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Potenzialità e limiti allo sviluppo dei SIB

Capitolo V: Social Impact Bond (SIB)

2. Potenzialità e limiti allo sviluppo dei SIB

2.1. I vantaggi derivanti dai SIB

I vantaggi legati all’utilizzo dei SIB sono molteplici e coinvolgono tutti gli attori in questione. L’ente pubblico accettando che la gestione dei progetti venga affidata ad organizzazioni del non profit con comprovata esperienza nella gestione di importanti rischi sociali che non sarebbe in grado di prevenire con le risorse e le conoscenze di cui dispone, si assicura nel lungo periodo non solo la riduzione ex-post della domanda di prestazioni sociali, ma anche una riduzione della spesa senza correre alcun rischio economico. Il settore pubblico, infatti, è chiamato a finanziare solo le attività che hanno esito positivo.

Le organizzazioni delegate alla fornitura dei servizi sono libere dal compito di cercare finanziamenti avendo a disposizione capitali a cui difficilmente avrebbero accesso ricorrendo alle tradizionali modalità di raccolta fondi. Ciò permette loro di focalizzarsi sul miglioramento del proprio operato e sul raggiungimento degli obiettivi avendo come ulteriore incentivo l’ottenimento di un onere aggiuntivo a fronte di una efficacia operatività.

Anche gli investitori, sebbene costituiscano l’unico player esposto al rischio, traggono vantaggio dall’implementazione dei SIB. Questo vantaggio, come detto sopra, è dato dal rendimento che sarà tanto più alto quanto più ampio è l’impatto sociale generato dal progetto. Inoltre, i primi investitori avranno la possibilità di accumulare informazioni ed esperienza che permetteranno loro di essere più competitivi nel mercato dell’impact financing che si stima in crescita. Altro vantaggio per gli investitori

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deriverebbe dalla possibilità di diversificare le proprie attività, riducendo i rischi legati ad una particolare categoria di asset. Al rendimento finanziario si accompagnerebbe, infine, anche quello sociale il che offre la possibilità a questi investitori di fornire un’immagine positiva di sé legata al rispetto delle pratiche di Responsabilità Sociale d’Impresa: si tratterebbe, in altre parole, di un rendimento in termini di reputazione.

Ma il vantaggio maggiore è quello ottenuto dalla società in termini di interventi preventivi e innovativi volti a migliorare la qualità della vita e l’inclusione sociale; interventi che difficilmente sarebbero stati realizzati dalla pubblica amministrazione senza investimenti da parte di privati (de Felice and Gurciullo 2014; Del Giudice 2015).

Ulteriori vantaggi legati ai SIB sono:

 la promozione di meccanismi di allocazione efficace ed efficiente delle risorse, in grado cioè di generare un effettivo impatto sociale: tale circostanza è favorita dall’adozione di rigorosi meccanismi di monitoraggio e misurazione dei risultati;

 un uso trasparente delle risorse pubbliche documentato da misurazioni chiare e verificabili;

 l’attivazione di cicli positivi di spesa pubblica: il risparmio di spesa ottenuto dalla realizzazione di un SIB può essere utilizzato per finanziare altri progetti preventivi. Si potrebbe creare così un track record in grado di attirare altri capitali e l’interesse di soggetti estranei al settore del sociale favorendo la creazione di nuove partnership e capitale sociale;

 infine, il successo di questi strumenti favorirebbe l’innovazione finanziaria e l’effetto leva (Del Giudice 2015).

2.2. Le problematiche connesse all’implementazione

Nonostante le potenzialità insite in questo innovativo strumento della finanza sociale, esso presenta anche delle criticità che lo rendono di difficile attuazione in alcuni contesti o in assenza di alcune condizioni.

Le criticità in questione riguardano gli elevati costi di transazione ed implementazione. I progetti fin ora realizzati si configurano come sperimentazioni caratterizzate da un taglio innovativo. Inoltre, il rischio di insuccesso del programma è ovviamente elevato per via della natura preventiva e non curativa di fenomeni di

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disagio sociale. Se dunque si prendono in considerazione questi due aspetti, la novità dello strumento finanziario e il rischio di conseguire o meno un impatto, ci si rende subito conto che la loro implementazione comporta costi più elevati di un affidamento diretto pubblico-privato. Infatti, più alto è il rischio maggiore è il rendimento richiesto dagli investitori e quindi più alto il costo complessivo dello strumento.

Altro fattore di criticità è dato dall’asimmetria informativa fra i vari attori. Gli investitori sono gli unici a correre un rischio finanziario ma nello stesso tempo sono i meno coinvolti nell’operatività del progetto potendo contare solo su una periodica informazione sull’andamento del progetto. Sarebbe compito dell’intermediario colmare questo vuoto informativo garantendo a tutti, ma in particolare agli investitori, informazioni circa la fattibilità del progetto e il raggiungimento degli obiettivi. Inoltre, poiché l’attività di monitoraggio riguarda le azioni dell’operatore sociale, al pari dell’investitore anche la pubblica amministrazione è esposta alla mancanza di dati relativi all’andamento del programma.

Infine le difficoltà legate allo sviluppo dei SIB derivano da una ripartizione non equa del rischio che grava esclusivamente sugli investitori finanziari. Approfondiremo questo tema nel prossimo paragrafo.

