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- PASQUALE NUCERA

Nel documento CORTE DI ASSISE DI REGGIO CALABRIA (pagine 89-94)

Costui,dopo aver chiesto egli stesso di essere sentito,è stato sottoposto ad esame all’udienza del 28.2.1996.

Ha anzitutto affermato di essere stato,prima di avviare il rapporto di collaborazione,un importante esponente della famiglia mafiosa reggina capeggiata da Vincenzo IAMONTE operante nel territorio di Melito Porto Salvo e nelle zone limitrofe.

Ha dichiarato di avere ricevuto nel giugno 1991,mentre si trovava in Francia,una telefonata da tale Peppe ONORATO.

Costui era uno dei personaggi che gestivano la cosiddetta camera di passaggio e cioè una sorta di organismo operante a Milano che aveva la funzione di assicurare appoggio logistico ed operativo ai mafiosi siciliani e calabresi che trovandosi nel Nord Italia avessero necessità di assistenza.

L’ONORATO gli chiese di recarsi a Milano perchè aveva da riferirgli alcune cose.

Recatosi in Italia dopo un paio di giorni dalla telefonata,il NUCERA incontrò l’ONORATO,che si trovava in compagnia di un esponente della famiglia mafiosa FIDANZATI,ed apprese che si sarebbe dovuto recare a Santa Margherita Ligure dove lo aspettava Alfredo BONO che aveva da dargli un messaggio da trasmettere a Vincenzo IAMONTE.

Il NUCERA tornò quindi in Francia e,passato ancora qualche giorno,rientrò in Italia,in compagnia di tale Giovanna ARCONTI, recandosi a Santa Margherita.

Lì giunto ,si recò nell’albergo che gli era stato indicato dall’ONORATO e vi incontrò il BONO che si trovava in compagnia di un uomo presentatosi come Luca

SANTORO (che avrebbe appreso successivamente dallo IAMONTE identificarsi in Leoluca BAGARELLA).

Il BONO lo pregò di ricordare allo IAMONTE quanto era importante che si interessasse di quella vicenda che lui già ben conosceva perchè c’erano molti padri di famiglia che dovevano uscire di galera.

Una volta comunicatogli il messaggio il BONO dispose perchè il NUCERA e la sua accompagnatrice fossero accompagnati in un locale adibito a ristorante e pianobar che si trovava a poco più di un chilometro dall’albergo.

Mentre si trovava a cena unitamente all’ARCONTI il NUCERA venne raggiunto dal BAGARELLA che gli sottolineò ancora una volte l’importanza dell’ambasciata da portare allo IAMONTE.

Il collaboratore lasciò quindi Santa Margherita e dopo qualche giorno scese in Calabria dove incontrò lo IAMONTE.

Questi,sollecitato dalle sue domande,gli rivelò che si doveva avvicinare il giudice SCOPELLITI per convincerlo a non occuparsi del maxiprocesso contro Cosa Nostra.

Gli disse anche che lo stesso scopo era anche perseguito dal boss PIROMALLI a ciò sollecitato da tale PULLARA’ e da tale Santo GIUFFRE’ titolare di un centro commerciale per la vendita di mobili a Villa San Giovanni e amico del massone siciliano Giuseppe MANDALARI.

L’utilità dell’interessamento dello IAMONTE era dovuta alla sua parentela con gli esponenti di vertice del clan mafioso GARONFOLO operante nella zona di Campo Calabro che era quella di origine dello SCOPELLITI.

Il NUCERA accompagnò quindi lo IAMONTE in macchina fino a Campo Calabro.Qui giunti,mentre il primo attendeva in macchina il secondo si incontrò con Antonino GARONFOLO nei pressi di una fabbrica per la costruzione di cucine componibili in cui quest’ultimo aveva una cointeressenza.

Terminato il colloquio,lo IAMONTE ,durante il viaggio di ritorno spiegò al NUCERA che le cose erano state organizzate in modo tale da procedere rapidamente all’eliminazione del giudice se questi non avesse accolto l’invito ad abbandonare il maxiprocesso formulatogli dal GIUFFRE’.

