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Una novità è rappresentata da questo paragrafo. Infatti la lettura dei classici italiani (condivisa o meno come pratica didattica) rimane un‟esigenza di coloro che si avvicinavano alla lingua italiana. Come già accennato nei capitoli precedenti, il grande prestigio culturale della tradizione letteraria italiana spingeva molti stranieri a imparare la lingua per avere la possibilità di leggere in originale le opere di autori la cui fama aveva valicato i confini nazionali.

98 Per questo motivo in alcuni testi per l‟insegnamento dell‟italiano

vengono aggiunte antologie più o meno ampie di prosa e poesia: per portare un esempio in ambito anglofono, in Casotti (1709) possiamo trovare un‟antologia di Pleasant and facetious stories (Pizzoli 2004, pp. 85-88). Ovviamente anche in Ballin troviamo questa sezione.

100 (Ballin 1826, pp. 340-341)

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5.7 Diálogos

La grammatica si conclude con gli immancabili dialoghi che riproducono schemi di situazioni linguistiche concrete.

L‟utilità dei dialoghi per l‟apprendimento della lingua è ormai principio cardine delle grammatiche per stranieri. In tutti i dialoghi, dalle raccolte cinquecentesche più eterogenee, ai dialoghi più articolati e organici del Sei- settecento, gli autori cercano di rappresentare sia la parte più viva della lingua, ossia la dimensione parlata e spontanea, sia la conversazione elegante e raffinata, che appariva come la forma di espressione più caratteristica dell‟italiano (Pizzoli 2004, p.74).

Il complesso rapporto tra italiano scritto e parlato, complicato per l‟Italia dalla particolare diversificazione del parlato regionale, si riversa inevitabilmente anche in questi brevi testi. Sebbene questi brevi dialoghi siano quasi sempre privi di ambizioni letterarie e pretese mimetiche, essi rappresentano comunque un tentativo di evidenziare delle autenticità e varietà del parlato (Pizzoli 2004, p.75).

Si può pienamente sottoscrivere quanto detto da Minerva a proposito del francese. Come già accennato, molto spesso nell‟insegnamento delle lingue straniere le caratteristiche dei testi hanno molte caratteristiche in comune a prescindere dalla lingua che sono destinati ad insegnare:

Al di là della discrepanza tra il loro scopo – l‟insegnamento della lingua orale – e il loro statuto – quello di essere conversazioni scritte – l‟intenzione didattica è tuttavia quella di insegnare la lingua così come la si parla: le situazioni sono ricalcate sul reale. Tenuto conto della loro “artificialità”, dei limiti imposti dalla trasposizione scritta e dalla deformazione che inevitabilmente un messaggio orale subisce all‟atto della sua scrittura – inevitabile è anche la forzatura imposta dall‟intento pedagogico – questi dialoghi offrono una duplice testimonianza: oltre alle informazioni che essi forniscono sulle norme linguistiche del secolo, essi potrebbero costituire, per le loro

102 implicazioni sociologiche, una campionatura per l‟analisi del

103

CAPITOLO 6

6.1 Le fonti

Non bisogna dimenticare che i metodi proposti nelle grammatiche per stranieri sono fortemente ancorati all‟impostazione della grammatica tradizionale latina.

Lo studio della grammatica, intesa nelle sue componenti fondamentali (come la divisione nelle parti del discorso e la terminologia) è quindi preliminare all‟apprendimento di una lingua moderna, tanto che si presuppone facilitato nello studio chi abbia già nozioni del latino (Pizzoli 2004, pp. 88-90).

Come già visto in precedenza, essendo lo studio delle lingue straniere relegato ai margini delle altre materie, i maestri di lingua sono costretti a reagire a questa forma di marginalizzazione sottolineando l‟immenso valore strumentale del loro insegnamento. Di conseguenza, come succede anche ai giorni nostri, i testi destinati alla didattica risultano particolarmente esposti ai condizionamenti delle leggi di mercato.

Il prologo o prefazione, genere testuale ben codificato e spesso compilato in modo convenzionale, raccoglie una serie di luoghi comuni sulla lingua italiana e sulle motivazioni che hanno spinto l‟autore a scrivere ed è luogo privilegiato nel quale elencare i pregi della propria opera in contrapposizione ai difetti dei predecessori (Pizzoli 2004, p. 91).

