• Non ci sono risultati.

Il problema dell’istituzionalizzazione

Capitolo I. Dall’Internazionale Operaia e Socialista alla Conferenza Socialista Internazionale (1940-1946)

1. Il problema dell’istituzionalizzazione

In questo capitolo mi occuperò del periodo di transizione che va dallo scioglimento dell’Internazionale Operaia e Socialista (IOS) fino alla restaurazione di alcuni elementi. Secondo Leonardo Rapone, il fallimento della IOS non fu un accidente della storia, ma un sintomo della morte dell’internazionalismo che coinvolgeva tanto i socialisti quanto i comunisti1. Allo scoppio della guerra i socialisti non riuscirono a trasformare la loro comune ostilità ad Hitler in una linea politica comune a causa della divisione dei loro governi nazionali tra fermezza, trattativa e neutralità. Allo stesso modo i comunisti accettavano di subordinare i fini del loro movimento internazionale alla ragione di stato dell’Unione Sovietica, che aveva approvato il piano Molotov-Ribbentrop.

Notevole è la morte dell’Internazionale di fronte alla guerra mondiale per la seconda volta, ma pure notevole è la sopravvivenza dello spirito internazionalista allo scioglimento dell’organizzazione. I partiti socialisti continuavano ad esprimere la loro appartenenza ad una comunità internazionale ed il loro impegno a promuovere azioni comuni. Le regole formali e la burocrazia erano scomparsi, ma il socialismo internazionale sopravviveva in una rete di contatti, in una serie di pratiche, in un’identità di atteggiamenti e di valori e in una voce comune, senza la continuità che un ufficio permanente poteva garantire, ma in maniera episodica e

1 Leonardo Rapone, ‘La crisi finale dell'Internazionale operaia e socialista’ in I socialisti e

decentralizzata. Questa era di transizione è estremamente importante perché l’assenza di regole permise la sperimentazione di pratiche innovative che tentarono di risolvere i nuovi problemi e andarono a sostituire le vecchie pratiche, che non erano riuscite a risolvere i vecchi problemi. La pratica creò uno schema comportamentale che avrebbe influenzato le pratiche successive (pattern dependence) e venne in seguito formalizzato nelle nuove regole dell’Internazionale formata nel 1951.

L’istituzionalizzazione dell’Internazionale è una materia controversa2 e i suoi molti fallimenti sono stati imputati all’incapacità di controllare i partiti nazionali, quindi l’appoggio dei socialpatrioti alla guerra con la Prima Guerra Mondiale è stato visto come prova che la fedeltà dei socialisti andava alla nazione prima che all’Internazionale. Un processo simile è accaduto con l’avvento del fascismo e dei fronti popolari, quando ogni partito scelse la propria politica senza coordinarsi con gli altri. A partire dal 1931 la IOS perse coesione interna e il controllo sulle parti costituenti, con un conseguente calo di istituzionalizzazione. Il processo culminò nel 1940, quando persino la sopravvivenza dell’organizzazione divenne impossibile. A partire dal 1946 l’istituzionalizzazione riprese a crescere con l’emergere di nuovi istituzioni internazionali, culminando nel 1951 con la ricostruzione dell’Internazionale Socialista, un’organizzazione la cui istituzionalizzazione era superiore a quella dell’Internazionale Operaia e Socialista. Per quell’anno l’organizzazione internazionale si era dotata di una burocrazia stabile la cui legittimità era garantita da una carta di valori e regole ben definiti e accettati da tutti i partiti. Questa dichiarazione di principi serviva a chiarire che una sola forma di socialismo sarebbe stata ammessa, marcando una chiara distinzione tra i partiti dentro e i partiti fuori. Così era nato il ‘club’ di cui parla Sassoon.

2 Guillaume Devin, L' Internationale socialiste: histoire et sociologie du socialisme internationale:

Il periodo che va dal 1940 al 1946, un’epoca segnata dallo scioglimento e dall’assenza delle regole formali, ma che vede l’emergere di uno schema comportamentale per la comunità internazionale del partiti socialdemocratici. Alcuni degli elementi che comparvero o divennero evidenti in questo periodo sarebbero divenuti parte integrale dell’esperienza del socialismo internazionale.

La prima e più importante caratteristica era l’adozione di criteri più stringenti per l’ammissione di un partito socialista nella comunità e nell’organizzazione. Si trattava di un’innovazione rispetto alla pratica della IOS di ammettere partiti socialisti molto diversi. L’atmosfera della guerra fece sì che i partiti socialisti possano riconoscere come fratelli solo quelli che condividono lo spirito militante contro il nemico (tedesco e non solo nazista), che assume un ruolo centrale nella definizione dell’identità. Questo spirito sarà mantenuto con un trasferimento dal nazismo al comunismo. La seconda caratteristica era l’integrazione dell’Internazionale con lo Stato. La guerra totale avviò l’integrazione dei socialisti nello Stato borghese, ma in quest’occasione la condivisione degli obiettivi ideologici significava che non vi erano resistenze o passi indietro. Il socialismo s’identificava con lo Stato, capace di abbattere il nazismo e di pianificare in guerra e in pace. Nella stessa direzione andava l’atteggiamento dei governi, che favorivano lo sviluppo di partiti socialisti e sindacati perché utili al perseguimento degli obiettivi comuni. La terza caratteristica, derivante sempre dal clima militante, era la priorità di evitare gli imbarazzi nelle relazioni fraterne internazionali. I partiti socialdemocratici che appoggiavano i governi e le Nazioni Unite nella lotta contro il nazismo non potevano permettersi di essere associati con socialisti la cui militanza nella lotta contro il nemico era in dubbio, come i socialdemocratici tedeschi che non condividevano la colpa collettiva del popolo tedesco. L’associazione con quanti sono ambigui nella lotta contro il nemico non era più permessa.

Una quarta caratteristica, che deriva dalle precedenti, era lo sviluppo di una gerarchia nella comunità socialdemocratica e la supremazia del partito laburista britannico. I partiti che avevano dominato l’Internazionale in passato (francesi e tedeschi) erano screditati per i loro fallimenti nella lotta contro il nazismo, mentre il Labour Party acquisiva grande prestigio dalla sua militanza antifascista intransigente nella Gran Bretagna dell’appeasement e per la partecipazione in primo piano allo sforzo bellico. Inoltre la sua organizzazione era cresciuta e trasformata durante la guerra, ma non aveva subito la distruzione degli altri partiti e aveva accesso ad una macchina statale (per adesso come partner minore di una coalizione) di grande potere e portata internazionale. L’asimmetria di potere dentro la comunità socialdemocratica divenne un fattore distintivo e permanente. Infine la quinta caratteristica era lo sviluppo di una nuova élite dentro l’Internazionale e i partiti nazionali. La crescita del nazismo e la caduta di quasi tutti i partiti socialisti completa la delegittimazione della classe dirigente socialdemocratica e apre le porte ad una nuova generazione di leader, per cui l’esperienza fondamentale della loro esistenza sarà la guerra.