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Non esiste una definizione univoca del bilancio sociale. Per tale motivo, nel corso degli anni, diversi studiosi hanno cercato di rispondere alla domanda “cos’è un bilancio sociale?”. Nel 1976 una commissione dell’American Accounting Association (A.A.A) è giunta a sei possibili definizioni di bilancio sociale:

1. Contabilità e valutazione dell’impatto dei programmi di responsabilità delle imprese.

2. Contabilità delle risorse umane.

3. Misurazione dei costi sociali selezionati.

4. Misurazione del completo impatto di un’entità sulla società. 5. Rendiconto sociale.

6. Contabilità per programmi pubblici89.

Ciò che hanno in comune queste sei definizioni è la rendicontazione di attività aziendali che non rientrano all’interno della contabilità generale.

Inoltre, sono definizioni fortemente influenzate dal contesto economico sociale nel quale sono nate, ovvero dell’esperienza nordamericana. In Europa, invece, sono sorte altre definizioni: in Germania si parla del bilancio sociale come calcolo del valore aggiunto creato e distribuito, così come in Gran Bretagna; in Francia, invece, viene considerato come un documento che riguarda soprattutto la sfera dei dipendenti90.

Queste distinzioni saranno esplicate nei seguenti paragrafi dove verranno brevemente descritte le evoluzioni storiche del bilancio sociale nei diversi paesi.

A livello italiano, l’Autore Mario Viviani, sostiene che “il bilancio sociale è una modalità di rendicontazione della gestione che identifica i vantaggi che essa ha prodotto per determinate categorie <<aventi

88 Tencati A., Sostenibilità, impresa e performance. Un nuovo modello di evaluation and performance. Egea,

2002. P. 34.

89 Questa classificazione redatta dall’ American Accounting Association viene esplicitata nel testo di Rusconi G.,

Il bilancio sociale di impresa. Problemi e prospettive. Milano. Giuffrè, 1988. Pp.41-42.

34 interessi>> (gli stakeholder)91: nel documento vengono esplicitate le

motivazioni di determinati costi sostenuti dall’azienda, che precedentemente venivano fatte rientrare nella voce “spese generali”. Gli scopi di un bilancio sociale possono essere diversi. L’Autore Rusconi evidenzia i seguenti92:

• Le pubbliche relazioni: lo scopo in questo caso è quello di migliorare l’immagine aziendale, però ha come limiti quelli di divulgare informazioni incomplete, non importanti e non attendibili. Tali informazioni, però, non rientrano nella sfera dell’informativa contabile. • Strategie sociali verso gli stakeholder: questo scopo parte dal presupposto che il bilancio sociale serva come strumento per valutare le performance in relazione agli interlocutori ritenuti più importanti. Tale obiettivo presenta diversi difetti come la predilezione di alcuni stakeholder a discapito di altri. Questi ultimi potrebbero interpretare tale strategia sociale come preferenziale per alcuni a spese di altri. Proprio per questo motivo necessita di una precisa mappatura dei centri di interesse: la completezza è fondamentale. Si ritiene, comunque, che un documento con questi specifici obiettivi sia utilizzabile in maniera ottimale solo all’interno dell’azienda.

• Difesa documentata: in questo caso la necessità di pubblicare il documento nasce da attacchi ricevuti da gruppi esterni. Si distingue dai precedenti poiché il suo obiettivo non è quello di migliorare l’immagine aziendale e “manipolare” il destinatario, come nel caso delle pubbliche relazioni, e non rientra nei piani a lungo termine, come nel caso delle strategie verso gli stakeholder. Non viene inserito all’interno di piani pluriennali proprio perché è una risposta ad accuse esterne.

• Difesa anti-regulation: si tratta di un comportamento preventivo delle aziende. Queste ultime cercano di evitare un intervento eccessivo da parte dello stato orientandosi verso un atteggiamento più consapevole a livello sociale.

• Valutazione della ricchezza prodotta e/o distribuita: è un documento strettamente legato alla riclassificazione del conto economico e non considera dati extramercantili. Rimane una documentazione incompleta a livello sociale.

91 Viviani M., Specchio magico. Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese. Il Mulino, 1999. P.16. 92 La classificazione presentata è stata estrapolata dal testo di Rusconi G., Il bilancio sociale di impresa.

