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Innovazione sociale e politiche sociali

Capitolo III: Social Innovation Strategia di sviluppo economico e coesione

4. Innovazione sociale e politiche sociali

4.1. L’Office of social innovation and civic participation (SICP).

Nell’ambito delle politiche sociali il concetto di innovazione sociale è apparso già nel decennio passato, ma è dopo la crisi del 2008 che è cresciuta l’attenzione delle istituzioni verso tale concetto. È nei programmi di politica sociale degli Stati Uniti che il concetto fa per prima la sua comparsa identificando tutti quei processi di collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore che sostengono lo sviluppo dell’economia sociale (Pirone 2012).

A tal scopo nel 2009 venne istituito dal presidente Barack Obama l’Office of social innovation and civic participation (SICP). Tale organismo avrebbe dovuto rispondere a dei compiti ben precisi:

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 sviluppare partnerschip tra autorità di governo, organizzazioni non profit e imprese for profit;

 supportare, mediante l’adozione di rigorosi processi di monitoraggio e valutazione, le sperimentazioni più promettenti favorendo il loro consolidamento e la loro diffusione in altre comunità;

 favorire, anche attraverso l’utilizzo dei media, una crescente partecipazione civica nella realizzazione di servizi per la comunità;

 promuovere il Sevizio Nazionale civile, cioè una serie di programmi federali mirati a sostenere l’attività volontaria di aiuto alla comunità da parte dei cittadini (Canale 2013).

L’obiettivo che si cerca di perseguire è l’ottimizzazione della spesa pubblica attraverso il volontariato e l’open government (Pirone 2012). Vengono infatti valorizzate le soluzioni buttom-up: l’Ufficio costituisce lo strumento attraverso cui viene assicurato il sostegno da parte del Governo a soluzioni che trovano origine nella progettazione locale; ciò, però, può realizzarsi solo attraverso una promozione della partecipazione dei cittadini e del senso di responsabilità verso la comunità e quindi attraverso anche una divisione delle responsabilità affinché tutti, in particolare le organizzazioni non profit e for profit, collaborino alla crescita del paese realizzando azioni complementari a quelle dello stato e del mercato. Infine il SICP opera attraverso un approccio pragmatico centrato sui risultati: vengono consolidati solo le sperimentazioni che dall’analisi del progetto e dal monitoraggio in corso d’opera siano risultati in grado di apportare effettive innovazioni (Canale 2013).

Per individuare le sperimentazioni meritevoli di essere sostenute e quindi finanziate, il SICP è chiamato ad elaborare nuovi metodi di misurazione dell’impatto sociale delle iniziative. Infatti, come sostenuto da Clayton M. Christensen (Euricse 2011), non è semplice individuare i parametri per misurare l’effettiva innovazione sociale. La stessa difficoltà viene rilevata in un articolo pubblicato nel The Economist in cui si evidenzia che «The difficult bit is to define the contest precisely enough to reward genuine innovation that is truly useful—which is easier for scientific innovations than for social ones» (The Economist 2010, p. 1). Lo stesso articolo segnala la difficoltà che gli innovatori sociali americani e inglesi incontreranno nel mettere in atto le loro idee a causa delle resistenze e degli ostacoli posti dalla burocrazia.

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Infine, bisogna ricordare che il SICP ha avuto un ruolo determinante nella costituzione del Social Innovation Found, un programma governativo finanziato con 50 milioni di dollari nel 2010, che mira a sostenere progetti di innovazione sociale del non profit per il tramite di fondazioni che svolgono il ruolo di intermediari tra il governo federale e le organizzazioni responsabili del progetto innovativo.

4.2. Unione Europea e innovazione sociale

In Europa il tema dell’innovazione sociale entra nel dibattito pubblico attraverso la Big Society di David Cameron di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente. Qui ricordiamo brevemente che, per il Premier britannico, l’innovazione sociale si inseriva nel processo di valorizzazione dell’impegno dei cittadini e del partenariato locale rispetto ai bisogni della comunità. Tuttavia, al di là della retorica, in un contesto di crisi economico-finanziaria, l’ideologia della Big society si collocava nel quadro delle politiche di razionalizzazione della spesa pubblica e sociale in particolare, riducendo l’impegno dello Stato in questo settore.

Sempre nell’ambito della crisi economica si è sviluppata la crescente attenzione dell’Unione Europea e delle sue istituzioni intorno al tema dell’innovazione sociale. L’uso del concetto in ambito comunitario è coerente alla definizione elaborata per conto della Commissione Europea dall’Ufficio dei consiglieri di politica europea (BEPA), che l’hanno definita come

«[…]new responses to pressing social demands, which affect the process of social interactions. It is aimed at improving human well-being. […]Social innovations are innovations that are social in both their ends and their means. It is complemented by the following: specifically, we define social innovations as new ideas (products, services and models) that simultaneously meet social needs (more effectively than alternatives) and create new social relationships or collaborations. In other words they are innovations that are not only good for society but also enhance society’s capacity to act» (Hubert 2010, p. 24).

In particolare, «[…] l’attenzione per l’innovazione sociale è connessa con il ruolo che nell’ultimo decennio l’UE è andata assumendo nell’elaborazione di una nuova visione per il futuro del modello sociale europeo» (Maino 2014, p.10).

