Negli studi italiani il bilancio sociale può essere visto come l’ultimo momento della rendicontazione e rientra nel rapporto tra impresa, società e mercato teorizzato da Zappa141.
Il tema del bilancio sociale in Italia fu affrontato tra la seconda metà degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta da autorevoli studiosi (nel 1976 si è tenuto il Convegno internazionale “Il bilancio sociale dell’impresa”). Quando alla metà degli settanta in Francia
138 Galesso S. Il bilancio sociale quale strumento strategico di comunicazione sociale. Articolo pubblicato su C&S
Informa, volume 14, n.1 2013.
139 B. Campedelli ( a cura di), Reporting aziendale e sostenibilità: i nuovi orizzonti del bilancio sociale.
FrancoAngeli, 2005. P. 21
140 Galesso S. Il bilancio sociale quale strumento strategico di comunicazione sociale. Articolo pubblicato su C&S
Informa, volume 14, n.1 2013.
141 Hinna L. (a cura di) Il bilancio sociale: scenari, settori e valenze, modelli di rendicontazione sociale, gestione
48 divenne obbligatoria la rendicontazione di carattere sociale, in Italia
l’argomento divenne di interesse sociologico, non più solo aziendalistico, infatti venne visto come momento di rendicontazione a favore dei lavoratori, e proprio per questo divenne oggetto di interesse dei sindacati142.
Grazie all’interesse dimostrato da parte di Confindustria, dal 1975 le imprese più grandi avviano dei tentativi di rendicontazione sociale applicando lo schema sviluppato dal Centro di Ricerche Battelle di Ginevra, ma solo Merloni durante gli anni settanta rende pubblici i risultati143.
Con il disegno di legge n. 1571 del 22 luglio 1981 si voleva rendere obbligatoria l’informativa che avesse carattere qualitativo riguardo la vita dei lavoratori per determinati enti (pubblici e privati), e venne anche emanato un modello da seguire a livello contenutistico. Questo disegno di legge, però, non suscitò adeguata attenzione dei sindacati e delle autorità politiche, quindi non ebbe un seguito144.
L’informativa societaria di carattere non finanziario rimase una pura espressione volontaria delle aziende che ritenevano opportuno allegare ai dati economici anche dati qualitativi.
Se dagli inizi degli anni ottanta fino alla fine degli anni novanta il tema del bilancio sociale era diventato oggetto di interesse per gli esperti di marketing, comunicazione aziendale e sociologia, dal 1997 tornò tra i temi d’interesse degli aziendalisti. Infatti, proprio nel 1997 presso l’Università di Messina, il dipartimento di discipline economico- aziendali promosse un seminario internazionale di studi su confronti ed esperienze in tema di bilancio sociale145.
Un ulteriore slancio di interesse all’argomento fu dato anche dalla legge Amato-Carli la quale, attraverso la creazione di enti non profit di elevata grandezza patrimoniale (fondazioni bancarie), ha reso necessaria una nuova forma di rendicontazione, ovvero il bilancio di
142 Hinna L. (a cura di) Il bilancio sociale: scenari, settori e valenze, modelli di rendicontazione sociale, gestione
responsabile e sviluppo sostenibile, esperienze europee e casi italiani. Milano. Il sole 24 ore, 2002. P.36
143 Fonte: Tencati A., Sostenibilità, impresa e performance. Un nuovo modello di evaluation and performance.
Egea, 2002.
144 Hinna L. (a cura di) Il bilancio sociale: scenari, settori e valenze, modelli di rendicontazione sociale, gestione
responsabile e sviluppo sostenibile, esperienze europee e casi italiani. Milano. Il sole 24 ore, 2002. Pp.35-38
145 Hinna L. (a cura di) Il bilancio sociale: scenari, settori e valenze, modelli di rendicontazione sociale, gestione
49 missione. Quest’ultimo , in seguito, dalle fondazioni bancarie è stato
applicato anche agli altri enti non profit.
Negli ultimi anni diversi studiosi e professionisti hanno contribuito al tema sul bilancio sociale, ma anche le aziende stesse tramite sperimentazioni hanno contribuito ad arricchire l’argomento. Proprio relativamente alle sperimentazioni va ricordato che “nel 1975 il Dipartimento di Economia di Battelle di Ginevra elaborò una proposta d ricerca tendente ad analizzare le condizioni di sviluppo e di applicazione di un bilancio sociale d’impresa”146. questa
sperimentazione prevedeva l’applicazione del bilancio sociale ad un gruppo di aziende, ma solo la Merloni nel 1978 elaborò un vero e proprio bilancio sociale.