In Bordas (1830) notiamo come l‟autore elogi la lingua italiana:

No puede negarse que los italianos han cultivado muchísimo su idioma, habiendo hecho grandes esfuerzos que han contribuido á dar á su lengua toda aquella sublimidad, riqueza y correcion de que la vemos adornada y que no puede dejar de admirarse […] es la que ha conservado el mas perfecto dialecto de las que han

104 nacido de las ruinas de los antiguos: siendo una lengua que se

adapta felicísimamente á los mas de los asuntos sea en prosa, sea en poesía, por su copia, libertad de coordinación y de trasposiciones, y en fin por su mucha belleza y armonía de los sonidos (p. III).

e tenti di dare delle spiegazioni al perché in Spagna ci fosse una carenza di grammatiche di italiano: «mas parece imposible que entre el grandísimo número de gramáticas francesas que se han impreso en España, no se haya dado á luz una gramática italiana para los Españoles» (p. II).

Alla tradizionale professione di modestia che fa attribuire ad amici e allievi l‟insistente richiesta di una grammatica scritta nella quale vengano conservati i preziosi insegnamenti impartiti durante le lezioni, si affianca la preoccupazione di compiacere il lettore, arbitro incontestato dell‟opera, capace di valutare l‟efficacia di ciascun testo e garantire all‟autore il successo sperato (Pizzoli 2004, p. 92).

Dalla seconda metà del Settecento, le critiche si rivolgono contro le carenze e i difetti nelle grammatiche altrui, allo scopo di sottolineare la completezza e l‟esattezza dei dati ordinati nella propria, infatti «el Corticelli literalmente traducido con impresion de 1771, y otra traduccion de Vergani , que no pasando de unos elementos es sin duda insuficiente para llegar á saber el italiano» (Bordas 1830, p. I).

Gli autori si sforzano di conquistare il pubblico offrendogli un prodotto a loro dire mai realizzato fino a quel momento. Altro elemento ricorrente, che mostra una certa evoluzione in diacronia dell‟italiano, è l‟aggiornamento dell‟ortografia secondo l‟uso moderno, che distinguerebbe le grammatiche più recenti dai predecessori anche più autorevoli: al fine di rendere più facilmente leggibile i brani d‟autore antologizzati alla fine delle grammatiche, Bordas si vanta di aver ritoccato i testi conformandoli all‟uso praticato al loro tempo. Infatti dagli ultimi decenni del Seicento si ha ormai una grafia piuttosto stabile. Come abbiamo visto in precedenza, l‟espediente di distinguere le e e le o toniche aperte per mezzo di un accento circonflesso, proposto da Salvini all‟Accademia della

105 Crusca nel 1724, non ha carattere generale, ma vuole solo essere un espediente didattico per facilitare la pronuncia ai non toscani (Migliorni 1960, p. 534).

Abbiamo già visto come si distinguano ormai costantemente la u dalla v e quasi sempre la i dalla j: troviamo j per lo più sotto forma di i semiconsonante:

muojo, appaja, giojelli (Bordas 1830, pp. 91-95) e quasi sempre nel plurale dei

nomi e aggettivi in –io: «los acabados en jo forman el plural perdiendo la o, como

librajo, librero; libraj, libreros» (Bordas 1830, p. 41).

Le argomentazioni portate contro i propri predecessori, criticati attraverso formule sempre uguali, sono per lo più l‟inesattezza dei dati, la mancanza di argomenti importanti, il costo elevato e l‟eccessiva lunghezza. Il clima di accesa concorrenza tipico del mondo degli insegnanti di italiano viene fuori dalla maggior parte delle premesse e il tono delle polemiche è spesso aspro e aggressivo. Spesso vengono mosse anche critiche generiche agli autori precedenti pur senza nominarne alcuno in particolare. In Bordas, invece, sia nel Compendio che nella Gramática, si fa riferimento all‟inutilità dell‟unica grammatica di Spagnolo-italiano presente fino a quel momento in Spagna, quella del Tomasi: «pero desgraciadamente solo tenemos el Tomasi obra del todo inútil para el objeto que me propuse» (Bordas 1830, p. I), «No pretendo censurar ni tampoco minorar el mérito de Tomasi; solo espero que el público conocerá si puede dar alguna estima á esta gramática mas que á aquella» (Bordas 1824, p.II).