2.3. La questione dei rischi

L’analisi di questo innovativo strumento finanziario sarebbe incompleta senza un approfondimento del tema dei rischi insiti nei SIB e della loro ripartizione fra i diversi stakeholders. Come emergerà dall’analisi che segue esso costituisce un elemento di criticità importante per il loro sviluppo ed è opinione diffusa fra gli addetti ai lavori che, se si vuole renderli scalabili, il primo passo da compiere consiste nella ristrutturazione del loro schema prevedendo forme di compartecipazione ai rischi da parte di tutti gli attori coinvolti.

Per come è strutturato attualmente lo schema dei SIB, il rischio di insuccesso del progetto grava esclusivamente a carico dell’investitore che non solo non riceverebbe la remunerazione del capitale erogato, ma nemmeno lo stesso capitale. Per quanto riguarda gli altri attori coinvolti, è prevista una remunerazione certa per l’intermediario specializzato che per la copertura dei propri costi trattiene una fee dell’investimento complessivo; anche i fornitori del servizio vengono pagati per le loro prestazioni a

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prescindere dal raggiungimento o meno degli obiettivi del progetto e stessa cosa è prevista per i valutatori. Infine, la P.A., sebbene debba sostenere gli iniziali costi di istruttoria e gestione della negoziazione fra i vari attori, non è chiamata a sostenere nessun altro onere se non quello di tenere da parte, per tutta la durata del progetto, le somme necessarie a ripagare i SIB in caso di raggiungimento degli obiettivi prestabiliti.

Il funzionamento dei SIB si fonda sulla reputazione che costituisce lo stimolo per gli attori ad agire in maniera responsabile e professionale per raggiungere gli obiettivi in questione. In caso di fallimento infatti i danni alla reputazione determinerebbero delle perdite ben più gravi di quelle relative al singolo progetto. Tuttavia, la leva reputazionale da sola non può considerarsi una solida garanzia per l’investitore a fronte dei rischi insiti nello strumento.

Si possono distinguere diverse tipologie di rischi connessi ai SIB. La prima categoria è quella del rischio di fallimento del programma cioè del mancato conseguimento dell’impatto sociale promesso. Tale rischio si presenta quando il modello di intervento risulta inadeguato al contesto. Il fallimento si configurerebbe sia in termini sociali che finanziari. Al momento tale rischio è integralmente in capo all’investitore; si potrebbe prevedere una compartecipazione da parte dell’intermediario poiché è colui che propone il modello di intervento.

Una seconda categoria di rischi è quella legata all’implementazione o esecuzione del programma: execution risk (Del Giudice 2015). Il rischio di esecuzione è dovuto all’incapacità dell’operatore sociale di offrire servizi efficienti in termini qualitativi e quantitativi. Si potrebbero pensare forme di compartecipazione ai rischi da parte dell’intermediario che del resto è colui che sceglie i fornitori dei servizi, ma si otterrebbe una migliore garanzia dell’efficienza del modello prevedendo forme di compartecipazione da parte degli stessi fornitori: fare in modo che essi ricevano un bonus dall’intermediario in caso di successo e subiscano una perdita in caso di insuccesso.

Il rischio politico attiene invece alla capacità e alla volontà della pubblica amministrazione di restituire il capitale e la remunerazione dovuta agli investitori in caso di successo del programma. La mancata ottemperanza degli obblighi contrattuali può manifestarsi in diversi modi, tra i quali (i) interferire con gli strumenti di misurazione delle performances, (ii) forzare rinegoziazioni dei termini contrattuali del

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social impact bond, (iii) ritardare (o ostacolare diversamente) la concessione di appropriate autorizzazioni per l’esercizio di determinate attività o, addirittura (iv) rifiutare il pagamento delle proprie obbligazioni. Anche radicati interessi nelle istituzioni pubbliche possono rappresentare un rischio per il funzionamento dello schema tipico del social impact bond (Pasi 2014).

Il rischio di intermediazione è connesso alle competenze dell’intermediario nel coordinare e gestire la complessa rete di attori e interessi inerenti al programma. Tale rischio è attualmente piuttosto alto considerata l’esistenza di pochissimi intermediari specializzati e l’assenza di un track record nell’intermediazione dei social impact bond. Il rischio di intermediazione può manifestarsi anche quando un intermediario fallisce per ragioni non direttamente connesse al ruolo e alle responsabilità da questi assunte all’interno dello schema di social impact bond. Si tratta di un rischio che ha più probabilità di verificarsi quando lo schema si realizza con intermediari che hanno anche altre responsabilità, finanziarie e operative, in aggiunta a quelle derivanti dalle loro attività nel social impact bond (Pasi 2014). Attualmente l’intermediario riceve un bonus in caso di successo e non ha alcun obbligo di restituzione del capitale nel caso di insuccesso.

I rischi finanziari come più volte detto sopra sono a carico dell’investitore che in assenza di garanzie può incorrere in caso di insuccesso nella perdita non solo degli interessi ma dello stesso capitale. I rischi finanziari sono collegati però anche ai costi di transazione (oltre ai costi per l’avvio del progetto, si devono considerare anche i costi relativi alla vita del social impact bond, ossia quelli di gestione per l’intermediario e di misurazione delle performances per il valutatore indipendente) che talvolta possono superare il ritorno economico.

Infine, l’ultima categoria è quella dei rischi reputazionali a cui sono esposti tutti gli attori coinvolti nella realizzazione di un social impact bond.