Già con il Trattato di Amsterdam, l’Unione Europea aveva compiuto i primi passi verso il processo di integrazione e convergenza delle politiche sociali dei paesi

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europei. Tuttavia, è con la Strategia di Lisbona del 2000 che si definiscono le azioni da realizzare nel decennio successivo per trasformare l’UE nell’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Per raggiungere tale risultato, la Strategia individua nell’occupazione e nell’innovazione le armi per combattere l’esclusione sociale e la povertà e avviare processi di crescita economica (Consiglio Europeo di Lisbona 2000). La modernizzazione del modello sociale europeo si configurava come uno dei fulcri della Strategia, e doveva avvenire attraverso una serie di azioni mirate essenzialmente alla definizione di uno stato sociale attivo, centrato a sua volta sull’idea che il lavoro paghi e che costituisca la migliore garanzia contro l’esclusione sociale (Consiglio Europeo di Lisbona 2000).

L’innovazione, nel contesto della Strategia e della modernizzazione dei sistemi di welfare, assumeva un ruolo fondamentale, non ancora nella dimensione «sociale», come avverrà nei documenti successivi, bensì nel tradizionale contesto della ricerca e dell’imprenditoria. Nelle Conclusioni della Presidenza, l’innovazione veniva infatti invocata come la via maestra per innescare processi di crescita economica (Canale 2013). L’orientamento che vede l’innovazione sociale come la strada per raggiungere gli obiettivi di crescita si rafforza, in seno alle istituzioni europee, a seguito allo scoppio della crisi economico- finanziaria del 2008.

Nel 2010, termine per la realizzazione degli obiettivi della Strategia di Lisbona, il bilancio dei risultati conseguiti risulta negativo, tuttavia viene elaborata una nuova Strategia di crescita: Europa 2020. Nella Strategia Europa 2020, l’innovazione sociale viene indicata tra i principali strumenti per perseguire una serie di obiettivi economici e sociali, nell’ambito delle “sette iniziative faro”. In particolare, l’innovazione è al centro dell’iniziativa-faro “Unione dell’innovazione”4 e di quella denominata “Piattaforma

europea contro la povertà”5, all’interno della quale la modernizzazione del welfare è

espressamente messa in relazione con l’innovazione sociale:

4L’obiettivo fondamentale dell’iniziativa faro «Unione dell’innovazione» è riorientare la politica di R&S e innovazione in funzione delle sfide che si pongono alla società, come il cambiamento climatico, l’uso efficiente delle risorse e l’energia, la salute e il cambiamento demografico.

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L'obiettivo è garantire la coesione economica, sociale e territoriale prendendo spunto dall'attuale anno europeo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale onde migliorare la

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«[…] la Commissione si adopererà per […] elaborare e attuare programmi volti a promuovere l’innovazione sociale per le categorie più vulnerabili, in particolare offrendo possibilità innovative di istruzione, formazione e occupazione alle comunità svantaggiate, a combattere la discriminazione (ad esempio nei confronti dei disabili) e a definire una nuova agenda per l’integrazione dei migranti affinché possano sfruttare pienamente le loro potenzialità; valutare l’adeguatezza e la sostenibilità dei regimi pensionistici e di protezione sociale e riflettere su come migliorare l’accesso ai sistemi sanitari» (Commissione Europea 2010, p. 20).

Nella Strategia inoltre vi è l’invito rivolto a tutte le parti interessate ovvero i parlamenti nazionali e regionali, le autorità regionali e locali, le parti sociali e la società civile a fornire un contributo all’attuazione della strategia, lavorando in partenariato e adottando iniziative nei settori di cui sono responsabili. Si consolida così l’idea di un welfare abilitante (Canale,2013).

Il sostegno della Commissione europea all’innovazione sociale si realizza anche a livello finanziario tramite lo stanziamento di consistenti risorse6 attraverso una serie di programmi e iniziative di incentivazione (“Programma per il cambiamento sociale e l’innovazione”, “Premio europeo per l’innovazione sociale”).

Di recente si ricorda il nuovo Programma di finanziamenti per l’innovazione occupazionale e sociale (Employement and Social Innovation, EaSI). EaSI è uno strumento di finanziamento attivo a livello europeo, gestito direttamente dalla Commissione europea, che ha l’obiettivo di sostenere l’occupazione, la politica sociale e la mobilità del lavoro in tutta l’UE. I finanziamenti del programma EaSI vengono utilizzati per mettere alla prova, sul campo, le idee per le riforme, al fine di valutarle per poi sottoporre le migliori agli Stati membri. Al centro del programma EaSI si trova il concetto di innovazione sociale, orientato in particolare ai giovani. Il programma metterà a disposizione 10-14 milioni di euro l’anno per attività di innovazione sociale. EaSI non è un programma isolato: insieme al Fondo sociale europeo (FSE) e al Fondo europeo per la globalizzazione (FEG) forma un gruppo coerente di programmi UE orientati a promuovere l’occupazione, la protezione sociale, l’inclusione e le condizioni di lavoro per il periodo 2014-2020 (Commissione Europea 2013). In particolare, il Fondo Sociale europeo 2014-2020 assicura maggiore sostegno all’innovazione

consapevolezza e riconoscere i diritti fondamentali delle persone vittime della povertà e dell'esclusione sociale, consentendo loro di vivere in modo dignitoso e di partecipare attivamente alla società.

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I fondi per il finanziamento dei processi di innovazione sociale sono stati triplicati passando da 4 miliardi di euro del 2011 ai 12,5 previsti per il 2013

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sociale, ovvero alla sperimentazione (e alla successiva diffusione su scala più ampia) di soluzioni innovative mirate a soddisfare esigenze sociali, occupazionali e formative (Commissione Europea 2014).