35 • Miglioramento delle relazioni industriali: questo obiettivo è

raggiungibile nei paesi dove il sindacato è libero e necessita di una serie di presupposti. Inoltre, non bisogna dimenticare che il miglioramento delle relazioni industriali si basa su convergenze politiche e, non solo, sulla pubblicazione di dati.

• Valutazione complessiva del contributo quantitativo dell’impresa: la costruzione di un documento sociale per raggiungere tale obiettivo si basa sulla definizione di costi-ricavi sociali e attività e passività sociali. Si può intendere come una sorta di bilancio di esercizio sociale. Tra i vantaggi è facile riscontrare l’oggettività di questo documento, ma, d’altro canto, non tutti i dati possono essere classificati e rappresentati tramite analisi costi-benefici.

• Valutazione globale dell’impresa: inserimento di dati qualitativi accanto ad un’analisi costi-benefici.

Un’ulteriore classificazione può essere effettuata sulla base della struttura e dei dati: si possono distinguere 5 tipologie di bilancio93.

1) Elenco delle spese sociali: è un elenco dei costi sostenuti dall’azienda per far fronte a spese sociali (es. allestimento mensa aziendale, affitti agevolati per i dipendenti). Tra i limiti di questa tipologia si possono individuare la mancata considerazione dell’efficienza in quanto, non è detto che un aumento delle spese sociali migliori automaticamente le prestazioni; sono dati oggettivi ma non per forza credibili, ed infine vi è incompletezza informativa.

2) Inventario sociale: descrive gli impatti sociali dell’attività aziendale. I dati non vengono omogeneizzati, bensì sono rappresentati separatamente. Fornisce informazioni su diversi aspetti aziendali, ma i dati presentati non permettono comparazioni né una valutazione dell’efficienza. Inoltre, non gode di credibilità e completezza informativa.

3) Analisi dei programmi: collega le valutazioni a specifici obiettivi. Un esempio di questa tipologia di documento è il Process audit redatto da Bauer e Fenn. È un documento che va per gradi, dalla valutazione delle circostanze in cui opera l’azienda alla definizione degli obiettivi e delle modalità per poterli perseguire.

93 La classificazione è stata ripresa dal testo di Rusconi G., Il bilancio sociale di impresa. Problemi e prospettive.

36 4) Indicatori sociali standardizzati: l’obiettivo di questo modello è

l’oggettività dei dati presentati.

5) Socio economico: questo modello cerca di rappresentare il risultato complessivo aziendale. All’interno dello stesso si possono distinguere tre tipologie di rappresentazione: il valore aggiunto, il modello quantitativo e il modello complessivo. Il primo è strettamente legato al bilancio di esercizio, infatti si perviene al calcolo del valore aggiunto tramite una riclassificazione del conto economico, ma bisogna tener presente che si deve distinguere la creazione di ricchezza dalla distribuzione. Inoltre, i vantaggi di tale modello sono legati al market oriented e mantiene nettamente separata la distinzione tra interno ed esterno. Il modello quantitativo trova la sua rappresentazione del modello dell’Abt presentato negli anni ’70: la struttura è quella di un conto economico e uno stato patrimoniale sociali, dove l’utile di esercizio e l’utile sociale coincidono quando si equivalgono i costi e i benefici extra mercato. In ultimo, il modello complessivo, ha come obiettivo la valutazione globale dell’impresa cercando di tenere in considerazione quegli aspetti della gestione non quantificabili. Rimane, però, un modello al quale ambire ma la fattibilità pratica è dubbia. Focalizzando l’attenzione sul modello del valore aggiunto si possono riscontrare ulteriori vantaggi e svantaggi. I primi sono: la capacità di far sentire l’impresa centrata; la possibilità di fare confronti interaziendali e internazionali; indica la dimensione, la grandezza e l’elasticità di un’impresa; è un derivato del conto economico, quindi si possono utilizzare gli stessi principi; infine vi è un collegamento teorico tra il bilancio di esercizio e quello sociale. Tra gli svantaggi, invece, si possono trovare: la possibilità di trascurare determinati stakeholder a vantaggio di altri e la massimizzazione del valore aggiunto a discapito dell’utile94.

Il modello del valore aggiunto, infatti, come sosteneva il gruppo del Praxis nel 1978, deve rientrare all’interno del bilancio sociale ma non può esserne esso stesso il modello95.