Lo stesso Tomasi nella redazione della sua Nueva y completa Gramatica

italiana (1779) sembra disconoscere le precedenti grammatiche italiane per

ispanofoni e, nella dedica alla Noble Juventud Española, lamenta «la falta que tiene la Nacion Española de una Gramática, para instruirse de la Lengua Italiana» (Cit. Tomasi in Silvestri 2010, p. 37).

Anche nelle composizioni di grammatiche più tarde come quella ad opera di Antonio Rius y Rossel Gramática de la lengua italiana explicada por su

106 l‟inadeguatezza di grammatiche precedenti, facendo riferimenti anche a quella del Bordas46 e a quella dell‟immancabile Tomasi (1779):

La castellana de Tomasi no tiene mas mérito de haber sido la primera formada para el uso de los españoles. El señor Bordas la ha hecho olvidar enteramente con la suya, pero me ha parecido que esta no es tan completa como debería ser; y por otra parte al redactarla no pudo utilizar su autor las doctrinas de los mejores tratados que sobre la propiedad de la lengua italiana se han dado á la prensa con posterioridad á su obra (Rius 1863, p. 2).

Lo straordinario successo goduto dalla grammatica del Veneroni in Francia e dalle sue molteplici traduzioni si riflette in tutta Europa e non stupisce il fatto che venga nominato in molte premesse alle grammatiche pubblicate dopo la sua. Anche Bordas lo nomina ma non con toni elogiativi: «al paso que considero muy confuso á Veneroni cuando junta las reglas para los géneros con las de formacion del plural, y otras cosas semejantes» (Bordas 1824, p. III).

In una concezione del diritto d‟autore ben diversa da quella contemporanea, gli autori non sempre si sentono obbligati ad esplicitare prelievi e citazioni e a rendere ragione di quelli che agli occhi moderni sembrerebbero veri e propri plagi. In linea generale gli autori sostengono di aver trattato il meglio di tutti grammatici loro predecessori. L‟aver consultato e preso da tutte le altre è considerato un merito e si possono trovare spesse volte apprezzamenti rivolti a grammatici precedenti e riferimenti puntuali ad altre opere, dalle quali l‟autore sostiene di aver preso spunti per scrivere la propria. Nonostante ciò, non è possibile stabilire con sicurezza la trafila compiuta dagli autori e il successo di ciascun testo: in questa ricerca ho cercato di stabilire quali fossero le considerazioni esplicitate da ciascun autore nei confronti delle precedenti autorità

46

Nel Prólogo non viene però specificata a quale delle grammatiche di Bordas si faccia riferimento. Controllando le date, può trattarsi del Compendio de gramática italiana formado

sobre los mejoers autores (1824), o della Gramática italiana adaptada al uso de los españoles

107 (italiane e spagnole) e ad individuare, dove possibile, i diversi rapporti di dipendenza e filiazione.

Il primo rimando dichiarato all‟opera di un altro autore è contenuto nel prologo sia del Compendio che della Gramática, dove vengono nominati in linea generale i predecessori che Bordas considera grandi studiosi e autori di grammatica e da cui egli stesso prende spunto per redigere la sua opera: «En este supuesto, despues de haber consultado el Soave, el Veneroni, Zanotti, Vergani, Soresi, y el diccionario de la Crusca, y revisados los métodos de diferentes gramáticas […]» (Bordas 1824, p.II). Nel Prólogo del 1830 (p. I) annuncia così:

Entre las diferentes gramáticas publicadas hasta el día para la enseñanza del idioma italiano, ha sido adaptada en Francia von preferencia á todas, la de Vincente Peretti, tanto por su método como por la pureza del leguaje y la fácil y sencilla esplicacion de sus reglas.

Esta preferencia y el considerar que el aprecio de muchos libros depende en gran manera de la reputación de su autor, me decidieron á tomar por guía esta gramática conociendo que si bien la de Barberi es acaso la mas estensa y filosófica […] No por eso he dejado de consultarla lo mismo que las de Buonmattei, Salviati, Cinomio, Corticelli, Soave &c á fin de resolver las varias dudas que me han ocurrido […] (Bordas 1830, p. I).

Di seguito farò un breve excursus sulle fonti utilizzate da Bordas dalle quali prende spunto arrivando molte volte addirittura a copiare interi passi.