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Definire il crowdfunding comincia a diventare sempre più difficile in quanto tale fenomeno, giorno dopo giorno, sta assumendo sfaccettature ed aspetti che si fanno sempre più sofisticati e complessi. Per capire la nascita e la finalità del crowdfunding (o crowd funding), letteralmente “finanziamento dalla folla”, è utile soffermarsi sulla genesi del termine. Esso, infatti, nasce dall’unione di due parole della lingua inglese: crowd (folla18) e funding (finanziamento).

Al fine di sgombrare il campo da equivoci occorre fin da subito precisare che l’accento, in questa parola composta, non va posto sulla parola funding ma su crowd, in quanto i fondi, pur avendo un ruolo centrale, non costituiscono l’unico e ultimo obiettivo del crowdfunding19. Quando si parla di crowdfunding, infatti, non ci si riferisce esclusivamente a una modalità di raccolta fondi, ma a un complesso fenomeno antropologico, sociale ed economico che trova esplicazione in una serie di processi che promettono di innovare il modo stesso di intendere la relazione tra ideazione, produzione e consumo.

Il crowdfunding è un sistema che consente ai progetti di trovare il loro finanziamento appellandosi direttamente alle persone, quindi mettendosi in gioco davanti al pubblico. Il tutto, senza i filtri di chi si mette al tavolo prima che l’idea arrivi al mercato valutandola e giudicandola in base ai

18 Con il termine “folla” non si fa riferimento a una folla generica bensì alla folla della rete, intesa non

come semplice somma di individui ma come bacino numericamente rilevante di potenziali interlocutori in cui è possibile trovare il proprio gruppo di utenti di riferimento, quelli che possono essere realmente interessati a partecipare alla realizzazione di un progetto, sia come semplici consumatori (fruitori finali del prodotto) che co-autori.

19 Non a caso, la crowd è il primo termine della parola composta (la parola non è fundingcrowd ma

crowdfunding) e, se non si pensa prima alla community e poi ai fondi che ne deriveranno, il rischio a cui

43 propri parametri d’interesse, di gusto e anche di profitto. In altri termini, è un sistema che mette in relazione i makers con il market, in modo che i primi possano presentarsi senza filtro alla loro community di riferimento, mentre il market possa, in un certo senso, autodeterminare dal basso i progetti che gli interessano maggiormente, contribuendo a finanziarli e a realizzarli.

L’origine del crowdfunding risale alla fine degli anni Novanta, quando cominciarono ad operare i primi siti web che si occupavano di raccogliere fondi destinati principalmente ad opere di beneficenza. Nessuna novità quindi, se non nel mezzo utilizzato20: la rete cominciava ad essere sfruttata per raccogliere risorse finanziarie in modo più ampio e semplice delle consuete forme di finanziamento a scopo mutualistico. A partire dal 2000, il web ha subito un processo di accelerazione ed internet si è convertito in un fenomeno di massa. Molte persone avevano i mezzi per accedere alla rete e la velocità e capacità delle connessioni si sviluppava in maniera esponenziale. Tra le cause e gli effetti di questo progresso si è inserita la cosiddetta “componente social” della rete, ossia la capacità di quest’ultima di connotarsi come ambiente di condivisione di ideali e progetti, comuni ad una pluralità di soggetti geograficamente distribuiti anche nel mondo intero. Il termine crowdfunding è stato coniato nel 2006 da Micheal Sullivan con il tentativo, poi rivelatosi fallimentare, di lanciare Fundavlog, un sito che aveva l’obiettivo di promuovere progetti ed eventi nel settore dei videoblog raccogliendo finanziamenti dagli utenti del web21.

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Molti si riferiscono al fenomeno del crowdfunding come una novità o come l’ultima moda passeggera del web. Tuttavia, l’idea di raccogliere piccoli fondi da una moltitudine di donatori o investitori non è affatto nuova. In passato, la raccolta di fondi dalle “folle” è stata utilizzata principalmente a scopi benefici e per progetti pubblici da grandi organizzazioni che disponevano di ingenti risorse da investire in comunicazione, marketing e che quindi avevano la possibilità di contattare molti utenti. Oggi, invece, grazie all’evoluzione del web che, come accennato in precedenza, ha permesso la grande diffusione di

internet e dei social network sconvolgendo il modo e la capacità di comunicare degli individui, chiunque

è in grado di contattare molti utenti. La novità risiede nelle nuove tecnologie social e nella mentalità che ne scaturisce.

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Tuttavia, il termine crowdfunding ha cominciato ad essere usato in modo estensivo solo qualche anno dopo con l’avvento della prima piattaforma di

crowdfunding, la famosa Kickstarter, lanciata il 28 aprile 2009 da Perry

Chen, Yancey Strickler e Charles Adler22.

