• Non ci sono risultati.

La delegazione per l’Unione Sovietica

3 ‘I deputati infedeli’

4. La delegazione per l’Unione Sovietica

I socialisti di sinistra erano fermamente convinti che l’Internazionale servisse a ricucire lo scisma nel movimento socialista, sanando la divisione tra socialdemocrazia e comunismo. La missione dei socialisti di sinistra era restaurare l’unità del socialismo facendo da ponte tra socialdemocratici e comunisti, le quali parti erano entrambe interessate a marcare il distacco dall’altra e ad accentuare la propria identità (‘La contrapposizione con le socialdemocrazie si costituì così definitivamente come un tratto fondativo della cultura politica comunista’106). Negli anni dell’Unione di Vienna Friedrich Adler aveva lavorato per un accordo col Comintern, che aveva

104 TNA, FO 371/56439-N6709, Cavendish-Bentinck to William Ridsdale (News Department),

6 June 1946. ‘Mikołajczyk’s lost opportunity’, Economist, 25 May 1946.

105 TNA, FO 371/56357-N 11016, Cavendish-Bentinck to R.M.A.Hankey, 23 August 1946. 106 Pons, p.33.

portato all’incontro di una commissione di delegati della Seconda Internazionale, dell’Unione di Vienna e del Comintern a Berlino (aprile 1922), dove però i reciproci sospetti e il tentativo di imporre certe condizioni ai comunisti fecero naufragare i piani di futura collaborazione107. I socialisti di sinistra come Nenni avevano visto nella riluttanza della IOS ad accettare l’alleanza con l’URSS e il fronte popolare il suo fallimento108. Comunisti e socialdemocratici avevano due diverse concezioni del fronte popolare. I socialisti desideravano un accordo globale per riparare alla frattura del movimento operaio, ma anche per evitare accordi locali in cui i comunisti avrebbero giocato in maniera spregiudicata; per questo ponevano come condizioni l'accettazione della democrazia e un cambio dell’atteggiamento verso i partiti socialdemocratici. Per i comunisti erano importanti gli accordi operativi contro il fascismo, mentre un accordo globale avrebbe limitato la loro libertà d'azione, e consideravano la svolta solo come tattica, non strategica: la crisi del capitalismo e della socialdemocrazia erano considerati irreversibili109. Negli anni ’30 Blum, Bauer e Nenni sostenevano l'urgenza della situazione e quindi la necessità di un accordo operativo immediato con il Comintern, Adler, De Broucker, Vandervelde e Grimm ritenevano preliminare un'intesa di principi, Gillies e Albarda riuscirono a far passare come posizione l'accettazione degli accordi locali, ma di fatto il rifiuto di ulteriori trattative.

Nel breve periodo tra il patto Molotov-Ribbentrop e l’operazione Barbarossa vennero poste le basi per l’identificazione del comunismo come totalitarismo equivalente al nazismo, ma l’idea fu accantonata con l’invasione

107 Herbert Steiner, ‘Die Internationale Arbeitsgemeinschaft Sozialisticher Parteien (2 ½

Internationale) 1921-1923’, L'Internazionale Operaia e Socialista tra le due guerre, ed. by Enzo Collotti (Milano: Feltrinelli 1985), pp.56-59.

108 Bruno Tobia, ‘Pietro Nenni e la politica dell'Internazionale Operaia e Socialista (1930-

1939)’; Mario Mancini, ‘L'IOS e la questione del fronte unico negli anni Trenta’, in

L'Internazionale Operaia e Socialista tra le due guerre, pp. 159-175; 184-198.

dell’Unione Sovietica, che fornì una nuova occasione a quanti proponevano l’unità del movimento operaio. A Londra, il centro della comunità socialdemocratica in esilio, Harold Laski si fece avanti proponendo di rivitalizzare il movimento socialista mondiale110: nel gennaio 1943 scrisse su

