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La necessità di ripartire “dal basso” per superare la crisi economica e sociale

Capitolo II: Oltre il welfare: tra individualismo e ricerca di nuove forme d

6. La necessità di ripartire “dal basso” per superare la crisi economica e sociale

Si è tutti concordi nel ritenere che la crisi del capitalismo finanziario esplosa nel 2008 ha avuto effetti devastanti per non dire distruttivi sulle istituzioni e sulla stessa società. La letteratura relativa al tema della crisi è più che abbondante, ma la novità del volume di Touraine (2012) è quello di offrire un’analisi sociologica di un tema largamente indagato secondo una prospettiva prettamente economica. Secondo il sociologo francese la crisi determinata dallo sviluppo incontrollato del capitalismo finanziario, ha portato alla decomposizione degli attori collettivi e alla separazione tra mondo degli attori e mondo della produzione, delle banche e della tecnologia. Egli definisce questa situazione attuale post-sociale.

La crisi, che inevitabilmente coinvolge ogni aspetto della vita sociale, rende difficile la nascita di una nuova società. Tuttavia egli non si esime dallo sviluppare ipotesi sul futuro individuando due possibili percorsi: il primo è quello che Touraine definisce “l’avvenire nero” in cui non solo non si riesce a uscire dalla crisi, ma gli sforzi fatti dai Paesi europei per garantire la sopravvivenza dell’Unione Europea porteranno a una nuova catastrofica crisi.

Ma c’è un’altra possibilità, quella dell’ “avvenire aperto” in cui si può assistere alla nascita o di un comunitarismo difensivo o di forze in grado di sostituirsi al potere verticale dello Stato. Scrive Touraine «Se non si profila nessun progetto sociale e politico per definire nuovi equilibri, la sola risposta spontanea al trionfo dell’economia globalizzata sarà costituita da un comunitarismo difensivo, che non sarà più definito in termini di rapporti sociali, ma di chiusura di un’identità religiosa, nazionale o etnica» (Touraine 2012, p. 100). Ma la prospettiva non si esaurisce qui e continua ricordando che «E’ ancora una volta negli Stati Uniti che si sono formati più numerosi i gruppi di donne, di associazioni ecologiste o gruppi di lotta contro il razzismo e per l’eguaglianza dei diritti civili. E si sono ampiamente sostituiti al potere verticale dello Stato praticando un self govenment efficace e che, al contrario del comunitarismo, facilita l’apertura locale sui problemi generali.» (Touraine 2012, p. 101)

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Il passaggio a una nuova società secondo Touraine è possibile e può avvenire solo attraverso il ritorno al soggetto, cioè attraverso il ritorno ai diritti fondamentali e universali degli esseri umani. La situazione attuale è definita post-sociale perché appunto caratterizzata dalla scomparsa dell’attore o soggetto sociale, in tale situazione non resta che far riferimento al soggetto personale, morale e ai valori universali che esistono al di là dell’ordine sociale.

7. La proposta di Rosanvallon per superare la crisi del sistema

democratico e rifondare una società di eguali

Anche Pierre Rosanvallon (2011), affronta, sebbene a partire da una prospettiva d’analisi diversa, la questione della crisi del sistema democratico. Il politologo francese parla infatti di «decomposizione silenziosa del legame sociale e, simultaneamente, della solidarietà» (Rosanvallon 2011, p. 17), questo fenomeno spiega «[…] è stato oggetto di molteplici studi statistici. Tutti convergono nel sottolineare il ruolo assunto nella sua costruzione dall’aumento spettacolare dei compensi più elevati […] Parallelamente è cresciuto il numero di persone che guadagnano i salari più bassi» (Rosanvallon 2011, p. 18).

L’autore affronta il problema dell’aumento delle disuguaglianze nelle società neoliberiste derivante dalla crescita degli scarti di reddito. Questo fenomeno è all’origine della contraddizione della nostra epoca caratterizzata dal crescente gap tra cittadinanza politica e cittadinanza sociale e quindi tra democrazia-regime intesa cioè come sovranità di un popolo e democrazia-società costituita cioè da eguali. Si assiste pertanto nelle società attuali al paradosso per cui, da un lato si condannano le disuguaglianze dall’altro si finisce per legittimare i processi che le generano.

