’esistenza di tali rapporti facendola anzi risalire ad anni assai lontani ( sul punto possono confrontarsi le dichiarazioni di Tommaso BUSCETTA,Francesco MARINO MANNOIA,Leonardo MESSINA,Marino PULITO,Giovanni RIGGIO,Gaetano
COSTA,Salvatore CONTORNO,Giacomo LAURO,Salvatore CANCEMI,Filippo BARRECA,Gaspare MUTOLO,Cesare POLIFRONI).
Alcuni di loro hanno in aggiunta affermato che alcuni esponenti della drangheta sono al tempo stesso affiliati di Cosa Nostra cementando in tal modo i consolidati legami ed interessi con il mondo del crimine siciliano e palermitano in particolare.
Rileva notare sul punto che la già sicura attendibilità di tali notizie,attestata dalla convergenza delle dichiarazioni di collaboratori di diversa estrazione ed origine ( i dati di cui si è detto sono stati confermati sia da collaboratori siciliani che da collaboratori calabresi),non è stata smentita da alcun’altra fonte probatoria sicchè può senz’altro ritenersi certa.
Trova quindi ulteriori agganci probatori la conclusione formulata in ordine alla morte del giudice SCOPELLITI.
TRATTAZIONE DELLA IPOTESI ALTERNATIVA LEGATA ALLE