Left News una proposta in 14 punti al cui primo posto c’era ‘un approccio

all’Unione Sovietica allo scopo di terminare lo scisma tra le Internazionali prima che il conflitto termini’.111 Sulla rivista si svolse un intenso dibattito che accolse molte voci, inclusi i più ostinati sostenitori della resurrezione dell’Internazionale nel dopoguerra: Louis De Brouckère e Max Buset. Questa nuova internazionale avrebbe dovuto aiutare i governi socialisti di tutto il mondo e impedire il ritorno dei fascisti. Il comitato consultivo creato intorno a ‘International Socialist Forum’, appendice di ‘Left News’, era il principale centro di coordinazione dei tentativi di ricostruire l’Internazionale112. Il suo direttore Julius Braunthal divenne segretario dell’Internazionale Socialista nel dopoguerra ed uno dei suoi più importanti organizzatori. Laski era convinto di poter convincere Stalin ad affiliarsi a questa Internazionale, ma Eden proibì la visita di una delegazione di partito a Mosca. Poiché la maggior parte dei partiti socialisti era in esilio, Julius Braunthal sperava che gli ex-presidenti della IOS prendessero l’iniziativa per iniziare la discussione, ma il suo tentativo di coinvolgere Camille Huysmans trovò la sua rigida ostilità contro quello che vedeva come un tentativo di aggirare il Labour Party113. Anche i sovietici non erano entusiasti della proposta e dubitavano della sua sincerità114.

110 Kramnick, Sheerman, Harold Laski, pp.467-471; 503-509.

111 Harold J. Laski, ‘The Need of International Labour Unity, Suggestion for a Discussion’, Left

News, January 1943.

112 Fondazione Nenni, Fondo Pietro Nenni, Serie corrispondenza, '44-'79,b.20, f.1159 (Julius

Braunthal), Braunthal a Nenni, 21 ottobre 1944.

113 IISH, Friedrich Adler Papers, B.83, ‘An Exchange of Letters between Julius Braunthal and

Camille Huysmans’, [December 1942-February 1943].

114 Georgi Dimitrov, The diary of Georgi Dimitrov, 1933-1949, (New Haven: Yale University

Dopo le elezioni Laski provò a mobilitare la sinistra britannica per ottenere la leadership del movimento socialista mondiale su di una posizione di simpatia verso l’Unione Sovietica ma di opposizione ideologica verso il comunismo. Nel suo pamphlet contro l’infiltrazione comunista, Secret

Battalion, Laski accusò i comunisti di comportarsi come una cospirazione

dentro il partito per provocare divisioni. La sua non era una posizione isolata, ma rappresentava un Labour Party più sicuro di sé e deciso ad escludere i comunisti e a rafforzare l’autonomia115. Nelle sue visite in Francia, Italia e Scandinavia Laski avvertì i socialisti locali di evitare la fusione coi comunisti e di lavorare per ricostruire l’Internazionale Socialista. Il suo aiuto venne accolto dai leader dei paesi che visitava e non solo quelli: ‘Svoboné Noviny’, il giornale vicino a Beneš, ripubblicò per il pubblico cecoslovacco l’articolo in cui Laski aveva avvertito Nenni di non accettare la fusione coi comunisti116. Questa ostilità verso i comunisti e le loro tattiche di sabotaggio non escludeva la necessità di raggiungere un accordo generale con l’Unione Sovietica, anzi era parte integrale. Nel febbraio 1946 Laski disse a Braunthal che l’isolazionismo russo creava il rischio di mettere l’Europa nelle mani del capitalismo monopolistico117, aggiungendo che nessuna nuova Internazionale Socialista avrebbe dovuto essere creata finché fosse stato possibile assicurare la cooperazione dell’URSS e tale cooperazione avrebbe permesse di rendere l’Europa socialista entro venti anni. L’iniziativa di Laski non era semplicemente personale, ma rappresentava le contraddizioni del movimento operaio britannico: la necessità di riconciliare l’amicizia con l’Unione Sovietica con una forte ostilità verso il comunismo, la valorizzazione dei comunisti individuali, importanti per il lavoro nel sindacato senza offrire

115 Andrew Thorpe, ‘Locking out the Communists: The Labour party and the Communist

party, 1939-46’, Twentieth Century British History, Vol.25, No.2, 2014, pp.242-248.

