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Capitolo V: Social Impact Bond (SIB)

1. Definizione e funzionamento

La crisi dei sistemi di Welfare State ha dato luogo ad una progressiva riduzione della spesa sociale già a partire dagli anni Ottanta per arrivare poi negli anni Novanta all’adozione di policy che rivalutavano il ruolo del privato e del mercato nell’erogazione dei servizi sociali. In tale contesto si sono sviluppati nei paesi anglosassoni meccanismi di pay –by- results: essi stabilivano una relazione contrattuale tra pubblica amministrazione e Terzo Settore per cui la remunerazione alle imprese e alle cooperative sociali erogatrici dei servizi avveniva non solo in base agli input produttivi, ma anche agli output raggiunti (Del Giudice 2015).

A partire dal 2000, considerando l’avversione al rischio sia della pubblica amministrazione che del Terzo Settore, nel Regno Unito si è cominciato a riflettere sulla possibilità di coinvolgere soggetti privati nel finanziamento di progetti d’impatto sociale. Questa possibilità è stata presa in considerazione e sviluppata soprattutto in seguito alla crisi finanziaria che ha contratto ulteriormente i bilanci pubblici. Dalla necessità di trovare risorse per un welfare sostenibile è emerso il tema della finanza sociale e dell’impact investing di cui fanno parte i Social Impact Bond.

I Social impact bond sono strumenti finanziari innovativi che si configurano come contratti bilaterali fra diversi attori finalizzati alla raccolta, da parte del settore pubblico, di capitali privati per finanziare programmi sociali preventivi. Trattandosi di meccanismi finanziari essi prevedono la restituzione del capitale e la remunerazione dell’investitore, tuttavia non si configurano come obbligazioni (bond) tradizionali per i quali è prevista una remunerazione fissa (cedola) e la restituzione certa del valore nominale del capitale prestato a scadenza: la restituzione e la remunerazione sono subordinate al raggiungimento di un determinato risultato sociale precedentemente concordato con i diversi stakeholders. Inoltre la remunerazione del capitale al raggiungimento degli obiettivi sociali avviene con una quota del risparmio di spesa derivante dal successo del programma (Barclay L. 2013). I Social Impact Bond si configurano quindi come contratti performance-based, tuttavia a differenza dei meccanismi del tipo pay-by-result essi utilizzano le risorse finanziarie messe a disposizione da investitori privati, piuttosto che dall’ente pubblico.

83 Fig. 3: Come funziona un Social Impact Bond

Fonte: Foundations for Social Impact Bonds : How and Why Philantropy is Catalizing the Development of New Market, Hughes and Scherer 2014.

In altre parole i social impact bond sono strumenti finanziari complessi la cui realizzazione coinvolge una rete di attori composta da cinque portatori d’interesse legati in una partnership da contratti bilaterali di durata pluriennale. Essi sono:

 un ente pubblico (come governo, regione, comune), che si impegna a ripagare i programmi sociali di successo che generano risparmi per le casse pubbliche;

 fornitori del servizio (generalmente organizzazioni non profit) che godono di una certa credibilità circa l’efficacia con la quale saranno in grado di affrontare il problema sociale in oggetto;

 investitori privati, che forniscono agli attori non profit il capitale necessario per la gestione dei programmi sociali, in vista di un ritorno garantito dagli enti pubblici in caso di successo;

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 un intermediario specializzato;

 un ente indipendente, che valuta il raggiungimento o meno degli obiettivi prefissati alla scadenza del SIB (de Felice and Gurciullo 2014; Pasi 2015).

In genere i SIB vengono attivati per iniziativa di una Pubblica Amministrazione che vuole soddisfare la domanda di servizi preventivi ma non dispone delle risorse necessarie per farlo. Attraverso i SIB si apre la possibilità per la P.A. di reperire nel settore privato le risorse necessarie senza esporsi ad alcun rischio finanziario conseguendo piuttosto, nel caso di successo del programma, un risparmio di spesa. Inoltre, spesso la Pubblica Amministrazione non dispone di risorse umane e organizzative e di un know how adeguato a rispondere a taluni bisogni sociali: con i SIB però ha la possibilità di assicurarsi l’efficacia e quindi l’efficienza dell’intervento poiché questo viene demandato a operatori del Terzo Settore, imprese e cooperative sociali, che hanno dimostrato un’adeguata preparazione e affidabilità nel fronteggiare il fenomeno in oggetto (Fondazione Cariplo 2013).

La promozione del SIB presso la P.A. e gli altri attori avviene ad opera di un intermediario. L’intermediario può essere un istituto bancario o altra organizzazione competente che si occupa di facilitare la creazione di relazioni e fiducia tra i vari attori. Nella pratica, l’intermediario ha il ruolo di limitare i rischi connessi alla realizzazione del SIB attraverso la verifica della fattibilità del programma e la supervisione di tutte le fasi di implementazione dalla stipula del contratto al monitoraggio dell’esecuzione, dalla scelta delle organizzazioni non-profit alla garanzia del pagamento degli investitori in caso di successo. In questo modo, l’intermediario favorisce la riduzione dei costi di transazione e riduce l’asimmetria informativa tra i vari attori. Le chance di successo di un SIB dipendono molto dal lavoro dell’intermediario (de Felice and Gurciullo 2014).

Il capitale ottenuto dall’allocazione dei social impact bond presso gli investitori privati viene utilizzato in parte dall’intermediario per coprire i costi di gestione e valutazione, in parte viene girato dall’ente intermediario agli enti non profit fornitori dei servizi. Quest’ultimi vengono pagati per le prestazioni rese anche se non raggiungono gli obiettivi del programma, sebbene possono essere rimossi dall’incarico se a seguito di monitoraggio intermedio emergesse che nessun obiettivo è stato raggiunto. Nel caso invece che gli standard preventivamente concordati siano raggiunti al termine del periodo, essi riceveranno dalla P.A. una quota del risparmio di spesa ricavato in proporzione dei risultati.

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I SIB, dunque, spostano il rischio di fallimento dei progetti sociali preventivi dalle organizzazioni non profit ad investitori specializzati, che riceveranno la restituzione del capitale investito solo se vengono raggiunti gli obbiettivi minimi sanciti contrattualmente, mentre il rendimento sarà proporzionale al valore sociale generato dallo stesso.

Determinante è, infine, il ruolo del valutatore indipendente, un soggetto terzo chiamato a valutare la performance e certificare il raggiungimento degli obiettivi del programma.