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Linea alta e linea bassa, principi generali e finalità particolari, si fondono nella Grammaire e nella Logique di Port-Royal, fortemente legate al progetto educativo delle scuole francesi portorealiste; delle due linee di elaborazione grammaticale, quella alta che potremmo definire teorico-filosofica e quella bassa che potremmo ribattezzare didattico empirica, il Soave privilegiò la seconda, utilizzando le acquisizioni della prima per convenienze didattico espositive: innestò dunque nuovi principi teorici nel cuore della normativa antica e Bordas se ne servì per redigere la sua opera.

Nel XIX secolo comincia a diffondersi il metodo filologico e grammaticale-traduttivo. Se da un lato questo passaggio appare fondamentale nella storia della grammaticografia per il fatto che in questo momento all‟insegnamento grammaticale viene data serietà scientifica, dall‟altro però, la priorità assegnata al formalismo e regolismo grammaticale ebbe anche delle conseguenze negative sul piano glottodidattico: innanzitutto l‟idea che una volta approntato un rigoroso metodo filologico e grammaticale questo potesse essere applicato a qualsiasi lingua fece sì che molti studiosi, per il solo fatto di essersi formati alla severa scuola della filologia classica, finirono ad insegnare lingue straniere da loro conosciute in modo approssimativo; in secondo luogo la centralità data alla lingua scritta comportò la svalutazione di tutti quegli aspetti legati alla dimensione orale della lingua. Si ritornò dunque a un metodo basato sulla lettura di brani letterari o al massimo epistolari (se non del tutto fittizi e

119 decontestualizzati), sui quali fare esercizi traduttivi, e sull‟apprendimento mnemonico di tabelle morfologiche: metodo che però, nella tradizione grammaticale italiana, non era mai stato abbandonato essendo quasi consustanziale alla prassi scolastica, anche fino ai giorni nostri (Poggiogalli 2001, pp. 59-60).

6.7 Tomasi

La Nueva y completa Gramática Italiana explicada en español49 viene

pubblicata per la prima volta a Madrid nel 1779. L‟autore, Pedro (in realtà Pietro) Tomasi, è un abate di origine italiana, più precisamente, come si sottolinea nel frontespizio, di Palestrina (sud di Roma.).

L‟opera è suddivisa in due tratados, preceduti da una grammatica spagnola, perché chiunque desideri apprendere con meno fatica e maggior perfezione una lingua straniera «conviene que primero sepa bien la suya propia» (Tomasi 1824, p. 1). Qui si dà anche una definizione di grammatica «La gramática no es otra cosa que un arte liberal, ó ciencia, la cual enseña a hablar bien y escribir correctamente, segun la costumbre de los literatos» (Ibidem, p. 2), che va intesa nel senso più appropriato perché la grammatica del Tomasi non è affatto incentrata sulla lingua letteraria: o meglio, non è fondata sull‟esempio degli autori, come la grammatica classica di derivazione bembiana, ma sul costume dei letterati, ossia sull‟uso scritto e orale che i letterati fanno correntemente della lingua (Poggiogalli 2010, p. 123).

Nella grammatica vera e propria a cui è dedicato il Tratado primero, è raro trovare esempi autoriali, che possono essere citati al massimo a illustrazione di qualche uso poetico. Al contrario il discorso viene corroborato con exempla ficta, a testimonianza del taglio prettamente didattico dell‟opera. Il modello di lingua

120 proposto appare di tipo sincronico e al contempo sensibile a tutte le implicazioni sociali della comunicazione, in cui i titoli e le formule di deferenza svolgono un ruolo preminente. In questo il Tomasi dimostra un‟ideologia senz‟altro organica all‟Ancien régime (Ivi). D‟altra parte, anche la sua origine prenestina può non essere estranea al tipo di lingua trattato, come si avverte in alcune scelte morfologiche o lessicali che esulano dal modello toscano in direzione di una varietà di italiano centromeridionale: si veda l‟assunzione a paradigma del tipo il

zio, il zoppo, il zaffiro, il zotico, il zucchero, il zufalo, di termini come imbriaco,

dell‟equiparazione del verbo tenere con avere: «egli aveva / teneva bisogno di ajuto» (Tomasi 1824, pp. 30-49).

La seconda parte del testo, il Tratado segundo è, possiamo dire, di tipo pratico ed applicativo. In apertura viene offerto un Catálogo de Nombres mas

necesarios para hablar italiano, che è un dizionario tematico bilingue, simile a

quello presente in Terreros (1771). Non vengono solo proposte unità lessicali isolate, ma spesso le parole sono “contestualizzate” «credenzoni con scanzie dentro per riportare i piatti» (Tomasi 1824, p. 268), e si indicano implicitamente50 altri elementi utili; lo si vede soprattutto nella sezione del vocabolario intitolata

Verbi o frasi per facilitare il modo di parlare (Ibidem, p. 277).

Successivamente troviamo una raccolta di dialoghi, Diálogos y

cumplimentos que se usan recíprocamente; un formularo per scrivere memoriali e

simili, Formulario para escribir memoriales y esquelas de toda clase con el

tratamiento correspondiente; un prontuario di epistografia, Modo de escribir cartas sobre diversos asuntos.

La raccolta di dialoghi (pp. 274-294) è formata da sette brani d‟invenzione dell‟autore, brevi (non superano le tre pagine ciascuno) e aventi come tema di fondo le relazioni sociali e le buone maniere.

Chiudendo questa sezione, il Tomasi ricorda quali formule apotropaiche bisogna usare, in un contesto sociale di impronta cattolica, quando qualcuno starnutisce. Tutti e sette i dialoghi sono strutturati come uno scambio di battute fra

121 personaggi di varia condizione sociale o fra nobili e servitori con un minimo di finizione teatrale (ecco perché pone un‟elencazione dei personaggi all‟inizio di ogni dialogo e le didascalie di scena poste fra parentesi). Fa eccezione il primo dialogo, che in realtà è una sequenza domanda-risposta che ha il solo scopo di elencare formule fatiche e allocuzioni di cortesia senza uno specifico contenuto comunicativo (Poggiogalli 2010, p. 144).

La Nueva y completa Gramática Italiana ha insomma un orientamento fondamentalmente pratico e, come ho accennato precedentemente, pare concepita come strumento didattico di appoggio al lavoro di un insegnante; sembra inoltre essere frutto di un‟esperienza didattica diretta dell‟autore. Lo dimostrano infatti la grande attenzione rivolta ai punti di maggiore difficoltà per un ispanofono (le dissimetrie a livello fonetico, le consonanti doppie, particelle come il ne, ecc.), il peso e le novità (per quanto riguarda soprattutto l‟epistolografia) della parte applicativa rispetto a quella teorica, quindi fra prima e seconda parte dell‟opera, e l‟assenza di esempi letterari a confronto con le regole esposte (Silvestri 2001, p. 43).