116 TNA, FO 371/47093-N 12334, ‘Weekly information summary for period 8th-14th September’.

Per il riferimento all’articolo originale vedi capitolo 2.

concessioni al partito comunista. 118 Il piano di Laski aveva un suo corrispettivo ne ‘il sogno nenniano di un grande fronte progressista e rivoluzionario mondiale’ 119 , per cui la socialdemocrazia occidentale, recuperata la propria missione rivoluzionaria, si sarebbe naturalmente alleata con l’Unione Sovietica. I socialisti di sinistra francesi sostenevano la rapida ricostruzione dell’Internazionale, vedendovi la possibilità di condurre il movimento socialista europeo sul cammino rivoluzionario120. Al congresso dell’agosto 1947 il partito si divise tra le mozioni di sinistra, che chiedevano la ricostruzione dell’Internazionale Socialista come un fronte unico di tutti i lavoratori e la linea di Mollet, che vedeva l’Internazionale come un’influenza moderatrice tra i due blocchi121. Questi socialisti che insistevano sulla soggettività rivoluzionaria dell’Internazionale Socialista e la possibilità di un grande accordo tra Gran Bretagna laburista e Unione Sovietica si affidavano a una lettura inesatta degli assetti mondiali del mondo postbellico, in cui la Grande Alleanza avrebbe continuato ad avere un ruolo centrale122.

La posta in gioco della prima Conferenza Socialista Internazionale a Clacton nel giugno 1946 sarebbe stata trovare un modus vivendi con movimento comunista mondiale e i socialisti di sinistra che lo appoggiavano. Il Labour Party desiderava un accordo con l’Unione Sovietica riguardo i movimenti comunisti nazionali123, così che smettessero di controllare e sabotare i loro corrispettivi socialisti. Sebbene la paura che la divisione della classe operaia avrebbe rafforzato gli elementi reazionari fosse principalmente

118 Thorpe, Parties at war, p.40.

119 Giovanni Sabbatucci, ‘Il Mito dell’Urss e il socialismo italiano’ in L’URSS, il mito e le masse,

Socialismo Storia: Annali della Fondazione Giacomo Brodolini, 3, 1991, pp.69-70.

120 Europäischer Sozialismus im Kalten Krieg, K.Debniki alla Divisione Esteri dell’Esecutivo del

PPS, 17 maggio 1946, b, pp.151-153

121 Bruce-D.Graham, ‘Choix atlantique our Troisième force internationale?’ in Le Parti socialiste

entre Résistance et République, sous la direction de Serge Bernstein (Paris : Publications de la

Sorbonne, 2000), pp.161-165.

122 Gaetano Arfé, ‘Pietro Nenni, libertario e giacobino’ in Pietro Nenni, Vento del Nord, (Torino:

Einaudi 1978), pp.xxvii-xxviii.

una preoccupazione degli elementi di sinistra, anche Dalton temeva una Terza Guerra Mondiale che l’avrebbe costretto ad allinearsi con i reazionari di peggior specie e la chiesa cattolica124. Se Stalin avesse smesso di considerare i socialdemocratici come nemici avrebbe potuto ordinare ai comunisti interrompere il loro sabotaggio e lavorare coi socialisti, magari anche formando un partito unitario genuino. L’Unione Sovietica ne avrebbe giovato perché, come Laski aveva già spiegato nel 1943, la classe operaia unita avrebbe fatto proliferare in Europa i governi amici dell’Unione Sovietica. Alcuni anche parlavano di summit tra Attlee, Blum e Stalin per raggiungere il grande compromesso tra i blocchi socialisti mondiali125.

