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Dopo la parte introduttiva appena illustrata, si passa all‟analisi delle parti del discorso contenuti nella sezione intitolata De la gramática

italiana en particular. La trattazione, pur seguendo fondamentalmente

binari tradizionali, presenta qualche piccola novità. A parte la risistemazione delle parti del discorso già vista, va sottolineata una grande minuzia nell‟esplicazione delle regole e delle relative eccezioni, insieme ad una costante volontà di puntualizzazione che si può vedere nelle

75 frequenti note ed avvertenze che costellano il testo:

(Bordas 1830, p. 71)

Uno spazio considerevole è dedicato, rispetto alle altre parti del discorso, al verbo, per un totale di 40 pagine (da p. 58 a p. 98) a proposito del quale si sottolinea l‟alto numero di irregolarità e soprattutto la varietà di possibili forme. Si offrono così, sia per gli ausiliari che per i verbi regolari, degli schemi quadripartiti che ricordano quelli contenuti nella Teoria e prospetto, ossia

77 (Bordas 1830, pp. 65-66).

L‟attenzione nei confronti della varietà dei verbi che è schematizzata e sistematizzata solo per gli ausiliari e per i modelli dei verbi regolari, emerge costantemente e si insiste soprattutto nello specificare la differenza fra usi poetici

78 e prosastici: «Las voces coglio, colga, corrò, correi, son propias de la

poesía. Cogliere, prosciogliere y discioglier, se usan indiferentemente» (Bordas 1830, p. 77), come pure «Voces poéticas: puote ó pote, potemm, ponno, ó pon […]» (Ibidem, p. 83).

Le irregolarità verbali sono minuziosamente descritte ed anche in questo caso, oltre a schemi di coniugazione completi, si offrono ampie liste, come per esempio quelle relative ai participi passati o ai verbi incoativi. Per quanto riguarda la Advertencia para los participios de la

primera (Bordas 1830, p. 97), l‟autore fa riferimento alla lista dei seicento

participi redatta da Ballin. Possiamo notare anche in questo caso il rapporto di filiazione tra la opera spagnola e quella francese, infatti:

(Ballin 1826, p. 93).

79 (Ballin 1826, p. 94)

80 (Bordas 1830, p. 97).

Le grammatiche dell‟epoca si suddividevano in due categorie: quelle in cui il verbo poteva comprendere il gerundio e participio, come in Fortunio, Delmionio, Irson, Duez, oppure solo il gerundio, come per quasi tutti i grammatici latini e francesi, nonché per la maggior parte dei maîtres

d‟italien, da César Oudin, a Soulas, Lonchamps, Dupuis e Salerno.

Quest‟ultima classificazione è adottata anche da de Mesmes, sul modello di Bembo o, quanto meno, della vulgata del Bembo. Può inoltre accadere che sia il participio che il gerundio costituiscano parti a sé (come in Acarisio e Buonmattei) o che il gerundio ricada sotto il participio (vale per Corso). Alcuni grammatici sono consapevoli della convenzionalità delle

81 classificazioni adottate. Ad esempio, Ruscelli dice che il gerundio, anziché tra i participi, dove lo colloca, potrebbe altrettanto figurare tra i verbi o rappresentare una parte del discorso autonoma (Mattarucco 2003, p. 100). Dolce (1550, pp. 78- 79), ancor più possibilista in proposito, cita i versi oraziani «contendono i Grammatici, e la lite/ Sotto‟l giudice ancor sospesa pende». Per Pergamini (1613) «se il Gerondio sia parte formale dell‟oratione, o più tosto membro del Participio […] monta poco, o niente» (p. 804). Antoine Oudin nella Grammaire françoise dedica ai participi un apposito capitolo, mentre nel compendio di grammatica italiana li tratta insieme ad altre forme verbali (Mattarucco 2003, p. 101) proprio come fa Bordas. L‟autore spagnolo fa esplicito riferimento anche a Soave: «El P. Soave señala los dos unicos casos en que puede usarse del gerundio. Primero, cuando el sugeto principal de la frase, lo es igualmente del gerundio. Segundo, cuando el gerundio se toma absolutamente, como Venendo Giovanni io me ne

