• Non ci sono risultati.

5.2.1 Analogia

Il testo vero e proprio si apre con un capitolo dal titolo De la

65 rigidamente logico, la struttura delle lingue e la suddivisione in parti del discorso. L‟aggettivo, per esempio, in quanto “accidente”, deve formare una categoria autonoma rispetto al nome, che è per sua natura “sostanza”. Ogni parte del discorso trova insomma una sua giustificazione logica, naturale ed universale. Il participio non è categoria autonoma ma si fonde con il verbo, mentre l‟articolo costituisce una categoria autonoma. Le parti del discorso non sono otto bensì nove (articolo, nome, aggettivo, pronome, verbo, avverbio, preposizione, congiunzione e interiezione), descritte e classificate, in questa parte introduttiva, in modo autonomo e dettagliato. Si noti che la classificazione cambia rispetto al

Compendio, dove erano sì nove parti, ma l‟aggettivo faceva parte del nome ed il

participio, ora inglobato nel verbo, costituiva parte autonoma ed era trattato nel capitolo VI Del participio (pp.123-124).

A questa panoramica sulle parti del discorso seguono cenni relativi alla prosodia.

Le precisazioni concettuali e terminologiche proposte da Bordas sono ritenute premessa fondamentale per lo studio di una lingua, che deve essere sistematico anche nel caso di sistemi linguistici affini, come l‟italiano e lo spagnolo:

La sucinta introducción que acaba de darse, es suficiente para preparar á la inteligencia de la gramática italiana, á los que tienen ya algún conocimiento de los principios de las lenguas; los que estén menos instruidos deben recurrir á una gramática; y los que quieran aprender el italiano sin haber estudiado gramática, deben tomar el pasaporte para Italia (Bordas 1830, p. 14).

Dopo questa premessa si passa ad analizzare la fonetica dell‟italiano. Già nel prologo se ne era fatto cenno sottolineando la grandissima varietà di pronunce presente nei vari studi italiani e affermando, piuttosto ottimisticamente, l‟importante ruolo dell‟italiano come lingua di comunicazione interregionale:

66 Desde el Piemonte hasta lo último de la Italia y sus islas se habla

italiano: en todas partes escuelas, en la correspondencia, en los papeles públicos, en el pùlpito, y en cualquier acto público hacen uso de la lengua italiana: sin embargo el dialecto que el pueblo habla en Milan, en Parma, en Napoles, &c. es tal que los unos no entenderían á los otros si no pudieran acudir á una lengua común (Bordas 1830, p. V).

«Relativo alla pronunciacion de los diversos Estados de Italia, traduciré aqui lo que dice el mismo Peretti» (Bordas 1830, p. V): infatti i passi riguardanti la situazione diatopica italiana sono tradotti letteralmente dalla sezione Avant propos del Peretti40 (pp. IX-X):

On parle italien depuis le Piémont jusqu‟au bout de l‟Italie et de ses îles; partout, dans les écoles, dans les actes publics, dans les lettres, dans les afiches, dans la chaire, etc., on ne se sert que de la langue italienne; cependant le dialecte que le peuple parle à Turin, à Génes, à Milan, à Parme, à Venise, à Bologne, à Naples, etc., es tel que les uns n‟entrendaient pas les autres, s‟ils n‟avaient pas recours à leur langue commun.

Nonostante la difficoltà nello stabilire un modello concreto, non si pone in dubbio la superiorità del toscano, ma vengono individuati “difetti” del fiorentino (primo su tutti la gorgia) che fanno propendere per la predilezione della varietà senese:

En fin debo confesar que la pronunciacion florentina no está exenta de crítica […] Los italianos en general no admiten las aspiración que los Florentinos dan á las sílabas ca, co, cu, que pronuncian como ha, ho, hu, aspirando mucho la h: la pronunciación de los Saneses no tiene este defecto, y por esa parte es preferible á la florentina (Bordas 1830, p. V).

67 La trattazione della pronunzia, contrariamente a quanto avveniva nel nel Compendio, è molto accurata e ci si sofferma su alcune caratteristiche fonetiche dell‟italiano che possono comportare particolari difficoltà per un ispanofono, come ad esempio la differenza fra la s e la z sorde e sonore: «La pronunciacion de la S sencilla en medio de vocales en varias partes de la Italia, es muy diversa […] Un defecto se comete muy á menudo en la pronunciación de la Z y es el pronunciarla como s sin hacer oir el sonido de la t ó de que debe precederla […]» (Bordas 1830, p. 174), oppure la differenza nel grado d‟apertura delle e e delle o toniche. A proposito di quest‟ultimo aspetto, viene riportata una serie dettagliata di regole pratiche, stabilite in base alla terminazione della parola e «copiadas al pie de la letra de la gramática de gramáticas del celebre Barberi» (Bordas 1830, p. 17)

69 (Barberi 1819, pp.12-16).

71 (Bordas 1830, pp. 18-19).

Notiamo anche una lista oppositiva di parole omografe ma non omofone, in cui il diverso grado di apertura assume rilevanza fonologica, come ad esempio:

72 . èsca/ ésca

. bótte/ bòtte . cólto/ còlto

Anche se spesso si sorvola sulle coincidenze con lo spagnolo, la pronuncia viene in generale descritta puntualmente con indicazioni di tipo articolatorio e senza tralasciare considerazioni di tipo contrastivo, salvo rimandare, nei casi più complessi, alla voce del maestro. Si veda infatti cosa appunta riguardo alla pronuncia della j: « La jtiene siempre el mismo sonido de nuestra y, como ajuto, soccorro.; letamajo, muladar; que se pronuncian ayudo, letamayo» (Bordas 1830, p. 25).

Si propongono poi alcuni esercizi di pronuncia, prima con parole isolate suddivise in gruppi in base ai vari fonemi (e aperta, e chiusa in una stessa parola dove la tonica sarà aperta e ad essere chiusa sarà l‟atona; o aperta, o chiusa; u; c e g; sc; ch e gh; gl; fonema j; s forte e debole; z come

73 (Bordas 1830, p. 28)

e poi su un testo continuo con traduzione a fronte41:

41 Il testo è un brano tratto da Il matrimonio per lettera di cambio, un’opera in due atti di

Carlo Coccia, su libretto di Giuseppe Checcherini. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro Valle di Roma il 14 novembre 1807.

74 [...] (Bordas 1830, pp. 30-32).