Harold Laski cercò di dare la propria interpretazione alla conferenza di Clacton, la prima Conferenza Socialista Internazionale, negando che fosse stato un tentativo di ricostruire la Seconda Internazionale o un tentativo di coordinare le forze socialiste contro la minaccia comunista, affermando che era stato solo un incontro utile a superare gli equivoci e scambiare opinioni e informazioni126. Laski espresse un sincero apprezzamento per la rinascita della socialdemocrazia in Italia, per i suoi sviluppi nei Dominion e per la sua diffusione in Asia. Laski indicò che lo scopo di questi incontri era di produrre un consenso sulla necessità di intraprendere azioni urgenti verso l’Unione Sovietica, onde conservare l’amicizia con il popolo sovietico e l’unità del movimento socialista internazionale contro ogni possibile divisione dell’Europa. Era quindi urgente arrivare ad un rapido accordo generale tra i socialdemocratici d’Europa e l’Unione sovietica. Riferendo alla creazione del partito unico nella zona d’occupazione sovietica in Germania, Laski disse che la fusione forzata sarebbe stata un ostacolo alla vera unità d’azione, che

124 Dalton, The political diary of Hugh Dalton: 1918-40, 1945-60, 29 February 1948, p.427.

125 ACS, Fondo Nicolò Carandini, b.6, ‘Conferenza internazionale dei partiti socialisti

(Clacton-on-Sea 17-20 maggio 1946), 28 febbraio 1946.

126 LHASC/LPA/ID/DH/03/11/Harold Laski, ‘A note on the socialist conference at Clacton’,

avrebbe potuto essere solo libera e consensuale. Laski vedeva la possibilità di una collaborazione tra ministri socialisti di diversi paesi, anche dove esistessero governi di coalizione e avvertì che i problemi politici andavano risolti a livello mondiale, perché la tecnologia stava trasformando rapidamente i trasporti, i mercati finanziari e la guerra, rendendo la dimensione nazionale era ormai superata. Bisognava tenere i ranghi serrati e stare in guardia contro la minaccia del clericalismo e della reazione nascosti sotto la maschera della democrazia cristiana e il socialismo avrebbe dovuto presto ottenere la piena indipendenza:

A mio giudizio, è di primaria importanza che nessun tentativo sia fatto per creare una struttura definitiva, o per stabilire un codice di principi definitivamente […] Soprattutto, se possiamo, dobbiamo cercare di trovare una qualche forma di relazione che permetta alla Russia e ai partiti socialdemocratici di cooperare per i grandi fini che hanno in comune127.

Healey informò il belga Larock che Laski non rappresentava il punto di vista del NEC e che l’idea che vi fosse un legame tra la collaborazione con la Russia e la ricostruzione dell’Internazionale fosse solo sua128, ma se Laski non aveva l’autorità di parlare a nome del partito, dava voce ad aspirazioni diffuse, per quanto confuse. Infatti poco dopo, a fine maggio Morgan Phillips annunciò l’approvazione dell’invio di una delegazione del partito in Unione Sovietica e Bevin, che aveva bloccato la missione precedentemente, decise di autorizzarla vedendovi dei possibili vantaggi, se i delegati non si fossero fatti ingannare129. Morgan Phillips e Laski erano convinti che la comune fede nel socialismo sarebbe stata la sola base solida per la pace e l’amicizia tra Gran

127 LHASC/LPA/ID/DH/03/11/Harold Laski, ‘A note on the socialist conference at Clacton’,

[May 1946].

128 LHASC/LPA/ID/DH/03/11/Denis Healey to Victor Larock, 31 May 1946.

129 TNA, FO 371/56766-N7301, Morgan Phillips to Bevin, 23 May 1946; J.H.Lambert, Minute,

Bretagna e Unione Sovietica130. Nel momento centrale nella visita, l’incontro al Cremlino, Stalin sembrò voler dare soddisfazione a Laski: offrì un sincero apprezzamento per le riforme radicali e le nazionalizzazioni del governo laburista, arrivando ad aprire la porta alla possibilità di un’altra via per il socialismo:

Vi erano due strade per il Socialismo, disse [Stalin], la via russa e la via britannica – ed era chiaro che entrambi avevamo l’intenzione di raggiungere l’obiettivo socialista alla nostra maniera. La via russa era più corta, ma più difficile e prevedeva lo spargimento di sangue, ma volle ricordarci che il marxismo-leninismo non riteneva che la sua fosse la sola via al Socialismo. Il metodo parlamentare non prevedeva lo spargimento di sangue, ma era un processo più lungo. Quali che fossero le differenze tra di noi al momento, il fatto grande e storico rimaneva, era che la Gran Bretagna e la Russia, due dei più grandi paesi al mondo, stavano entrambi muovendosi nella direzione del socialismo.