andrò, viniendo Juan yo me iré» (Bordas 1830, p. 137). Ecco infatti la

spiegazione originale di Soave: «Non si può usare però il Gerundio che in due casi: 1° quando il nome a cui si riferisce è soggetto della proposizione, come nell‟esempio precedente; 2° quando è unito ad un nome, che sta separato dalla preposizione, come: Venendo Tito io partirò» (Saove 1862, p. 62).

Nelle grammatiche italiane, un punto controverso è la classificazione dei verbi in coniugazioni o maniere, come venivano chiamate normalmente. Per Fortunio, Gabriele e Dolce, le coniugazioni sono due (distinte in base alla desinenza della terza persona del presente indicativo in –a o in –e), per Trissino e Buonmattei tre (a seconda del‟infinito in –are, -ere, -ire), per Bembo, Acarisio, Alunno, Corso, Delminio. Castelvetro, Ruscelli, Pergamini e Salviti quattro (-are,

-ere, -ére, -ire) per Giambullari addirittura cinque (-are, -ére, -ere, -ire, -rre)

(Mattarucco 2003, p.101). Bordas suddivide l‟italiano in tre coniungazioni rimandando però in nota la distinzione tra la desinenza –ere tonica e atona, infatti:

Las conjugaciones in italianos son tres, las que se distinguen por la terminación de su infinitivo. La primera acaba en are, como

Amare, amar./ La segunda en ere, como Credere, creer. (1) / La

82 (1) Solo Hay 22 verbos con sus compuestos que tengan la

terminación del ere largo; y de esos son regulares solamente

temere, y godere, conjugándose como el modelo credere […]

(Bordas 1830, p. 62).

Possiamo notare inoltre come Bordas faccia ampia uso dell‟opera del Mastrofini anche per quanto riguarda la spiegazione di qualche peculiarità dei verbi irregolari: per alcuni di detti casi afferma addirittura di copiare alcuni passi e spiegazioni, come per esempio per quanto riguarda il verbo salire: «Sobre este verbo, dice la teoría de los verbos italianos cuarta edición del 1826 en Liorna, lo que copiamos […]» (Bordas 1830, pp. 91-92).

Le parti del discorso invariabili, che non presentano problemi di tipo morfologico, vengono esposte senza alcun tipo di considerazioni teoriche o funzionali, ma in semplici elenchi di forme (con traduzione a fronte e senza esemplificazioni) suddivise in gruppi. Di seguito proporrò qualche esempio per illustrare la schematicità e semplicità con cui viene affrontato questo argomento:

Preposiciones que indican Separacion, Union, Oposicion y Motivo

Con el criado con il domestico

Conmigo con me

Mediante el favor de Dios mediante il favor di Dio

(Bordas 1830, pp. 106-107)

Las motivales

Mayormente cuando maggiormente quando

83

Es lástima è peccato

(Bordas 1830, p.108)

Per quanto riguarda la parte relativa agli avverbi, essi sono così suddivisi:  Adverbios de tiempo  De lugar  De cantitad  De orden  De modo y calidad  De afirmacion  De negacion  De duda

Rappresenta una novità l‟attenzione rivolta alle locuzioni avverbiali, prima citate in modo sparso e poi raccolte nel paragrafo Espresiones Adverbiales (pp. 103-104):

Espresiones Adverbiales:

Reír a carcajadas ridere alla smascellata

Llorar á mares piangere dirottamente

Dar á toda fuerza con tutta sua forza […]

Las siguientes indican la situación:

Estar en pié esser in piedi; esser levato

Estarse en pié stare, mantenersi in piedi

84 El modo de andar

Andar á caballo andare a cavallo

Andar á pié andare a piedi

Á la coz-cojita, sobre un pié a zoppicone […]

