• Non ci sono risultati.

- GAETANO COSTA

Nel documento CORTE DI ASSISE DI REGGIO CALABRIA (pagine 68-72)

E’ stato inizialmente sentito all’udienza del 6.12.1994.

In quell’occasione ha dichiarato di aver fatto parte,come esponente di vertice, della malavita organizzata di Messina ( a sua volta gerarchicamente sottoordinata rispetto all’organismo direttivo della drangheta reggina denominato camera di controllo) e di essere ininterrottamente detenuto da oltre venti anni.

Ha aggiunto di avere ricevuto,mentre si trovava detenuto nel carcere di Livorno nel 1990 o 1991,una richiesta da parte di tale Giovanbattista PULLARA’ ,uomo d’onore del mandamento di Villa Grazia e legato da stretti vincoli fiduciari a Salvatore RIINA. L’uomo,che parlava non a titolo personale ma nella veste di esponente di Cosa Nostra, era interessato a trovare un possibile contatto con il Dott.

SCOPELLITI allo scopo di ottenerne un aiuto per il maxiprocesso.

Il COSTA lo aveva quindi indirizzato verso il boss Giuseppe PIROMALLI ( cui era legato intimamente e che stimava essere uno dei più importanti,se non il più importante in assoluto,capi della criminalità organizzata calabrese) per il tramite di un congiunto di costui,tale Giovanni COPELLI, che poteva essere reperito a Gioia Tauro in un negozio per la vendita di ceramiche.

Passato qualche giorno il COSTA aveva percepito,notando la soddisfazione del PULLARA’,che le cose si erano messe bene nel senso che l’approccio prometteva di sortire i risultati voluti.

Ancora successivamente tuttavia,il PULLARA’ gli aveva confidato che il giudice era stato raggiunto ma si era mostrato sordo ad ogni richiesta di aiuto ed a quel punto la sua morte era diventata inevitabile.

Dopo l’omicidio,precisamente nel luglio-agosto 1992, si trovò nuovamente a parlare della vicenda con Giuseppe LUCCHESE allorchè erano tutti e due ristretti nel carcere di Cuneo.

Sebbene costui non ammettesse esplicitamente alcuna responsabilità personale o di Cosa Nostra per ciò che era avvenuto,entrambi davano per scontato che tale responsabilità vi fosse.

Il LUCCHESE chiarì che non era stato risparmiato alcuno sforzo per convincere lo SCOPELLITI fino al punto da inviargli a casa tale Ciccio TAGLIAVIA,senza tuttavia riuscire ad ottenere alcunchè.

Dichiarava infine il COSTA,per averlo appreso dal PULLARA’ e da tale SPATARO,che negli ambienti di Cosa Nostra si era convinti che il maxiprocesso sarebbe finito bene poichè si poteva contare sull’appoggio di esponenti politici di primo piano tra i quali Giulio ANDREOTTI e Salvo LIMA i quali sarebbero stati in grado di muovere le leve giuste per orientare la decisione dei giudici della Cassazione tra i quali,peraltro,il presidente Corrado CARNEVALE costituiva una garanzia assoluta.

Tale era la sicurezza nel buon esito del processo che molti boss,pur potendo rendersi latitanti a seguito della scarcerazione per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare di cui avevano beneficiato nelle more del giudizio,avevano preferito non allontanarsi dai luoghi di residenza finendo poi per l’essere nuovamente catturati allorchè era entrato in vigore il cosiddetto decreto MARTELLI.

Nuovamente sentito all’udienza del 10.1.1996 il COSTA confermava integralmente quanto già dichiarato precisando tuttavia che i periodi di comune detenzione con il PULLARA’ erano stati parecchi.

Gli accertamenti sul punto hanno consentito di verificare che il collaboratore è stato ininterrottamente detenuto nella Casa Circondariale di Livorno dall’1.5.1990 al 6.6.1992.

Giovanbattista PULLARA’ vi è stato detenuto dal 14.2.1991 al 18.2.1991 ( data in cui veniva scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare),dal 16.3.1991 al 28.5.1991,dal 24.6.1991 al 18.7.1991 e dal 26.7.1991 al 14.12.1991.

Sempre in relazione alle dichiarazioni rese dal COSTA sono state sentite le seguenti persone:

- Antonio ALAGNA: Ha dichiarato di essere imparentato con Giuseppe PIROMALLI avendo sposato la figlia di suo nipote Gioacchino PIROMALLI.Ha negato di aver mai conosciuto il giudice SCOPELLITI o di essere stato richiesto di avvicinarlo in relazione al maxiprocesso di Palermo così come ha escluso che qualcosa di simile abbiano fatto i suoi congiunti. Ha infine ammesso di aver conosciuto il COSTA nel carcere di Palmi.

- Giovanni COPELLI : Ha dichiarato di essere il cognato di Giuseppe PIROMALLI avendo sposato la sorella di sua moglie.Ha ammesso di essere stato, prima dell’inizio della sua detenzione,commerciante di ceramiche e piastrelle.Ha escluso di essersi mai interessato dell’andamento del maxiprocesso. Ha infine dato atto di aver conosciuto in carcere il COSTA.

- Giuseppe PIROMALLI : Ha escluso che il suo rapporto con Gaetano COSTA andasse al di là della semplice conoscenza occasionale maturata nel corso di comuni periodi di detenzione. Ha anche ricordato di avere conosciuto Giuseppe SCOPELLITI,con il quale aveva anche diviso la cella,negando tuttavia di avergli mai esternato preoccupazione allorchè si diffuse la voce dell’avvio della collaborazione del COSTA.

- Giovambattista PULLARA’: Ha dichiarato di essere stato detenuto nel carcere di Livorno fino al febbraio del 1991 periodo in cui fu scarcerato per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare. Riacquistata la libertà trascorse un po' di tempo a Palermo e quindi a Calatafimi. Successivamente,in conseguenza del cosiddetto decreto MARTELLI,sia lui che il fratello Ignazio vennero riarrestati e quindi tradotti nuovamente,dopo una sosta a Trapani,nel carcere di Livorno.Ha ammesso di avere conosciuto il COSTA ma ha tuttavia negato di avergli mai chiesto alcunchè,tantomeno un interessamento per il maxiprocesso.

- Francesco TAGLIAVIA : Ha negato di avere mai avuto rapporti con Gaetano COSTA.

Nel documento CORTE DI ASSISE DI REGGIO CALABRIA (pagine 68-72)