In Gran Bretagna era possibile, Stalin proseguì, tramite il metodo parlamentare ed elettorale sentire l’opinione di ogni persona responsabile se volessero o meno il socialismo; ma in Russia ai primi tempi il livello della cultura era molto basso e i contadini non volevano saperne di Socialismo. Era essenziale che capissimo queste questioni indigene.

Noi stavamo conducendo i nostri affari alla nostra maniera, ma, poiché avevamo lo stesso obiettivo ultimo, sarebbe stato davvero incredibile che non ci fosse stata amicizia tra i due paesi131.

Oltre a queste parole, certamente concilianti, Stalin fece riferimento alla possibilità che la borghesia britannica potesse rivelarsi un avversario più duro

130 TNA, FO 371/56767-N10686, Moscow Embassy to Northern Department, 16 August 1946. 131 Morgan Phillips, ‘We talk with Stalin on the two roads to Socialism’, Daily Herald, 22

della nobiltà russa e che, nel momento del passaggio finale al socialismo, i laburisti britannici sarebbero stati messi di fronte al problema di come sconfiggere questo nemico132. Morgan Phillips comunque decise di prendere l’aspetto positivo del discorso, immaginando un possibile accordo di desistenza con i comunisti:

Questo è solo un frammento di una discussione di due ore e un quarto, ma lo ritengo importante, non fosse altro per l’opinione di Stalin sulle due vie al Socialismo. Se questo riconoscimento fosse diffuso tra i partiti comunisti d’Europa aiuterebbe grandemente a cancellare i conflitti intestini a causa del desiderio di creare un sistema a partito unico, che rallenta i progressi in alcuni paesi133.

In privato Morgan Phillips era più scettico riguardo i risultati:

Poiché apparentemente lo scopo della visita della delegazione era di accertarsi che possibilità esistevano per la cooperazione, o almeno la reciproca tolleranza, tra socialdemocrazia e comunismo in Europa, questo ha confermato l’impressione che non vi era niente da fare. Prima che [i membri della delegazione] partissero, ebbero lunghe e franche discussioni con i membri del personale [dell’ambasciata], nel corso dei quali conclusero che il successo del socialismo britannico fosse la sola speranza per l’Europa che cercava un nuovo approccio politico ed economico e che avrebbe potuto soccombere al comunismo, a meno che la Gran Bretagna non fosse riuscita ad offrire una risposta più adeguata e altrettanto efficace ai problemi dell’oggi134.

132 TNA, FO 371/56768-N10977, Frank Roberts to C.F.A.Warner, 23 August 1946.

LHASC/LPA/International Sub-Committee/Minutes & Documents/1946/ Alice Bacon, Harold Clay, Harold Laski, Morgan Phillips, ‘Goodwill mission to the USSR’.

133 Morgan Phillips, ‘We talk with Stalin on the two roads to Socialism’, Daily Herald, 22

August 1946.

Come Healey ebbe a riferire a Walter Wodak, vi era stata grande delusione per la visita a Stalin, sebbene le vere ragioni non fossero comprese: i laburisti avevano avuto l’impressione che i sovietici sarebbero stati meno propensi a fare concessioni sulla sicurezza per paura di un ritorno dei conservatori e che Stalin fosse indebolito e Zhdanov in ascesa135. Era tipico dei sovietici fare un gioco delle parti per far sembrare che ci fosse una divisione tra rigidi e disponibili. Nel 1977 un rifugiato politico della Cecoslovacchia disse che Stalin aveva avuto un incontro a quattr’occhi con Laski, in cui gli aveva che se la Gran Bretagna si fosse concentrata sulla costruzione del socialismo in casa e avesse lasciato il continente a loro, l’Unione Sovietica li avrebbe lasciati in pace. Anche se potrebbero esserci degli elementi di verità, questa storia riflette più quello a cui credevano gli anticomunisti dell’Europa orientale, rancorosi per l’abbandono dell’occidente136.