94 I vantaggi e gli svantaggi del modello del valore aggiunto sono spiegati nel dettaglio nel testo di Rusconi G., Il

bilancio sociale di impresa. Problemi e prospettive. Milano. Giuffrè, 1988. Pp. 110-115.

95 Per il modello presentato dal gruppo Praxis vedere: Hinna L. (a cura di) Il bilancio sociale: scenari, settori e

valenze, modelli di rendicontazione sociale, gestione responsabile e sviluppo sostenibile, esperienze europee e casi italiani. Milano. Il sole 24 ore, 2002. P. 54

37 Altri modelli sono stati presentati da un altro Autore, Mario Viviani96,

e sono due: libera interpretazione e diligente descrizione.

La libera interpretazione è una rendicontazione ex post di ciò che è stato effettuato dall’azienda per andare incontro alle richieste degli stakeholder. Vengono elencate le azioni che hanno avuto un impatto positivo, tralasciando ciò che l’azienda avrebbe potuto fare ma non ha fatto. Può essere visto come un elenco di azioni poste in essere dall’azienda senza esplicitarne le motivazioni. A mio modesto parere, questo modello ha molto in comune con i modelli presentati dall’Autore Rusconi come “elenco delle spese sociali” o “inventario sociale”. La diligente descrizione, invece, viene elaborata sulla base delle valutazioni degli stakeholder. Può essere vista come un modello di rating che segue una griglia etica.

La differenza tra questi due modelli è che la libera interpretazione esplicita ciò che per l’azienda è ritenuto giusto ed etico, mentre nella diligente descrizione sono gli stakeholder a richiedere determinate informazioni per poi poter effettuare le proprie valutazioni dell’azienda. Sorge un problema in entrambi i modelli: la definizione di ciò che è etico. Nel modello della libera interpretazione si considera etico tutto ciò che viene inserito all’interno del bilancio sociale. Nel modello della diligente descrizione, invece, ciò che è etico viene definito da soggetti terzi, che possono essere anche magistrature specializzate. In entrambi i casi, comunque, vi è un margine di discrezionalità nella definizione di ciò che è etico.

Un modo per poter ovviare a questo problema è quello di definire a priori la mission dell’azienda con i relativi principi e valori ai quali si inspira la stessa e rendicontare, attraverso il bilancio sociale, il perseguimento di tali valori. In questo modo saranno gli stakeholder a valutare la coerenza tra quello definito all’interno della mission e ciò che realmente è stato effettuato dall’azienda97.

Il problema della mission può essere l’interpretazione sia da parte del pubblico esterno che da parte dei soggetti interni all’azienda98.

96 Viviani M., Specchio magico. Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese. Il Mulino, 1999. Pp. 18 e ss. 97 Viviani M., Specchio magico. Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese. Il Mulino, 1999. P. 24

98 Nel testo di Viviani M., Specchio magico. Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese, vengono proposti

degli esempi di errata interpretazione della mission e di una discrezionalità eccessiva nell’interpretazione da parte dei soggetti interni. P.91.

38 L’Autore Viviani propone come soluzione al problema la necessità di

interiorizzare il più possibile i valori e i principi della missione definita dall’azienda attraverso il codice etico. Quest’ultimo viene considerata come “l’altra faccia del bilancio sociale”99: il bilancio sociale permette

la legittimazione dell’impresa attraverso la rendicontazione delle politiche e delle performance aziendali, il codice etico riguarda i comportamenti degli individui.

Nelle varie accezioni e finalità del bilancio sociale, l’Autore Viviani individua anche il bilancio sociale come base elaborativa per la strategia. Un’impresa può porre come obiettivo nel breve termine la persecuzione del profitto, ma nel medio lungo periodo deve fare i conti con la legittimazione da parte dell’ambiente in cui opera: “un’impresa è tanto più legittimata quanto essa è in grado di ridurre l’insoddisfazione, oppure aumentare la soddisfazione per i propri stakeholder”100.

Bisogna che ci sia coerenza tra la strategia imprenditoriale dell’azienda e l’utilità sociale. La definizione della mission è il primo passo per poter definire la strategia sociale da perseguire. “La strategia sociale può essere concepita come un tutt’uno con la strategia imprenditoriale”101.