Il pensiero di Rosanvallon in molti punti si accosta a quello di Antony Giddens: come il politologo inglese, anche Rosanvallon individua in questa crisi della democrazia la causa della destabilizzazione dei partiti di sinistra che avevano fatto della promozione dell’uguaglianza la loro bandiera.

Quella in atto, però, non è la prima crisi di uguaglianza che la società si trova ad affrontare: una prima crisi si era manifestata già negli anni Trenta dell’Ottocento con lo sviluppo del capitalismo. Tuttavia, se la prima crisi è stata superata con le politiche redistributive dei sistemi di Welfare State, oggi questo non è più possibile. È cambiato il

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contesto storico e sociale e i sistemi di welfare redistributivi sono entrati in crisi, ma il cambiamento più importante è stato il passaggio dall’ «[…] individualismo universalista all’individualismo della singolarità» (Rosanvallon 2011, p. 227).

L’affermarsi dell’individualismo della singolarità si è accompagnato, così come auspicato da Giddens, al prevalere dell’idea di uguaglianza delle opportunità che si sta progressivamente sostituendo a quella di uguaglianza delle risorse. Ma il politologo francese individua i limiti che si nascondono dietro quest’idea, riconducibili tutti al fatto che «[…] le teorie dell’ugualianza delle opportunità intendono la questione delle disuguaglianze solo sotto il prisma di un criterio di giustizia applicato alla valutazione delle situazioni individuali. Ora, le disuguaglianze hanno anche una dimensione propriamente sociale: il loro livello e le loro forme sono un fattore determinante per la coesione di una società» (Rosanvallon 2011, p. 258). Ecco dunque che Rosanvallon lancia la sua proposta per la rifondazione di una società dell’uguaglianza a partire dalla valorizzazione della singolarità, della reciprocità e della comunalità.

La valorizzazione della singolarità consiste nel riconoscere l’individuo per ciò che ha di specifico, ma questo riconoscimento implica una relazione con gli altri e quindi una reciprocità. Perché si realizzi questa eguaglianza delle singolarità e quindi affinché tutti possano manifestare la propria individualità è necessario realizzare delle politiche della singolarità che offrano gli strumenti per realizzare condizioni di libertà e autonomia; queste politiche verteranno sulla personalizzazione dell’azione pubblica, ma non possono essere separate dalle politiche della reciprocità e della comunarietà.

Altro punto fondamentale è il ripristino della reciprocità delle relazioni sociali che secondo l’autore può essere definita uguaglianza d’interazione che crea consenso perché si basa su un principio di equilibrio nelle relazioni sociali. Oggi però è diffuso il sentimento di rottura della reciprocità in particolare da parte delle classi medie che percepiscono chiaramente le asimmetrie di trattamento tra individui e gruppi derivanti dal progressivo affermarsi di uno stato–provvidenza selettivo che destina i sui interventi redistributivi solo sugli esclusi divenendo di tipo assistenziale, garantendo invece ai più ricchi agevolazioni ed esenzioni legali. Il ripristino della reciprocità delle relazioni sociali può avvenire secondo Rosanvallon attraverso la trasparenza statistica in campo fiscale e sociale e perseguendo le azioni fraudolenti arginando così il fenomeno di una crescente sfiducia verso le istituzioni che caratterizza la nostra epoca.

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Infine, e qui la proposta di Rosanvallon si affianca a quella di Touraine, è necessario un ritorno alla comunalità e quindi alla concetto di cittadinanza e concittadinanza. L’individuo è cittadino in quanto dotato di diritti personali e perché in relazione con gli altri. Nella società attuale si assiste a un regresso del senso di comunalità che l’autore definisce denazionalizzazione delle democrazie caratterizzate da separatismo sociale generalizzato. Il ritorno alla comunalità implica invece appartenenza e partecipazione dei cittadini alla vita della propria comunità, intercomprensione fondata sulla conoscenza reciproca, scambio di informazioni e comunicazione e circolazione intesa come divisione dello spazio. Solo così si può giungere a un rinnovamento della società e dell’uguaglianza superando la crisi che attanaglia la società contemporanea.

8. Il ruolo delle reti comunitarie e dei civic entrepreneurs nella