In realtà non era la prima volta che Stalin aveva fatto discorsi simili. Nel gennaio 1945 Stalin disse a Dimitrov e ai dirigenti jugoslavi e bulgari che la forma sovietica era la migliore, ma non l’unica che portava al socialismo137 e nell’aprile 1945 disse a Tito che il socialismo era possibile persino sotto la monarchia britannica138. Nel 1946 ripeté la stessa cosa a comunisti polacchi e cecoslovacchi, nonché ai socialisti polacchi. Nello stesso anno Gottwald, primo ministro e leader dei comunisti cecoslovacchi, usò le frasi di Stalin per giustificare la via parlamentare al socialismo, cosa che non gli impedì l’anno successivo di pianificare la presa del potere con un colpo di mano.139 Già nel settembre 1946 Stalin disse a Dimitrov che i comunisti bulgari avrebbero dovuto creare un partito laburista che unisse tutte le forze politiche e i lavoratori su di un programma minimo, ma si trattava solo di una maschera

135 Walter Wodak, Diplomatie zwischen Weltpolitik und Parteiproporz, (Graz: Styria 1980), Wodak

Walter Wodak an Adolf Schärf, 4 Oktober 1946,pp.228-230.

136 Victor Rothwell, Britain and the Cold War, 1941-1947 (London: Cape 1982), p.264. 137 Dimitrov, pp.357-358, 28 January 1945.

138 Pons, pp.177-185. 139 Myant, pp.137-143.

conveniente per avere meno problemi sul piano internazionale140. La visita di Laski a Mosca non aveva impressionato affatto i sovietici, che vi avevano letto un segnale di debolezza. I laburisti avevano promesso troppo ai lavoratori britannici e si sarebbero trovati in rotta di collisione con la borghesia britannica e l’imperialismo americano:

È ovvio che Laski cercava di capire se Mosca avrebbe adottato una politica di ‘sovietizzare’ l’Inghilterra […] Altrettanto chiaro era che i laburisti volevano prepararsi il terreno nel caso fossero stati messi all’angolo e avessero avuto bisogno d’appoggio dall’Unione Sovietica.141

Alla Conferenza di Zurigo del 1947, i belgi cercarono di riproporre l’accordo con l’Unione Sovietica come passaggio necesarrio per raggiungere un’unità più alta nel movimento operaio mondiale. Buset presentò come una possibile base ideologica del socialismo europeo l’integrazione di oriente e occidente: la Russia aveva posto le basi per una democrazia economica e sociale che avrebbe avuto uno sviluppo fecondo ma mancava la democrazia politica; l’occidente aveva una democrazia politica avanzata ma era in ritardo per la democrazia economica e sociale. Questa differenza dipendeva dalle circostanze storiche ma era lecito aspettarsi che entro la fine del secolo la Russia e l’occidente sviluppassero rispettivamente la democrazia politica e la democrazia economica:

A noi sembra, che su queste condizioni, che probabilmente nel corso del secolo, ad un momento che non voglio osare specificare, i movimenti socialisti occidentali e orientali arrivino ad un punto di equilibrio e che la vera e profonda unità diverrà una possibilità 142.

140 Pons, pp.186-200. Kaplan, pp.69-74. Dimitrov, 2 September 1946, pp.411-414. 141 Dimitrov, 4 September 1946, p.415.

I timidi approcci del Labour Party e della Conferenza Socialista Internazionale ebbero modo di dimostrare l’impossibilità di un accordo generale tra socialdemocrazia e comunismo anche prima che la guerra fredda e il Cominform rendessero tutto superato. La volontà sovietica di costruire un nuovo ordine mondiale su basi consensuali si rilevò poca cosa e la visione ottimistica sugli scenari internazionali venne accantonata a favore di una prospettiva di sicurezza territoriale e sfere di influenza. La deradicalizzazione