5.3.1 Sintaxis

Uno spazio considerevole è dedicato alla sintassi, imprescindibile, si sostiene, per conoscere il funzionamento concreto e contestualizzato delle parti del discorso e per comprendere, attraverso un‟analisi di tipo contrastivo, il “genio” della lingua. Le parti del discorso, prima analizzate dal punto di vista morfologico, vengono ora riesaminate nei loro meccanismi di comportamento sintattico e i numerosi esempi riportati a confronto delle puntuali regole elencate sono in gran parte, anche se non esclusivamente, esempi d‟autore. I modelli seguiti e gli autori citati risalgono al toscano trecentesco soprattutto di Boccaccio e di Petrarca, di Dante, di Passavanti, di Sacchetti, di Giovanni e Matteo Villani, con estensioni nel Cinquecento grazie a Bembo, Firenzuola, Tasco e il Lasca, fino ad arrivare al Settecento con l‟Alfieri, il Foscolo, il Goldoni e il Savioli. Gli usi letterari non sono però seguiti in modo incondizionato e a volte l‟autore invita a non seguire certi modelli per quanto di scrittori consacrati; ad esempio, parlando della figura della sillessi42, afferma che «es una construccion irregular, cuyo uso se debe evitar, aunque se

42

La sillessi (o sillepsi), detta anche costruzione (o concordanza) a senso (con espressione latina, constructio ad sensum) è la concordanza grammaticale a senso, ovvero concordanza non alla forma grammaticale, ma con l'idea che essa contiene. Dal punto di vista sintattico, la costruzione a senso è un'anomalia sintattica che consiste nel far concordare due o più elementi di una frase secondo un senso logico e non grammaticale. Quando l'accordo avviene fra un sostantivo al singolare e un verbo al plurale, si parla di sinesi del numero (dal greco antico sýnesis-σύνεσις) Essa rappresenta anche una figura retorica che consiste nell'attribuire contemporaneamente al medesimo termine un senso proprio e uno figurato.

85 encuentran algunos ejemplos en los buenos autores» citando versi del Boccaccio e del Villani. Secondo l‟autore è infatti inconcepibile concordare genere e numero in maniera errata (Bordas 1830, p. 171):

Il comune popolo erano ignoranti del vero Iddio43;

C‟è alcuna persona il quale l‟altr‟jeri mi servì di cinquecento fiorini44

.

In alcuni casi inoltre si appella ad un più ampio ed elastico concetto di “uso”, non necessariamente legato alla lingua letteraria, pur mantenendo salda una chiara differenza funzionale fra scritto e parlato e, all‟interno dello scritto, fra usi poetici ed usi prosastici.

Anche in questa parte si dedica molto spazio al verbo (da p. 128 a p.144), seguendo lo stesso schema seguito da Ballin:

(Bordas 1830, tabla)

43

Crf. Villani I. c. 26 in Bordas 1830, p. 171.

86 (Ballin 1826, table).

Si fa notare la polivalenza delle preposizioni dato che «como hay menos preposiciones que relaciones, una sola sirve para espresar muchas relaciones, lo que embraza muchas veces a los mismos italianos» (Bordas 1830, p. 150).

Un paragrafo a parte viene dedicato alle “particelle di ripieno” (“bello”, “mica”, “punto”, “pure”, ecc.) che «aunque no necesarias al sentido, sirven para darle mas claridad, energia y elegancia» sostenendo che «su conocimiento es esencial para entender los autores y conocer el verdadero genio de esta lingua» (Bordas, p. 165), così come indica Ballin il quale, però, fa esplicito riferimento a coloro che coniarono il termine

particelle: «[…] et qu‟ils s‟appellent particelle, partículas (Buonmattei

trat., 19, c. 2., Cortic. c. 46)» (p. 240).