Molteplici sono le definizioni presenti in letteratura sul tema del

crowdfunding, ovviamente tutte facenti perno e ruotanti attorno ai

medesimi concetti.

Secondo la definizione fornita dalla Consob23, il termine crowdfunding “indica il processo con cui più persone (crowd o “folla”) conferiscono somme di denaro (funding), anche di modesta entità, per finanziare un progetto imprenditoriale o iniziative di diverso genere utilizzando siti

internet (piattaforme o portali) e ricevendo talvolta in cambio una

ricompensa”24.

Dalla definizione su esposta emergono alcuni elementi caratteristici che contraddistinguono il crowdfunding come fenomeno innovativo:

l’orizzontalità del finanziamento, vale a dire la sua attitudine a provenire “dal basso”, da una folla di investitori atomistici (cd.

crowdfunders), non sempre qualificabili come investitori

professionali, che contribuiscono con somme di denaro di varia entità a sovvenzionare progetti e iniziative (imprenditoriali, culturali o sociali) in cui credono e di cui si fanno sostenitori;

la dipendenza dalla rete di internet per la sua sopravvivenza. Il

crowdfunding è inscindibile dallo sviluppo delle piattaforme online

che permettono il collegamento tra i finanziatori ed i soggetti finanziati, circostanza questa che rende il crowdfunding prettamente

22 Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Kickstarter 23

La Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (Consob), istituita con la legge n. 216 del 7 giugno 1974, è un’autorità amministrativa indipendente, dotata di personalità giuridica e piena autonomia con la legge 281 del 1985, la cui attività è rivolta alla tutela degli investitori, all’efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato mobiliare italiano (http://www.consob.it/main/consob/Chi_e/index.html).

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45 un fenomeno della rete. In particolare, esso rappresenta un metodo di raccolta di denaro che sfrutta il potenziale della viralità del web e dei nuovi schemi mentali legati all’affermarsi dei social media, tramite i quali si prova a convertire semplici contatti in sostenitori e promotori. A tal proposito, ampio merito deve addebitarsi alla rivoluzione del web 2.0 che ha permesso un più facile coinvolgimento della folla e ha ribaltato la concezione di internet da ambiente in cui gli utenti si limitano a usufruire dei contenuti ivi presenti ad ambiente in cui l’utente interagisce ed offre a sua volta contenuti. Il vero potere del crowdfunding risiede nella capacità di sfruttare la “saggezza della folla” e crea un tipo di “partecipazione attiva” che non si limita al semplice apprezzamento, ma si traduce in sostegno: gli individui non solo amano un progetto, un’iniziativa ma contribuiscono a renderla possibile finanziandola.

Per comprendere pienamente questo meccanismo di raccolta fondi è necessario analizzarne le origini, che si rinvengono nel concetto più ampio di crowdsourcing, che affida la risoluzione di un determinato problema a un gruppo definito di persone, le quali, riunite in comunità online, suggeriscono soluzioni e accorgimenti (cd. problem solving)25. In particolare, il crowdsourcing è un processo collaborativo di risoluzione dei problemi attraverso il quale più persone condividono le loro conoscenze e informazioni qualificate per mezzo di una piattaforma web, partecipando alla progettazione, allo sviluppo e/o alla realizzazione di un progetto o di un’attività di imprese o organizzazioni che ne facciano domanda.

In termini pratici, una società pubblica online un problema per il quale cerca una soluzione o un progetto da realizzare e, chiunque voglia, può

25 Uno degli esempi più celebri di crowdsourcing è Wikipedia, la più grande enciclopedia online

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proporre una soluzione. Le idee vincenti, premiate con qualche specifica ricompensa, vengono poi sfruttate e sviluppate dalla società.

Il termine crowdsourcing è un neologismo – nato dall’avvicinamento del termine crowd (folla) con outsourcing (esternalizzazione di una parte delle attività d’impresa) – impiegato per la prima volta nel 2006 dal giornalista Jeff Howe nell’articolo “The Rise of Crowdsourcing”, all’esito di un’indagine da questi condotta su come le imprese usavano internet al fine di dare lavoro ad individui in outsourcing26. Secondo l’Autore, la potenzialità del crowdsourcing risiede nel fatto che, trattandosi di una richiesta aperta ad una folla indistinta di utenti, consente di reperire con maggiore facilità i soggetti adatti a svolgere determinate attività, a risolvere problemi di una certa complessità nonché ad apportare nuove idee.

