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Una definizione di setta, generalmente accettata, è quella di gruppo composto da gente che si taglia fuor

29 delle sette o delle istituzioni total

29. Una definizione di setta, generalmente accettata, è quella di gruppo composto da gente che si taglia fuor

dalla società (Coser, 1974). Per quanto riguarda le

Molto dibattuto nella letteratura sulle organizzazioni è il processo attraverso cui le scelte organizzative si compiono. Due approcci si fronteggiano su questo punto: rational choice e garbage can Secondo il primo, le decisioni vengono prese nell'organizzazione secondo un calcolo razionale dei costì e dei benefici, definiti in termini più o meno rigidamente economici. Secondo il secondo, invece, le scelte procederebbero in modo caotico e privo di programmabilità. Nel corso della nostra analisi si adotterà una ipotesi intermedia. Il processo di decisione - dall'enumerazione delle necessità, alla formulazione delle varie alternative e alla scelta della linea d'azione verrà considerato come conseguente ad una logica di razionalità limitata. I fini dell'organizzazione sono, infatti, spesso molteplici e contraddittori e le relazioni causali tra un'azione e i ‘suoi . effetti non sono sempre chiari ai leaders. Il processo decisionale si evolve, cosi, spesso per prove ed errori, attraverso una serie di

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istituzioni totali, si può fare riferimento alla ben nota definizione di Goffman che li presenta come "luoghi di residenza e lavoro dove un ampio numero di individui life situated, tagliati fuori dalla società più amplia per un apprezzabile periodo di tempo, vivono insieme una vita formalmente amministrata" (Goffman, 1961, p. 13). Un'altra categoria che può essere utile per l'analisi dell'evoluzione delle organizzazioni clandestine è quella di società segrete, definite come "associazioni volontarie i cui membri, in virtù della loro partecipazione, sono in possesso di alcune conoscenze delle quali i non membri non sono informati"(Wedgwood, 1930, p. 132).

decisioni prese in modo sequenziale, adottando la prima soluzione che corrisponda ad una soglia -minimale di soddisfazione Le decisioni non sono, quindi, mai le uniche o le migliori possibili: sono piuttosto contingenti e spesso portano effetti controintuitivi rilevanti. Le scelte derivano a catena l'una dall'altra, con risultati spesso non immaginabili nel momento in cui la prima decisione viene presa. Come si vedrà in seguito, l'adozione di una ipotesi di razionalità limitata non è un'opzione di campo fatta a priori. Essa è, invece, sembrata la più adeguata a rendere conto del comportamento delle organizzazioni clandestine.

Tali affermazioni appariranno più comprensibili se affrontiamo un terzo nodo teorico della sociologia dell'organizzazione: il modo in cui i diversi fini sono

definiti e articolati. -

Nell'affrontare questo* tema, .va preliminarmente ricordato che è a lungo prevalsa nella letteratura la definizione dell'organizzazione come comunità orientata al perseguimento dei fini esplicitati dall'ideologia del gruppo. Questo tipo di approccio ha, probabilmente, scoraggiato lo studio del funzionamento delle formazioni clandestine. Se si guarda, infatti, alle organizzazioni in relazione alla loro capacità di avvicinarsi allò scopo dichiarato, i gruppi terroristi appaiono come organizzazioni anomale, incapaci di azione strumentale. Non a caso, nel gergo politico si moltiplicano le definizioni dei gruppi terroristi come variabili "impazzite" e nel linguaggio dei

31.Sul tema della razionalità limitata si vedano March e Simon (1966).

inedia ogni nuovo crimine viene stigmatizzato come "follia omicida" (diversamente che, ad esempio, nel caso dei delitti mafiosi o di criminalità comune). In assenza di altre vie per spiegare la logica di funzionamento delle formazioni armate, un'opzione affascinante, per guanto di complessa verifica empirica, è apparsa la interpretazione del terrorismo come strumento di una guerra surrogata tra i

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servizi segreti di diverse nazioni . Riflessioni "dietrologiche" sul cui prodest hanno cosi accompagnato i tentativi di capire la logica di ferimenti ed assassini, sempre meno comprensibili a partire dai fini proclamati dal gruppo.

Il comportamento delle formazioni clandestine appare invece più comprensibile all'interno di uno schema teorico in cui gli _ obiettivi reali vengano distinti dai fini dichiarati. In questo caso anche l'agire- delle formazioni clandestine potrà essere interpretato come conseguenza di scelte razionali compiute dagli stessi attori in relazione alla valutazione delle risorse disponibili e degli obiettivi raggiungibili.

Questa analisi non deve essere condotta, quindi, solo sui fini dichiarati del gruppo (ideologia), ma, piuttosto, attraverso la rilevazione delle diverse strategie compresenti in ogni organizzazione, fra gli attori in essa operanti Le mete ufficiali, come propositi dichiarati dell'organizzazione, rappresenterebbero un livello inadeguato dell'analisi: esse sono in genere vaghe e non sono sufficienti a spiegare nè le decisioni sui mezzi da

32.Su questa interpratazione, si veda Bonanate (1979). 33. Su questo punto, si vedano Crozier e Friedberg (1977).

adottare per il raggiungimento di un certo Cine, né le 34

caratteristiche degli obiettivi non ufficiali . Le organizzazioni sono, in realtà, collettività i cui partecipanti sono poco influenzati dai fini ufficiali del gruppo, ma condividono, tuttavia, un interesse comune alla sua sopravvivenza e si impegnano per garantirla. Allo scopo organizzativo si sostituisce l'equilibrio tra interessi individuali compresenti. Se le mete ufficiali non costituiscono la principale ragion d'essere di una organizzazione, essa deve, invece, assolvere contemporaneamente a obiettivi di vario tipo. Sono state così individuate delle mete operative, come fini effettivamente ricercati dal gruppo attraverso le scelte realmente operanti.

I diversi compiti - o logiche di comportamento - sono 35

stati variamente distinti -. . Nella classificazione qui proposta, le principali logiche di comportamento delle organizzazioni politiche sono: la logica di reperimento delle risorse, la logica dell'integrazione di queste risorse, la logica dell'allocazione delle risorse per il raggiungimento di obiettivi esterni. Possiamo definire il primo come agire acquisitivo, cioè agire orientato all'ottenimento di risorse di capitale e di forza lavoro,

34.Come è stato argomentato da Perrow (1961).

35. Sono state, per esempio, descritte: logiche di