Gli exempla ficta a cui Bordas ricorre in questo paragrafo sono gli stessi che ritroviamo nella grammatica di Ballin, così come i passi d‟autore:

87 Bello añade fuerza: per belle scritte di lor mano s‟obbligarono

l‟uno all‟altro, (B. g. 2 n. 9) […]

Bene, Belcolore, demi (mi dei) tu far sempre morire a questo

modo? (Boc. g. 2 n. 8) (Bordas 1830, p. 165).

Bello ajoute de la force : per belle scritte di lor mano

s‟obbligarono l‟uno all‟altro, (B. g. 2 n. 9) […]

Bene, Belcolore, demi (mi dei) tu far sempre morire a questo

modo? (Boc. g. 2 n. 8) (Ballin 1826, p. 241).

Dalla costruzione “diretta” si passa poi alla “inversa”, entrambe impressionisticamente descritte come riflesso dello stato d‟animo dello scrittore:

La costruccion se divide en “directa” é “inversa”. La primera es la que esigue el órden natural de espresar primero el objeto de nuestro pensamiento, y luego todo el atributo; y como el ánimo cuando está sereno y tranquilo sigue siempre la misma operación de juzgar, de aquí es que no puede haber sino una construcción directa; al paso que la inversa es susceptible de muchas construcciones diferentes, dependiendo estas de la idea que afecta el escritor; y como el grado de sentimiento y calor que maneja los giros de las pasiones es tan diverso, no solo de una nación á otra, si que tambien entre individuos de una misma nación; resulta que no puede señalarse ninguna regla para las trasposiciones, por cuanto hay mil diversos modos de espresarse, que muchas veces no pueden comprenderse sin restablecer el órden natural, y sin tener un conocimiento de las figuras de construccion (Bordas 1830, p. 113).

Le figure trattate, con cui si conclude il capitolo sulla sintassi, sono:  Ellissi

 Pleonasmo

 Sillessi

88  Iperbato

Proprio come fece Soave (1862, pp. 104-105). Possiamo riscontrare questo rapporto di filiazione ancora una volta tramite gli esempi d‟autore che ripropone Bordas, chiaramente ripresi dalla grammatica di Soave:

assai chiaro conosco, (g. 2. N. 5) muy claramente conozco; chiaro por chiaramente […] alzò la spada e ferito l‟avrebbe se non fosse stato uno che &C. (nov. Ant. 94) (Bordas 1830, pp.

171-172).

Chiaro conosco per chiaramente […]alzò la spada e ferito l‟avrebbe se non fosse stato uno che stava ritto innanzi, che lo tenne per lo braccio (Bocc.) (Soave 1862, pp. 24-25).

5.3.2 Ortografía

La sezione successiva riguarda l‟ortografia, cioè «el arte de escribir rectamente las palabras de una lengua segun el uso de los mejores autores» (Bordas 1830, p. 173).

Innanzitutto si sottolinea la non perfetta funzionalità del sistema di rappresentazione grafica dei suoni, vale a dire la possibile distanza grafia- suono:

De aqui se seguiría , que adquiriendo una buena pronunciación de los sonidos de una lengua y aplicando á cada uno la letra que le corresponde , escribiríamos en buena ortografía , mas el uso ha consagrado ciertos modos de escribir, que se separan algún tanto de la pronunciación. Esta es sin embargo la primera base de la Ortografìa […] (Ivi)

89 Si elencano a continuazione i principali “difetti” che si possono individuare nella pronuncia delle vocali e delle consonanti in alcune zone d‟Italia, d‟Italia, come ad esempio la pronuncia della u alla francese (quindi come vocale turbata), la non ortodossa distribuzione nella realizzazione del grado di apertura delle e e delle e, lo scempiamento delle consonanti doppie e l‟alternanza nella realizzazione delle s e delle z sorde e sonore. Punti fondamentali nella retta pronuncia dell‟italiano dato che anche Soave nella sua grammatica li evidenziò nel capitolo riguardante l‟Ortoepia e l‟Ortografia:

L‟u francese o lombardo è uno de‟ principali difetti da doversi schivare nel leggere e nel parlare la lingua colta d‟Italia. / Convien però fare attenzione che, per fuggir l‟u lombardo, non si passi all‟estremo opposto a cui passano alcuni, che è di far sentire un o chiuso invece dell‟u toscano. / Un altro difetto è lo scambio frequentissimo che si fa dell‟e e dell‟o aperto coll‟e e l‟o chiuso o viceversa, (Soave 1862, p. 125).

L‟autore descrive con accuratezza i problemi più comuni che si possono incontrare nel parlare la lingua italiana, problemi che si riverseranno anche sull‟ortografia in quanto «Perciò ad avere un‟esatta ortografia, importa moltissimo l‟acquistar un ottima pronunzia» (Soave 1862, p. 138):

90 (Soave 1826, pp. 129-130)

Bordas pone un‟attenzione esplicita alle “varietà regionali” che rappresenta una novità rispetto alle grammatiche per stranieri finora viste, così come è una novità la proposta in una grammatica della traduzione di un frammento del Decameron in alcuni dialetti italiani (veneziano, friulano, mantovano, genovese, napoletano, padovano, istriano e bergamasco); non si tratta di una traduzione originale, ma della classica traduzione della nona novella della prima giornata che il Salviati nel XVI

91 secolo prescelse come campione della scorrettezza dei volgari d‟Italia45

(Silvestri 2001, p. 69): «Modelo de los dialectos que tienen alguna semejanza con el lenguaje clásico toscano. Traduccion de un fragmento de la Novela 9a Giornata 1a del Decamerone del Boccaccio, que publicó el Caballero Salviati» (Bordas 1830, p. 174).

Vengono poi analizzate consonanti o coppie di consonanti, la cui trascrizione grafica può creare problemi ad un ispanofono (come b e v, c e g, h, j e

i), e completano il capitolo sull‟ortografia i paragrafi sulla duplicazione delle

consonanti, sull‟accentazione, sull‟apostrofo, sull‟elisione, sulla prostesi ed la epitesi, e sulla divisione in sillabe.

Vediamo per esempio come Bordas tratta l‟accentazione dei verbi: anche in questo caso possiamo notare come l‟autore spagnolo faccia ampio e indiscreto uso della grammatica di Ballin.

(Bordas 1830, p. 198)

45 M. Cortellazzo, Avviamento critico allo studio della dialettologia italiana, vol. I, Problemi e metodi, Pacini, Pisa 1976, p.54. Salviati riportò questa sua traduzione nella sua opera Degli avvertimenti della lingua sopra il Decamerone (Venezia 1584-89). Secondo Carlo Tagliavini

«quest’impresa fu perfezionata, dopo tre secoli e con bel altri mezzi, da Giovanni Papanti il quale, nel suo volume I parlari italiani a Certaldo alla festa del V centenario di Giovanni Bocaccio, Livorno, 1875, raccolse ben 704 versioni della stessa novella in 651 dialetti italiani e 52 non italiani d’Italia» (Le origini delle lingue neolatine, Pàtron, Bologna, n.21, p.11)

92 (Ballin 1826, p. 296)

5.3.3 Prosodia

Per quanto riguarda la prosodia, che offre un certo grado di difficoltà data la mobilità dell‟accento in italiano e la mancanza di un sistema di rappresentazione dell‟accento, si elencano una serie di regole generali (per monosillabi, bisillabi, polisillabi e verbi), integrate da liste di parole con esempi ed eccezioni. Analizziamo il caso delle parole che terminano in –io (Bordas 1830, p. 191):

93 Ancora una volta, è palese il riferimento alla spiegazione dello stesso caso che si trova nella grammatica di Ballin (1826, p. 286-287):

95