Passato qualche tempo il NUCERA ,che nel frattempo si era recato nuovamente in Francia ed era quindi tornato in Calabria,apprese dallo IAMONTE che era stato necessario assassinare lo SCOPELLITI a causa del suo rifiuto di fare quanto gli era stato richiesto.

Nell’occasione apprese anche che l’omicidio era stato compiuto vicino l’acquedotto di Campo Calabro e che per la sua esecuzione erano stati impiegati quattro uomini che si erano serviti tra l’altro di una moto.

Due dei killers appartenevano alla famiglia ZITO di Fiumara di Muro mentre gli altri due erano soggetti per i quali lo IAMONTE si era limitato a dire che erano gente loro.

Nel corso dell’audizione il NUCERA,a seguito di specifiche contestazioni mossegli da alcuni difensori, ha precisato che il motivo della maggiore ricchezza di dettagli ed approfondimenti delle dichiarazioni dibattimentali rispetto a quelle rese in precedenza al P.M. era da ricercarsi nella sua abitudine di offrire inizialmente solo un quadro generale dei fatti a sua conoscenza,riservandosi di arricchirlo nella sede più propria ed alla presenza di tutte le parti processuali.

Ha anche specificato che il motivo del ritardo con cui aveva reso noto quanto sapeva dell’omicidio dello SCOPELLITI consisteva nel fatto che era stato costantemente impegnato a collaborare in altre e altrettanto gravi vicende giudiziarie.

In riferimento alle dichiarazioni dal NUCERA la Corte ha disposto l’audizione di una serie di testi. Si darà qui di seguito rapidamente conto delle risultanze delle rispettive deposizioni.

Leoluca BAGARELLA : Ha radicalmente negato le circostanze riferite dal NUCERA ricordando che a partire dalla data della sua scarcerazione per decorrenza termini nelle more del maxiprocesso non ebbe mai occasione di recarsi a Santa Margherita Ligure essendo si suoi movimenti costantemente controllati per via degli obblighi cui fu sottoposto.

Santo GIUFFRE’ : Ha negato di aver rivestito un qualsiasi ruolo nella vicenda inerente l’omicidio del giudice SCOPELLITI che ha detto di conoscere appena.

Ha escluso di essere massone e di aver mai conosciuto Pasquale NUCERA.

Giovanna ARCONTI : Ha ammesso di aver avuto una relazione con il NUCERA e di aver trascorso un periodo in Francia con lui. Ha anche ricordato di

essere stata con lui in Liguria,precisamente a Portofino.Ha invece escluso che,durante tale ultima occasione,il suo compagno abbia incontrato chicchessia.

Alfredo BONO : Ha dichiarato di essere fratello dell’imputato Giuseppe BONO.

Ha ricordato che durante il periodo di tempo cui ha fatto riferimento il collaboratore egli si trovava a Rapallo perchè costretto al soggiorno obbligato.Ha negato di conoscere esso NUCERA o Vincenzo IAMONTE.

Esaurita anche questa parte,resta soltanto da dire che in esito agli accertamenti disposti nel corso del dibattimento si è verificato che effettivamente Leoluca BAGARELLA,una volta scarcerato dalla Casa Circondariale di Spoleto in data 28.12.1990 fu immediatamente sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con divieto di soggiorno in Sicilia,Calabria e Campania e prese quindi alloggio a Perugia spostandosi successivamente a Mentana in provincia di Roma. Il 2.8.1991 raggiunse il comune di Santa Margherita Belice in provincia di Agrigento ed infine il 10.10.1991 fece rientro a Corleone stabilendo lì la sua residenza.

Va infine evidenziato che,sulla base di verifiche condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia di Genova,è stata accertata l’esistenza di due locali,precisamente il Grand Hotel Miramare e la sala da ballo Il Covo di Nord Est,entrambi siti a Santa Margherita Ligure dalle caratteristiche simili a quelle riferite dal collaboratore allorchè ha descritto i luoghi in cui fu ospitato durante il suo soggiorno ligure.

Nel documento CORTE DI ASSISE DI REGGIO CALABRIA (pagine 89-94)