Il crowdfunding, sebbene si rivolga al medesimo target (la crowd), va oltre il concetto di crowdsourcing perché oltre a fornire idee, feedback e soluzioni a favore di un progetto, promuove l’apporto di capitali da parte della “folla”. Un ulteriore elemento di differenziazione risiede nel

commitment di chi dona, non più necessariamente elemento centrale nel crowdfunding rispetto al crowdsourcing. Nel crowdfunding, infatti, il crowdfunder è libero di offrire il proprio supporto finanziario senza

necessariamente sviluppare personalmente qualche aspetto del progetto, come accade nel crowdsourcing per il crowdsourcer, il quale “dona” il proprio intelletto nello sviluppare parzialmente o interamente il progetto cui partecipa. Si può pertanto sostenere che nel crowdfunding l’elemento centrale sia l’apporto di fondi, mentre nel crowdsourcing l’apporto di idee. Ciononostante, i crowdfunders non sono semplici apportatori di denaro ma contribuiscono alla buona riuscita del progetto con idee e spunti.

47 Ulteriori concetti che occorre tener presente, in quanto strettamente collegati al fenomeno del crowdfunding, sono quelli di microfinanza, ovvero la nozione secondo la quale piccole somme quando aggregate diventano importanti per chi le riceve, e di coda lunga (o long tail), termine utilizzato da Chris Anderson, in un articolo su Wired Magazine del 2004, per descrivere alcuni modelli economici e commerciali moderni27. In particolare, l’autore attraverso alcuni esempi nel settore libri (Amazon), musica (Rhapsody) e film (NetFlix) descrive come, grazie alle forze caratteristiche dell’era tecnologica digitale, sia non solo possibile soddisfare ma, addirittura, auspicabile servire la “coda lunga” dei clienti, ossia, una serie molto ampia di “nicchie di mercato” contrapposte ai “mercati di massa” tipici dell’economia non digitale. Le nicchie sono intese come particolari suddivisioni all’interno dei segmenti di mercato, che si distinguono da questi ultimi per le dimensioni più ridotte, ma soprattutto per la particolarità dei bisogni dei consumatori che le compongono. Hanno dimensioni ben definite e ruotano attorno a prodotti specifici, di uso non generalizzato e rivolti ad un pubblico estremamente mirato. La tesi alla base della coda lunga è che, grazie alle tecnologie digitali, i prodotti di nicchia non solo sopravvivono ma le loro vendite cumulative possono eguagliare o addirittura superare quelle dei prodotti di successo. Internet, infatti, consente alle aziende di offrire, oltre ai prodotti di grande richiesta, anche quelli cosiddetti marginali, ovvero richiesti da pochi. Questo è possibile perché, grazie all’online, le spese di supporto, distribuzione e pubblicità del prodotto diventano irrisorie.

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In un assetto di questo tipo, le nicchie di mercato, rappresentate graficamente dalla “coda lunga28” (figura 229), possono continuare ad esi- stere e, seppur poco popolose al loro interno, risultano essere molte, per cui, sommate tra loro, generano un profitto maggiore di quello prodotto dal classico mercato di massa (graficamente rappresentato dal picco elevato). Nel grafico, la parte sinistra della curva (in verde) rappresenta i mercati di massa, che hanno dominato i mercati nell’ultimo secolo con grandi quantità vendute di pochi prodotti noti, mentre la parte destra (in giallo) rappresenta le nicchie, con bassi quantitativi di vendita di numerosi prodotti, che soddisfano le specifiche esigenze, poco noti. Come si evince dalla figura, le vendite di prodotti di nicchia hanno una crescita inarrestabile e soprattutto un valore che non solo non si azzera mai pur avvicinandosi all’asse delle ascisse, ma che ha una dimensione almeno pari, in ordine di grandezza, alle vendite dei prodotti di massa. In sostanza, i ricavi derivanti dalle vendite di numerosi prodotti di nicchia equiparano quelli generati dai pochi prodotti di massa, venduti in grandi quantitativi.

28 La “coda lunga” è una curva di distribuzione statistica che parte da un picco elevato per poi discendere

gradualmente senza mai arrivare a zero.

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49 In conclusione, secondo questa teoria, il futuro del business è vendere minori quantità di un numero maggiore di prodotti. Contando su una comunità globale, anche i prodotti che hanno una domanda piuttosto limitata nell’insieme vendono in grandi quantità. Si tratta di una strategia molto proficua poiché, grazie soprattutto ai media digitali che consentono un’elevatissima diffusione dei prodotti/servizi, nella coda circolerà maggior denaro rispetto alla testa. In altri termini, i prodotti di nicchia offriranno maggiori possibilità di profitto rispetto a quelli di largo consumo.