A differenza del mondo anglosassone e americano, in Italia, le prime aziende che hanno sentito la necessità di una divulgazione di informativa sociale sono state quelle di carattere pubblico, cooperativo e associativo147. L’Autore Viviani, in particolare, ricorda il bilancio
sociale delle Ferrovie dello Stato del 1994 e la sua struttura ripartita in tre sezioni: calcolo del valore aggiunto, rapporto sociale e contabilità sociale148. Un altro esempio riportato dall’Autore è quello di Unipol
Assicurazioni: il rapporto sociale in questo caso parte dalla missione per poi essere suddiviso in base agli stakeholder149.
Inoltre, nel 1998 è stata data vita al Gruppo di studio per la statuizione dei principi di redazione del Bilancio Sociale (GBS) il quale emana documenti con le linee guida da seguire per la redazione di un bilancio sociale che abbia i requisiti minimi per poter adempiere alla sua funzione. Tale gruppo di studio all’epoca della costituzione era formato da 32 partecipanti volontari rappresentanti di 13 università italiane, degli ordini professionali dei Commercialisti e dei Ragionieri e di alcune delle principali società di revisione e di altri enti. Ad oggi il numero dei partecipanti è aumentato ed è ripartito nel modo seguente:
146 Hinna L. Come gestire la responsabilità sociale dell’impresa: manuale pratico-operativo, processi, strumenti e
modelli, la redazione del bilancio sociale. Milano. Il solo 24 ore, 2005. P.342.
147 Viviani M., Specchio magico. Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese. Il Mulino, 1999. P. 204.
148 Per un approfondimento vedere Viviani M., Specchio magico. Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese.
Il Mulino, 1999. P.204 e ss. e Ferrovie dello Stato: Bilancio sociale 1994, a cura del Dipartimento Studi e Ricerche di Strategia di immagine, diretto da R. Marziantonio.
50 48 rappresentanti delle università ed altri enti, 38 soci ordinari, 2 soci
sostenitori e 28 soci fondatori150.
Come si può vedere anche l’Italia si sta mettendo al passo con gli altri paesi, infatti i dati relativi al 2016 sono molto incoraggianti a livello di responsabilità sociale di impresa e relativa documentazione. Infatti, secondo il VII rapporto d’indagine relativo al 2016 “l’impegno sociale delle aziende in Italia”, il 2016 è stato l’anno della CSR per diversi motivi. Il primo motivo risiede nel recepimento della Direttiva europea 95/2014 dal 1° gennaio 2017 per aziende con determinate caratteristiche; il secondo motivo è la percentuale di aziende che dichiara di impegnarsi in attività di CSR (80%); infine, la richiesta sempre maggiore da parte dei consumatori delle fasi di creazione, produzione e distribuzione dei servizi151.
Sempre secondo il rapporto di indagine del 2016 in Italia su un campione di indagine di 400 aziende il 57% dichiara di redigere annualmente il bilancio sociale, in aumento rispetto al 2013 dove era il 50% a dichiarare di redigerlo. Inoltre, il bilancio sociale è redatto maggiormente dalle aziende che operano nei settori di banca/finanza/assicurazioni e nel settore manifatturiero152.
La conferma di ciò che è stato scritto in precedenza viene anche dal “Documento di consultazione del 21 luglio 2017” il quale afferma che, anche prima della ricezione della direttiva europea, diverse aziende italiane già pubblicavano una rendicontazione non finanziaria di propria iniziativa. Le motivazioni sono da ricercarsi nella volontà di migliorare la propria immagine e le relazioni con le istituzioni pubbliche, attrarre e mantenere i dipendenti e risultare attrattive nei confronti dei portatori di capitale153.
Oggi l’Italia, nonostante diverse aziende redigano bilanci di sostenibilità già da tempo, risulta indietro rispetto ad aziende comparabili che operano a livello internazionale. Inoltre, ci sono differenze in base ai settori: le aziende dell’industria alimentare e del settore energetico sono quelle che adottano con più frequenza bilanci di
150 http://www.gruppobilanciosociale.org/associazione-g-b-s/chi-siamo/
151 Fonte: VII RAPPORTO DI INDAGINE 2016. L’IMPEGNO SOCIALE DELLE AZIENDE IN ITALIA.
152 I dati sono stati estrapolati da VII RAPPORTO DI INDAGINE 2016. L’IMPEGNO SOCIALE DELLE AZIENDE IN
ITALIA.
153 Fonte: Disposizioni attuative del decreto legislativo 30 dicembre 2016, n.254 relativo alla comunicazione di
51 sostenibilità, mentre quelle della moda e del settore assicurativo
diffondono meno informazioni relative alle azioni intraprese per l’implementazione della Csr154.