I modelli presentati precedentemente possono essere interpretati come i primi bilanci sociali, divisi ognuno per obiettivi e contenuti diversi. L’Autore Rusconi propone una visione più ampia del bilancio sociale dove vi sia un’analisi globale dell’azienda.102

Questi modelli, ormai sorpassati, hanno lasciato il posto a nuovi, ed in continuo aggiornamento, modelli o linee guida da seguire per poter stilare un bilancio sociale o, più ampiamente, un bilancio di sostenibilità. I principali modelli di rendicontazione del bilancio sociale utilizzati in Italia sono i seguenti:

• Global Reporting Iniziative (GRI): di emanazione internazionale. • Gruppo Bilancio Sociale (GBS): modelli italiani.

• Istituto Europeo per il Bilancio Sociale (IBS).

99 Viviani M., Specchio magico. Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese. Il Mulino, 1999. P. 91 100 Viviani M., Specchio magico. Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese. Il Mulino, 1999. P. 80. 101 Viviani M., Specchio magico. Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese. Il Mulino, 1999. P. 87. 102 Per approfondimenti vedere il capitolo 6 del testo Rusconi G., Il bilancio sociale di impresa. Problemi e

prospettive. Milano. Giuffrè, 1988. In questo capitolo l’autore analizza tutti i modelli presentati in precedenza

ed elabora un suo modello che chiama “proposta aperta” cercando di sintetizzare ciò che per lui è rilevante all’interno di un bilancio.

39 • ABI.

• Gruppo Comunità e Impresa103.

I primi tre sono dei veri modelli di rendicontazione il cui scopo è quello di emanare i principi per redigere i bilanci di sostenibilità (o sociale). Gli ultimi due nascono da collaborazioni tra accademici e consulenti e sono stati divulgati in apposite pubblicazioni.

I modelli IBS e Comunità e Impresa sono antecedenti al GBS e i loro autori hanno partecipato alla predisposizione del GBS, ciononostante rimangono modelli separati. Infatti, i primi non sono mai stati integrati interamente nei GBS104.

“La Global Reporting Initiative è un progetto internazionale, di lungo termine, multi-stakeholder, diretto a sviluppare, promuovere e diffondere un framework condiviso per il reporting volontario delle performance economiche, ambientali e sociali di un’organizzazione. Questo framework è costituito dalle Sustainability Reporting Guidelines”105. Il modello GRI ha come caratteristica quello di essere

lo standard di riferimento del bilancio di sostenibilità a livello internazionale, il quale, al contrario del bilancio sociale, analizza tutte e tre le dimensioni: sociale, economica e ambientale106.

È un modello in continuo aggiornamento, infatti, dalla prima pubblicazione, nel giugno del 2000 (una prima versione di prova era stata pubblicata nel 1999), ogni volta che vi è stata la necessità di revisione e adeguamento agli andamenti sociali ed ambientali, sono state pubblicate nuove linee guida: l’ultima risale al 2016107, mentre il

1° luglio 2018 sarà effettiva l’ultima evoluzione del GRI Standard108.

Nonostante la redazione di un bilancio sociale sia un atto volontario dell’azienda ciò non toglie che siano necessari degli standard e modelli ai quali sia doveroso rifarsi.

103 Campedelli B (a cura di), Reporting aziendale e sostenibilità. I nuovi orizzonti del bilancio sociale.

FrancoAngeli, 2005. P.53.

104 Campedelli B (a cura di), Reporting aziendale e sostenibilità. I nuovi orizzonti del bilancio sociale.

FrancoAngeli, 2005. P.54

105 Tencati A., Sostenibilità, impresa e performance. Un nuovo modello di evaluation and performance. Egea,

2002. P. 167

106 Campedelli B (a cura di), Reporting aziendale e sostenibilità. I nuovi orizzonti del bilancio sociale.

FrancoAngeli, 2005. P.54

107 https://www.globalreporting.org/information/about-gri/gri-history/Pages/GRI's%20history.aspx 108 Fonte: Contributo n.89: Acqua - La sostenibilità nel “DNA” delle aziende idriche, ottobre 2017

40 I modelli utilizzati nel lavoro svolto presso l’azienda ASA S.p.a. per la

redazione del bilancio di sostenibilità sono stati le linee guida GRI e il modello del GBS.